Koa__ - Polonaise
(Se le fanfiction fossero quadri, questa sarebbe una Gioconda)
PREMIO “STYILISH” + PREMIO “I’M DYING TO SEE HOW THIS ONE ENDS”
Parte tecnica: La storia è molto curata per quanto riguarda la grammatica, la punteggiatura, il lessico. L’unico punto che mi ha lasciato un po’ spiazzata è questo “Lo sai, vero? Che questo amore che finirà col soffocarti, un giorno o l’altro” che penso sia meglio sostituire con che questo amore finirà col soffocarti o anche che è questo amore che finirà col soffocarti. Spero di non aver male interpretato le tue intenzioni in questa frase, nel resto della storia sono stata, spero, capace di capire quando un’omissione di qualcosa era una semplice scelta stilistica, ma in questo caso non mi suonava bene in qualsiasi modo la vedessi, mi sembrava quasi incompiuta.
Originalità: Da profana che non legge moltissimo nel fandom, trovo la storia molto originale. Il momento in sé non riesco a giudicarlo completamente, nel senso che credo ci siano diverse storie che trattano del tema “John/Sherlock ammette, consapevolmente o meno, il suo amore per l’altro” ma credo anche che poche di queste siano ambientate in questo particolare contesto, ovvero dopo The Abominable Bride, e già questo rende la storia originale. Se poi parliamo dello stile, diventa uno dei pezzi più belli e particolari che io abbia mai letto. Anche in questo caso – l’ho fatto già con un’altra storia – ho preferito includere lo stile in questo parametro, perché la vera originalità della storia trovo che sia nel modo in cui è stata scritta. È difficilissimo separare in scomparti questo giudizio, perché la storia è un’amalgamazione così curata di tanti elementi che la rendono unica. Ad ogni modo, lo stile è qualcosa di veramente meraviglioso. Si arriva a una poeticità intrinseca che inizia con la prima riga e finisce con l’ultima, è un’invasione di così tante sensazioni e pensieri e riflessioni che lasciano quasi spiazzati alla fine della storia, come se si venisse catapultati per qualche minuto in un altro luogo, in quel soggiorno polveroso in cui regna prima la musica e poi un silenzio quasi più assordante. Attraverso l’accostamento di parole, è come se dipingessi un quadro e, pennellata dopo pennellata, si scoprisse l’opera completa, il capolavoro finale. È questa la vera potenza di questa storia, secondo me.
Sviluppo trama: In questo caso, la storia è legata indubbiamente dal pezzo musicale, da Polonaise – che giustamente, funge anche da titolo. Inizialmente non mi vergogno di dire che non capivo dove la storia stesse andando a parare, ma pian piano che la musica proseguiva e il tormento di Sherlock diventava più chiaro, veniva messo più a fuoco, tutto ha cominciato ad avere un senso. Alla fine, potendo ammirare la storia in tutta la sua completezza, trovo che la trama sia stata sviluppata perfettamente, non attenendosi al classico schema inizio-svolgimento-conclusione, ma creando un qualcosa di innovativo, un viaggio se mi passi il termine nella profondità di una psiche complessa come quella di Sherlock Holmes, una sorta di immersione in una mente che, come sappiamo, non ragiona secondo schemi fissi. Ecco, credo che questo abbia dato una luce tutta nuova alla storia, questo gestire in maniera diversa la composizione e la coesione delle parti nella storia stessa.
Caratterizzazione personaggi: Sherlock è fantastico. Sul serio, non ho neanche le parole per descrivere quanto mi sia piaciuto. Ho trovato tanto di lui in queste righe, ma del lui più profondo, quello che si nasconde al mondo, non quello estremamente intelligente che si allontana da tutto e tutti. Come ho già detto, la bellezza di questa storia credo sia proprio questa, che ti accompagna pian piano in Sherlock, ti mostra qualcosa di così intimo e doloroso che in un primo momento lascia quasi spiazzati. Il profondo tormento che vive l’investigatore di fronte a sensazioni che non comprende, che sperava di non dover provare mai, è realistico e descritto in maniera efficace, tanto che credo chiunque – ahimè, me compresa – abbia mai dovuto sperimentare il dolore di un amore impossibile, possa comprendere ed entrare in empatia con il personaggio. E questo personaggio, per quanto possa essere IC, è tuo, tu l’hai portato tramite la carta ai tuoi lettori e ce l’hai mostrato in una maniera che sicuramente non è mai stata approfondita troppo nella serie. Le complessità di Holmes sono infinite, e questa storia ne tratteggia molte con grande maestria. Una menzione d’onore anche a John che, seppure in secondo piano rispetto a Sherlock, viene descritto perfettamente nei pensieri di quest’ultimo. Il paragrafo che spiega tutto ciò che Sherlock vede in lui è quasi pura poesia, un’ode di un uomo straordinario a un uomo altrettanto straordinario.
