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A drinking game

Ultimo Aggiornamento: 26/07/2016 00:32
26/07/2016 00:32
 
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[ Fortezza Ancestrale ] Alexandra, Danae
Riassunto: Vinta dalla curiosità, Danae sgattaiola nella Sala Comune della Fortezza e lì trova la Maga, intenta ad ordinare del cibo. Le due donne conversano educatamente quindi, per sconfiggere la noia, la Contessa propone ad Alexandra un gioco: l'una dovrà parlare di sé e l'altra dovrà tentare di capire se ti tratti di verità o di menzogna. Chi sbaglia o chi viene scoperta beve. Vengon fuori delle notizie assai personali e pare che fra le due inizi ad instaurarsi della reciproca comprensione.

Commento: Sarebbe dovuta essere una semplice role per passare il tempo e ne è uscito un capolavoro! [SM=g27827]

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ALEXANDRA [[Sala Comune]] E’ così, stanotte. La sala comune è totalmente sgombera, così come probabilmente anche la Fortezza. Ma è comune, in questa stagione, molto accomodante per coloro che vogliono muoversi per il regno in tutta tranquillità, senza eccessivi impedimenti dovuti al maltempo. La finestra è stata totalmente spalancata, così da far entrare un po’ di aria dall’esterno, che non dona all’ambiente più frescura di quanta non ce ne sia, m’almeno la rende più respirabile. I capelli dell’Eletta son stati raccolti in un’acconciatura tipicamente nordica, e solo qualche ciocca vi sfugge, andando a carezzarne l’esile collo. Indossa un abito estivo, smanicato e dalla scollatura a v che mostra le forme del suoi seni. Il bustino, d’un tessuto violaceo e ceruleo damascato, s’apre poco sotto i fianchi a mò di sirena. Al collo svetta il medaglione con un rubino incastonato sulla sua base d’oro, al dito il sigillo del supremo, un gioiello pesante, ingombrante, dalle fattezze impegnative. Ai fianchi, nascosti nella cintura dorata, vi sono i soliti veleni, pozioni e sul fianco sx il pugnale affilato opera dei maestri dei mestieri. Se ne sta seduta sulla poltrona, a osservar le rade fiamme del caminetto, Dierna sta arrivando, dal fondo della sala.

DANAE [ . > Sala Comune . ] Da giorni oramai soggiorna nella Fortezza che ha imparato ad apprezzare ancor di più: tutti i giorni, difatti, la Nordica si concede delle lunghe passeggiate per i corridoi perdendosi nella beltà degli affreschi e dei gingilli artistici che arredano con gusto l’austero maniero. Anche questa sera la Normanna se ne va a zonzo per la Fortezza Ancestrale, passeggiando con le mani intente a reggere gli orli della veste così da evitare di inciampare e da incedere più agilmente. Il corpo florido e dalle fattezze indubbiamente nordiche è abbigliato con una veste dai colori cupi, dalle tonalità che più toccano il cuore della ragazza: prevalentemente scuro, l’abito è dotato di inserti di color vinaccia, sui quali sono ricamati degli inserti floreali; la veste presenta anche un cappuccio, il quale è volutamente lasciato morbido all’altezza del collo, col capo libero e coi capelli castano scuro acconciati in uno chignon ordinato. [ // g03.a.alicdn.com/kf/HTB12ntqIFXXXXb4XpXXq6xXFXXXu/ELVEN-font-b-DRESS-b-font-Gothic-font-b-Vampire-b-font-Medieval-Renaissance-Hooded-S... ] I pendenti oscillano colpendo quasi i lobi delle orecchie ad ogni passo di Danae, almeno finché lo sguardo non incontra l’imago di Dierna: lesta nonostante l’età, la serva si sta accingendo ad entrare nella Sala Comune. Ed ecco che la ventiduenne vira verso quest’ultima stanza, vittima della curiosità che assedia il suo animo da quando è nata.

