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04/07/2017 23:37 | |
Eccoci finalmente!
La buona notizia è che abbiamo i risultati, la cattiva è che, dovendone fare più del previsto, dovrete aspettare qualche giorno per i banner! Perdonatemi, ma ci tengo a farli bene (come tengo anche a non andare a letto troppo tardi! )
Per quanto riguarda i premi, avrete tutti le recensioni promesse, anche chi è arrivato a pari merito con qualcun altro.
E ora, i risultati!
Settima classificata
eleCorti
Stupid
Grammatica: 10/10
Non ho trovato nessun errore. Potresti fare un uso migliore della punteggiatura, ma visto che non è usata in modo propriamente errato, non mi sento di segnalarti nulla di particolare (se sei interessata ad approfondire questa questione, chiedi pure!). Un consiglio che ti darei è quello di limitare l’uso dei puntini di sospensione laddove non strettamente necessari:
“Goku... quanto mi fa tremare di rabbia quel nome” qui sono adoperati in maniera corretta;
“Stupido... ecco cosa sono” qui invece potresti risolvere la frase con una virgola: “Stupido, ecco cosa sono”.
Anche qui: “Non posso fare a meno di pensare, infastidito da quella smielata musichetta, è così irritante che ti fa venire voglia di distruggere qualche pianeta.” Metterei un punto e virgola prima di “è così irritante”, dato che c’è un cambio di soggetto, ma non di argomento.
Verso la fine, c’è uno spazio di troppo prima di “Chissà”.
Stile: 5/10
Di dirò che appena ho aperto la storia pensavo che avessi scritto una drabble. Ho controllato il numero di parole, e usandone un’ottantina in meno la tua storia sarebbe rientrata in quella categoria. Se il punteggio non è alto è perché, paragonata a una regolare flashfic, la tua è molto breve, per cui non me la sento di darti di più. Forse, con una bella sfoltita di parole potresti riuscire a ridurla a drabble: oltre alla lunghezza in sé, anche lo stile che hai usato si presta molto di più a questo tipo di narrazione.
Titolo e introduzione: 6/10
Trovo che il titolo sia un po’ scontato, e anche la scelta di usare l’inglese non mi convince più di tanto. Ho già spiegato a qualcun altro che non ho una regola per capire quando sia più o meno opportuno usare questa lingua: è una questione di gusto, se non di suono, molto personale e in questo caso avrei preferito “Stupido”, probabilmente perché si tratta di una parola che viene ripetuta spesso all’interno del racconto. Ugualmente, sarebbe rimasto un titolo un po’ piatto e prevedibile, anche se calzante con la trama.
La frase scelta per l’introduzione è perfetta: racchiude il tema centrale del racconto senza troppi giri di parole.
IC: 6/10
Dici che Freezer sia OOC? Per me non più di tanto, sai? Dopo aver visto DragonBall Super mi sono ricreduta riguardo alla serietà di alcuni personaggi, specialmente dei cattivi. Ce lo vedo a fare simili discorsi, anche se credo che sia comunque troppo orgoglioso per darsi continuamente dello stupido. Penso che anche in un momento del genere se la prenderebbe più con Goku che con se stesso, maledicendolo dall’aldilà nell’attesa di essere resuscitato ancora. Una cosa che curerei di più è il monologo in sé; alcune frasi sono un po’ banali e non portano a niente. Per esempio: “dovevo prevedere che quel sayan dalle mille risorse avrebbe trovato un modo per vincere”, mi sembra un’affermazione un po’ generica, magari avrei optato per qualcosa di più specifico, come: “Avrei dovuto immaginare che quel sayan non avrebbe smesso di allenarsi in tutti questi anni, superando ancora il suo livello”.
Attinenza al tema: 6/10
L’attinenza al tema c’è, anche se, purtroppo, trattandosi di un personaggio già precedentemente resuscitato nell’opera, la sua morte non mi colpisce più di tanto. Più che altro, stento davvero a prendere sul serio qualsiasi morte avvenuta in DragonBall, eccetto per alcuni personaggi definitivamente morti (come Radish, Spopovich, C-16…). Però, c’è una nota positiva che mi sento di farti: non so fino a che punto fosse voluto, ma questa storia ha un ché di comico che me la fa piacere. Certo, magari non è intensa e profonda come altre, ma è calzante col personaggio e l’universo a cui appartiene. Maggiori dettagli nel parametro Originalità.
Originalità: 5/10
Hai parlato della morte del personaggio mostrandoci i suoi pensieri nell’aldilà, e forse questo è l’unico caso in cui avrei preferito che venisse usato il momento in cui viene ucciso. La scena è ripresa direttamente dall’opera originale, in cui abbiamo già avuto modo di vedere quanto Freezer non sia proprio un fan del kawaii. Insomma, anche se il personaggio ha di per sé dei tratti comici, forse analizzarlo nel momento della sua morte (tra l’altro uno dei pochi momenti davvero epici di questa nuova serie) sarebbe stato più interessante.
