| | | OFFLINE | | Post: 3.284 | Giudice***** | |
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25/05/2016 22:04 | |
"Una che non sapeva spiegarsi (sensazione)" di zbor liber (Shirokuro) Una che non sapeva spiegarsi (sensazione) di zbor liber (Shirokuro)
Correzioni, sviste e altro
1. Per arrivarci, similmente a tutte le altre stanze adibite dall’Esercito Demoniaco Imperiale Giapponese […] --> Parere personale: nonostante “adibire” sia sinonimo di “adoperare, impiegare”, viene sempre utilizzato in relazione allo specifico uso che viene fatto della cosa/persona “adibita”. Es. La sala è stata adibita a biblioteca; il personale sarà adibito a mansioni diverse.
Per questo la mancanza di questo elemento si riflette nella scorrevolezza della lettura, e resta come un punto in sospeso che il lettore non può fare a meno di notare.
In conclusione, il mio personalissimo consiglio (che sei libera di ignorare) è di scegliere tra tre opzioni: “stanze adibite dall’Esercito Demoniaco Imperiale a qualcosa”, “stanze utilizzate dall’Esercito Demoniaco Imperiale” “stanze riservate all’Esercito Demoniaco Imperiale”.
2. Allora l’uomo fece volteggiare un’ultima volta la sua dama ed inchinandosi in segno di gratitudine per il ballo concessogli, afferrò il rapporto. --> La congiunzione “ed” unisce le proposizioni “Allora l’uomo fece volteggiare un’ultima volta la sua dama” e “afferrò il rapporto”, che quindi non devono essere separate da virgole a meno che la frase “inchinandosi in segno di gratitudine per il ballo concessogli” non diventi un’incisiva (in questo caso, la “d” eufonica sparirebbe obbligatoriamente perché seguita da una virgola”) --> Allora l’uomo fece volteggiare un’ultima volta la sua dama e, inchinandosi in segno di gratitudine per il ballo concessogli, afferrò il rapporto.
3. […] alcuni nobili si dedicavano fra loro all’apprezzare quello che apprezzavano anche le bestioline attorno a loro, seppur mai interagendo con loro direttamente. --> Ripetizione. Inoltre la frase risulta un po’ troppo macchinosa, magari potresti alleggerirla un po’ per rendere la lettura più scorrevole.
4. […] nel ravvisarlo dell’errore commesso lasciando Shinoa lo trascinasse? --> Refuso: “lasciando che Shinoa lo trascinasse”.
5. Sorpreso, l’uomo dai capelli mori lo studiò. --> Come hai giustamente detto prima, i capelli di Guren sono lilla, non mori.
6. […] quindi indubbiamente era stata in lei impresso un certo portamento […] --> Il soggetto della frase è “un certo portamento”, quindi il participio passato deve essere “era stato”.
7. «Eeh, allora anche imparare da te estenuante. --> Refuso: “imparare da te è estenuante”.
Valutazione
Titolo:
Il titolo è piuttosto strano e molto accattivante: quel “sensazione” posposto tra parentesi gli dà decisamente una marcia in più che non avrebbe avuto nella forma più classica “Una sensazione che non sapeva spiegarsi”.
Mi piace anche che sottolinei quello che in fondo è il succo di tutta la storia: quella sensazione che Guren e Yuu provano quando sono insieme, sensazione cui non possono (vogliono?) dare un nome, ma che innegabilmente li fa stare bene.
Uso dei prompt:
Il prompt “fammi diventare più forte” è solamente accennato ma ben contestualizzato e funzionale alla storia.
Il prompt “mi insegni a ballare?”, invece, è il fulcro attorno a cui ruota tutta la tua one-shot, ed è stato sviluppato alla perfezione.
Caratterizzazione dei personaggi:
Il punto di vista di tutta la storia è quello di Yuu, quindi iniziamo proprio con lui.
La prima immagine che si ha di lui è la sua espressione meravigliata di fronte alla danza di Guren e Shigure, e devo dire che – nonostante non abbiamo mai visto niente del genere, nel canon – non ho fatto alcuna fatica a immaginarmi la scena. Anzi, questa silenziosa ammirazione è propria di lui, tanto quanto lo è l’imbarazzo che lo coglie nel ritrovarsi all’improvviso al centro dell’attenzione: Yuu detesta essere al centro dell’attenzione… a meno che non sia per qualcosa di strettamente legato agli allenamenti o al combattimento o – in generale – al diventare più forte.
