Quando nel 2012 il campione di ciclismo Lance Armstrong confessò di aver fatto uso di sostanze dopanti fu un duro colpo per l’intero mondo delle due ruote e per tutti coloro che lo avevano sostenuto fin a quel momento. La sua ammissione di aver utilizzato EPO, ossia eritropoietina e altre sostanze simili, lo spogliò immediatamente dei sette titoli di vincitore del Tour de France e delle medaglie olimpiche. La sua carriera era terminata e la reputazione a brandelli.
Ma ora Armstrong potrebbe sentirsi ancor peggio di allora nell’apprendere che una ricerca ha stabilito che l’utilizzo dell’EPO fu del tutto inutile, perché non conferisce alcun vantaggio dal punto di vista fisico a chi l’assume.
A questo risultato, il cui studio è stato pubblicato su Lancet, è giunto un gruppo di ricercatori dopo aver sottoposto un gruppo di 48 ciclisti, selezionati tra i più forti non professionisti, a numerose sfide, tra le quali il famigerato Mont Ventoux, una salita che spaventa ogni corridore che partecipa al Tour de France.
A metà di questi sono state somministrate otto iniezioni settimanali di EPO che avrebbe dovuto stimolare la produzione di globuli rossi così da aumentare l’apporto di ossigeno ai muscoli, mentre all’altra meta non veniva somministrato nulla. Ebbene per tutte le sfide, compresa la salita dei 21,5 chilometri del Mont Ventoux (che era preceduta da 110 chilometri di saliscendi), il risultato è stato che i due gruppi non hanno mostrato alcuna differenza negli esiti.
Coloro che hanno assunto EPO infatti, hanno mostrato concentrazioni più elevate di emoglobina, la molecola che trasporta l’ossigeno dei globuli rossi, ma questo non ha determinato nel modo più assoluto migliore efficienza, frequenza cardiaca o altri elementi che avrebbero dovuto dare maggiore “forza” all’atleta. Secondo Adam Choen, tra gli autori della ricerca, è stata l’azione di placebo psicologico ad aver dato ad Armstrong un vantaggio rispetto agli altri, lo faceva sentire più forte, ma era tutta sua quella forza.
“E’ l’aspetto mentale che lo ha portato a prestazioni più elevate – ha sottolineato il ricercatore – non l’azione della sostanza”. Va sottolineato però, che Armstrong ammise di aver assunto anche testosterone, l’ormone della crescita e steroidi, ma Cohen ha detto che molto probabilmente erano tutti farmaci inutili, oltreché pericolosi per la salute.
I ricercatori dicono che gli atleti sono molto “ingenui” nell’affrontare i presunti vantaggi delle sostanze illecite, come quelli che si racconta possa dare l’EPO, ma che le assumono perché così si dice nel torbido mondo del doping. “E’ davvero tragico buttare in fumo una carriera da campioni per utilizzare qualcosa che non funziona, è drammatico perdere sette maglie gialle per un farmaco che non ha alcun effetto”, ha sottolineato Jules Heuberger, che ha collaborato alla ricerca per la Human Research Drug dei Paesi Bassi.
Purtroppo però l’Unione Ciclistica Internazionale ha più volte sottolineato come l’uso di sostanze dopanti stia diventando endemico anche nel ciclismo amatoriale, soprattutto tra gli over 40 e che pochissimi sanno davvero quali sono gli effetti, a volte drammatici, dell’uso di tali sostanze.
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Mauro
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