Totale: 38/60
Sesta classificata
fra-eater
Può un serpente amare?
Grammatica: 10/10
Non ho riscontrato nessun errore; sembra tutto dove dovrebbe essere. Ci sono giusto alcune frasi, nell’ultimo paragrafo, che cominciano con uno spazio (“È questa la realtà…”, “È sempre stato lì…”), non so se sia voluto, ma per coerenza con il resto lo toglierei.
C’è una piccola ripetizione all’inizio, forse voluta, della parola “colpirlo”. Te lo faccio notare nel caso volessi sostituirla.
“Ho tradito lei e solo ed esclusivamente per quel momento, per dire che avevo vinto e poi… poi mi sono reso conto che non era niente” ci ho messo un po’ a capire a chi fosse riferito quell’”era” nell’ultima frase, quando ho realizzato che probabilmente è un rimando a tutte le cose elencate prima. Strutturerei la frase in un altro modo, per renderla più chiara, per esempio: “e poi… poi mi sono reso conto che quello era solo l’inizio/che il peggio doveva ancora arrivare”.
Stile: 5/10
Premetto che lo stile è una cosa prettamente personale. Non esistono “errori di stile”, ma solo gusti diversi a seconda della persona. La tua storia non è scritta male, anzi. Dal punto di vista della grammatica e della punteggiatura è molto buona, ma manca un po’ di originalità per quanto riguarda la narrazione. Leggendola, capisco molto bene la situazione che ho intorno, proprio perché mi viene descritta così com’è senza l’uso di immagini particolari che me ne facciano innamorare. I pensieri di Gin, così come quello che vede intorno a sé, sono molto freddi; non provo tanta empatia per lui, e se non sapessi di chi parliamo penso che non sarei molto colpita dal suo monologo interiore. Tutto viene descritto in maniera abbastanza “ovvia”, quasi che a fine lettura non mi sento di aver appreso nulla di nuovo su questo personaggio. Ulteriori approfondimenti nel parametro IC.
Titolo e introduzione: 9/10
Il titolo mi piace moltissimo. Hai scelto la domanda chiave di tutta la storia, e mi piace anche il tono poetico con cui è posta, nonostante possa sembrare strano per un personaggio come Gin. Anche per l’introduzione hai scelto una citazione appropriata, che si ricollega al titolo senza tuttavia svelare alcuna risposta. Personalmente, preferisco sempre quando l’introduzione comincia con una citazione e solo poi viene spiegato, a grandi linee, di cosa parla la fic: sposterei “Gli ultimi pensieri di Gin Ichimaru mentre attende la sua fine.” in fondo allo specchietto introduttivo, prima della dicitura del contest.
IC: 7/10
Gin non è affatto un personaggio semplice, soprattutto perché, come accade fin troppo spesso nei manga che la tirano per le lunghe, non trova mai una vera e propria conclusione. Insomma, cosa aveva sottratto Aizen a Rangiku? Come si spiega, se Gin aveva agito per una causa così nobile, il suo atteggiamento sadico nei confronti di Izuru o di chiunque lo ostacoli? Certo, si può sempre usare l’immaginazione e dare noi una spiegazione alle domande lasciate in sospeso, ma questo mette in seria crisi l’idea generale che si può avere di un personaggio, che viene visto in mille modi differenti a seconda di chi ne parla. Per me, il tuo Gin non “osa” moltissimo; è come se non avessi voluto sbilanciarti troppo per evitare di andare OOC, una cosa che da un lato apprezzo, ma che dall’altro non aggiunge nulla di nuovo al suo personaggio. Non dico che nello scrivere storie amatoriali si debba inventare di sana pianta il carattere di un personaggio, ma quello che di solito cerco in questo tipo di racconti è un approfondimento: qualcosa che sia coerente con la figura originale, ma che, allo stesso tempo, la completi. Nella mia mente, il “mio” Gin è completato in maniera un po’ differente dal tuo. Nel tuo, io vedo molta bontà. È vero, nella storia parla di sé come un serpente, qualcuno che striscia nell’ombra, complotta e pugnala alle spalle. Eppure, quello che alla fine mi arriva più di ogni altra cosa è il suo amore per Rangiku. Nei toni che usa, viene trasmessa molta più dolcezza che altro, tanto che mi è quasi difficile credergli quando dice di essere un serpente.
In questa storia, stile e IC vanno a braccetto. Come ne curi uno, automaticamente anche l’altro viene valorizzato, dando più spessore non solo alla narrazione, ma anche al personaggio.
Attinenza al tema: 10/10
Il tema è esattamente quello voluto dal contest. Hai parlato della morte di questo personaggio scegliendo proprio quel momento, e anche se Rangiku è un elemento molto importante nella storia, si capisce benissimo che il focus centrale è Gin. In punto di morte, lo shinigami riflette sulle sue scelte, realizzando l’inutilità dei suoi sacrifici, partiti da un intento puro, ma sfociati poi nella sofferenza e nel dolore.
