Palazzo Reale - Erinn, Roseline
RIASSUNTO:
Erinn si reca sull’Isola di Avalon, raggiungendo il Palazzo Reale per essere ricevuta da Roseline. La venefica offre quello per cui era venuta e consegna alla donna un veleno. La Reggente, per contro, offre molteplici informazioni alla Mezza. Chiacchiere, spettri, considerazioni. Poi la venefica inizia a cacciare un obiettivo del tutto personale: si ribella a Barrington e chiede alla Regina di accoglierla tra gli Avalonesi.
COMMENTO:
Mi è piaciuto davvero un sacco giocare con Roseline… è una player pazzesca da cui si ha solo da imparare! Veramente notevole!
Grazie della giocata e confido davvero in un prosieguo!
ASTERISCHI:
- Erinn “conosce” lo spettro Gwydion.
- Roseline passa a Erinn le seguenti info sugli spettri:
} Immagino abbiate saputo che l'Isola è stata scelta da questo... Equipaggio insolito {
} Immagino che sia un trauma per chi non è abituato a vedere le anime dei Morti (…) Ad ogni modo non potreste nuocergli, e nè lui nè gli altri possono fare del male a voi. Sono incorporei, non fosse per quella strana sostanza che lasciano quando entrano in ''contatto'' con qualcosa (…) Non so bene perchè siano qui... Qualcuno è ancora un po' troppo reticente (…) Ma pare che siano centoquarantanove. Che debbano... Espiare qualcosa. E che il loro Comandante non si sia più fatto vedere dopo il Rito di Samhain. { Ecco, grossomodo quelle sono tutte le informazioni che Fehrer ha donato a tutte le sacerdotesse, assieme ad un campione della misteriosa sostanza }
} Di sostanze che restano luminescenti non so nulla. Il campione che abbiamo avuto noi al Tempio aveva già smesso di brillare quando è giunto, e neppure so dirvi nulla di questo Professore. {
- Erinn ottiene un campione di roba blu fosforescente (di quella normale, che ad un certo punto smette di brilluccicare).
IL FATTO:
ERINN [Esterno – Ingresso – Sala del Trono] Sei tornata sull’Isola Sacra, Erinn, ma questa volta non è per tuo piacere o per coltivare i tuoi interessi e la tua curiosità. Vieni come Maestra dei Veleni – e della Maestra dei Veleni cerchi di avere l’aspetto. Sotto un mantello scuro indossi la divisa di congrega, a dire il vero non particolarmente distinguibile tra le pieghe del pastrano e quelle della notte: calzoni neri lunghi infilati negli stivali (nelle cui tasche celi i due pugnali), cintura stretta in vita (col suo carico di preziose polveri e fiale), casacca nera e viola dal collo alto e dall’allacciatura sghemba; appuntate sul petto vi sono poi la spilla da Saggio Inventore e quella a forma di foglia d’Agrimonia. Infilata dentro la cintura, porti con te anche la missiva di risposta di Roseline. Una volta scelta dalla barca, hai abbandonato l’approdo e ti sei inerpicata fino al Tempio, seguendo il sentiero più battuto e costeggiando l’ormai nota Fortezza dei Leoni d’oro. Hai proseguito dritta, varcando con un po’ di disagio le porte della cittadina e avanzando tra i vicoli lindi e ordinati (a contrario di quelli della Terraferma!), fino all’immenso portone del Palazzo. Ti sei concessa appena qualche istante per notare i dettagli dell’immensa e sfarzosa facciata, quindi ti sei fatta avanti, oltrepassando il ponte levatoio - se l’hai trovato abbassato - e presentandoti a cavalieri, paladini o armigeri – insomma, chiunque sia chiamato a custodire questo prezioso luogo. Le tue parole sono state comunque molto povere e molto semplici: “Sid, sto cercando la Reggente Roseline, potete indicarmi dove trovarla? Sono attesa.” Tutto qui, nessuna presentazione che possa indicare il motivo della tua visita o titoli o nomi a identificarti: non è affatto detto che la Regina gradisca far sapere ad altri che sta per acquistare un veleno – e di sicuro non sei tu a voler svelare le sue trame ad altri. All’occorrenza, se ti vedessi sbarrato il passaggio e ti sembrasse imprescindibile, mostreresti la missiva vergata dalla grafia di Roseline, brandendola come un lasciapassare [Diplomazia liv.1]. Poi ti lasceresti condurre: forse la Reggente ha informato gli uomini del tuo arrivo e ha già detto loro dove condurti. In questo caso, ti lasceresti guidare, guardandoti attorno mentre attraversi l’Ingresso, la corte, fino ad arrivare dove la Regina ti attende, forse proprio nell’immenso spazio – imponente e intimidente – della Sala del Trono. Per il momento, non hai ancora notato spettri dalla gelatina blu fosforescente, ma starai all’occhio!
