L'arrivo alla Barriera.

"SEPTON" WOTAN

Candidi fiocchi di neve danzavano leggeri davanti ai suoi occhi, ogni passo era sottolineato dallo scricchiolare del ghiaccio sotto i suoi piedi. Non ricordava il nome del Re che aveva creato quella strada, ma Wotan pensava che si sarebbe potuto impegnare un poco di più.
Aveva lasciato alle sue spalle i piaceri dell'ultima città civile, città della talpa, un luogo di peccato e sopravvivenza. un luogo dove gli uomini e le donne strappavano la vita un giorno dopo l'altro ad un destino di miseria. Prima di quella città c'era stata la magnificenza del Guado Frey poi l'incollatura con le sue infinite paludi e l'austera maestosità di Grande Inverno, che vegliava come una guida su quelle terre.
Il "Septon" camminava stanco per il viaggio, stanco per i propri pensieri, stanco per il tempo inclemente che lo sferzava come una prova costante. Avanzava lento tenendo le briglie della sua Fede, che lo accompagnava passo dopo passo.
Wotan si fermò accostandosi all'animale, da una delle gerle estrasse un piccolo otre di cuoio e ne trasse una lunga sorsata, il vino gli scaldò le viscere e gli diede il vigore per riprendere il cammino.

Non mancava che un pugno di ore al tramonto quando vide in lontananza la sua meta, alla base della barriera di ergeva il castello nero. Non vie erano mura difensive, ne torri di avvistamento, non una palizzata o un fosso, quello era il forte dei Guardiani della Notte e il loro sguardo, la loro eterna guardia, volgeva in un unica direzione, quella che lui aveva percorso per molto tempo, il Nord.

"TARUG NO FANDUIR" disse rivolgendosi al compagno di viaggio "GARDENFAR TEDIR NAKIR OG NOREK"

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"su un altro piccolo sforzo Faith, andiamo a vedere dove ci ha cacciato quello spettro..."

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"Ehilà" gridò alla prima figura in nero che noto avvicinandosi al castello. Wotan alzando gli occhi al celo non pote che rimanere affascinato da quell'immenso muro di ghiaccio.
"Se un uomo ha avuto l'ardire di costruire di costruire un opera tanto colossale non poteva che essere ispirato da un qualche Dio" pensò Wotan mettendo in dubbio ancora una volta le sue convinzioni.

Settimana 1

"Chi giunge alla Barriera? ...e per quale motivo?".

"Il mio nome è Wotan, ho attraversato i Sette Regni mettendo un passo davanti all'altro accompagnato solo dalla mia Fede.
Non credo che sia stato il destino, e neppure la volontà di qualche Dio a spingermi fin qua su a congelarmi il culo.
Direi che il motivo che mi spinge qui è la curiosità dell'intelletto umano, quello, e il sussurro di uno spettro giu nel Sud." Osservando il viso della guardia quanto mai stupito, aggiunse.
"Ma ora come ora il motivo che mi ha portato a bussare al portone del Castello Nero è la richiesta di un tetto sulla testa e di un pasto caldo. Mi rendo conto che qui su le provviste non ci saranno provviste in abbondanza, ma credo che non mangio poi molto e potrei che sò sdebitarmi in qualche modo"

"In mezzo a tutte quelle stronzate che hai detto due cose sono vere. Dovrai sdebitarti e ti si congelerà il culo". Fece un fischio acuto e lungo. Il portone cigolò. "Uomo a Sud!!!".

"Perfettamente d'accordo con voi signori"
Wotan si soffiò tra le mani messe a coppa come per scaldarle.
"Se volete scusarmi ora andrò alla sala comune se volete essere così gentili da indicarmela. Vorrei se è possibile anche un luogo caldo e accogliente che possa accogliere la mia "fede"." così dicendo diede una pacca rassicurante sul collo del proprio asino.
Seguendo le indicazioni delle guardie raggiunse la stalla e vi entrò con il proprio animale alle briglie.
"Buongiorno!" disse rivolto a nessuno in particolare.