Originalità: 6/10
Il momento che hai trattato non è, di per sé, molto originale: è un contest sulla morte dei personaggi e tu hai scelto una delle soluzioni più facili, la prima che può saltare alla mente. Se da un lato questo comporta un’attinenza al tema praticamente certa, dal punto di vista dell’originalità non rimango molto sorpresa nel ritrovarmi davanti la stessa scena vista nell’opera madre. Diverso sarebbe stato se lo stile avesse compensato un po’ questa scelta, magari approcciando quel momento “lateralmente”, con immagini e scelte più accattivanti.
Totale: 47/60 + 1 punto bonus
Quinta classificata
MissVillains
Cosa ti domandi, giovane Lupo?
Grammatica: 10/10
Non ci sono errori di alcun tipo. Ho notato giusto la ripetizione della parola “vita” verso la fine: “adesso che sei senza vita”, “l’ultimo barlume di vita” e “ultima frase della tua vita”. Troverei un’alternativa a questa parola in uno dei casi, oppure un modo diverso di esprimere lo stesso concetto.
Stile: 7/10
Lo stile è molto semplice. Non hai azzardato particolari soluzioni visive, e questo penalizza un po’ il racconto, che ho trovato interessante ma non particolarmente coinvolgente. Tutto viene descritto in maniera molto chiara, senza usare immagini particolari o scelte narrative inaspettate; ammetto che questo sarebbe un po’ quello che cerco in questo momento: storie che sappiano stupire dal punto di vista della narrazione, tanto da risultare quasi imprevedibili.
Abbiamo un narratore onnisciente, una soluzione ottima considerando la richiesta del contest, e questo l’ho molto apprezzato. Mi piace come questa voce si rivolga a Robb, provando quasi un sentimento di compassione nei suoi confronti: sembra quasi una sorta di coscienza silenziosa.
Titolo e introduzione: 8/10
In questo caso, penso che una citazione tratta dalla storia avrebbe aggiunto alla sua introduzione un pizzico in più di fascino, per poi procedere con una breve descrizione del tema trattato. Il titolo racchiude molto bene il tema centrale della storia, ossia tutte quelle domande che saltano alla mente nell’istante in cui si sta morendo; domande che non avranno mai una risposta, se non forse nell’aldilà, ma questo non ci è dato saperlo.
Mi piace molto anche il suono che questa frase produce: lo immagino calmo e un po’ apatico, come se questa coscienza esterna avesse seguito Robb per tutta la vita ma si fosse guardata bene dall’affezionarsene.
IC: 10/10
Anche se vengono raccontati da un’entità esterna, i ricordi, le sensazioni, i rimpianti e tutto ciò che ne consegue sono strettamente legati a Robb. Un Robb fin troppo sensibile a tutto ciò che lo circonda, prime fra tutte le persone amate, a cui pensa una a una. Un’immagine che ho particolarmente amato è quella di lui che cavalca con il figlio; sinceramente non ricordo se nella serie avesse mai fatto accenno a una cosa del genere, ma anche se fosse trovo che citarla in questa storia e in quel punto sia stata una scelta perfettamente calzante con il personaggio: mi ha molto toccato, soprattutto perché è qualcosa che riguarda un futuro che non potrà mai vedere concretamente.
Attinenza al tema: 10/10
Le “Nozze Rosse” sono ancora uno dei miei colpi di scena preferiti di tutte le serie, animate e non. Una volta che hai “assistito” a un massacro simile, dimenticarlo è praticamente impossibile. Come la maggior parte dei partecipanti al contest, anche tu hai scelto di ambientare la tua flash durante la morte del personaggio, aggiudicandoti certamente la piena attinenza al tema.
Originalità: 7/10
Anche nel tuo caso, vale lo stesso discorso che ho fatto ad altri: poiché hai scelto di trattare la morte del personaggio parlando proprio dell’istante in cui muore, ciò che può conferire un po’ di originalità alla trama è il modo in cui essa viene raccontata, ossia lo stile. Il tipo di narrazione che hai usato è molto semplice, e non mi esalta particolarmente, motivo per cui questo parametro ne risente un po’.
Totale: 52/60
Quarta classificata
Killu93
Last Smile
Grammatica: 10/10
Non ci sono errori, né segnalazioni da fare su punteggiatura o atro. L’unica cosa che ti segnalo è la “È” maiuscola scritta con l’apostrofo: sebbene capisca che si tratta di una soluzione rapida per rimediare a un segno che sulla tastiera non è presente, lo considero a tutti gli effetti un errore. Per digitare il segno giusto dal Mac premi alt+shift+e; da PC alt+0200.
Stile: 7/10
Lo stile è piuttosto semplice; vai spesso a capo e questa non è una scelta che mi fa impazzire. Riconosco che sia un tratto molto personale, e infatti questo è un parametro molto soggettivo. In generale, non sono stata particolarmente colpita dalle immagini che hai scelto, anche se l’uso della punteggiatura e la scelta di un lessico ben ponderato rendono la lettura molto scorrevole, cosa che apprezzo.