ROSELINE { Giardini interni }{ FU }{ La luna nel cielo mostra solo metà del suo volto: luce e ombra, pudicizia e voluttà, mistero e verità, così come la Dea essa ha mille sfaccettature. Il manto di stelle che la circonda sorride benevolo all'Isola delle Mele, e si distende su di essa come ad avvolgerla in un luminoso abbraccio. Si, ci sono molte stelle lì. Una di loro, molto terrena e molto più vicina agli Abissi che ai Cieli immensi, se ne sta rintanata in un angolo dei Giardini che allietano con la loro armonia la struttura imponente del Palazzo Reale; è lì che Vagharr, armigero e guardia della soglia, condurrà la venefica. Ha avuto infatti ordini precisi dalla Decana, ovvero non fare troppe domande e, dopo aver riconosciuto la missiva, fare strada alla mezzelfa. Davanti agli occhi di entrambi - una volta varcato il confine che separa le sale del Palazzo dai giardini - si parerà una scena forse bizzarra: c'è una donna piuttosto alta col viso rivolto verso un muro ricoperto d'edera. Indossa un abito blu molto semplice e dalla gonna non troppo ampia, mentre le maniche quasi nascondono le mani dalle dita pallide e scarne. I capelli sono di un colore indefinito tra l'oro e l'argento, radunati ordinatamente in una treccia e impreziositi qui e lì da piccoli fiori bianchi } Tre... Due... Uno! Vengo a prenderti! { La voce della Regina tradirà di certo le sue origini, poichè le parole verranno fuori marchiate dall'accento franco che tanto le rende difficile parlare senza biascicare determinate lettere. Quando si volterà il Saggio Inventore potrà riconoscere alla luce delle candele che sono sistemate tutt'attorno un viso pallido e smunto, dall'aspetto malsano. Ci sono cerchi profondi e violacei a circondare occhi che se un tempo furono vividi oggi non portano più alcun segno della passata bellezza. Quello è lo sguardo di una vecchia, di una cieca, nebuloso e opaco, ma il vero occhio è quello che le bacia la fronte sotto forma del marchio nero che la lega ormai da lunghissimo tempo a Rhiannon. Davanti ai due, guardia e venefica, sfilerà infine lo Spettro di un bambino che ridendo e correndo come un folle si infilerà tra le fronde per nascondersi } Oh... Vagharr. Non vi ho sentiti arrivare. { Dirà infine, accorgendosi dell'ospite e del suo accompagnatore, avvicinandosi } Benvenuta, Saggio Inventore. Io sono Roseline dell'Inverno.
ERINN [Giardini Interni] Non è la Sala del Trono l’ambiente in cui vieni condotta dalla guardia. Hai seguito docilmente il tal Vagharr e lui t’ha portata sì nel salone imponente, ma poi te l’ha fatto oltrepassare, guidandoti fino all’ambiente libero e aperto dei Giardini, con la loro lussureggiante vegetazione che cresce sotto un cielo notturno e lucente di mobilissime stelle. Mentre lui avanza – e tu dietro – ti guardi circospetta attorno, velando gli occhi pallidi con le tue ciglia fitte e scure. Sono occhiate di ricognizione, le tue, rapide ed essenziali, comunque: rivolte giusto ad assicurarti l’assenza di pericoli, aggressori dietro alberi e colonne e – perché no – magari a ricercare qualche possibile via di fuga. Poi giungete davanti a una parete d’edera, in una zona erbosa illuminata dalle luci morbide di varie candele. E la tua attenzione viene attratta dalla donna che si volta verso di te, dicendo parole che non riesci a ricollegare alla situazione. Viene a prendere chi? Non ti sembra educato domandare, così ti limiti ad avanzare lentamente verso Rosaline, lasciando circa cinque metri tra voi, se lei lo permetterà. Quindi torni ad abbassare ciglia e palpebre pesanti, per osservarla di sottecchi, quasi non osassi guardarla apertamente. Per prima cosa noti il suo aspetto giovane, ma anche decisamente sciupato. Per un attimo ti coglie il pensiero che possa aver mandato qualcun altro a riceverti; poi accantoni il dubbio e scegli di sperare, di credere. La seconda cosa che ti colpisce è la sua altezza: per essere una donna, è