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libri anonimi

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2016 08:25
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Post: 2.265
Giudice*****
Utente Veteran
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01/06/2016 20:06
 
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Ciao, rieccomi qui per proporvi un quesito che io stessa spesso mi faccio: c'è qualche libro che ritenete sopravvalutato?
Quel libro che tutti ritengono un classcio, sublime, degno di essere letto e riletto, ma che a voi è indifferente, anonimo...

Chiarisco che può essere un classico o un libro ,oderno, una trilogia... insomma quel qualcosa che vi ha fatto dire "Bah!", di cui non riuscite a capire la fama.


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milla4


Post: 328
Giudice***
Utente Senior
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15/06/2016 23:36
 
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Spero di non attirarmi l'Ira divina ammettendo di non essere pienamente amante della letteratura classica italiana, tralasciando alcune eccezioni (poche ma buone, direi).
I romanzi che più mi hanno lasciato perplessa per la fama ottenuta sono stati "Bar Sport" di Stefano Benni e "Febbre gialla" di Lucarelli. Non mi hanno lasciato assolutamente nulla. Sono arrivata alla conclusione con fatica, chiedendomi effettivamente il perché della loro piccola fortuna nel gigantesco mercato librario.
I gusti in fatto di romanzi sono personali, quindi spero di non ricevere minacce di morte camuffate [SM=g27990]
Post: 2.265
Giudice*****
Utente Veteran
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17/06/2016 23:42
 
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Ma, guarda, ti capisco: quando dico in giro che "Il nome della rosa" mi ha lasciata indifferente e, talvolta, annoiata, mi guardano come se fossi uno strano alieno analfabeta.

Come se perché considerato "classico" debba per forza "darti" qualcosa, mentre io l'ho letto e lo considero un comunissimo libro che oltretutto non mi ha fatto impazzire.

Bah...
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milla4


Post: 1.035
Utente Veteran
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29/08/2016 10:32
 
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Re:
milla4, 17/06/2016 23.42:

Ma, guarda, ti capisco: quando dico in giro che "Il nome della rosa" mi ha lasciata indifferente e, talvolta, annoiata, mi guardano come se fossi uno strano alieno analfabeta.

Come se perché considerato "classico" debba per forza "darti" qualcosa, mentre io l'ho letto e lo considero un comunissimo libro che oltretutto non mi ha fatto impazzire.

Bah...



Parli con una di cui uno dei romanzi preferiti è appunto “Il nome della rosa”... ^^”
Credimi, all’inizio neanche io riuscivo a digerirlo: le prime cento pagine sono state a tal punto monotone che ogni giorno declinavo i miei propositi di lettura e rinunciavo ad andare avanti. Dopo una settimana di strenuo diniego, mi sono inculcata in testa di finirlo il prima possibile e ho recuperato tutto il ritardo: nel giro di un paio d’ore avevo mantenuto la mia promessa e avevo terminato il libro. Inutile ribadire che, dalla metà in poi, l’ho trovato davvero stupendo: trama, finale, significato di fondo, ambientazione. Lo reputo uno dei capolavori della narrativa italiana e ha ritagliato un posto speciale nel mio cuore.
Non concepisco, a dire il vero, come un libro del genere possa lasciare “indifferenti”: scusami se ti sembrerò scortese (^^’) ma la trama thriller/bibliografica che Jorge si ostina a celare è senz’altro uno spunto interessante di riflessione ‒ al pari del ruolo che rivestivano le donne durante il Medioevo. Insomma, io ho amato il libro e ritengo che sia proprio degno di essere diventato un “classico” della narrativa...

La stessa cosa, purtroppo, non è accaduta per “La solitudine dei numeri primi”: l’ho letto in parallelo a “Il nome della rosa” e il contrasto si è rivelato eclatante. Non disprezzo la trama proposta dall’autore (due vite recise, un unico destino e tanti altri cliché però ben gestiti), tuttavia la resa narrativa verso il finale mi ha lasciato un po’ interdetta. Mi premetto di dire che ho amato la caratterizzazione di Mattia (che è proprio ben riuscito come “ragazzo disturbato”) e anche Alice non è male: forse è proprio la sua personalità a non essermi gradita, tuttavia riconosco che è l’“effetto collaterale” dovuto ai suoi vecchi problemi. Ho odiato, con tutta me stessa, il finale: okay, è intrigante la ricorrente allusione ai numeri primi ma l’ho detestato. È troppo brusco, affettato e repentino; non sono riuscita neanche a starci male. Insomma, tutto il discreto lavoro è stato demolito alla fine e non mi ha trasmesso alcunché a livello emotivo ‒ se non un vago senso di rammarico.
Sebbene questa sia una delle trame reputate più coinvolgenti dal punto di vista morale, devo ammettere che l’efficacia è molto meno clamorosa di altri bestseller quali “Mille splendidi soli” (lo dico perché, tra i romanzi di Khaled Hosseini, lo annovero come il mio preferito) o, ancora, di “Cime tempestose” o “Anna Karenina”.
Post: 2.265
Giudice*****
Utente Veteran
OFFLINE
05/09/2016 08:25
 