Titolo e introduzione: 9/10
Anche se non mi suscita particolari emozioni, il titolo è molto appropriato e in linea sia con il personaggio che con la flash. Anche l’uso dell’inglese non mi dispiace, in questo caso: “L’ultimo sorriso” mi avrebbe dato l’impressione di un racconto pesante, mentre il tuo è soltanto molto malinconico e un po’ triste. La tragedia c’è perché conosco la scena originale, ma per il resto i pensieri di Corazon volgono al futuro, e sono intrisi della speranza che ripone nel piccolo Law.
Anche l’introduzione, seppur breve, sa stuzzicare la curiosità di chi andrà a leggere; è evidente di cosa tratterà il contenuto della tua storia, ma l’immagine scelta per descrivere quell’istante con il cielo che “piange” candide lacrime è molto particolare e non si fa dimenticare.
IC: 10/10
Non ho avuto alcuna difficoltà a riconoscere nel tuo Corazon lo stesso personaggio descritto da Oda. Il modo in cui parla di suo fratello, l’ingenua speranza che potesse davvero aver provato un brivido nell’istante in cui gli spara… ci fa capire come il desiderio di una vera famiglia non si sia mai spento, neanche dopo tutte le azioni che Do Flamingo ha commesso, rivelandosi il mostro che è e di cui Rocinante è perfettamente consapevole. È così bello che Law sia entrato nella sua vita, facendogli assaporare, anche se per poco, un amore vero e incondizionato. Corazon sacrifica letteralmente ogni cosa per quel ragazzo, e penso che questo vada al di là del suo potenziale, del fatto che riponga fiducia nelle sue capacità tanto da poter sconfiggere suo fratello. Questo concetto è espresso benissimo nella tua storia, e non fatico a visualizzare questi pensieri come una vera pagina tratta dal manga.
Attinenza al tema: 10/10
Anche la tua storia rispetta il tema del contest, aggiudicandosi il massimo del punteggio.
Originalità: 7/10
Poiché hai scelto di omaggiare la morte del personaggio parlando del momento in cui muore, non trovo l’idea di base particolarmente originale. Ci sono degli elementi che ho molto apprezzato, come il discorso della famiglia e alcune descrizioni più brillanti di altre, ma nel complesso non sono rimasta particolarmente sorpresa dal tipo di trama.
Totale: 53/60
Terza classificata (pari merito)
Felinala
Proteggili tu
Grammatica: 10/10
Non ci sono errori grammaticali di alcun tipo. Ti segnalo giusto qualche doppio spazio che ti è sfuggito qua e là, nel caso volessi sistemarli: “è stato ridotto in mille pezzi” doppio spazio tra “ridotto” e “in”; “la scienziata mi avrebbe” doppio spazio tra “scienziata” e “mi”; anche tra “malvagiamente” e “sadici” e tra “amavano” e “giocare”.
Stile: 8/10
Lo stile è molto semplice e pulito. Mi piace in particolare l’uso che fai delle pause, che danno la giusta intonazione alle frasi, sottolineando quelle parole a cui serve dare più peso. Non si tratta di uno stile particolarmente elaborato, ma funziona e si presta al racconto breve.
Non sei stata l’unica a scegliere la via del monologo interiore, e ribadisco che si tratta di una soluzione che apprezzo molto, perché ti mette di fronte a una sfida non facile, che è quella di capire a fondo il personaggio per pensare e parlare come lui. Un accento voglio porlo proprio sul tipo di linguaggio che hai usato: il modo in cui C-16 si esprime è assolutamente in linea con il personaggio, ma troverai maggiori approfondimenti nel parametro IC.
Titolo e introduzione: 8/10
Mi pare di capire che C-16 sia un personaggio abbastanza marginale!
Scherzi a parte, penso che una bella citazione tratta dalla storia possa rendere l’introduzione molto più accattivante. Ci sono diversi passi nel racconto che secondo me sarebbero perfetti da usare nello specchietto introduttivo. Think about it!
Il titolo mi piace davvero tanto. È semplice e diretto, proprio come lo era il nostro buon cyborg. Con quelle parole, C-16 affida le sorti del mondo a quello che prima era un nemico, e al contempo ci dice addio, senza che il suo sorriso svanisca; sono appena due parole, ma riesco a prcepirne tutta la dolcezza.
IC: 10/10
Penso che tu sia riuscita brillantemente a interpretare la natura di questo personaggio, nato per distruggere il mondo e morto per evitare che questo accadesse. C-16 è davvero un personaggio di una dolcezza sconfinata: la sua natura incredibilmente umana è ciò che te ne fa innamorare e che ti fa versare una lacrima ogni volta che riguardi la scena della sua morte. Della tua storia, ho amato particolarmente il momento in cui rivolge un pensiero a C-17 e C-18, ringraziandoli per aver condiviso insieme l’esperienza della vita e soprattutto per essere stati una sorta di famiglia. È bello anche il discorso che fa sulla natura e la sua fauna; il fatto che sia così diverso, ma che condivida così tanto con gli animali, compresa l’indole innocente che li caratterizza, stringe davvero il cuore e tu hai saputo trasmetterlo a meraviglia.