davvero notevolmente alta e rende te ancora più minuta, ancora più scricciolo, rispetto a lei. È magrissima, ad ogni modo, quasi quanto te: ma non le nutrono proprio le Regine, in quest’Isola ipocrita? Con tutte le mele che hanno sempre a disposizione potrebbero impegnarsi un po’ di più per non far morire di fame - non dico il popolo - ma quanto meno la nobiltà! Quando lei parla, tu lasci che porti avanti il suo discorso e che lo concluda – guardandoti bene dall’interrompere il reale proferire – prima di presentarti a tua volta. Intanto tenti un inchino o una specie di riverenza (cosa assolutamente impossibile da fare, coi calzoni!), piegando il avanti il busto e molleggiando imbarazzata sulle ginocchia flesse. Non hai la più pallide idea di quale sia la giusta etichetta a corte, ma provi a rispettare quel niente di regole che ti vengono in mente a casaccio. Nervosamente, cacci dietro un’orecchia appuntita una ciocca di secchi capelli color rame, sfuggita dall’acconciatura altrimenti semplice e ordinata, un banalissimo nodo sulla nuca. E, per mascherare l’imbarazzo dell’ignoranza, ti affretti a parlare con voce leggermente rauca, leggermente incerta, appena troppo affettata: “Sid et Venom, Vostra Maestà. Sì, sono Erinn, Saggio Inventore e membro del Consiglio dei Maestri dei Veleni.” Brava, Mezza: ficcaci dentro un po’ tutti i titoli che puoi vantare, gli unici che possiedi. “Sono venuta a consegnarVi quanto ho preparato per Voi, su Vostra richiesta.” Si possono sentire con nitore quasi comico le maiuscole nella tua frase. Non continui la spiegazione, aspettando che sia lei a decidere se parlare di fronte all’Armigero – o congedarlo e proseguire il discorso.
ROSELINE { Giardini Interni }{ FU }{ Lo sguardo della Stella si posa sulla mezzelfa, raccogliendo in fretta i tratti del suo volto e riconoscendo probabilmente in lei quel sangue misto che la rende simile - e al contempo terribilmente diversa - a quanti della schiatta mezzosangue ha conosciuto. Non c'è la fiera bellezza degli elfi in lei, ma il suo viso nasconde qualcosa di poco umano che una donna abituata ad osservare dovrebbe essere in grado di cogliere. Allo stesso modo potrebbe cogliere il suo nervosismo che fa capolino tra le parole dette di fretta, e nei gesti impacciati in cui lei si produce [Empatia +3] Roseline agita una mano nell'aria come a scacciare una mosca; non c'è più traccia di ilarità sul suo viso, ma un'espressione terribilmente seria che cela qualsiasi pensiero [Imperturbanilità lvl5] } Lasciate perdere queste formalità, vi prego. Non è affatto necessario { Che ne è di quella ragazzina che arrivò qui tanti anni fa, così devota all'etichetta e alle buone maniere? Rhiannon l'ha cambiata, plasmandola con i suoi artigli. La vita del Tempio, nella sua semplicità, ha lavato via ogni traccia di manierismo. L'attenzione si rivolge quindi all'armigero per brevi istanti } Puoi andare Vagharr, ti ringrazio. Ti chiamerò se ne avrò bisogno { Quello annuisce e, dopo aver abbassato il capo in direzione di entrambe in segno di rispetto abbandona i giardini per tornare al suo posto di guardia } Mi sento in dovere di ringraziare anche voi: spero non ci siano stati problemi durante il cammino che vi ha condotta qui { E, mentre torna a parlare alla mezza, lo spettro del bambino fa nuovamente capolino tra le foglie di un cespuglio alle loro spalle, gettando un'occhiata circospetta alla venefica } Gwydion { Si limita a dire la Sacerdotessa, indicando il fantasma con un gesto della mano prima di ruotare il capo per andare ad osservarlo } Basta giocare signorino, vieni fuori. Sono sicura che la nostra ospite non vorrà farti nulla di male { Come se potesse poi. Quello per tutta risposta esce fuori dal nascondiglio, mostrando in viso un'espressione furbetta } Immagino abbiate saputo che l'Isola è stata scelta da questo... Equipaggio insolito { Continua, non sapendo che in effetti la donna era presente al rito sul Tor che ha visto apparire per la prima - e ultima - volta il Comandante } Ma venite, sediamoci { I piedi scalzi si muovono silenziosi sull'erba fino a condurla ad una panchina poco distante, sopra la quale si protendono i rami sempre in fiore di un gelsomino. Il suo profumo riempie le narici, e le bestie che la Decana nasconde nell'animo si agitano per un istante, desiderose di venir fuori e prendere il controllo. Inutile dire che non si tratta certo del momento più adatto }