"La paglia e li, ma usane poca perchè scarseggia. Biada non ne abbiamo e quel poco fieno è per i cavalli da guerra. Se vuoi la nel vasello c'è della verza mezza marcia... quella gliela puoi dare. Ah, dimenticavo... puoi dargli tutta l'acqua che vuoi, è l'unica cosa che abbiamo qui... Io sono Ros, lo stalliere". e si mise a raccogliere sterco di cavallo e a metterlo in una grata a pochi metri di distanza.

Wotan si prese cura con grande attetto di Faith, le tolse al bardatura, la spazzolo, gli diede cibo e acqua, accompagnandola nella sua stalla.
"Certo che qui il freddo ti entra proprio nelle ossa. vero Ros?" picchiò i piedi per terra un paio di volte, "non credo che ci siano spesso dei visitatori qui al castello nero o mi sbaglio?" si soffiò nei palmi delle mani, "se conosci un trucco per tenermi caldo ri prego dimmelo"

"Copriti, parla poco e respira nella lana, ti scalderà la faccia. Piscia meno volte che puoi e prega... prega in sacco. Se proprio hai ancora freddo muoviti, non stare mai fermo. ...e no... qui non viene mai un cazzo di nessuno... quindi o sei pazzo o sei disperato! In entrambi i casi, che gli Dei ti proteggano".

"Che gli Dei proteggano te, mio buon amico, che siano vecchi o nuovi, che arrivino dalla terra o dal mare che gli Dei ti protteggano." si tirò su il bavero fino a coprirsi la bocca. Trasse un paio di profondi e rumorosi respiri. "sai che hai ragione"mugolo attraverso l'indumento.
"Vado nella sala comune a mettermi un po' di brodo caldo nelle viscere" alzò la mano in un cenno di saluto " è stato un piacere conoscerti Ros, sper di vederci più tardi nella sala comune."
Attraversò il cortile a passo svelto ed entro nella sala comune, una volta entrato si guardò attorno"

Settimana 1 Giorno 1

La sala comune del Castello Nero non era una come tante, infatti era sempre aperta, ogni ora del giorno e della notte, con una serie di camini sempre accesa. Era uno dei pochi luoghi, assieme ai dormitori e alle stanze dei graduati nelle torri a donare un poco di tepore alle ossa dei guardiani. In quel momento vi erano presenti una decina di guardiani, Maestro Aemon e l'attendente del Lord Comandante Qorgyle.

Notando la collana dell'Ordine dei Maestro della Cittadella Wotan si diresse senza perdere tempo in direzione di Maestro Aemon per portare i propri omaggi.
"Buongiorno a voi maestro" poi incrociando lo sguardo dell'uomo si rese conto che i suoi occhi erano velati e che non poteva vedere nulla. "Sono Wotan, un viaggiatore che dal sud è venuto sin qua su guidato da curiosità e fede," accostò la mano su quella del maestro. "Il destino mi sorride dato che mi ha fatto imbattere in voi."

"Oh, il piacere è mio Mastro Wotan. Il mio nome è Aemon, e come avete potuto notare sono il Maestro del Castello Nero. Ma ora veniamo a voi Wotan. In che modo la fortuna arride ad un uomo di fede e curioso che giunge al mio cospetto?".

"Mastro non mi si addice, forse un tempo Septon, ma ora un semplice viaggiatore. Un uomo che mette un passo dopo l'altro lungo la strada, poi dove porti questa sstrada non mi è dato sapere. La vita mi ha portato fino a non più di un paio di mesi fa a dubitare di tutto ciò che non è reale, ma poi le parole del mio signore, Robert di casata Baratheon e quelle ancor più incisive di uno spettro giu nel Sud, mi hanno portato sin qui." fece una pausa, "non sono certo parole liete quelle che mi hanno messo in movimento, sono farole di morte e freddo, sono parole di oscurità e dolore, sono una minaccia che viene dal Nord oltre il Nord."