Attinenza al tema: 10/10
Mi dispiace dover essere così breve, ma cosa devo dire? Tutte le storie sono perfettamente attinenti al tema del contest, e poiché la lode non posso mettervela, dividetevi questo 10 politico!
Originalità: 8/10
Anche tu hai scelto di omaggiare il personaggio riprendendo la scena in cui muore, senza osare soluzioni più originali. Ho assegnato questo punteggio a tutte le storie dove lo stile non ha dato al racconto un tocco di originalità in più, con idee o punti di vista che sapessero raccontare la scena in maniera più interessante.
Totale: 54/60
Terza classificata (pari merito)
Ellery
Nessuna tregua
Grammatica: 10/10
Non ci sono errori grammaticali, se non un paio di imperfezioni che ti segnalo nel caso volessi metterci mano: “ed il petto” è preferibile utilizzare la “d” eufonica quando la parola che segue inizia con la stessa vocale, per esempio (e non “ad esempio”!): “ed ecco, ed esclusivamente, ad avere, ad ascoltare…”. È una minuzia a cui pochi fanno caso, ma da quando la segnalarono a me è diventata una “chicca” che mi sento in dovere di condividere con chi non ne è a conoscenza.
“Una ideologia”, “Una amica”… anch’io di solito preferisco non elidere alcune parole, ma in casi simili a questo credo la forma estesa appesantisca un po’ la lettura.
Stile: 8/10
Lo stile è molto semplice e chiaro. Non hai osato particolari scelte narrative, affidandoti piuttosto al monologo interiore, che trovo comunque ottimo per storie di questo tipo. La vera difficoltà quando si parla dal punto di vista del personaggio è che bisogna calarsi completamente in lui, cercando di capire quali parole userebbe o quali pensieri andrebbe a fare in determinate situazioni. Non è una sfida facile neanche se si conosce a menadito il protagonista della storia, per cui, di base, è una soluzione narrativa che apprezzo molto.
Ci tengo a citare due immagini che mi hanno colpito più di altre: il petto che si solleva “a stento” e Bertolt che muore “tra le fauci del fato”.
Titolo e introduzione: 9/10
Penso che tu abbia scelto la citazione più adatta come preambolo alla storia. Riassumi esattamente quello che è il dramma principale di questo personaggio: l’amara consapevolezza di aver vissuto una vita breve e senza scelta, culminata in una morte atroce e priva di pietà. Una morte che, seppur rassegnato, non è ancora pienamente convinto di meritare.
Non riesco invece a convincermi appieno del titolo. Più che “nessuna tregua” quello che la storia mi trasmette è “nessuna pietà”. Una pietà che non deriva solo dal sentimento di odio che Bertolt ha lasciato ai vivi, ma anche dall’indifferenza “pallida” di quelli che sono stati i protagonisti dei suoi anni migliori.
IC: 8/10
Questo è un parametro davvero difficile da trattare quando si ha a che fare con personaggi non poi così ovvi. Dicevo già a un’altra partecipante che, quando ci focalizziamo molto su character di questo genere, tendiamo a condirli di elementi sì coerenti con la figura originale, ma anche propriamente nostri. Questo perché alcuni personaggi, specialmente quelli secondari, hanno bisogno di essere studiati a fondo per risultare in qualche modo interessanti. Non a caso, Bertolt non è fra i più amati dal fandom, e credo che questo sia dovuto alla scarsa quantità di informazioni che si hanno su di lui. Se il profilo di un personaggio non è già di per sé ben tracciato dall’autore, è difficile che il pubblico se ne innamori, a meno che non avverta una certa alchimia con esso e si interessi ad approfondirlo. Io l’ho fatto molto in questi anni, e tutt’ora non me la sento di affermare di conoscerlo perfettamente; prima del capitolo 78, non avrei mai creduto che Bertolt potesse mostrare tanto coraggio, e invece Isayama mi ha fatto ricredere. Magari, un giorno scoprirò che tutte le mie fic su di lui sono orribilmente OOC, ma poco importa finché avrò la possibilità di ottenere qualche informazione ufficiale in più!
Anche se non lo condivido appieno, il tuo punto di vista su di lui è molto interessante e merita di essere considerato, in quanto è un’interpretazione che, di base, non smentisce quello che abbiamo visto finora.
Attinenza al tema: 10/10
Qui c’è poco da dire: la morte del personaggio e le sue riflessioni su di essa sono il focus della storia, che soddisfa appieno la richiesta del contest.