ALEXANDRA [[Sala Comune]] La vecchia donerà un caldo sorriso all’ospite, mentre compie gli ultimi passi che la separano dalla maga, verso cui verrà rivolto un saluto e delle domande su cosa intende consumare. E’ evidente che l’ancestrale è rientrata da poco, probabilmente il mantello nero ripiegato e la borsa a tracolla dal cuoio egualmente scuro, potrebbero dare questo indizio. [Portatemi un piatto di quello che avete cucinato, Dierna. Ma non troppo ricco, dato l’orario preferisco mangiare poco. E del vino speziato, o sidro. ] mormora, con tono profondo e rilassato. Sospira, riempiendo i polmoni di quell’aria carica degli odori degli incensi, delle pergamene, di legna bruciata e altre fragranze più o meno pungenti. La Fortezza è, dopotutto, un edificio antichissimo, il più antico dopo la Torre Oscura. La vecchia annuirà e, retrocedendo, andrà a porre la medesima domanda anche all’allieva, ch’è ormai stata accolta da tempo fra quelle mura, per potersi preparare in vista dell’esame d’ammissione alla congrega.

DANAE [ . Sala Comune . ] Si accosta alla porta, poggiando i palmi delle mani sulla superficie lignea di quest’ultima per meglio intuire chi vi sia al di là del muro; la voce della Suprema carezza senza fatica l’oto della giovane e con altrettanta agilità viene riconosciuta. Senza neanche spiare ulteriormente, Danae sa che la serva s’è inchinata fugacemente e può udirne i passi che conducono Dierna nuovamente fuori dalla Sala Comune. Dopo un rapido incrocio di sguardi ed un sorriso rivolto alla vecchia, la Normanna accosta il pugno serrato alla porta, bussando un paio di volte per richiamare l’attenzione della Maga. [ Bonsoir, Madame. Posso? ] Il suo accento franco tradisce la sua identità, così come il pomposo fruscio di vesti che l’accompagna come di consueto. Attende il benestare della donna per proseguire oltre, indugiando sulla soglia in attesa.

ALEXANDRA [[Sala Comune]] Ed ecco che, pochi attimi dopo che Dierna arretra, per tornare in cucina e preparare quanto richiesto, comparirebbe anche l’aspirante. [Venite pure, Danae. Arcane Imperia.] Mormorerebbe, adagiando con comodo le spalle sullo schienale della poltroncina, a cui aderirebbe con la stessa morbidezza con cui l’elegante abito ch’indossa rimane ben aderente alle sue forme femminili, mature. [Sentitevi libera di ordinare qualcosa da Dierna, abbiamo anche del buon vino speziato.] sussurra, con una lievissima nota d’orgoglio. Dierna è molto abile in cucina, e lei è sempre più che lieta di fargli dono delle più improbabili spezie con cui preparare dei liquori e piatti sempre diversi. [Vi siete ambientata?] le domanda, infine, facendole un gesto, con la mano destra, di accomodarsi sulla sedia alla sua sinistra, l’unica vicina e sgombera dai suoi averi.

DANAE [ . Sala Comune . ] Una volta concessole di accostarsi, la Normanna lascia indietro ogni timidezza e si fa avanti, prendendo posto sulla poltroncina indicata dalla Suprema. Sorride a quest’ultima, scrollando le spalle. [ Ho già mangiato, Vi ringrazio. Però gradirei volentieri un po’ di vino ] Conosce molto bene le doti culinarie di Dierna ed è certa che la donna sia altrettanto brava con le bevande. Lo sguardo indugia sui connotati di Alexandra sino a cercare gli occhi limpidi come i suoi, indi annuisce con vigore. [ Oui, Madame. Passeggio spesso ed ormai so orientarmi piuttosto bene ] Non ha avuto modo di chiacchierare con altri Aspiranti o membri della congrega e si è limitata a studiare ciò che le è stato consegnato, documentandosi sulle basi dell’ordine di cui desidererebbe far parte. Giocherella distrattamente con la stoffa scura della veste, lasciando scomparire le dita nelle pieghe dell’abito e lisciandone la superficie con maestria; indi, rialzerebbe il capo. [ Vi ho disturbata? ]

