1° POSTO: Il tempio di Rekwen di Oldfashioned (88.5/100) + premio Dark side of the fantasy
-Grammatica:
Ortografia e lessico 8/10
Non ho riscontrato errori ortografici, refusi o sviste.
Le scelte lessicali, invece, mi hanno lasciata perplessa: all’inizio tendono soprattutto verso vocaboli molto semplici, quotidiani, vicini al parlato, piuttosto immediati, che rimandano a un ambiente rustico e umile; poi, all’improvviso, compaiono vocaboli più ricercati, più alti e più specifici che risaltano e stonano in mezzo alle scelte precedenti. Continui, quindi, con questo lessico più raffinato per poi ricadere, a volte, in espressioni più colloquiali.
Questa disomogeneità mi ha lasciata perplessa, perché rende il testo poco uniforme e continuamente coinvolto in alti e bassi lessicali. Inoltre, ho notato una reiterazione dei concetti, anche con una ripetizione delle stesse espressioni (soprattutto quando descrivi i sintomi del Morbo); a mio avviso, non c’è la necessità di ripetere così tante volte che la pelle si gonfia, si suppura, si imputridisce e cade.
Sintassi 9/10
Ho notato una sintassi molto più fluida e scorrevole, con una predilezione per periodi brevi e incisivi che mostrino l’azione, senza perdersi troppo nei dettagli, sebbene non manchino proposizioni più lunghe e complesse, in cui la punteggiatura è usata con maestria, dando le giuste pause e un ritmo incalzante ma non ansiogeno (sei invitato a proseguire nella lettura, ma senza essere forzato). Sono molto soddisfatta che tu abbia seguito i miei consigli, perché, a mio avviso, la fluidità è migliorate e sembra tutto molto più legato e continuo.
Stile: 8/10
Hai una prosa molto asciutta e scarna, ma non per questo povera. È pulita, essenziale e limata, senza sbavature; non ti perdi in gingilli, decori e sovrabbondanza di aggettivi o subordinate ma concedi il minimo indispensabile, pur essendo capace di renderlo ricco e pregnante. Sei diretto ed efficace, arrivi dritto al punto e delinei alla perfezione una scena; descrivi un’azione in pochi tratti e quei tratti ti bastano per rappresentarla in maniera chiara e precisa.
Nonostante le frasi siano per la maggior parte brevi e coincise, non si ha un ritmo spezzato e singhiozzato perché le proposizioni si legano magnificamente l’una all’altra in un continuum in cui i punti fermi non si sentono; il ritmo è sostenuto ma accattivante e fluido, e permette di leggere la storia in poco tempo.
Ho notato un calo nella parte lessicale, in cui si ha una commistione di vocaboli più ricercati e settoriali (mi piace un sacco che tu scelga di nominare le parti di un’arma, di un edificio, di una malattia con il suo nome specifico e non con una parola qualsiasi, generale e scontata) ad altri più semplici e quotidiani, con una predominanza di questi ultimi nella prima parte. Questa disomogeneità inficia un poco sulla resa finale, più che altro perché gli uni risaltano per cacofonia sugli altri e non si riesce a capire se sia volto più a un contesto semplice e frugale come potrebbe far presagire il personaggio di Yahnan, o a uno più ricercato e accurato come, invece, si riscontra nelle parti che coinvolgono Thorgeis.
-Trama:
Originalità:8/10
La trama è piuttosto canonica: due eroi partono per un’impresa, una caccia per poter sia salvarsi sia arricchirsi. La ricerca di un animale fantastico, la caccia, è un tema tipico della letteratura fantasy, così come i motivi che spingono i due a imbarcarsi in quest’impresa.
Altro tema canonico è lo scaltro che approfitta della situazione per arricchire se stesso, proponendosi come il salvatore ma, in realtà, agendo come meglio aggradata a lui, spadroneggiando senza che nessuno possa dirgli nulla…Fino a quando un eroe non lo sconfigge e riporta la giustizia.
Queste due parti (in cui mi sento di dividere il racconto), sono rese più originali dal contesto in cui sono inserite, ma soprattutto dai colpi di scena inseriti tra le due: quello più smaccante è decisamente il tradimento di Yahnan e la sua morte, che implica il passaggio di testimone e del ruolo di protagonista a Thorgeis. Questo plot twist mi ha lasciata davvero sorpresa: non credevo che Thorgeis potesse diventare il personaggio principale di questa storia, il vero eroe.