Originalità: 8/10
Ho dato una sorta di “7 politico” a quasi tutte le storie dove la morte del personaggio viene omaggiata trattando proprio il momento in cui muore, senza osare soluzioni più originali. Mi rendo conto che non sia semplice pensare a qualcosa di diverso, soprattutto quando non si possono usare altri personaggi, ma le possibilità ci sono per cui non me la sento di assegnare a questo tipo di trame un punteggio maggiore. Ciò che in alcuni casi ha portato a una riduzione o a un aumento del punteggio di questo parametro è la particolarità dello stile, che nel tuo caso ho trovato più godibile di altri. Per questo ti becchi un punto in più!
Totale: 53/60 + 1 punto bonus
Seconda classificata (pari merito)
athenachan
Il resto è silenzio
Grammatica: 10/10
Non ho riscontrato nessun errore. C’è solo una frase che ho trovato un po’ difficile da leggere:
“fin dall'inizio aveva saputo con certezza che non avrebbe mai visto la fine di tutto quello per cui aveva combattuto, sperato, per quello a cui aveva rinunciato alle cose importanti e, prima di ogni altra cosa, a se stesso” a “per quello” sento il bisogno di una pausa più lunga della virgola, in modo da avere più chiaro quanto segue.
Forse proverei così: “fin dall’inizio aveva sempre saputo con certezza che non avrebbe mai visto la fine di tutto quello per cui aveva combattuto e sperato; ciò per cui aveva rinunciato alle cose importanti e, prima di tutto, a se stesso”, ma ci sono tante soluzioni che puoi trovare.
Stile: 9/10
A parte il periodo che ho citato nella grammatica, per il resto lo stile è molto chiaro. Usi delle pause ben studiate, che mirano a dare peso a determinate parole e concetti. Alterni diversi tipi di punteggiatura – virgole, punto e virgola, punto fermo – e anche l’uso dei trattini, a volte opinabile come scelta, non risulta fastidioso alla lettura.
Per il resto, la narrazione non è particolarmente elaborata, ma mi piace. Parli della morte di questo personaggio senza descrivere la scena: è come se non avesse importanza il come, quanto ciò che Erwin sente nel momento in cui muore, i suoi pensieri e il suo modo di dire addio alla vita.
In generale, non impazzisco per l’uso del corsivo. Anche se in alcuni casi l’ho trovato sensato, in altri avresti potuto tranquillamente ometterlo.
Titolo e introduzione: 9/10
Non amo molto le “frasi fatte”, più che altro perché, il più delle volte, sembrano buttate lì perché non si sa cosa dire/scrivere. Ma la tua non è affatto casuale: è una citazione shakespeariana, le ultime parole pronunciate da Amleto, che si accostano benissimo al personaggio di Erwin e ai pensieri di cui ci rendi partecipi nella tua storia. Non mi sento di darti un punteggio pieno semplicemente perché non è farina del tuo sacco; per quanto ci stia bene, è una citazione che è già stata usata tante volte, per cui alla fin fine non mi trasmette niente di nuovo.
La frase scelta per l’introduzione è molto d’effetto; mi dispiace solo che non sia una citazione presa dalla storia, ma non si può avere tutto dalla vita! (oops! Era una frase fatta?)
IC: 10/10
No, Erwin non è un personaggio semplice da capire. Molti lo valutano in maniera fin troppo superficiale, additandolo come un assassino senza scrupoli, un uomo egoista che non si è fatto problemi a sacrificare decine di migliaia di vite per trovare la sua tanto agognata verità. Forse, in parte questo è anche vero. Non stiamo parlando di un santo, ma neanche di un “demone”, per citare l’opera originale. Per quanto possa aver sfruttato le forze militari di cui disponeva per raggiungere un obiettivo personale, parte del suo scopo coincide con i sogni di chi vive all’interno delle Mura: i cadetti scelgono autonomamente a quale corpo unirsi, e Erwin è sempre stato molto onesto sulla percentuale delle morti che avvengono nel corpo di ricognizione. È vero, ha coperto un desiderio di rivalsa usando la tanto agognata libertà che il popolo delle Mura brama da un secolo, ma questo non fa di lui un mostro, anzi: lo rende solo più umano. Per quanto possa ergersi sulla pila di cadaveri che lui stesso ha fomentato, la responsabilità di tante perdite è sua solo in parte. E proprio perché non parliamo di un mostro, abbiamo modo di vedere quanto sia grande il suo senso di colpa; il capitolo 81 traccia un quadro molto chiaro di ciò che questo personaggio ha dentro, facendolo emergere come non era mai successo prima d’ora. Ciò che tu hai espresso nel tuo racconto, coincide alla perfezione con quanto abbiamo appreso nell’opera originale: Erwin Smith è un uomo dilaniato da rimpianti e rimorsi, e forse quello più grande è stato illudersi di potersi annullare del tutto come essere umano.
