2° posto: Nirvana_04 - I passi dell'Ombra (85,5/100)
Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori di ortografia, né refusi, né errori di battitura o distrazione, denotando una grande cura anche nella parte di revisione e un lavoro di limatura finale, così che il testo non presenti imperfezioni.
Lessico 9/10
Ancora una volta hai dato prova di possedere un lessico molto ampio e variegato, che mi ha lasciata costantemente senza parole e mi ha conquistata. La quantità di vocaboli che utilizzi è sempre molto varia e soprattutto corretta (non infili una sfilza di vocaboli ricercati senza alcun costrutto con il mero scopo di impressionare), permettendo di esprimere i concetti in maniera semplice e immediata, oltre che dandoti la possibilità di giocare con le parole, creando attraverso di esse effetti molto suggestivi ed evocative, utilizzando ogni sfumatura del loro significata e piegandola al contesto in cui sono inserite. Mi sorprende sempre di come, nonostante sia ricco, ricercato e multicolore rimanga comunque semplice, sobrio e senza alcun tipo di pretesa o volontà di sorprendere. Sembra che le parole fluiscano con facilità dalla tua penna ed elevano il tuo stile senza appesantirlo o renderlo troppo sfarzoso e arzigogolato. Unisci semplicità a ricchezza e l’effetto è molto elegante e piacevole.
Sintassi 9/10
Frasi lunghe e complesse, ma gestite con maestria e abilità così che non risultino pesanti e scorrano snelle e fluide, in maniera naturale e piacevole, legate l’una all’altra senza alcuna forzatura, grazie al sapiente uso della punteggiatura. Alternante, in maniera lungimirante a frasi più brevi, ma ugualmente articolate, senza mai far scadere la struttura in proposizioni troppo stringate e basilari.
Stile: 9/10
È uno stile che mi piace molto e mi ha conquistata svariate volte, perché pur essendo semplice e privo di particolari pretese, è capace di ammaliarti e soggiogarti per la sua eleganza e la sua fluidità. Nonostante utilizzi frasi molto lunghe e articolate e un lessico ampio, ricercato e ricco rimane uno stile modesto e sobrio, che non punta a colpire il lettore o a impressionarlo, ma che provoca comunque l’effetto per la grazia e la naturalezza che sprigiona. Le frasi si susseguono in armonia una dietro l’altra, la prosa è scorrevole e il significato delle frasi, così come la loro struttura è facile da comprendere nonostante le numerose subordinate. Sei capace di rendere qualcosa di articolato e particolareggiato immediato ed efficace, prestando attenzione tanto ai dettagli quanto alla resa complessiva e non lasciando nessuno dei due al caso. Complimenti!
Trama:
Originalità: 9/10
Per quanto il concetto di “demone interiore” non sia una novità, tu sei stata capace di conferirgli un taglio nuovo, inedito e interessante, trasformando il famigerato in un Ombra di noi stessi, una propagazione della nostra volontà soppressa e del nostro lato più oscuro e nascosto. Un’incarnazione del nostro subconscio, che deve essere curata e controllata o rischia di prendere il sopravvento.
L’intero contesto è davvero originale e immaginifico, introducendo creature davvero interessanti e sorprendenti: i sauin, simili a un popolo di druidi, che vive immerso nella natura, e paiono essere sciamani e stregoni che hanno contatti con i morti, ma in verità sono custodi dell’equilibrio della natura stessa e i guardiani che controllano che esso non venga spezzato.
Lo scenario in cui si svolgono le vicende è davvero originale e meraviglioso e denota un enorme ricerca di fondo (a tal proposito, le note finali sono state illuminanti per comprendere ancora più profondamente i significati nascosti di un tale racconto molto suggestivo e ricco di misteri e accenni). È come se l’isola fosse la concretizzazione della psiche umana: il lato luminoso e allegro che mostriamo al mondo (ed è quello, infatti, che mi pare, in comunicazione con l’esterno) e la parte più buia, raccolta, che non vorremmo possedere e che siamo tenuti a tenere sotto controllo per evitare che prenda il sopravvento e spenga anche quella luminosa.
Da una parte la logica, la ragione e la misura; dall’altra l’istinto, la passione incontrollata e l’eccesso.
Il finale mi ha lasciata amareggiata, ma non del tutto sorpresa: alla fine Hywel rappresentava un pericolo per la comunità e il resto della popolazione dell’isola e anche se l’Ombra non l’avrebbe sopraffatto, non sarebbe stato in grado di domarla e controllarla, troppo propenso a seguire le proprie emozioni e i propri istinti.
È un finale in linea con l’intera storia e coerente con essa, non puoi che condividere la scelta e questo, forse, rende il tutto ancor più tragico e scoraggiante.
Ho trovato molto originale l’interpretazione che hai dato della festa di Halloween, o meglio, il recupero del suo significato originario, come festa in cui i morti ritornano dall’Oltretomba e il Velo è squarciato, mostri e ombre prendono il sopravvento e bisogna porre un’attenzione ancora maggiore; hai mischiato la tradizionale festa dei morti con un concetto più ampio in cui le anime dei defunti diventano le Ombre dell’animo umano.