ALEXANDRA [[Sala Comune]] L’Anziana Dierna, dal fondo della sala, sentirebbe la richiesta della Normanna, proprio pochi attimi prima di svanire oltre la soglia segreta che conduce all’altra ala della Fortezza, e che Danae ha di certo già imparato. Uno dei tanti passaggi segreti di quell’antico maniero. [ No, affatto. Sono appena rientrata. E voi, come vanno gli studi? Quando vi sentirete pronta non avete che da scrivermi.. E fino ad allora potete chiedere dei tomi da leggere per vostro diletto e non, vi manderò la lista dei libri che potete consultare] lascia a intendere che ve ne siano altri su cui non può metter ancora mano, ma è piuttosto ovvio dopotutto. Fletterebbe il capo verso la spalla destra, per osservar di sbieco la figura giovanile e decorosa dell’allieva, fissandosi anch’essa sui suoi occhi, specchio di quell’anima di cui può effettivamente vederne i contorni, moti e colori, qualora desiderasse farlo. Rimarrebbe in silenzio, a studiarla per l’ennesima volta.

DANAE [ . Sala Comune . ] Siede composta, con le gambe premute una contro l’altra senza accavallarle, proprio come l’etichetta impone; le braccia sono piegate all’altezza del grembo, le spalle dritte così come il collo ed il capo. Con lo scorrere dei minuti la Normanna si rilassa un poco, ammorbidendo la tensione che tratteneva i dorsali e lasciando la tesa un po’ più ciondolante. [ Lo studio procede bene, Madame. Passo molto tempo sui libri e mi pare di ricordare ciò che leggo, probabilmente perché è tutto molto interessante ] Sfodera un sorriso luminoso e convincente, annuendo appena per rafforzare quanto detto. [ Merci, lo apprezzerei davvero ] Altri tomi significano maggiore conoscenza e di quest’ultima Danae è ghiotta, si sa. Tanto ghiotta da rischiare di morire. Ma non è questo ciò a cui la ventiduenne pensa adesso. [ Uhm, Vi va di fare un gioco? ] Una richiesta simile fu avanzata a lei da Alexandra stessa tempo fa, in vista di indagini su una determinata pozione. Sperando di stuzzicare la curiosità e l’interesse della donna, la Nordica si umetta le labbra e prosegue col suo monologo. [ Sono stata una cortigiana per molto tempo e le dame si stancavano di passare le ore a scambiarsi moine, così abbiamo cominciato ad escogitare stratagemmi per rendere il tutto più.. movimentato! ] Sorride ancora [ Mi siederò di fronte a Voi, entrambe avremo in mano un calice di vino. Ci racconteremo dei dettagli sulle nostre vite e dovremo cercare di capire se l’altra mente. Se indoviniamo, la nostra avversaria beve mentre se sbagliamo beviamo noi. Ci state? ]

ALEXANDRA [[Sala Comune]] Osserverebbe il bel volto della sua interlocutrice, la cui fisionomia è evidentemente nordica, seppur più morbidi di quelli del nord più estremo. Ascolterebbe le sue favelle, a lungo, in silenzio. Annuirebbe alla sua proposta di gioco, in fondo si è prestata a testare una pozione magica, perché non accettare? Non ha alcun oberante impegno a cui rispondere stanotte, quindi perché non rilassarsi un po’, sulla poltrona, per testare le sue abilità menzognere? In fondo non le dovrebbe uscire male, avendole studiate a fondo, con molto impegno, per anni. Ed è un allenamento utile. [ D’accordo. ] risponde e, proprio in quell’istante, giungerà Dierna, dalle cucine, con un vassoio su cui v’è adagiato un fiasco di vino speziato, due calici, un piattino con dei dolciumi e uno con dello stufato e qualche erba bollita e ben condita. La vecchia appoggerà il tutto sul tavolinetto dinnanzi a loro e, con poche parole di saluto, prenderebbe congedo, per tornare in cucina o per ritirarsi nella sua camera a riposare.