Ci spostiamo poi in camera di Yuu, con la prima parte della sua discussione con Guren. In queste battute entrambi sono estremamente naturali e ben caratterizzati, con Yuu che si lamenta da ragazzino qual è e Guren che un po’ lo sfotte e un po’ lo consola.
Molto tenera questa latente gelosia che Yuu prova inconsciamente per Yoichi (in piccola parte) e – soprattutto – per Shirogane: lui non sa nemmeno darle il giusto nome, mentre invece Guren la nota subito per quel che è.
Mi ha sorpreso l’intraprendenza di Yuu nel chiedere quel “Mi insegni a ballare?” che Guren aspettava con impazienza: è davvero strano immaginarsi una cosa del genere, ma è uno “strano” in senso buono, che sorprende in positivo perché chiarisce al lettore la natura più che amichevole del rapporto tra Guren e Yuu senza però calcare troppo la mano.
Invece è dannatamente da lui (e dannatamente adorabile) quando sente l’impulso istintivo di liberarsi dalla presa di Guren “con un destro ben assestato”, ma ovviamente non lo fa perché, in fondo, ritiene questa vicinanza “un’importante vittoria” su Yoichi e quell’insegnamento che Guren gli ha impartito poco prima.
Anche la scena della danza è molto ben strutturata: con due personaggi del genere il rischio di OOC era alto, invece tu sei riuscita a creare un’atmosfera sì molto dolce e romantica, ma anche concreta e realistica (Yuu che pesta i piedi a Guren e sbatte da tutte le parti fa troppo ridere!).
Nella seconda parte del dialogo con Guren, Yuu è più rilassato, e riesce finalmente a dar voce a quel qualcosa che gli dava fastidio fin da quando ha visto Shigure volteggiare tra le braccia di Guren. Anche in questo caso, Yuu non è consapevole che quel sentimento è vera e propria gelosia, ma lo accetta naturalmente e altrettanto naturalmente cerca in Guren conforto e rassicurazione.
L’imbarazzo da ragazzino ancora immaturo (sentimentalmente parlando) fa la sua ricomparsa alla fine, quando arrossisce per quel bacio improvviso e poi cerca – inutilmente – di nascondersi col lenzuolo… anche se, detto tra noi, non penso gli dispiaccia più di tanto l’insistenza di Guren e il suo voler “essere ringraziato a dovere”!
Guren è il mio personaggio preferito in assoluto di Owari no Seraph, nonché uno dei più complessi, e mi ha fatto davvero un enorme piacere che, nella tua storia, tu abbia saputo gestirlo in situazioni “non convenzionali” facendolo però rimanere sempre se stesso.
Ad esempio, nella prima scena, ce lo vedo proprio a danzare aggraziato senza curarsi di chi gli sta intorno, così come ce lo vedo a impartire quelle pseudo lezioni di danza a un impauritissimo Yoichi – e soprattutto me lo immagino invitare Yuu a unirsi a loro, con quel tono tra il serio e il sarcastico che lo contraddistingue.
Anche nelle scene in camera è rimasto sempre fedele a se stesso.
In particolare, mi è piaciuto molto il modo con cui prende in giro Yuu sul fatto che non sa ballare (“non sai nemmeno ballare, sei senza speranze”), ma poi si offre di aiutarlo.
A modo suo, ovvio, perché non sarebbe Guren se rendesse le cose troppo facili al suo prediletto… e infatti (cit.) prima di accontentarlo, da bravo sadico qual è, vuole essere adeguatamente supplicato.
Però poi si dimostra il più paziente degli insegnanti (e anche un vero cavaliere, visto che non protesta per i continui soprusi che subiscono i suoi poveri piedi), e successivamente dimostra quella dolcezza che così di rado lascia trasparire: è sempre evidente quanto tenga a Yuu, ma nel loro dialogo post-danza questa cosa si accentua in modo esponenziale.
Guren è consapevole che Yuu è ancora immaturo e inesperto, sul fronte romantico/sentimentale, e questo gli fa tenerezza (anche se non lo ammetterebbe mai) e scatena in lui quasi un istinto di protezione che lo porta a volerlo rassicurare su tutti i fronti, in modo che sia assolutamente chiaro che quello che lega loro, Guren e Yuu, è diverso da qualsiasi altro rapporto possano avere con altre persone.