“Era il pensiero di averlo segnato per sempre con la sua perdita, quello che non poteva sopportare. L'idea di saperlo immobile, fermo nel punto in cui l'aveva perso, per sempre in attesa di qualcosa che non avrebbero avuto mai.” Mi è piaciuta moltissimo questa frase: mi fa pensare a come debba essersi sentito Erwin quando ha scoperto che suo padre era morto; è come se vedesse una sofferenza molto simile in Levi.
Attinenza al tema: 10/10
Ho poco da dire su questo punto: la storia è perfettamente attinente al tema del contest e rende onore al personaggio scelto. Se non sapessi chi sia Erwin, probabilmente mi piacerebbe lo stesso.
Originalità: 8/10
Rispetto ad altre storie che ho ricevuto, la tua, seppur ambientata anch’essa durante la morte del personaggio, ha la particolarità di ignorare completamente le dinamiche della scena, concentrandosi esclusivamente sulla psicologia del protagonista. Non hai perso tempo a descriverci dove si trovi o per quale motivo stia morendo: hai sfruttato al massimo le poche parole a disposizione a favore di un’analisi attenta e completa.
Totale: 56/60
Seconda classificata (pari merito)
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Or s’attenua ogni rumore
Grammatica: 10/10
Non ho riscontrato nessun errore grammaticale. Rivedrei attentamente la punteggiatura, soprattutto le virgole; anche se la punteggiatura va molto a gusto dell’autore, in alcuni casi le virgole sono fondamentali per capire il tono della storia. Esempio: “In pochi istanti il suo cuore, da scalpitante diviene muto” metterei “da scalpitante” per inciso, dato che la voce narrante ha un tono molto calmo, con pause brevi e riflessive.
Ti è sfuggito qualche doppio spazio qua e là. Poi, ho notato la ripetizione della parola “nere” all’inizio del secondo paragrafo della storia.
Stile: 9/10
Lo stile è molto interessante. Le frasi si ricollegano perfettamente l’una all’altra senza fastidiose forzature. Inoltre, ho particolarmente apprezzato l’uso di alcune immagini, come il corpo che “sprofonda” nei pantaloni, facendosi pesante: rende proprio l’idea di una persona a cui, lentamente, vengono a mancare tutte le energie. A differenza di molti personaggi dei manga e non, L non è vittima di un omicidio normale: viene ucciso con un infarto, un tipo di morte che non ha lo stesso fascino di una pugnalata o di un colpo inferto senza pietà. Eppure, nel suo caso, rimane pur sempre un omicidio. Avevi bisogno di rendere quest’uccisione in modo che il lettore potesse percepirla come tale, e ci sei riuscita benissimo, lavorando su alcuni piccoli dettagli che ho molto apprezzato. Un’altra immagine che mi ha colpito particolarmente è “il ghigno trionfante tra le guance, come dipinto da un pazzo. È esattamente il tipo di ricordo che ho di quella scena, una delle immagini che più mi sono rimaste impresse di questo fumetto.
Una cosa che invece non mi fa impazzire è la ripetizione della frase “or s’attenua ogni rumore”; non penso che togliendola cambierebbe qualcosa nella resa del testo.
Titolo e introduzione: 9/10
Il titolo mi piace: è in linea con la storia e anche il suono prodotto dalla frase ha un ché di poetico che me lo fa apprezzare. Alla fine, per quanto sia spietata, quella di L è una morte tranquilla e silenziosa; persino lui non è stupito di aver smascherato il suo carnefice. Quindi, un titolo del genere ci si accosta benissimo.
Anche la citazione scelta per l’introduzione è molto azzeccata; so che fa parte della storia, ma anche qui ometterei la frase “or s’attenua ogni rumore”, poiché è già presente nel titolo.
La dicitura del contest la sposterei in fondo: è la parte più brutta ed è tutta colpa mia!
IC: 10/10
Il personaggio di L è reso molto bene. Non ho dubbi che questi pensieri possano essere stati esattamente quelli che ha avuto al momento della morte. Mi piace come tu abbia sottolineato il discorso dei rimpianti, mettendo in chiaro quanto L non ne abbia, nonostante sia consapevole di aver vissuto una vita piuttosto breve. Non si pente delle scelte che ha fatto neanche nel momento in cui scopre il suo assassino; molti potrebbero pensare che sia morto nella rabbia di non poter dimostrare che avesse ragione, ma non è così. Fino all’ultimo, L è convinto che il suo sacrificio non sarà vano, e che il “frutto” da lui prodotto servirà a conquistare la tanto agognata giustizia. Bellissima l’immagine del fiore destinato a morire.
Attinenza al tema: 10/10
La richiesta del contest è stata rispettata in pieno. Hai analizzato la morte di un personaggio a scelta, usando tutti gli elementi che avevi a disposizione per renderla ancora più intensa. Si potrebbe pensare che non ci sia molto da dire su una dipartita come la sua, e invece è sempre interessante leggere nuovi spunti, e i tuoi i hanno davvero affascinato!