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Re: Re:
MaryScrivistorie, 29/08/2016 10.32:



Parli con una di cui uno dei romanzi preferiti è appunto “Il nome della rosa”... ^^”
Credimi, all’inizio neanche io riuscivo a digerirlo: le prime cento pagine sono state a tal punto monotone che ogni giorno declinavo i miei propositi di lettura e rinunciavo ad andare avanti. Dopo una settimana di strenuo diniego, mi sono inculcata in testa di finirlo il prima possibile e ho recuperato tutto il ritardo: nel giro di un paio d’ore avevo mantenuto la mia promessa e avevo terminato il libro. Inutile ribadire che, dalla metà in poi, l’ho trovato davvero stupendo: trama, finale, significato di fondo, ambientazione. Lo reputo uno dei capolavori della narrativa italiana e ha ritagliato un posto speciale nel mio cuore.
Non concepisco, a dire il vero, come un libro del genere possa lasciare “indifferenti”: scusami se ti sembrerò scortese (^^’) ma la trama thriller/bibliografica che Jorge si ostina a celare è senz’altro uno spunto interessante di riflessione ‒ al pari del ruolo che rivestivano le donne durante il Medioevo. Insomma, io ho amato il libro e ritengo che sia proprio degno di essere diventato un “classico” della narrativa...

La stessa cosa, purtroppo, non è accaduta per “La solitudine dei numeri primi”: l’ho letto in parallelo a “Il nome della rosa” e il contrasto si è rivelato eclatante. Non disprezzo la trama proposta dall’autore (due vite recise, un unico destino e tanti altri cliché però ben gestiti), tuttavia la resa narrativa verso il finale mi ha lasciato un po’ interdetta. Mi premetto di dire che ho amato la caratterizzazione di Mattia (che è proprio ben riuscito come “ragazzo disturbato”) e anche Alice non è male: forse è proprio la sua personalità a non essermi gradita, tuttavia riconosco che è l’“effetto collaterale” dovuto ai suoi vecchi problemi. Ho odiato, con tutta me stessa, il finale: okay, è intrigante la ricorrente allusione ai numeri primi ma l’ho detestato. È troppo brusco, affettato e repentino; non sono riuscita neanche a starci male. Insomma, tutto il discreto lavoro è stato demolito alla fine e non mi ha trasmesso alcunché a livello emotivo ‒ se non un vago senso di rammarico.
Sebbene questa sia una delle trame reputate più coinvolgenti dal punto di vista morale, devo ammettere che l’efficacia è molto meno clamorosa di altri bestseller quali “Mille splendidi soli” (lo dico perché, tra i romanzi di Khaled Hosseini, lo annovero come il mio preferito) o, ancora, di “Cime tempestose” o “Anna Karenina”.



Tranquilla, ognuno ha le proprie idee e preferenze (il bello è proprio veder opinioni diverse); personalmente ho sentito le continue conversazioni filosofiche e teologiche nel libro assolutamente fuori contesto in un thriller che, sepour con una trama originale, ne risulta appesantito e di ritmo lento.
Troppe cose messe insieme e lo stile usato non mi ha fatto appassionare.
Personalmente lo trovo un libro come un altro, a volte pretenzioso.
Ciò che non sopporto in alcune persone (ovviamente non sto parlandp di te, tu hai esposto la tua opinione in modo calmo senza giudizi) è che essendo considerato un classico, deve piacere per forza oppure non lo si è capito.

Tenendo conto che un libro diventa classico a posteriori, l'autore non sa di star scrivendo un testo che rimarrà, a volte si dimentica che un "classico" è prima di tutto un libro che può piacere o non piacere.

Non ho letto "la Solitudine dei numeri primi" e quindi non posso dire molto, ma ho amato "Il comte di Montecristo" che, seppur considerato un mattone mi ha trasportato in piena epoca post napoleonica e mi ha coinvolto nelle macchinazioni.
Come anche ho amato "Dracula", un classico del suo genere.


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milla4


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