"Sapete, l'uomo ha da sempre immaginato che l'ignoto portasse morte e sventura più di quanto realmente faccia, quando in realtà il noto ne ha portate molte di più sia dell'una che dell'altra. Ora dell'estremo Nord molto è ignoto e molto è noto. Forse è proprio per questo che ci fa così paura. Occorre valutarne bene ogni aspetto, senza farsi condizionare dalla paura o farsi spronare dalla fede. Questo è il mio consiglio, qualsiasi cosa cerchiate".

"Un figlio della foresta è apparso all'isola dei Volti.
Disse di chiamarsi Foglia, parlava di come i suoi fratelli siano ormai pochi e deboli e di come la magia del muro di ghiaccio stesse perdendo la sua forza mentre il nemico oscuro che veniva da Nord la stesse invece incrementando. con il passare dei giorno.
Lo spettro di Alto Cuore ha parlato alle mie orecchie è ha detto che c'è solo morte a Nord e che il nord non dimentica
Ora io mi chiedo, se i figli della foresta sono veri e se i fantasmi parlano tra le frode, allora perchè non gli estranei i draghi e i giganti? Perchè allora non possono esistere chreature ancora più oscure che si celano nell'ombra?" fece una pausa pensieroso.
"Il Nord non dimentica però, questo è ciò che mi ha detto lo spettro che aamava la canzone di Jenny di Vecchie Pietre, così mi son detto che venire qui a Nord sarebbe stata la cosa migliore da fare. Da quel che so nella vostra biblioteca ci sono libri che neppure a vecchia città possono trovarsi, libri che parlano di leggende che forse leggende non sono. Sarei interessato a qualcosa che riguarda i figli della foresta, gli uomini verdi, alla loro scomparsa, alla loro sconfitta e cosa ancora più importante al loro Nemico!" la voce fece intuire la sua curiosità.
"Ovviamente dalla premura che traspariva dalle parole degli esseri mistici incontrati sul mio cammino non avro certo tempo di leggere ogni singolo volune delle vostra biblioteca, perciò ho pensato di affidarmi alla vostra conoscenza."

Maestro Aemon non fu particolarmente turbato da quello che Wotan aveva appena detto. "Domani mattina vi farò avere i tomi che state cercando. Trattateli bene e con estrema cura, sono più preziosi di quel che immaginate".

"Spero che possiate, se non offrirmi la vostra saggia guida, almeno intercedere per quella di un attendente. Immagino soltano quanto possa essere il volume e il numero dei libri tra cui cercare l'informazione.
I tempi in cui passavo le notti alla luce delle candele chino su qualche pergamena sono ormai più che lontani, persi nel mio passato, non credo di possedere una mente ancor così allenata, non vorrei che qualche particolare mi sfuggisse e che la sbadattaggine di questo povero vecchio magari causare la fine del mondo"

Maestro Aemon annuì. "Va bene ma solo per tre ore. Vi manderò il mio attendente".

Il sole era sorto da poco che Wotan uscì dalla propria cella.
gli era capitato di dormire all'aperto, ma non aveva mai sofferto il freddo come quella notte. Forse si era lasciato prendere dalla suggestione aveva tre spesse coperte di lana, il loro peso oltre al loro calore avrebbe dovuto confortarlo in un caldo abbraccio, ma il freddo se lo sentiva nelle ossa. Il camino scoppiettava quando si era coricato, lui aveva fatto come gli era stato consigliato e aveva messo un grosso ceppo prima di sdraiarsi, la luce lo infastidiva ma il tepore che ancora rilasciava valeva ben più di quel piccolo fastidio. Al suo risveglio il fuoco era spento e per quanto le imposte fossero sbarrate il suo respiro appariva ben visibile nelle fredde volute davanti al suo viso.
Rimpianse il confortante calore della sua fede e la sua ruvida presenza.

Stava finendo di sgusciare il suo secondo uovo sodo nella sala comune buttando i gusci nella ciotola di brodo ormai vuota, quando un confratello con sotto braccio alcuni tomi gli si avvicinò.

Settimana 1 Giorno 2 (Background turno 8)

"Eccomi, sono Roland, l'attendente di Maestro Aemon. Questi sono i quattro volumi che mi ha detto di portarvi. Cosa cerchiamo?".