DANAE [ . Sala Comune . ] Dierna arriva e con sé reca tutto ciò che serve alle due donne per rifocillarsi e per giocare. [ Merci ] Ha rinunziato al suo comportamento troppo rigido, sforzandosi di ringraziare la servitù sebbene per anni le abbiano insegnato diversamente; sta modellando il proprio carattere, rendendolo più docile proprio come le richiede il loco e la congrega che le interessa, eppure, di tanto in tanto, la sua malizia ritorna a galla. Ora che si trova a ghermire con entrambe le mani il calice di vino, sorride come una bambina a cui abbiano appena donato una bambola, annusando la bevanda senza portarsi la coppa alle labbra, lasciando il liquido scuro per il gioco che sta per avere inizio. In silenzio si siede sul bordo della poltroncina, avvicinandosi ad Alexandra senza sfiorarla, specchiandosi nel chiaro degli occhi della figura baciata dal fuoco che è parata dinnanzi a lei. [ Sono nata diciannove anni fa, in una terra molto lontana da qui. I miei modi li ho ereditari da mia madre, che mi ha istruita ed accompagnata nella crescita. ] Tace poi, allungando la mancina per appropriarsi di un dolcetto che subito sparisce nella sua bocca: il sapore della pietanza si diffonde, dolce ed appagante. Cosa ne pensi, Alexandra?

ALEXANDRA utilizza [Empatia 3]: 74 + 60 = 134 su 75 (Prova perfettamente riuscita)

ALEXANDRA [[Sala Comune]] Si chinerebbe in avanti, col busto, per afferrare il calice di vino, opportunamente riempito, ed avvicinarlo al naso, per bearsi dell’inebriante aroma della bevanda. Non beve quasi mai fuori dalla Fortezza, preferisce non fidarsi, ma in rare occasioni, quando ha la certezza che non siano state alterate da sostanze nocive, se ne allieta ben volentieri. Andrebbe a guardare nuovamente Danae negli occhi, e studierebbe attentamente il suo viso, dando inizio anche al suo di gioco. Cercherebbe di denudare il suo volto, e come se fosse una rosa, staccherebbe dal ramoscello ogni singolo petalo, girandolo e rigirandolo per poterlo osservare da ogni prospettiva. Ne scruterebbe lo spessore, le sfumature delle sue tonalità, la sua cedevolezza al tatto, la sensazione che le trasmette al tatto e infine anche il suo profondo aroma. Perciò non lascerebbe nulla al caso, studierebbe con attenzione i lineamenti del volto della Normanna, per intuire dalla tonalità della voce, dalle sue parole, dalle emozioni che scorrono sul suo volto candido e dai segnali che può donarle il suo modo di fare, come i movimenti, i respiri, la ritmicità dei battiti delle ciglia e non soltanto. [Empatia lvl.3] [Falso?] risponderebbe. [ Ho trascorso una tranquilla infanzia al forte di Crysanies, mi ha allevato mia zia, che mi ha trasmesso un grande interesse nello studio della storia e araldica. ] mormorebbe, con pacatezza e tranquillità. Le parole dovrebbero scorrere dalla sua bocca pure, cristalline come l’acqua che sgorga dalle sorgenti d’alta montagna. Gli occhi non dovrebbero mostrare segni della falsità del suo racconto, così come neanche il suo respiro, i battiti delle ciglia e qualsiasi microespressione possa dare a intendere il contrario. [Sotterfugio lv.3]

ALEXANDRA utilizza [Sotterfugio 3]: 12 + 60 = 72 su 75 (Prova fallita)