Gradimento personale: La storia mi ha incantata. Non credo di poter usare altro termine, è stata senza alcun dubbio un piccolo capolavoro e non voglio sminuire il termine utilizzandolo così spesso, ma ti assicuro che ho letteralmente avuto i brividi nel corso della lettura. Ammetto che il motivo per cui non mi sono mai arrischiata a scrivere di Sherlock è proprio per paura di non poter trasmettere l’intensità e la profondità che sento in questo personaggio. Tu ci sei riuscita perfettamente e hai incluso quest’introspezione magistrale in una cornice ricca di dettagli fisici e sentimentali – la polvere, il dopobarba di John, il bacio finale, ma anche i riferimenti alla musica che purtroppo, da completa ignorante della materia, non ho potuto apprezzare. È veramente una storia bellissima, non saprei proprio come altro commentarla.
Meiousetsuna – I never can say goodbye
(Struggente e dritta al cuore, come tutto ciò che riguarda i fratelli Salvatore)
PREMIO “I’M NOT FINE AT ALL”
Parte tecnica: Tutto perfetto, come al solito. E di cosa mi stupisco più, ormai? Non una virgola fuori posto o un errore di distrazione, non che io abbia notato. L’unica noticina che forse posso farti è questa frase “Damon si gira a guardare Stefan fissamente”, che avrei semplicemente reso con “Damon si gira a fissare Damon”. Quel fissamente non arrichisce particolarmente la narrazione e, anzi, la rende leggermente macchinosa, un piccolo girare intorno a una frase più semplice, la quale non stonerebbe affatto col resto. Stile magistrale, che amo sempre un po’ di più a ogni tuo scritto. Certe immagini solo talmente forti e vivide da avermi lasciata meravigliata per la chiarezza con cui proiettavano scene e sensazioni.
Originalità: Da un lato, la storia non è particolarmente originale in quanto, come hai giustamente detto nelle note finali, ricalca la “conversazione” avuta nella 4x02 (povero cuore mio!) tra Damon e Alaric. Tuttavia, sostituendo Stefan ad Alaric e invertendo le posizioni, hai creato qualcosa di diverso, di originale a modo suo. Le sensazioni che si percepiscono sono completamente diverse da quelle che ho provato quando Alaric era il morto. Un amore come quello che c’è tra Damon e Stefan, più forte della morte e dell’oscurità che li pervade per loro stessa natura – perché i vampiri, diciamolo, completamente buoni non possono essere – è difficile da paragonare con altre relazioni, e infatti il Dalaric seppur sia stato un rapporto bellissimo e significativo per Damon, non ha mai retto nemmeno una candela al Defan. Perciò credo che, nonostante le premesse non siano esattamente originali, il testo ha poi stupito nel rielaborare la scena rendendola tua, o meglio, loro.
Sviluppo trama: Anche lo sviluppo mi è piaciuto molto. Quest’inizio concentrato solo su Stefan, sulla sua sofferenza, sulla danza lungo l’orlo del baratro che divide Stefan Salvatore dallo Squartatore di Monterrey, contrapposto al tratto nel mezzo, dove è Damon il fulcro della narrazione, i suoi pensieri e le sue speranze per il futuro delle persone che ama; e infine Damon e Stefan insieme, un bacio sulla fronte e une promessa che Stefan non sa che Damon ha sentito, ricambiata con un’altra promessa altrettanto significativa che Stefan non sente, invece. Tutto legato in maniera perfetta, sono rimasta veramente colpita in positivo dal quasi parallelismo tra le parti Stefan/Damon e la conclusione che ha chiuso, in qualche modo, il cerchio.
Caratterizzazione personaggi: Bellissimi e perfetti. Stefan che si sente perso senza il fratello è esattamente quello che ci è stato mostrato nel telefilm, ma anche quello che era facilmente intendibile perché, insomma, dopo più di 160 anni con il fratello che hai praticamente costretto a trasformarsi proprio per restare insieme, la sua improvvisa e definitiva assenza dev’essere un po’ come perdere un arto. Senza considerare poi il tipo di infanzia che quei poveretti hanno passato con Giuseppe. Damon anche è il solito che conosciamo: si sacrifica per gli altri perché si sente meno, sembra egoista, nasconde con l’ironia il dolore che prova, vuole prima di tutto la felicità di chi ama. Certo, sono tratti che spesso vengono coperti da rabbia, rancore e assenza di emozioni – quando l’interruttore è spento, ovviamente – ma tratti che ci sono e che mai sono stati così evidenti come in questo particolare episodio. Li trovo tutti e due perfettamente credibili e dipinti con una certa maestria, come si confà a chi scrive di loro spesso e con l’attenzione che ci metti tu.
Gradimento personale: La storia mi è piaciuta tantissimo. I Defan sono e saranno sempre un mio punto debole e, per quanto TVD possa essersi “guastato” a detta del fandom, io avrei continuato bellamente a seguirlo solo per loro. Damon e Stefan sono la prima coppia – ancora prima del Delena – ad avermi fatto battere il cuore in così tanti modi che è impossibile lasciarli sotto un’unica definizione. Dunque, grazie alla cura con cui li tratti in ogni tua storia, vivo sempre grandissime emozioni quando loro due sono protagonisti e sono scritti da chi sa di cosa sta parlando, come te. Bravissima, una garanzia!