Voglio inoltre spendere due parole per sottolineare quanto abbia apprezzato la caratterizzazione di Shinoa, perché nonostante sia solo una comparsa l’ho trovata assolutamente superba: è lei quando spezza l’atmosfera di estatica contemplazione di Yuu con quel “Proprio quello che ci si aspetta dalla famiglia Ichinose, cadetta degli Hiiragi”, è lei quando trascina un riluttante Yoichi sulla pista da ballo e – soprattutto – è lei quando consegna con nonchalance il rapporto a Guren mentre gli passa vicino, senza smettere di ballare.
Anche Yoichi e Shigure, nel loro piccolo, hanno una buona caratterizzazione: l’uno timido e insicuro, l’altra decisa ed elegante.
In conclusione, ho amato ogni personaggio della tua storia: li hai descritti tutti magnificamente, rendendoli fedeli alla personalità originale ma dando anche loro (nel caso di Guren e Yuu) una “marcia in più”, riuscendo a gestirli in situazioni così estranee al mondo in cui siamo abituati a vederli.
Stile e trama:
Lo stile è molto fluido e la sintassi lineare, con un’ottima alternanza di periodi brevi ad altri più lunghi e complessi, ma sempre di immediata comprensione.
Il lessico è piuttosto ricercato nelle descrizioni e nella parte narrata, mentre i discorsi diretti – come è giusto che sia – presentano il linguaggio colloquiale che è tipico dei tuoi protagonisti.
Una cosa che vorrei farti notare riguarda le “d” eufoniche: ho visto che tendi a metterle sempre o quasi, ma in alcuni casi questo artificio rallenta la lettura e influisce negativamente sulla fluidità del racconto; attualmente, infatti, l’uso comune è metterle sempre quando la parola successiva inizia con la stessa vocale (ed e*, ad a*), ed evitarle invece (salvo rare eccezioni) negli altri casi.
La scena iniziale del ballo è molto ben gestita e ben descritta: si percepisce con mano la meraviglia che prova Yuu nel vedere il Tenente Colonnello volare su quel pavimento lucido, e leggendo sembra quasi di avvertire in lontananza musica da sala.
Ho apprezzato inoltre che tu abbia citato il passato di Yuu senza però calcare troppo la mano con pensieri angosciosi (visti e rivisti); in particolare, mi è piaciuto che tu abbia sottolineato che a Sanguinem i vampiri non si limitavano a nutrirsi di sangue, ma avevano una vita propria che comprendeva anche divertimenti come – appunto – i balli: l’ho trovato allo stesso tempo molto originale – dato che difficilmente ci si sofferma a pensare a qualcosa del genere, in Owari no Seraph – e altrettanto verosimile.
Mi è anche piaciuto – ma te l’ho già detto – come hai descritto la seconda scena di danza, quella tra Guren e Yuu: non si avverte quella “magia” che era nell’aria a inizio storia, ma c’è questo qualcosa che inizia a prendere forma e di cui Yuu – e il lettore con lui – si rende conto solo più tardi, quando si decide ad aprirsi con Guren e a chiedergli quelle risposte che da solo non riesce a darsi.
Anche il fatto che Yuu non si renda conto del tempo passato è interessante, soprattutto perché, osservando la scena dal suo esclusivo punto di vista, neppure il lettore ne era consapevole e si trova piuttosto spiazzato – in senso positivo – nel constatare che è passato così tanto tempo.
Ah, e ovviamente ho molto apprezzato moltissimo la reiterazione di quell’infatti a fine storia, che chiude magistralmente questa parentesi fluffosa così come, poco prima, l’aveva cominciata.
Questa storia non ha una gran trama di base, ma dopotutto non ne ha bisogno: hai preso due scene relativamente semplici e le hai analizzate con cura, dando loro un’importanza esemplare e sfruttandole per sviscerare i pensieri e i sentimenti dei tuoi protagonisti.
Insomma, è una one-shot davvero tenera e delicata, che parla di questa coppia meravigliosa (e bistrattata) in modo romantico ma realistico e che è scivolata via leggera come l’acqua dall’inizio alla fine, facendomi apprezzare ogni sua parola.
Gradimento personale:
Credo di aver già detto tutto, – e anche di più – quindi mi limito a dirti, di nuovo, che ho amato alla follia la tua storia e il modo in cui hai gestito Guren, Yuu e il loro splendido rapporto.
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