DANAE [ . Sala Comune . ] Sente su di sé lo sguardo rapace di Alexandra, come se i ghiacci del Nord la fissassero. La Suprema intuisce l’inganno e la smaschera dopo averci pensato un po’, minando l’ilarità della ventiduenne. Quest’ultima, piccata, indirizza un sorriso educato alla donna, mascherandovi sotto il proprio disappunto, indi solleva il calice come a dedicare alla Nordica i suoi sorsi; da perdente qual è, accosta la coppa alle labbra, suggendo senza troppa avidità, consolandosi col sapore speziato del vino. [ Questo vino è così buono che mi auguro di perdere ogni volta ] Fa spallucce, mentendo ancora. Chissà se l’altra l’ha capito. La fitta all’orgoglio smette di bruciare mentre le labbra della Suprema si schiudono: lo sguardo di Danae atterra sul viso della sua interlocutrice, studiandone ogni minimo mutamento. La tranquillità e la pacatezza che accompagnano il dire di Alexandra sono tali da indurre la ventiduenne a pensare che ella dica il vero, eppure la sensibilità della Contessa percepisce una nota stonata: forse è stata l’eccessiva naturalezza della dama baciata dal fuoco ad impensierire la Normanna, forse il leggero mutamento di voce che ha subito il tono dell’altra con le parole “ tranquilla infanzia”. Danae non si esprime subito, serrando le labbra per gustarsi i rimasugli del vino e riflettendo su cosa rispondere. [ Falso ] Non ne è sicura, ma ormai la frittata è fatta; l’indice carezza il perimetro circolare del bordo del calice, attendendo di scorgere i movimenti della donna.

ALEXANDRA [[Sala Comune]] Deve rilassarsi un po’ per poter riuscire a mentire con maggior capacità, soprattutto riprendersi dall’onerosa giornata. Farebbe quindi un lungo sorso di vino, beandosi della sensazione di fuoco che le esplode in gola mentre deglutisce quel nobile liquido. Quindi, appoggiando il calice sul tavolo, prenderebbe il piatto di portata, preparatole da Dierna, contenente del semplice stufato con delle erbe trovate aromatizzate con olio e limone, di cui ha qualche pianta nella serra di superficie. Afferrando la posata prenderebbe a mangiare un po’, lasciando tutto il tempo alla giovane di tentare un nuovo attacco menzognero.

DANAE [ . Sala Comune . ] Le iridi guizzano sui movimenti rapidi seppur eleganti di Alexandra, seguendo il tragitto del calice sollevato dalle membra della stessa; Danae nasconde appena il sorriso trionfante che troneggerebbe sulle sue labbra, domando la propria competitività ed appropriandosi dell’ennesimo dolcetto. Temporeggia senza sentirsi in colpa, permettendo anche alla sua interlocutrice di godersi il pasto in estrema tranquillità. Questa volta opta per la verità, decide di non mentire, solo che l’altra non lo sa. [ Alla morte di mia madre, mio padre si risposò e dalla nuova sposa ebbe un figlio maschio, un erede, ragion per cui io fui spedita in convento. Lì mi istruirono ed appresi il latino, conobbi gli stili dei decoratori di Chiese ed appresi l’arte della politica. ] L’arte della menzogna, così le suore solevano chiamarla. Non c’è traccia di bugia o di incertezza sul viso pallido della Normanna, ragion per cui ella vede bene di corrugane appena la fronte per donar ad Alexandra l’idea di preoccupazione; Danae si prodiga persino di mordersi fugacemente il labbro, chissà che questo non istighi nella donna baciata dal fuoco dei fatui sospetti.

ALEXANDRA utilizza [Empatia 3]: 64 + 60 = 124 su 75 (Prova riuscita)

ALEXANDRA [[Sala Comune]] Dopo un paio di bocconi, vedendola pronta per un nuovo attacco menzognero o forse veritiero, andrebbe a guardarla nuovamente in volto. Cercherebbe di denudarla totalmente, di ogni pizzo, seta o altro fregio di cui può essersi avvolta con eleganza naturale. Cerca di comprendere fra movimenti, toni di voce, sguardi se dice la verità o se sta simulando emozioni o ricordi che invece non esistono. [Empatia lvl.3] Dovrebbe riuscire, in base alla sua esperienza,a captare quei tentativi troppo vacillanti e insicuri, di mascherare la verità con le vesti della falsità. Perciò, flettendo appena le labbra, mormorerebbe con una certa sicurezza [Vero]. Attendendo poi un eventuale riscontro. Pondererebbe a lungo su ciò che dire, dopodiché, cercherebbe di concentrarsi. Avvalendosi del suo sangue norreno, figlio del ghiaccio e del fuoco, cercherebbe di svuotare il suo volto e la sua anima da ogni singola emozione. Via ogni divertimento, ogni curiosità, ogni sfumatura di stanchezza e di fame. Cercherebbe di ricreare sul suo volto quella maschera di ghiaccio che adorna i volti di quasi tutti i nordici, abbellendola con ricami e donandogli spessore con la sua capacità menzognera, che dovrebbe renderla ancora più assoluta. E a quel punto cercherebbe, con tono atono, privo d’anima, come quello della sua primogenita cainita, cercherebbe di mormorare la seguente frase [Mia madre è ancora viva] la voce dovrebbe apparire piatta, il quadro interiore svuotato d’ogni colore e sfumatura. Verità o menzogna? Come si può capire se viene detto in modo del tutto… vuoto? [Sotterfugio lvl.3 + Sangue freddo lvl. 3]

ALEXANDRA utilizza [Sotterfugio 3]: 86 + 60 = 146 su 75 (Prova perfettamente riuscita)

DANAE [ . Sala Comune . ] Ancora una volta, il suo eccessivo entusiasmo è smorzato dall’acuta capacità d’osservazione di cui la Maga è dotata; ancora una volta, le spalle di Danae si rizzano spinte dall’orgoglio infinito della ragazza ed il collo s’allunga spingendo il mento verso l’alto con un moto sprezzante. La destra – quella che regge il calice – trema appena, quindi la fanciulla porta il bordo del recipiente alle labbra di controvoglia, vuotando quest’ultimo e placandosi col gusto intenso del vino. Sorride fugacemente ad Alexandra, stringendosi nelle spalle [ Siete brava ] Glielo concede a denti stretti. [ Mi farete ubriacare! ] Fortunatamente, Dierna ha munito le due donne di una brocca del suo delizioso vino speziato, fonte alla quale la Normanna attinge senza fare tanti complimenti. Nel giro di un minuto il calice è di nuovo pieno e la Contessa si prepara nuovamente a giocare. Osserva il bel volto algido dell’altra e non vi legge nulla, quasi i connotati della Suprema fossero un libro di pagine bianche, candide come la neve. Persino le sue parole suonano vuote ed esanimi ad un ascolto attento, causando in Danae una palese confusione. Questa volta l’Aspirante non mente, ammettendo la sua impotenza. [ Non lo so, davvero.. ] Non c’è sentimento nel dire di Alexandra e non è facile per la sua rivale captare un segnale di cedimento. Ecco perché la Nordica si arrovella per cercare una soluzione a tale rompicapo, trovandosi a credere che un lutto non lascia mai le persone indifferenti e che la sofferenza di tale perdita avrebbe certamente velato il viso della donna baciata dal fuoco. Se sbagliasse peccherebbe meramente di ignoranza, tradita dalla poca conoscenza del carattere della sua interlocutrice e rivale. Sta a lei parlare e questa volta le parole sgorgano dalle sue labbra come un fiume di veleno. [ Sono vergine ] Asserisce, fissando la Maga negli occhi e ricambiando lo sguardo col suo, chiaro e limpido in apparenza. [ Crescendo in convento non mi sono mai avvicinata ad un uomo. Non ho mai conosciuto l’amore.. ] Anche s’avesse giaciuto con qualcuno, avrebbe comunque la certezza d’aver amato?

