per gli espatriandi dalla mia "
Guida alle ricerche dei soldati
italiani nella Grande Guerra" (Itinera 2015) pg. 185.
Per chi ritornò all’estero
Un altro problema che l’amministrazione militare aveva affrontato a
guerra terminataconsisteva nel trattamento dei reduci già residenti
all’estero che desideravano tornare a quelle residenze.
Ai sensi della circolare n. 137 del GMU 1919, venivano istituiti
speciali posti di concentramento in alcune stazioni ferroviarie
prossime al confine e in alcuni porti, dove i riespatriandi erano
avviati dai Corpi d’appartenenza all’atto dell’invio in congedo o di
licenza illimitata, per le operazioni relative il loro trattamento speciale.
I posti di concentramento erano istituiti:
• a Como, via Chiasso, per i riespatriandi in Svizzera;
• a Domodossola, via Sempione, per i riespatriandi in Svizzera;
• a Torino, via Modane, per i riespatriandi in Inghilterra e Francia;
• a Sanremo, via Ventimiglia, per i riespatriandi in Francia;
• a Genova, per i riespatriandi in America del Sud ed in Romania;
• a Napoli, per i riespatriandi in America del Nord, in Romania e Tunisia;
• a Palermo, per i riespatriandi in Tunisia, provenienti da reparti stanziali;
• a Livorno, per i riespatriandi in Corsica.
I centri di Napoli, Genova e Palermo cessarono il 1° dicembre 1920.
Presso ogni concentramento era presente oltre al Comando Militare, un
ispettore dell’Emigrazione, che provvedeva alla distribuzione dei
biglietti ferroviari o dei piroscafi, alle indennità di trasferta per
i giorni di viaggio, dei passaporti e di un abito civile comprensivo
di oggetti di biancheria (in alternativa alla distribuzione degli
oggetti di biancheria era previsto un indennizzo di Lire 80).
Ai riespatriandi era corrisposto per ogni giorno di permanenza al concentramento:
• per i sottufficiali e carabinieri: l’assegno giornaliero,l’alloggio
e l’indennità di marcia;
• per i caporali e soldati: l’assegno giornaliero, il vitto,
l’alloggio e l’indennità di marcia.
Alle famiglie che erano ritornate dall’estero a causa della guerra,
era concesso il viaggio gratuito sia via terra che via mare, per
tornare alle residenze estere. Questa concessione era fatta solo per
le persone della famiglia che erano tornate in Italia per
il richiamo del capo famiglia. Il capo famiglia richiedeva tale
concessione al sindaco del Comune di pertinenza in Italia. Sempre il
sindaco faceva una dichiarazione collettiva per tutta la famiglia
attestante che il rientro in Italia era a seguito della chiamata alle
armi del capo famiglia.
FEDERICO
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Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti