MAYLA (adopted)

Una bambola che 'nascerà' a Natale sarà Ylenia.
Questo è il bellissimo kit di Elisa Marx.

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Questo è il dolcissimo messaggio che ho ricevuto dalla Signora che ha ricevuto la mia Mayla.
"Cara Margherita,
le tue pupe sono davvero opere d'arte, ma questo lo sai già. Te lo dicono tutti ed è una realtà. E dunque non starò a ripeterlo.
Quello che ti racconto è altro. Dice che le tue pupe sono un passaggio, uno stargate che porta indietro, in un tempo lontano, quando i calzini corti scivolavano sotto il polpaccio e potevamo impiparcene di quanto pensava la gente. Che la gente, noi, nemmeno la guardavamo.
Io, per esempio, tenevo gli occhi fissi sulla mia pupattola che dormiva il sonno degli angeli dentro la carrozzina. La "neonata", l'avevamo soprannominata così. "Roba" da lessico familiar, tant'è che ancora oggi lei è la neonata per eccellenza.
Me l'avevano regalata che compivo quattro timide primavere. Aveva (e ha ancora) i capelli neri su un viso piccino, gli occhi serrati e la boccuccia simile a quella di un uccellino che pigola la sua fame. Rosa, piccola, a stringere un ciuccio. Sai, uno di quelli del Ciccio Bello, con la punta lunga, che tuttavia, una volta sparita dentro la bocca, faceva il suo effetto.
Una cuffietta rosa, un camicino di tela con una rosellina, una bavaglia e un paio di pantaloncini che la bontà di mia madre aveva cucito per ripararla dal freddo.
Non faceva nulla, voglio dire non piangeva, non faceva la pipì. E a me piaceva ancora di più per questo. Quel suo silenzio era sacro e vi potevo attribuire tutta la mia immaginazione.
(Oh, cosa avrei dato per vedere le mie figliole giocare con quella passione, con quella fantasia che mi spingeva a portare la neonata al mercato, con la nonna, dentro la carrozzina e a fingere che fosse la sorellina che tanto desideravo!)
I miei quattro anni le hanno un po' smangiucchiato le dita, tanto a costringermi di andare a cercarne un'altra, nei mercatini, da adulta.
Ora stanno entrambe in una vetrina, ma lei, la neonata, è la mia preferita. L'altra è solo la bella copia, intatta, perfetta, ma vuota, perché non ha ricordi dentro.
Ti ho voluto raccontare questo aneddoto per dirti quanto siano importanti, per me, le tue bambine. Le tue neonate. E quante emozioni io attribuisca loro, sicché ogni volta che le stringo, il ricordo mi riempia e mi consoli dalle brutture della vita.
Ecco, questo vorrei anche dire ai signori che sprecano l'inchiostro dei giornali sulle reborn, anziché occuparsi degnamente dell'infanzia tradita, derubata, uccisa.
Ti abbraccio e ti dico: GRAZIE.
Con affetto
M."