Coerenza: 8/10
Per coerenza intendo tanto la coerenza dei personaggi e della trama (nel senso che non spunti fuori all’improvviso un tirannosauro sputafuoco e rada al suolo l’intero pianeta Pork quando si sta parlando di matrimonio, per intenderci), quanto la pertinenza con il tema richiesto e l’attinenza con le mie richieste.
Per quanto riguarda il primo, non ho nulla da ridire: ogni avvenimento ha una causa verosimile, è collegato agli altri e giustificato.
Per quanto riguarda il secondo punto, il tema è trattato in maniera molto sottesa, al punto che solo alla fine ho compreso in che modo avessi deciso di affrontarlo. Il mostro, infatti, rimane occulto e strisciante fino alla fine, in cui prende il sopravvento sul ragazzo, ma è una presenza costante che aleggia e impregna l’intera storia, è effettivamente un’ombra, di cui ti accorgi solo alla fine.
Mi è piaciuta l’impostazione che hai dato al tema, interpretando i mostri come noi stessi, la nostra parte più oscura e incontrollabile che cerchiamo di controllare e rabbonire, e che a volte prende il sopravvento.
Ricorda moltissimo la frase di King: “Monsters are real and ghosts are real too. They live inside us, and sometimes, they win” e la rispecchia in ogni punto, dal momento che il mostro viveva all’ombra del ragazzo (perdona le parole), al suo interno ma concretizzato nella sua ombra, mostrando come effettivamente siamo noi i veri mostri. Nel tuo caso, non ti sei soffermata sul binomio uomo-mostro descrivendoli separatamente, ma come un’unica realtà che convive dentro di noi: come l’isola, come la luna da cui prende ispirazione, anche noi abbiamo un volto luminoso che ostentiamo agli altri e una dark side, sempre celata e buia, che cerchiamo di reprimere e contenere. Siamo sia luce che ombra, mostro e uomo, impulso e ragione, istinto e logica. Purtroppo, questa dicotomia e tutta la questione che reca con sé, la si comprende solo verso la fine (o almeno, io l’ho compresa solo nell’ultima parte, quando ormai l’Ombra aveva preso il sopravvento sul ragazzo) e la tua spiegazione finale ha confermato i miei sospetti. Forse avrei cercato di rendere più palese questo tema, molto interessante e accattivante, che affronta il problema dell’uomo e del mostro in una maniera molto originale e creativa: non ti sei limitata a nominare un demone interiore, ma hai costruito un’intera storia attorno a esso, concretizzandolo in maniera più palese e particolare nell’Ombra, e in maniera più generale, nascosta e allegorica nell’intera isola e la sua parte Calante.
Un’ulteriore complessità è data dalla convinzione di Hywel che il mostro da stanare sia la belva, quando invece si tratta di lui (e la caccia all’animale diviene parte della causa della vittoria del mostro sull’uomo)
Scorrevolezza:8/10
Nonostante la lunga introduzione e le numerose digressioni, è una storia che procede molto fluida e senza intoppi; la trama si delinea in maniera lineare ma non affrettata, lasciando il tempo al lettore di scoprirla pian piano, assieme ai dettagli che man mano emergono rendendo il tutto più misterioso ed evocativo.
Non ci sono salti temporali bruschi o parti più veloci o più lente rispetto al resto, ma tutto scorre armoniosamente e pur non essendo un ritmo incalzante, invoglia il lettore a proseguire.
Personaggi:
Caratterizzazione: 8/10
La caratterizzazione fisica dei personaggi principali è precisa e minuta, soprattutto per quanto riguarda Hywel e Vaughan, mentre per i restanti personaggi secondati ne hai tratteggiati le linee essenziali, permettendo comunque di immaginarli perfettamente.
Per quanto riguarda il carattere, esso, pur non essendo esplicitato, emerge attraverso le azioni e le parole dei personaggi (più, a volte qualche breve accenno, almeno per quanto concerne il padre di Hywel): Hywel è un ragazzo curioso, ma avventato e spavaldo, e la sua arroganza e la sua impulsività determineranno la sua rovina; completamente all’opposto sono il nonno e il padre del ragazzo, entrambi taciturni, di poche parole, più riflessivi e saggi, ammaestrati dall’esperienza. Il padre si dimostra essere ardito e impulsivo quando preferisce abbandonare il suo ceppo per amore di una donna, e questo tratto lo avvicina al figlio.
Alcuni personaggi che compaiono per pochi istanti, come il droghiere o l’altro saggio, vengono solo abbozzati nella loro indole, ma anche quelle poche indicazioni sono utili e permettono di crearne un’immagine più completa.
Pertanto, un’ottima caratterizzazione fisica e una caratterizzazione caratteriale (perdona il gioco di parole) degna di nota, in cui forse avrei preferito qualche elemento in più per aumentare la complessità dei personaggi (per quanto capisca che con un limite imposto di parole sia difficile articolare un personaggio, e tu, nella tua limitatezza sei riuscita a crearne di interessanti e con tratti ben precisi e limpidi).
Originalità: 8.5/10
L’originalità proviene sicuramente dai sauin e dal loro saggio. Nonostante la base non sia del tutto innovativa, si tratta pur sempre di un popolo vicino alle popolazioni primitive o indigene sia per le loro tradizioni sia per le abitudini sia per gli ideali su cui fondano la loro comunità, sei riuscita a creare un popolo nuovo e interessante, che fonda la propria vita sull’unico scopo di preservarne l’equilibrio.
In questo aspetto, che si concretizza soprattutto nella figura del saggio, ricordano molto sciamani e druidi di tribù primitive (e la somiglianza con i druidi non può che richiamare alla cultura e alle tradizioni gaeliche da cui il testo prende ispirazione). Sei riuscita, quindi, nell’impresa di dare un’accezione e una sfumatura originali a queste figure canoniche: essi, infatti, non si limitano a mantenere l’equilibrio della natura, ma anche il loro equilibrio interiore e quello della psiche umana, moderando e controllando la loro parte meno razionale, le ombre dell’animo umano, e con i loro quello di chiunque abiti su quell’isola, così da preservarli dalla furia di un istinto incontrollato e pericoloso.
Mi è piaciuta molto questa commistione di folklore gaelico frammisto ad aspetti originali; è stata un’ottima interpretazione e un’interessante rivisitazione. Inoltre, l’intera popolazione dell’isola è particolare e innovativa si tratta di un mondo nitidamente diviso in due, tra luci e ombre, in cui una parte della popolazione vive nella luce mentre l’altra nell’ombra…Era un’idea che non avevo mai visto prima, quantomeno non applicata a uno stesso contesto (solitamente i due popoli vivono molto lontani, nel tuo caso, invece sono vicini di casa).
Infine, la cura nella scelta di nomi per luoghi e personaggi denota una grande ricerca di base che ho molto apprezzato.
Gradimento personale:4/5
Ho trovato la storia un po’ farraginosa da comprendere appieno, ha molti significati nascosti ma è stato difficile per me riuscire a comprenderli tutti durante la lettura. Ed è un peccato perché è una storia molto interessante dal momento che pone in chiave allegorica la nostra continua lotta interiore, tra i nostri istinti e la ragione, le convenzioni sociali e i desideri più sfrenati, e in senso lato la nostra parte più umana e quella più mostruosa.
Una volta, però, scovati tutti questi significati e interpretazioni, ho guardato la storia con occhi diversi, complimentandomi per l’idea davvero suggestiva e la capacità di unire un’allegoria tanto complessa e articolata, a una trama avvincente e ugualmente emblematica, inserendo una storia in una storia: il contesto e l’ambientazione potevano già costituire una storia , insistendo su questa dualità e il suo legame con la dualità dell’uomo, ma invece che renderla un saggio di dubbio gusto, hai preferito che la storia rimanesse tale e rafforzando, con essa, le connessioni già accennate dallo sfondo.
Una parte di me ha apprezzato il fatto che tutti questi significati non siano palesi e invadenti, impedendo di godersi appieno la storia; d’altro canto, i lettori potrebbero facilmente soffermarsi solo sul primo strato della storia e limitarsi alle vicende di cui essa narra, senza spingersi nei livelli inferiori e comprende appieno tutti i significati che essa implica. In un primo momento ho avuto difficoltà anch’io e mi aveva dato l’impressione di una storia molto suggestiva ma a tratti incomprensibile e confusa; dopo aver letto la tua nota finale ogni cosa ha assunto un significato più nitido e chiaro, permettendo ai miei sospetti e ai tuoi accenni di prendere consistenza e senso. Non saprei se consigliarti di rendere questi suggerimenti e questi spunti più espliciti, rischieresti di concentrarti solo su di essi e di appesantire la storia; d’altro canto, senza la tua spiegazione finale rimarrebbe tutto molto nebuloso e indistinto. Per questo, nonostante sia una storia davvero incredibile, non sono riuscita ad apprezzarla appieno e mi ha lasciato perplessa (soprattutto all’inizio).
Punti bonus 3/5
Non ho compreso subito l’uso che hai fatto della citazione, anche in questo caso è stato molto sottile e nascosto, e solo dopo le parole dell’anziano Vaughan ho compreso anche se solo in parte. Infatti, ho avuto l’impressione di un uso forzato e che non fosse così armonioso e naturale: non ho ben compreso in che modo Hywel abbia scrutato nell’abisso e di come l’abisso abbia scrutato in lui, in che cosa consistesse effettivamente questo abisso. Forse lo hai spiegato, ma mi deve essere sfuggita o non deve essere stata così chiara e palese, o anche intuibile come avevi supposto. Per questo il suo uso mi è sembrato incompleto e frammentato, dal momento che la prima parte è perfettamente comprensibile e ravvisabile nel tuo testo (Hywel cercando di combattere la sua parte più mostruosa, diventa egli stesso quella parte) ma la seconda, pur essendo citata dai due saggi, non sono riuscita a rivederla nel testo in maniera chiara e limpida come la prima.
Totali: 85.5/100