| | | OFFLINE | | Post: 3.284 | Giudice***** | |
|
05/08/2016 11:55 | |
So why, when you're with him, you look gay at one hundred and ten percent? So why, when you're with him, you look gay at one hundred and ten percent? di TheGhostOfYou.0.00
Titolo:
Il titolo è carino e molto originale, inoltre ho un debole per quei titoli che sono in realtà una citazione significativa della storia stessa.
L’unica cosa negativa, per quanto mi riguarda, è l’uso dell’inglese: dato che, oltretutto, la frase è ripresa dalla storia (e che la storia è ovviamente in italiano), secondo me non ha senso tradurla in inglese, perché col cambiamento di lingua non guadagna niente e – anzi – perde dei punti.
Sviluppo del gioco:
Anche lo sviluppo del gioco è molto originale: inizi la storia parlando delle conseguenze del gioco stesso, poi riveli come è iniziato e solo quasi alla fine spieghi che cosa è successo in quello stanzino, confermando quelle ipotesi che il lettore si era fatto tramite gli indizi disseminati nel racconto.
Caratterizzazione dei personaggi:
La tua storia alterna i punti di vista di entrambi i protagonisti, consentendo in questo modo al lettore di conoscerli entrambi con la stessa precisione.
La scena iniziale vede un Thomas decisamente agitato che spintona chiunque gli si trovi davanti, e mi è piaciuto come subito dopo precisi che “in un altro momento si sarebbe scusato”, perché è chiaro in questo modo sia che il vero carattere di Thomas è più tranquillo e gentile, sia che quella particolare situazione è così eccezionale da fargli cambiare modo di comportarsi.
Anche il sottolineare che Newt non si è nascosto come Thomas credeva mi è piaciuto: Newt non è un codardo né un ingenuo e sa che deve affrontare quanto è successo, per cui nascondersi è una vigliaccheria inutile, quindi anche se sa che Thomas è dietro di lui non fa una piega, continuando a guardarlo con quell’espressione indecifrabile.
Molto, molto appropriato il modo in cui Thomas si ferma ad osservare Newt, analizzando ogni suo più piccolo particolare… studiandolo. Perché Thomas è di fatto un ragazzo dalla mentalità scientifica, ed è assolutamente da lui analizzare ogni cosa, ogni variabile… e poi “agisce d’istinto, finendo per combinare qualche guaio”. Quest’ultima frase è così azzeccata da dare i brividi, perché rispecchia alla perfezione quello che è il modo di agire di Thomas.
Mi è particolarmente piaciuto l’accenno ai momenti “no” di Thomas, quelli in cui però gli basta un tocco e un sorriso di Newt per rilassarsi: credo che sia uno spaccato breve ma intenso del loro rapporto; solo una sfaccettatura, vero, ma probabilmente una delle più importanti.
Ho apprezzato anche quel “Anni e anni passati a fingere sono serviti a qualche cosa, dopotutto.”, ma nonostante sia assolutamente indicato per Newt e per la situazione che sta vivendo, voglio fare la rompiscatole e farti notare lo “scivolone”: questo paragrafo è dal POV di Thomas, e con questa piccola incursione nella testa di Newt hai un po’ “rotto il ritmo” del racconto.
Anche se, ripeto, è assolutamente perfetta per descrivere il momento.
Arrivando al flash-back, trovo naturale che Newt “dall’alto della sua razionalità” abbia obiettato inizialmente all’idea di Minho, e anche che poi si sia trovato quasi costretto ad accettare perché, in fondo, la legge del gruppo è che “la maggioranza vince”, e non poteva continuare a fare il guastafeste.
Mi ha colpito molto come hai reso i pensieri di Newt all’idea di Teresa e Thomas nel ripostiglio da soli, con quella nausea che arriva “come una vecchia amica”: rende perfettamente l’idea di come si sente Newt non soltanto in questo momento, ma anche di come si è sentito molte volte nel corso del tempo.
Una nausea che viene accentuata esponenzialmente dal ricordo delle volte in cui Thomas gli ha parlato di lei, e dal pensiero di quanto lui l’abbia amata, e che non passa nonostante, razionalmente, Newt sappia che non dovrebbe reagire così, perché in fondo lui e Tommy sono solo amici… ma vaglielo a dire, al suo cuore.
Dulcis in fundo, il “profondo, immenso, desiderio di sparire” che avverte Newt quando la bottiglia si ferma proprio su di lui è assolutamente verosimile e naturale, perché nonostante è vero che Newt vuole Thomas… ma non così, con uno stupido gioco con un sacco di persone intorno.
La confusione iniziale di Thomas, quando Newt cade a terra, fa quasi tenerezza, così come quello “scusa, non volevo farti male” che sussurra poco dopo.
Tenerezza che lascia un retrogusto amaro quando l’irritazione iniziale di Newt si spenge subito e lui sospira che, sì, lo sa, ovviamente, e che raggiunge il picco massimo quando Newt – all’insistenza di Thomas – finalmente sbotta, perché tutti prima o poi raggiungono il proprio limite, e quella pseudo confessione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sua pazienza.
E così gli sbatte in faccia la verità, una verità scomoda che Thomas non riesce ad accettare a cuor leggero: si sente dannatamente in colpa per tutto il male che ha fatto al suo migliore amico, tanto da ritenere il dolore che lo attanaglia una giusta punizione per quello che ha causato.
Questa seconda parte di flash-back è un po’ un ibrido tra i due POV: inizia da quello di Thomas e circa a metà cambia in quello di Newt.
Mi è piaciuta la riflessione di Thomas sul perché si senta così a disagio a condividere uno spazio tanto stretto con Newt, e anche la sua considerazione sul fatto che Teresa in fondo lo conosce meglio di tutti: lei sapeva già che gli piaceva Newt, e nonostante all’epoca lo avesse negato ora si trova costretto ad ammettere quella verità scomoda.
L’imbarazzo di Newt è maledettamente adorabile e assolutamente autentico, e ho adorato quel breve e impacciatissimo scambio di battute prima del bacio.
Bacio che arriva atteso ma improvviso, quasi animalesco: un qualcosa che entrambi – coscientemente o meno – hanno desiderato per così tanto tempo che, adesso che è a portata di mano, non riescono a trattenersi per paura forse che possa sfuggirgli dalle dita.
E in mezzo alla passione si fa largo anche la paura di Newt, una paura genuina e realistica che tutto quello sia solo l’ennesimo sogno, perché non riesce a credere che il ragazzo di cui è innamorato – e che fino a una manciata di minuti fa era convinto di poter solo guardare da lontano – lo desideri così tanto: certo, era consapevole dell’affetto che Tommy provava per lui, ma affetto e amore sono due cose ben diverse.
Nel paragrafo finale, l’improvvisa confessione di Thomas coglie – giustamente – Newt di sorpresa, confondendolo (molto tenera l’immagine di Thomas che sorride, paragonando Newt a un bambino “perso e tremendamente innocente”).
Confusione che però non dura a lungo, perché Newt è tutto fuorché stupido, e quando Thomas gli sussurra che in realtà Teresa l’ha lasciato per lui, riacquista quella sicurezza che aveva perso e si avvicina di nuovo.
Lo provoca con la voce e lo rassicura col tocco della mano, e allora Thomas getta al vento ogni residuo di finzione e, finalmente, glielo dice quel “ti amo” che chissà da quanto si teneva dentro.
I due protagonisti sono descritti alla perfezione, ma voglio citare anche qualche comparsa degna di nota.
Minho: festaiolo, spiritoso e dalla battuta facile, un grande amico che – a modo suo – fa il tifo perché Thomas e Newt finalmente si chiariscano e vivano felici.
Brenda: la sua caratterizzazione è l’unica della storia che non mi è piaciuta, probabilmente perché la tratteggi in modo totalmente negativo e senza possibilità di appello, descrivendola – in termini spicci – come una gallina/gattamorta un po’ ottusa che ha come unico scopo l’accaparrarsi Thomas.
Ecco, capisco che questo possa essere il POV di Newt, ma magari sarebbe stato meglio calcare meno la mano su certi atteggiamenti (ad esempio quel “agitandosi tutta in un modo che non si avvicina lontanamente al concetto di femminile o delicato”) e limitarsi a qualche frecciatina qua e là (come quel “il divanetto che il trio di amici – e Brenda – ha monopolizzato”); in questo modo lasci comunque intendere chiaramente cosa pensi Newt di lei, senza però scadere nell’OOC (come purtroppo hai fatto con l’attuale caratterizzazione).
Teresa: lei invece l’ho adorata (nonostante, sinceramente, il suo personaggio del canon mi stia un po’ sullo stomaco). Sì, a Newt rimane giustamente sulle scatole in quanto ex di Thomas, ma quest’antipatia non va ad incidere sulla sua reale personalità e sei riuscita a renderla – probabilmente anche grazie al POV di Thomas – come la ragazza sensibile e intelligente che è.
Stile e trama:
Lo stile è estremamente introspettivo e nonostante questo il ritmo rimane incalzante per tutta la storia, grazie anche alle proposizioni perlopiù brevi e ricche di coordinate.
Il lessico si mantiene sempre su un tono quotidiano, proprio degli adolescenti di cui si sta parlando, e aiuta a immedesimarsi completamente nella storia.
L’inizio della storia è brusco, calato subito dopo quel colpo di scena che si scoprirà soltanto alla fine. È un inizio che coglie il lettore di sorpresa, ma che allo stesso tempo lo spinge a prestare ancora più attenzione.
L’introspezione psicologica è molto elevata, e tra pensieri e ricordi vengono disseminati anche alcuni indizi (come la pelle di Newt martoriata dai graffi di Thomas) che danno modo di immaginare quello che è realmente successo, senza però confermare né smentire nulla.
E quando nel presente si raggiunge l’apice dell’attesa la scena cambia di nuovo, riportandoci ad un passato non così lontano nel tempo, ma distante anni luce per ciò che è successo.