Altro elemento coerente ma non scontato è il finale: nessuno si sarebbe mai immaginato che Thorgeis risolvesse il problema alla radice incendiando ogni cosa! Anche questo mi ha lasciata basita (sebbene non come il primo).
Questi eventi inaspettati, questi colpi di scena, rendono la trama più movimentata, vivace e non così scontata, distaccandola leggermente dal suo impianto basilare, ma non abbastanza da poter affermare che tu abbia proposto qualcosa di inedito e particolare.
Coerenza: 10/10
Per coerenza intendo tanto la connessione tra i vari eventi, il fatto che comportamenti, azioni e situazioni siano collegate con il personaggio, con il contesto e con le altre azioni e sia tutto continuo e sensato. Da questo punto di vista non ho nulla da dire, se non farti i miei complimenti, perché ogni cosa ha un suo senso e un suo nesso logico e i personaggi rimangono fedeli a se stessi fino in fondo.
Per coerenze intendo anche l’inerenza con il contest e le mie richieste e anche in questo caso posso solo farti i miei complimenti, in quanto hai inteso perfettamente quale fosse il mio obiettivo e lo hai rispettato appieno: il contesto cupo, grottesco e inquietante in cui hai deciso di ambientare la storia evoca perfettamente il lato “oscuro” di una storia, in cui non sempre ci sono fatine e principesse, ma, al contrario, si ha corruzione, egoismo, sangue, violenza e quel tocco di macabro che non guasta mai. I paesaggi desolati e abbandonati, o, al contrario, rumorosi e disordinati, i personaggi arrivisti e spietati, l’aria malsana, il terrore per il contagio sono tutti elementi che rispecchiano l’aspetto tetro e buio che chiedevo di descrivere.
Le atmosfere mi ricordano quelle ugualmente angoscianti, disturbanti e buie delle cronache medievali o delle ricostruzioni del periodo della peste nera: la stessa confusione, la stessa mancanza di una guida o di una legge, lo stesso egoismo, il tutto aggiunto a una sorta di apocalisse zombie in cui i contagiati attaccano le persone sane, diffondono maggiormente il Morbo e paiono proprio dei morti viventi.
Per questo, credo che ti sia meritato il premio “Dark side of the fantasy” per la storia con l’ambientazione maggiormente cupa e inquietantte.
Scorrevolezza: 10/10
È una storia dal ritmo incalzante, sostenuto, scorrevole e fluido, che ti invoglia e ti spinge a divorarla, a macinare un capitolo dopo l’altro, curioso di vedere come continuerà. I colpi di scena sono posizionati strategicamente, così come la suspense è distribuita in maniera magistrale, così che il lettore rimanga con il fiato sospeso e si getti a capofitto nel capitolo successivo. È un racconto che ho letteralmente letto tutto d’un fiato e ci sono rimasta malissimo una volta giunta alla conclusione.
-Personaggi:
Caratterizzazione: 10/10
I personaggi hanno caratteristiche ben precise e sono descritti in maniera particolareggiata, inoltre, il loro carattere si evince soprattutto dal loro modo di fare, dai gesti e dalle parole, senza che tu sia stato costretto a definirli con una parola.
Yahnan è l’opportunista, cinico, pragmatico, pratico e vagamente pessimista, che cerca di sfruttare le situazioni a proprio favore, così come di servirsi delle persone per raggiungere i propri scopi; può sembrare malvagio e spietato (soprattutto dopo che ha buttato giù Thorgeis dalla cascata), ma anche questo gesto è coerente con sé stesso: è egoista, pensa solo a sé e ai propri bisogni, gli altri sono solo uno strumento per soddisfarli e la loro utilità termina una volta compiuto. È anche piuttosto intelligente, anche se pecca spesso e volentieri di presunzione, ha un’ironia tagliente e uno sguardo piuttosto nero sul mondo che me lo hanno reso simpatico…fino a quando non ha compiuto quel gesto abominevole.