ALEXANDRA utilizza [Empatia 3]: 38 + 60 = 98 su 75 (Prova riuscita)

ALEXANDRA [[Sala Comune]] [ E’ falso. Lei è morta dandomi alla luce. ] mormora, spiegandogli la verità, sebbene non richiesta. [ Sì, ho avuto molti anni per esercitarmi. Sono due arti molto utili. ] si riferisce ovviamente alla menzogna e al saper svelare bugie e inganni. [ Berrò comunque, tenendovi compagnia. ] Aggiunge dopo un po’, prendendo il calice di vino e bevendone una lunga sorsata, per accompagnare qualche altro boccone di stufato che, c’è da dire, è davvero buono e giustamente speziato. La guarderebbe ancora, ascoltandone le favelle e cercando di captare ogni segnale che possa farle intendere che dice il vero o viceversa, che sta simulando o inventando di sana pianta la verità. La osserverebbe, proprio come un’orefice studia ogni sfaccettatura della pietra preziosa che sta lavorando. Infine, con abbastanza certezza, mormorerebbe. [Falso, giusto?] domanda, infine, richiudendosi nel silenzio per qualche lungo istante, dopodiché, senza alcuna simulazione stavolta, mormorerebbe al seguente frase. [Ho sempre desiderato diventare una Maga, fin da quando fui abbastanza grande da capire che esisteva la Magia. ] stavolta dice la verità. Apparentemente non sembra che lo stia facendo per pietà, o per ammorbidire il suo tedio, ma chissà che non voglia darle una soddisfazione.

DANAE [ . Sala Comune . ] Ancora uno sbaglio, solo che questa volta non c’è rabbia ad attanagliare il suo cuore pulsante; no, c’è un filo di tristezza a condire il suo sguardo chiaro, mentre la mente la riporta nelle stanze abitate da sua madre quando era bambina: sotto le sue narici compaiono gli odori decisi della Normandia e le iridi paiono accecate dal sole reso flebile dalle nuvole intimidatrici. Sebbene sia seduta sulla comoda poltroncina all’interno della Fortezza Ancestrale, la ventiduenne viaggia lontano – veloce come la luce – sino a raggiungere parti recondite della sua mente ove ha chiuso a chiave i ricordi più dolorosi. Per un attimo il volto della sua genitrice si fa spazio fra i lampi di colori che albergano nella testa di Danae ed il petto subisce passivamente il dolore della rimembranza, mentre le labbra si schiudono per rimediare al respiro mozzato dall’amarezza. Non risponde questa volta, non ha un monologo pronto ad arginare la sorprendente verità: dopo undici anni non è ancora riuscita a liberarsi dall’angoscia della perdita. Tale macigno le viene sbattuto in faccia con impeto, una forza che le fa sbattere ripetutamente le ciglia come un cucciolo indifeso mentre la destra conduce meccanicamente il calice verso la bocca e le labbra suggono dalla fonte il liquido rossastro sino a che l’animo della Contessa non si acquieta. Ed il gioco ricomincia. Inacidita dalla sua incredibile e malaccetta fragilità, si scaglia sulle parole di Alexandra senza pensarci troppo, decretandone di getto l’autenticità. [ Vero ] Le ha fatto piacere vederla bere assieme a lei, ha sentito la figura austera della Maga più vicina a sé. Proprio per questo la dentatura si avventa implacabile sulle labbra macchiate dal vino, mentre la coscienza si chiede più e più volte se sia il caso di confessare fra le righe il suo terribile crimine, la causa della sua venuta su Barrington. Ci pensa a lungo la ventiduenne, sistemandosi sul bordo della poltrona a fatica e lisciando le pieghe della veste, quindi, resa audace dai sensi compromessi dall’alcol, apre la bocca per l’ennesima volta, gettando la verità fuori come un pazzo che si suicida buttandosi da una rupe. [ Come avete giustamente detto Voi, ho mentito. Ho conosciuto l’amore di un uomo, un sentimento guidato da un ardore tale da bruciarmi completamente. Solo che quest’uomo era sposato ed io non accettavo di essere usata. ] Non guarda in faccia la donna dai capelli rossi, concentrandosi sul pentacolo che, come sempre, riesce a focalizzare la sua attenzione. Eppure le parole non smettono di sgorgare. E’ come se una crepa si sia aperta sul suo torace e miliardi di falene vi siano uscite, svolazzando sul suo corpo immobile. [ Così una notte sono sgattaiolata fuori dal castello in cui vivevo e mi sono mescolata alla folla; ho camminato per ore sino a raggiungere una piccola e sudicia bottega, lì ho acquistato del veleno. ] Non ha mai confessato a nessuno il suo crimine, i peli delle sue braccia si rizzano ad ogni verbo che l’oto percepisce. [ Non ho faticato nel corrompere il coppiere: un bacio sulla bocca, qualche moneta d’argento ed il veleno si era già mescolato al vino. Credetemi, sembrava il nettare più puro ed incontaminato che Dio avesse mai concesso all’uomo e la sua fragranza indusse la moglie del mio allora amato a bere con foga, sapevo che lo avrebbe trovato delizioso e così fu. ] Le iridi cercano il volto di Alexandra, tentando di leggere la disapprovazione che spera di trovare sul suo viso. [ Quando riuscii a farmi spazio fra la folla di servette starnazzanti la trovai a terra, con gli occhi sgranati e la bava alla bocca. Il calice era a pochi centimetri da lei ed il suo volto era cianotico; sembrava una di quelle Madonne dei quadri, una donna in estasi, in unione col divino. Eppure quella estasiata ero io, immensamente gioiosa di avere il mio amore tutto per me! Solo che quell’amore durò poco… ed eccomi qui. ] Ed eccola lì, a pezzi eppure tutta intera.