A cambiare non è solo il piano temporale ma anche quello mentale, perché con questo secondo paragrafo entriamo nella testa di Newt e osserviamo tutto attraverso il suo punto di vista.
Così, mentre prima ci trovavamo di fronte a un Thomas che ammette senza problemi di considerare bello il suo migliore amico, adesso c’è Newt che lotta con tutto se stesso per nascondere a tutti quei sentimenti che prova da ormai così tanto tempo che ormai la nausea che la gelosia gli fa provare viene accolta quasi come una vecchia amica.
L’idea del gioco usato per movimentare una festa altrimenti noiosa è già usata, vero, ma mai banale: di fatto è esattamente quello che succede in realtà, quindi mi è piaciuto che tu abbia mantenuto questo incipit.
Ho anche apprezzato un dettaglio che forse sembrerà banale, ma invece secondo me contribuisce a ricreare un’atmosfera concreta e realistica: quando la bottiglia decreta che nello sgabuzzino devono andarci Thomas e Teresa, lui si oppone perché – diciamocelo – una situazione del genere con la propria ex non è precisamente quello che tutti sognano e Minho (e il resto del gruppo con lui) accetta di farlo ritirare senza far storie. Ripeto, probabilmente è un’inezia e sono io che mi faccio tanti filmini mentali, ma ho letto tantissime storie su giochi come questo e in tutte quante vige la regola “quello che il bigliettino/la bottiglia dice è legge”, mentre in realtà è estremamente plausibile che capiti una situazione come questa. Insomma, va bene che ci sono delle regole, ma rimane pur sempre un gioco e come tale non va preso troppo sul serio.
Finita questa enorme parentesi, passiamo oltre… e di nuovo ci fermiamo in un punto di svolta, quando quella bottiglia si ferma e Newt prova questo “profondo, immenso, desiderio di sparire”.
Tornando al presente la situazione precipita, letteralmente: Thomas è confuso nel vedere Newt a terra, e nella prima parte di questo loro dialogo ci sono tante parole non dette, che affollano la mente di Thomas – su cui sono tornati i riflettori dell’introspezione – ma non riescono a raggiungere le labbra.
E poi, dopo un paio di battute sterili – perché discorsi del genere “non volevo farti del male” e “ci tengo tanto a te” non importa quanto siano sinceri, risultano sempre banali e artefatti – Newt sbotta e finalmente sfoga tutti quegli anni di ansia, e frustrazione, e rabbia verso quello che è sì il suo migliore amico ma anche il ragazzo che ama in silenzio da troppo tempo, ormai.
Il paragrafo si conclude con quella postilla sulla pistola che… ok, lo ammetto, mi ha messo i brividi: davvero molto bella e intensa.
Il secondo e ultimo salto all’indietro inizia di nuovo con il punto di vista di Thomas.
Capisco la scelta, perché in fondo avevi molte cose da dire di lui, però questa rottura degli schemi mi ha un po’ stonato: avrei preferito una struttura fissa, con i paragrafi al presente completamente dal punto di vista di Thomas (come sono, a parte quel minuscolo appunto su Newt che ti ho segnalato prima), e quelli del flash-back tutti dal punto di vista di Newt.
Ma a parte questa mia fissazione il cambio di POV non disorienta il lettore, anzi, lo aiuta a capire i meccanismi che hanno portato Thomas a fare quello che ha fatto: finora sapevamo per certo che Newt aveva una cotta per lui… ma adesso veniamo a scoprire che anche Thomas, in fondo, prova qualcosa per il suo migliore amico, anche se lui stesso non ne è stato completamente consapevole fino a quando non si ritrovano stipati in quello sgabuzzino da soli.
Il cambio di POV si ha dopo l’inizio del bacio, e devo ammettere che questa scelta – se voluta – è veramente molto azzeccata: dai pensieri di Thomas da solo si passa a quelli di lui che pensa al bacio, e poi si arriva allo stesso bacio ma visto dai pensieri di Newt, cosicché il cambiamento risulta talmente naturale che ad una prima lettura nemmeno io ci avevo fatto caso.
Ma poi il bacio finisce, la porta si apre, e il capitolo per la terza volta si conclude con un colpo di scena.
Nel finale ritorniamo a immergerci nella testa di Thomas, con quello che possiamo tranquillamente definire “il sereno dopo la tempesta”: lui si è scusato, Newt si è sfogato, e adesso che entrambi hanno messo quasi tutte le carte in tavola i giochi sono quasi fatti.
Quasi, perché rimane da dire l’ultima cosa, la più importante. Quella che poi porta al chiarimento definitivo, a quel “ti amo” che tanto pesava in fondo alla gola di Thomas, tanto atteso da Newt e tanto importante per entrambi, che li porta dritti dritti verso un bellissimo lieto fine.
Gradimento personale:
Brenda a parte, ho adorato ogni singola frase di questa one-shot, soprattutto perché hai saputo rendere in modo eccelso una delle mie coppie preferite, mantenendo l’IC di entrambi i protagonisti (cosa non facile, soprattutto per quanto riguarda Newt) e conducendoli per mano attraverso una storia intensa, romantica e malinconica al punto giusto.
|