Thorgeis, come lo ha definito Yahnan, è un ragazzone: un uomo grande e grosso, ma ancora con la mente ingenua e semplice di un bambino, ha poche certezze e si basa ciecamente su di esse, è un uomo d’arme e d’onore; spesso ho avuto l’impressione che fosse un invasato, ma è solo maledettamente cocciuto e fiero, coraggioso e risoluto. È il tipico paladino, che combatte per ristabilire la giustizia e ripagare i torti, fermo nella sua missione e ciecamente fedele al dio che, secondo lui, gliel’ha affidata.
Janwor è il concentrato dei peggiori difetti umani: viscido, perfido, menefreghista, egocentrico, egoista, arrivista, avido e malvagio; raccoglie in sé la feccia dell’umanità, e il suo aspetto insulso e sottile non fa altro che renderlo ancora più odioso: perché è un uomo piccolo in ogni senso e becero.
Originalità: 7/10
Ho trovato i personaggi un po’ stereotipati, almeno nelle caratteristiche generali (avere iniziato a giocare a D&D mi ha rovinata): Thorgeis, soprattutto, ha tutti i tratti tipici di un paladino legale buono (onestà, integrità, coraggio e volontà di fare del bene a tutti i costi) e sembra rimanere imprigionato in questa connotazione, pur avendo qualche guizzo che non appartiene propriamente alla categoria. Ho apprezzato il personaggio, ma l’ho trovato un po’ piatto e prevedibile. L’idea di un guerriero sacro, votato a un dio non ha aggiunto nulla di innovativo, forse ha reso il personaggio più interessante e ha suscitato in me la curiosità di sapere qualcosa di più su di loro.
Yahnan, invece, è l’archetipo del cinico e del pragmatico, dell’opportunista che si serve spudoratamente degli altri, per poi eliminarli una volta che hanno terminato la loro utilità. Anche lui mi è sembrato ingabbiato in questo ruolo e senza caratteristiche innovative che lo rendessero particolare.
Janwor, infine, ha alcune caratteristiche tipiche dello stereotipo del tiranno, ma mi è sembrato un personaggio più complesso e vivace: la sua originalità risiede soprattutto nella sua malvagità e nella sua furbizia, che riescono a renderlo più interessante e ricco di sfumature.
Sono personaggi, pertanto, piuttosto canonici e tipici, che rispondono perfettamente a un archetipo e non hanno veri e propri tratti inediti, che rimangono coerenti fino in fondo con se stessi ma che paiono imprigionati nel loro ruolo e senza guizzi che lascino senza fiato.
-Gradimento personale: 9/10
È una storia che mi ha coinvolta e attratta, soprattutto per l’ambientazione e il contesto: mi ha ricordato molto le condizioni in cui si doveva vivere durante la peste nera del 1300 o durante il contagio del 1600 descritto da Manzoni (e i soccorritori sono diventati dei monatti).
Questo periodo, quello della peste nera medioevale, ha sempre esercitato un enorme fascino su di me e sono stata piacevolmente sorpresa di averlo ritrovato in questo racconto con una precisione squisita che ne ha ricreato perfettamente le atmosfere di confusione, terrore, dolore e malattia in cui dovevano versare, in cui non c’era legge, non c’era ordine, ma solo una volontà di sopravvivenza o di arricchimento, in cui l’egoismo dilaga sovrano accompagnato dai difetti più meschini e bassi dell’uomo. Ho riscontrato una verosimiglianza incredibile con le cronache del tempo, rivisitate in chiave fantastica, ma sempre mantenendo un filo conduttore fedele a esse: hai riportato le credenze, le leggende e i rimedi che si credeva potessero combattere il Morbo, con quel dialogo iniziale alla locanda che sembrava davvero essere stato estrapolato da un qualche trattato medioevale, e mi è piaciuto tantissimo come aggiunta perché rende il racconto più vivo e verosimile.
Probabilmente ti devi essere documentato, e questa attenzione e questa ricerca si intuiscono, sebbene siano nascoste dal genere principalmente fantasy (sebbene, anche i racconti medioevali pullulino di creature mitologiche e imprese leggendarie e questa storia potrebbe essere benissimo una leggenda del tempo, resa eroica, favolosa e epica).