ALEXANDRA [[Sala Comune]] Avendo la giovane intuito la verità, fa un lungo sorso di vino, abbassando poi la coppa sino all’altezza dei seni, morbide colline pallide e lisce come la più elaborata maiolica che si perdono in quel tessuto damascato, che pare risaltarne il candore. Ascolta in silenzio il suo racconto, che di certo non s’aspettava ma la lascia fare, continuando fra sé ad analizzarne ogni sfumatura, per accertarsi che non sia un estremo tentativo menzognero, che vorrebbe farle scorrere sotto al naso velato dalla commiserazione. Ma non è così e se ne accorge, è puramente veritiero. [ Veleno, veleno. In tanti lo definiscono un’arma femminile per eccellenza. E per noi due è comprovato. Voi per amore di un uomo che non potevate avere, io per amore della libertà che mi era stata privata. In un modo o nell’altro la ruota gira, e questo fa parte del vostro equilibrio. ] mormora, non avendo alcuna intenzione di fargli peso delle sue azioni. In fondo al suo cuore, la sua staticità e servilismo nei confronti della legalità vacillano spesso, dopotutto ha donato la sua vita all’equilibrio, ed è naturale che negli anni ne venga condizionata.

DANAE [ . Sala Comune . ] Si sente leggera come una farfalla, libera come una colomba. Incredibilmente, non v’è traccia di disgusto sul viso di Alexandra, ma dalle labbra di quest’ultima escono parole di comprensione, l’ultimo sentimento che la ventiduenne si sarebbe aspettata di ricevere in cambio della confessione del suo crimine. Ancora sbigottita dall’emozioni forti che hanno scosso il suo corpo florido, trangugia i resti del liquido color vinaccia ancora presenti nel suo calice quindi scatta in piedi, acquistando la posizione eretta e posando il contenitore accanto al piatto dei dolciumi. [ Siete una donna saggia, Madame Alexandra ] Non v’è dubbio ch’ella possa mentire, è palese che stia dicendo il vero. Con gli occhi bassi dedica un sorriso alla Maga: si sente capita, scusata e per lei non è poco. Indugia ancora qualche attimo, indecisa sul da farsi, indi si prepara per il commiato. [ E’ bene che mi ritiri nelle mie stanze! Debbo dormire un poco, domani sarà un’altra giornata di studio intenso. ] Anche la Maga la segue, dopo aver domandato all’inserviente di liberarsi dei piatti e bicchieri usati.

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