Originalità: 8/10
Hai scelto di parlare della dipartita personaggio analizzando il momento in cui muore. Poiché questa non è una scelta molto sofisticata, il punteggio non è massimo, ma la particolarità dello stile e delle immagini usate aiuta a non rendere il racconto una mera trasposizione testuale di ciò che abbiamo appreso nell’opera originale.
Totale: 56/60
Prima classificata
Laylath
One last breath to survive
Grammatica: 10/10
Non ho riscontrato nessun errore, ma ho un dubbio sul verbo “faccia” in questa frase: “Come se quella divisa faccia di te un eroe”. Dovrebbe essere “facesse”, ma non ne sono sicurissima neanch’io: parliamone!
Anche se la tua versione dovesse rivelarsi incorretta, tratterei l’errore come una svista senza perdita di punti.
Stile: 10/10
Lo stile mi piace molto, è semplice e pulito: adatto a una flashfic. L’unica cosa che limiterei un po’ è l’uso del corsivo in alcuni casi. Lo trovo molto appropriato come escamotage per farci capire i pensieri del personaggio (la frase che ho citato nella grammatica è un esempio), ma del tutto innecessario per le frasi pronunciate da Roy; dato che la storia è narrata al presente non serve applicare uno stile diverso al carattere. Mi ha anche un po’ confuso quando ho letto “Riza!”, pensavo fosse Berthold a pronunciare il nome della figlia, invece si trattava di Roy. Capisco inoltre che “beffardamente”, “deve” e “sopravvivere” sono posti in corsivo perché è come se fosse Berthold a parlare, ma anche qui trovo questa scelta superflua. In generale, per me il tuo stile non ha bisogno di questi aiuti per rendere l’idea di certe intonazioni. Oops! Ho appena usato il corsivo per scrivere “aiuti”, non ho saputo resistere alla tentazione!
Titolo e introduzione: 8/10
Io ho un bruttissimo rapporto con l’uso dell’inglese nei titoli. A volte mi piace, altre volte preferirei l’italiano. Il brutto di questa cosa è che non ho una regola di base: se mi piace come suona, allora ci sta. Se non mi piace, allora meglio ripiegare sulla nostra lingua madre. È un modo un po’ superficiale di valutare un titolo, me ne rendo conto; il tuo si ricollega perfettamente alla storia e va dritto al punto su quello che è il messaggio che vuoi dare, eppure lo trovo un po’ piatto, non all’altezza del contenuto che poi ho letto e apprezzato. L’introduzione non è male, anche se io sono un’amante delle citazioni: mi saltano più all’occhio, non posso farci niente! Ce ne sarebbero parecchie nella tua storia adatte a essere usate come piccolo preambolo, pensaci!
La dicitura del contest la sposterei all’ultima riga (colpa mia, la prossima volta preciserò di metterla in fondo).
IC: 10/10
Berthold è un personaggio estremamente enigmatico. Ho già detto anche a qualche altro partecipante che quando si ha a che fare con personaggi di cui non si sa molto si dovrebbe cercare di approfondirli, cercando di dar loro una forma più decisa, e allo stesso tempo coerente col poco che conosciamo. Tu sei riuscita benissimo in questo: l’interpretazione che gli hai dato è davvero interessante; non avevo mai visto il padre di Riza sotto questa luce, e ora mi rendo conto anch’io di quanto sia stato importante per la storia generale.
Attinenza al tema: 10/10
Il tema è stato centrato in pieno. Mi piace come la tua storia non sia solo una mera copia di ciò che vediamo – di sfuggita – nel manga, ma vada ad approfondire caratteri fondamentali come il rapporto di Berthold con la vita. Per quanto possa sembrare assurdo e paradossale da dire, in questa storia non avviene alcuna morte. Per Berthold, ciò che conta è far sopravvivere la sua alchimia; per quanto riguarda lui come uomo e come persona, la morte è già avvenuta da un pezzo, anzi: forse Berthold non è proprio mai stato un uomo, ma solo un ricercatore della verità, qualcuno che non ha mai avuto il tempo, né il desiderio di una vita normale. Il modo in cui marchia il corpo di sua figlia è la prova che non ha neanche mai desiderato essere padre. È agghiacciante pensare che possa aver chiesto a Roy di proteggerla solo per via di ciò che le aveva tatuato sulla schiena. Agghiacciante, ma anche molto in linea con il personaggio, che assume sfaccettature uniche e particolari, diventando un po’ una versione più interessante di Shou Tucker.
Originalità: 9/10
Hai trattato un personaggio davvero particolare e ricercato, e solo questa scelta dà un toco di originalità in più alla storia, sebbene il momento rappresentato sia l’unico in cui abbiamo avuto modo di vederlo, e quindi anche il più scontato. In generale, la storia mi ha colto abbastanza inaspettata: fino a poco più di metà, infatti, non avevo ancora capito di chi si parlasse. Vedere quel nome è stata una grande sorpresa!
Totale: 57/60
[Modificato da Stratovella 04/07/2017 23:40] |