|
09/08/2016 10:39 | |
Re: Uno stupido gioco non ha mai ucciso nessuno - finora rhys89, 05/08/2016 11.56:
Uno stupido gioco non ha mai ucciso nessuno - finora di hes!
Titolo:
Il titolo è originale e molto ben azzeccato, con quella postilla finale che fa sorridere il lettore ed è preludio ad una storia dalle venature tragicomiche.
Mi è piaciuto molto anche che tu l’abbia ripreso alla fine, chiudendo il cerchio della storia esattamente come ha avuto inizio.
Sviluppo del gioco:
Allora, parto col dire che il tuo sviluppo del gioco è sicuramente uno dei più originali che ho letto non solo in questo contest, ma in generale: il gioco ha avuto un inizio molto classico, – con l’espediente di Sasha e di quel ricordo della sua infanzia – ma poi l’hai portato a concludersi non solo il giorno dopo, ma anche con un espediente innovativo (e soprattutto senza il consenso dei partecipanti e con la completa estraneità ai fatti di uno dei due).
Caratterizzazione dei personaggi:
Nonostante la narrazione sia focalizzata sul punto di vista di Eren sei riuscita a sviluppare molto bene la caratterizzazione di tutti i personaggi (protagonisti o comparse che siano) presenti all’interno della tua storia.
Partiamo con Sasha che ha rubato l’ennesimo spuntino dalle scorte: è lei che propone l’idea di questo gioco, e mi è piaciuto molto come escamotage perché la sua idea è completamente ingenua e disinteressata, volta soltanto a passare una serata diversa dal solito.
E poi una nota di merito va a quel “Lo chiamano "7 minuti in paradiso" e qui ci vuole, dato che stiamo all'inferno da troppo tempo”: mi ha colpito molto perché la ritengo una frase che, con tutta la semplicità tipica di Sasha, rispecchia perfettamente il tetro quadro della loro quotidianità.
Anche Connie che sfrutta ogni pretesto per le sue battute è assolutamente fedele a se stesso, così come l’insofferenza di Jean è propria di lui.
Mi è anche piaciuta Mikasa, nel suo piccolo, con quel “Facciamolo” tutto serio che potrebbe sembrare fuori luogo e invece ci sta decisamente bene perché è proprio della sua personalità.
Hanji poi è assolutamente meravigliosa: ce la vedo proprio ad impicciarsi in questo gioco che avrebbe dovuto essere innocente, e anche a tirarci dentro i più svariati partecipanti (i più dei quali probabilmente ignari di esserlo).
Così come mi è facile figurarmi Eren che spera di aver scampato quel massacro psicologico, mentre invece faccio un po’ fatica a immaginarmelo che se la svigna quando viene estratto il suo nome: Eren è un ragazzo irascibile e testardo, che tende a prendere qualsiasi cosa come una sfida a cui non si tira indietro; in caso, visto che comunque è vero che questo è un gioco che lui ritiene stupido, non penso si sarebbe fatto problemi a tirarsene fuori ben prima che venisse estratto il suo nome, andandosene per i fatti suoi da un'altra parte, magari.
Non mi ha convinto nemmeno il fatto che sia arrivato persino a sognarselo la notte, questo misterioso personaggio con cui avrebbe dovuto condividere i sette minuti in paradiso. Non che non mi sia piaciuto, eh, perché è una scenetta che mi ha fatto sorridere… solo non l’ho trovata molto verosimile, ecco tutto.
Ho invece trovato estremamente plausibile che Levi, per punirlo della sua incapacità di trasformarsi, lo costringa a ripulire il pavimento dalla cacca di cavallo, e anche che stia lì a supervisionarlo per assicurarsi che lo faccia come si deve.
La considerazione di Eren sul fatto che probabilmente “quel cavallo era pelato, senza zoccoli e più idiota”è superba, divertente è assolutamente verosimile.
Molto ben delineate le personalità sia di Eren che di Levi durante la prima parte di questa pulizia, con Eren che “dà sfoggio della sua sacra intelligenza” e Levi che si dimostra il solito, adorabile, acidissimo scaricatore di porto.
Dopo che la porta viene chiusa, Eren si fa cogliere dal panico, e questo è comprensibile: non solo è rinchiuso in una stanza maleodorante, ma quella stanza è a dir poco striminzita… e deve dividerla con Levi, di cui ha un sacro terrore.
La goffaggine con cui poi riesce addirittura a peggiorare una situazione già scomoda di per sé fa quasi tenerezza, e mi è piaciuta molto anche la sua personale interpretazione sul perché il cuore di Levi battesse così in fretta: il suo ragionamento è forse un po’ ingenuo, ma assolutamente sensato.
Ho apprezzato anche la scena del bacio, e non solo per gli ovvi motivi da fangirl, ma anche perché hai saputo dosare alla perfezione l’ingenua semplicità di Eren, un pizzico di romanticismo e l’effetto sorpresa finale, quando Levi – dopo quella che Eren aveva scambiato (erroneamente?) per una carezza – allontana malamente Eren da sé per potersi alzare e andare così a riaprire la porta.
La ricomparsa in scena di Hanji conferma la caratterizzazione perfetta che aveva avuto all’inizio, e quel sottolineare come tutti e tre (Hanji, Eren e Levi) abbiano avuto quello che – per tre ragioni diverse – stavano aspettando ha contribuito a consolidare anche le caratterizzazioni degli altri due.
In tutta sincerità, però, non mi è piaciuta l’uscita finale di Levi: un doppio senso volgare e a parer mio piuttosto squallido, che ha rovinato tutta l’atmosfera ambigua al punto giusto e altamente realistica che avevi creato con tanto impegno.
Senza contare che persino uno come Eren si sarebbe fatto venire qualche dubbio nel sentire una cosa del genere, e mi sembra un tantino inverosimile che l’abbia presa “come una sentenza di morte”. Avrei trovato più sensata una certa confusione mista a un più o meno marcato imbarazzo.
Stile e trama:
Prima di cominciare voglio fare una doverosa premessa: di solito non metto becco nella formattazione delle storie (anche perché se il carattere usato è troppo piccolo o non mi piace lo cambio sul file e il problema è risolto), ma nella tua storia hai creato quello che viene comunemente definito “un muro di testo”, il che ha conseguenze piuttosto spiacevoli.
La prima è che, aprendo la pagina, il lettore si trova davanti a un blocco quasi (qualche a capo c’è, anche se sporadico) unico di testo, senza spaziature, rientri o interlinee. Questo affatica gli la vista e lo rende istintivamente maldisposto verso la storia stessa, impedendogli di godersela appieno.
La seconda tocca anche un aspetto sintattico: norma vuole, infatti, che una volta terminato un concetto logico si vada a capo; questo presupposto è valido in particolare quando, in un dialogo, si passa da un interlocutore all’altro, perché altrimenti si può generare confusione su chi ha detto cosa.
La terza è più generale: dare alla pagina una forma più ordinata aiuta il lettore a districarsi tra le fila della trama, e inoltre i vari “a capo” contribuiscono non poco a scandagliare il ritmo del racconto, tanto quanto la punteggiatura (un punto e a capo crea uno stacco maggiore di un semplice punto, per esempio).
Ho voluto fartelo notare perché la storia è molto carina e scritta bene, ma con quest’impaginazione mi sono dovuta sforzare per seguirla dall’inizio alla fine. In tutta onestà, se me la fossi trovata di fronte al di fuori di questo contest non avrei nemmeno perso tempo a cercare di leggerla… il che è un vero peccato, perché invece merita.
Bene, e ora passiamo all’analisi vera e propria.
Lo stile usato in questa storia è fluido e lineare, costituito da una sintassi semplice ma ben curata: nonostante ci siano periodi anche piuttosto lunghi sono sempre ricchi di coordinate, e la struttura è tale che non si perde mai il filo logico del discorso.
Il lessico si suddivide drasticamente tra quello usato nella narrazione lineare, dove abbiamo un linguaggio piuttosto ricercato, e i discorsi (e i pensieri) diretti, dove invece troviamo espressioni colloquiali anche parecchio colorite. Ho apprezzato moltissimo questo contrasto, perché rende altamente verosimili i dialoghi – e i personaggi con essi – senza però abbassare il livello della narrazione.
Lo sviluppo della trama inizia in modo semplice per poi complicarsi sempre di più, aggiungendo imprevisti e colpi di scena che la rendono decisamente originale.
La storia si suddivide in due grandi blocchi: la prima parte dove viene presentato il gioco, e la seconda dove il gioco stesso trova la sua inaspettata conclusione.
La scena iniziale del falò è molto ben descritta, condita da riflessioni più o meno serie e battute più o meno scontate (ma sempre adatte alla situazione, e soprattutto al “mittente”). Mi è piaciuto – ma te l’ho già detto – l’escamotage di Sasha per dare il via al gioco, e anche come, una volta che Mikasa ha accettato di partecipare, tutti gli altri le sono andati dietro perché sì: in fondo quella ragazza ha il potere di riuscire a trascinare i compagni in ogni occasione, in mezzo alla battaglia come in momenti di svago.
Il paragrafo si conclude bruscamente con Eren che corre via, troncando a metà il gioco e lasciando il lettore – insieme a Eren stesso – con la curiosità di scoprire quale fosse questo famoso nome che Hanji ha estratto tra i molteplici bigliettini a sua disposizione.
La scena successiva vede un Eren amareggiato dalla sua incapacità di trasformarsi che si affanna a ripulire il pavimento sotto la supervisione di Levi.
L’atmosfera tra i due è pesante come sempre, ma diventa esponenzialmente più tesa non appena la porta si chiude dietro Levi, bloccandolo al buio con Eren in una stanzuccia già stretta di per sé e con l’aggravante di tutto il maleodorante fardello che ricopre mezzo pavimento.
Hai reso molto bene l’agitazione di Eren in questo frangente: il suo continuo agitarsi che lo porta poi a ritrovarsi in una posizione ambigua e compromettente con Levi trasforma quello che potrebbe sembrare un trucchetto scontato in un’inevitabile conseguenza della sua goffaggine.
Tanto più che invece Levi, decisamente il più intelligente tra i due, aveva fatto l’unica cosa saggia da fare: era rimasto fermo, consapevole probabilmente che l’unico modo per venir fuori da quella situazione spinosa era restare lucidi.
Ho trovato molto originale, oltre che adeguata al contesto, anche la riflessione di Eren che probabilmente il cuore di Levi batteva così forte per paura che lui si trasformasse in un gigante lì dentro: considerando che la tua storia è una Levi/Eren, il fatto che Eren stesso non ci trovi nulla di romantico in quella situazione ma, al contrario, si limiti a pensare a qualcosa di concreto e per nulla piacevole è al tempo stesso dannatamente frustrante, per il lettore, e decisamente realistico.
Quel bacio leggero – che bacio non sembra nemmeno – arriva inaspettato e confuso, e per una volta Eren dimostra tutta l’ingenuità dei suoi quindici anni in quella riflessione su ciò che gli aveva detto Christa sul fatidico “primo bacio”.
La tensione sale alle stelle nel momento in cui Levi gli passa una mano dietro la nuca… per poi esplodere in un nulla di fatto con l’ennesimo improvviso stravolgimento della situazione, che porta Eren a tornare coi piedi per terra da quelle pseudo fantasticherie e rendersi conto della situazione in cui si trova.
Sul provvidenziale intervento di Hanji, la battuta finale di Levi e la conseguente reazione di Eren mi sono già espressa, quindi non mi dilungo oltre.
L’ultima frase a effetto è veramente appropriata, un’ottima conclusione che chiude il cerchio iniziato col primo paragrafo e fa sorridere divertito il lettore.
Gradimento personale:
Della tua storia ho senza ombra di dubbio apprezzato sia l’accuratissimo IC dei personaggi (tutti, nessuno escluso) che l’originalità dello sviluppo… ma ad essere sinceri non mi è piaciuto molto, a livello personale, l’espediente della cacca di cavallo: grazie alla tua narrazione è facile immedesimarsi nei personaggi e nella situazione in cui sono, e in tutta onestà non mi ha fatto piacere immaginarmi anche l’olezzo persistente che li circonda (disintegrando oltretutto ogni possibile traccia di romanticismo).
Hola, baby! Come stai?
Non ho molto tempo, quindi sarò breve e concisa, si spera.
Permettimi di fare una "sintesissima" di quello che voglio dire: grazie mille, ti adoro. Amo come hai valutato, tantissimo. Ho apprezzato tutto moltissimo, i complimenti e le critiche. Anzi, forse più le ultime: amo scrivere, e ancor di più farlo dopo essere migliorata. Mi fido del tuo giudizio e credimi: non saranno solo parole scritte su questa piattaforma, ma le userò come metro per tutto quello che scriverò in futuro.
Okay, sono emozionatissima, ma ora vedo di procedere con più calma.
Siccome solitamente parto sempre dal fondo, riprendo ciò che hai scritto in conclusione, senza nascondere che mi ha fatto davvero sorridere.
Ti ringrazio per quanto hai detto sull'IC, e credimi: sto naufragando in un brodo di giuggiole per questo. Partecipando a giochi di ruolo, so quanto questo aspetto sia importante, dunque ho sempre un occhio di riguardo in più nei confronti della caratterizzazione del personaggio. Parlando dell'ultimissima parte (e degli altri punti che hai contestato), la battuta di Levi e la reazione di Eren, in effetti non posso darti torto, anche se il mio essere troppo fangirl preme per dire la sua. Mi faccio sempre coinvolgere troppo, e non riesco a mettere le mani avanti che già mi schianto di panza: per me è normale, quindi, essermi affidata al famelico sguardo a cuoricini di chi fa piovere sberle sulla storia perché "deve per forza andare così".
Dato che hai sottolineato questa amara verità, mi sento in dovere di prendere atto e provvedimenti: la prossima volta mi darò da fare affinché questo fangirling venga sedato almeno un pocuccio. Parlando sempre dello spazietto relativo al gradimento personale, anche su ciò che hai scritto sull'espediente della cacca di cavallo non so come poter uscire pulita (eh). Creo sempre delle situazioni imbarazzanti per i miei personaggi, cercando di mettere il punto su qualcosa che possa dar loro fastidio. L'idea della cacca mi è venuta così, a sentimento, e sono stata in apnea tutte le volte che mi sono immaginata la scena. In effetti, scriverla è un conto; pensarla un altro e leggerla tutta un'altra storia (me misera, devo imparare a rileggere quello che scrivo!).
Quoterei questa frase: "disintegrando oltretutto ogni possibile traccia di romanticismo", ma la riporto semplicemente perché non vorrei fare pasticci con i codici, dato che ho già quotato la valutazione. Dunque, riguardo a questa frase, posso dire che hai ragione ancora una volta, come ancora hai colto nel segno. Difetto di romanticismo come persona, e do sempre per scontato che l'attrazione sia ciò su cui si punta l'occhio. Ci credo che poi quasi senza accorgermene divento l'hulk delle cose che (c)ostruisco.
Okay, passiamo oltre: la trama. Su questo non posso dire molto, perché mi ha fatto sorridere troppo quanto hai scritto e, davvero, grazie mille. Non mi stupirei se mi scoprissi con le fossette, perché è mezz'ora che il mio gaudio personale sta scolpendo la mia espressione facciale. Ouch. Comunque, ad onor del vero, la mia parte preferita è l'introduzione, quando ha luogo il raduno del club degli idioti. Sasha, Connie, Jean ed Hanji sono i miei personaggi preferiti (oltre a Levi, che è il primo per tante ragioni) e non potevo non inserirli nella storia, dato che ho un debole per i tipi scemi e simpatici e vorrei concedermi qualche muta risatuccia nelle (roles/) storie. Più occasioni ho di farmi beffa dei personaggi, più sono contenta.
Per quanto riguarda l'impaginazione, direi che è tutto un "poooota!". Qui il bergamasco è d'obbligo, per me: non so mai come fare con la formattazione delle cose, tra codici ecc. Ho un debole per il giustificato e, infatti, nonostante sappia bene o male come orientarmi con le varie regole (grazie per avermi dato qualche dritta in più!) sul "come si scrive" ecc, tendo a metterle in disparte e focalizzarmi solo ed esclusivamente su quello che piace a me, senza riprendere ciò che è giusto o sbagliato. Spero non ti abbia dato troppa noia, dato che comunque quando leggo io stessa mi focalizzo molto sull'impaginazione. Prometto, parola di scout, di far tesoro dei tuoi feedback! Anche perché, in realtà, oltre alla contestazione di mie improbabili capacità grafiche, nessuno prima d'ora aveva criticato la stesura delle storie. Beh, preferisco così, in realtà: rinnovo i ringraziamenti!
Ok, devo scappare, dunque riguardo le ultime cose (titolo, sviluppo, ecc) posso dire solo: "ti mangerei di baci". Ahahah, perdonami, ma è quello che penso, e dico sempre ciò che mi passa per la mente.
Se non ti dispiace, salvo la tua valutazione sul mio pc, così posso darci un'occhiata ogni volta che mi ritrovo con i tasti pigiati sotto i polpastrelli.
Ti ringrazio nuovamente, di cuore!
Buona giornata e alla prossima!!
|