Un altro aspetto che mi ha colpita è stato il modo in cui hai sviluppato la trama: non credevo fosse possibile condensare un racconto tanto lungo e ricco nel limite imposto, ma tu ne sei stato capace senza, peraltro, sacrificare qualche parte e mutilare la storia, compromettendone la comprensione. Sei riuscito a creare un racconto completo e a incastrarlo in poco spazio; tra l’altro, una storia con molto avvenimenti, ambientazioni e personaggi, vite che si intrecciano le une alle altre e colpi di scena che mi hanno davvero lasciata basita!
È una storia che ho letto con molto piacere e interesse, sebbene abbia storto il naso di fronte a uno stile non sempre uniforme e coerente, in cui parole di uso più quotidiano si mischiavano ad altre più ricercate e precise. Un impianto davvero lodevole, che forse, ha perso un po’ nella resa finale. Per questo la mia votazione non è piena.
-Utilizzo pacchetti 9.5/10
Obbligo: 5/5
Il tradimento è ciò che caratterizza questo racconto, sia attraverso inganni più palesi che altri più sottili e non dichiarati: il primo tradimento dichiarato (e che mi ha lasciata completamente senza parole) è stato quello di Yahnan, ci sono rimasta davvero male quando l’ha buttato giù dalla scogliera, avresti dovuto vedere la mia faccia!
Gli altri tradimenti sono più sottili e nascosti: i “soccorritori” tradiscono le persone che dovrebbero aiutare, Janwor inganna gli uomini che teoricamente protegge; è tutto un continuo intreccio di inganni e tradimenti, che si aggiungono a quello più palese e sconvolgente iniziale.
Creatura: 2/2
La creatura non è stata la protagonista, ma è stato un personaggio fondamentale per lo svolgimento e lo sviluppo della trama: è ciò che spinge Thorgeis a combattere e successivamente a misurarsi con Janwor e capire come debba agire. Mi è piaciuto molto il fatto che tu abbia deciso di presentarlo come se fosse un essere originale, cambiando nome pur mantenendone le fattezze (tra l’altro scritte in maniera accurata e precisa) e tessendo attorno alla figura mitica un’altra storia, associandole altri poteri e rendendola un punto di svolta fondamentale.
Bonus 1.5/2
Ammetto di essere andata a rileggermi la definizione di Angst, perché ho avuto il dubbio che fosse presente nel racconto; quando cito l’Angst mi immagino scene disperate e laceranti, in cui l’angoscia e la furia sono palesi, ti prendono il cuore e te lo strappano a brani, lasciandoti senza fiato. Nel tuo caso, ho fatto fatica a percepirle, soprattutto la prima: la furia si palesa con i portentosi attacchi di Thorgeis che fa stragi di uomini e questa, quindi, si risolve in questi sfoghi violenti. L’angoscia, invece, è un sentimento più sottile e labile, che si coglie solo a tratti, e non sono nemmeno troppo certa della sua presenza: non c’è un vero e proprio momento in cui un personaggio sia divorato da questa, in cui si possa dire che sia angosciato e tormentato; ciò che pare dominare Thorgeis è più la rabbia e la volontà di rivalsa, mentre il tormento si limita a rari momenti, in cui non sa se sarà in grado di completare la propria missione, mentre l’afflizione è stata lasciata in disparte. Non ho visto questo aspetto netto e distinto, non è stato un racconto che mi abbia trasmesso queste sensazioni e non posso assicurare con certezza che il punto sia stato completamente rispettato, almeno dal mio punto di vista.
Citazione 1/1
All’inizio credevo che si limitasse alla citazione delle parole del maestro, ma successivamente, mi sono resa conto di come questa massima sia stata completamente assorbita da Thorgeis e l’abbia fatta sua, rispecchiandola in maniera paurosa: il guerriero, infatti, non ha mai un’esitazione, non ha mai un dubbio, si getta a capofitto nelle situazioni, domandandosi poi se sia stata una buona idea; ha una cieca sicurezza e una cieca fiducia, ma queste rendono il suo sguardo unidirezionale, chiuso e limitato.
Mi è piaciuta molto l’idea di una citazione che si incarna in un personaggio e che questo la persegue fino alla fine e rimane coerente con essa, forse appiattisce un po’ il personaggio stesso, ma è anche capace di far sì che l’intera storia sia mossa da questa.
-Totali: 88.5/100