ERINN [Giardini Interni] Lei agita la mano, quasi a scacciare le formalità come scaccerebbe le mosche. Ma non è tanto semplice cancellare il sentimento che il popolano avverte verso la nobiltà. Persino quando si scontra con l’insofferenza per gerarchie e la subordinazione. Sei una creatura complessa e fatta di contraddizioni, Erinn! Punti contro la donna il tuo nasaccio affilato, grifagno, i tuoi zigomi appuntiti, i tuoi occhi pallidi. E la guardi. “Non dovete ringraziarmi, Maestà. Non ci sono stati problemi.” Ricalchi le sue parole, prima di veder un’evanescente figura bluastra che fluttua verso di voi. Un ragazzino di cui apprendi il nome: Gwydion. Sgrani appena gli occhi, ma questa è tutta la sorpresa che intendi mostrare. “Ho saputo dell’equipaggio, sì… ma non avevo ancora incontrato nessun… nessuno di loro. No, certo, non intendo fargli del male. Venom.” Rivolgi anche un saluto al ragazzetto, leggermente incerta. Hai mille domande e vorresti rivolgerti a lui, chiedergli le informazioni che ti ha mandata a cercare l’Alchimista. Ma non è questo il momento, Erinn – adesso hai un compito da svolgere. A malincuore, ignori le domande che vorresti fargli e segui la donna. Non sai se sederti con lei o meno; nel dubbio, scegli il compromesso – ossia ti siedi, ma a una certa distanza da lei. Prima di appoggiarti alla panca, però, infili una mano dentro una tasca della cintura, estraendone una fiala piccina, di vetro trasparente, decorata da un minuscolo e grazioso tappo dorato. Ti accomodi di fianco alla Regina e tieni l’ampolla sul palmo aperto, rivolto verso l’alto, quasi a mostrare anche fisicamente l’assenza di minaccia da parte tua. “Eccolo. Il veleno ha nome Bes e, se bevuto da qualunque creatura in grado di dormire, la farà cadere in un sonno profondo che durerà un giorno e una notte. Chiunque sarà avvelenato non potrà svegliarsi in nessun caso per tutto questo periodo.” Mentre pronunci questa frase sembri raddrizzarti e abbandoni il tono goffamente ossequioso: come Alchimista riesci a sentirti pari a qualsiasi regnante e superiore a molte creature, superando la soggezione che la popolana prova naturalmente davanti alle classi privilegiate. “Il suo costo è di tremila denari.” Mormori, incespicando tra alta considerazione che hai di te stessa come creatrice e imbarazzo nel parlare di denaro a una Regina. Così aggiungi in fretta: “Posso spiegarvi quello che volete, se ne avete bisogno…” Quindi rimani immobile, aspettando che lei palesi le proprie intenzioni, che prenda il veleno dalla tua mano (o che un valletto venga a ritirare la fiala) o qualsiasi altra cosa ci si possa attendere quando ci si trova davanti alla Reggente di Avalon.
ROSELINE { Giardini Interni }{ FU }{ Si siede, e la gonna s'allarga sulla panca come un drappo di cielo. Entrambe le mani si raccolgono in grembo e lo sguardo non abbandona mai la mezzelfa: in maniera quasi disumana stenta a battere le ciglia, fissandola senza pudore con gli occhi consunti dalla Vista } Immagino che sia un trauma per chi non è abituato a vedere le anime dei Morti { Commenta mentre Gwydion si avvicina - sempre con fare circospetto - e si siede a gambe incrociate sull'erba, vicino a loro. Gli Spettri, gli altri, il corteo eterno che insegue la Regina in ogni dove, grigio e ululante, si discosta con fastidio; ma quelli Erinn non potrà vederli, e neppure sentirsi il loro alito sul collo. Quanto a Roseline, non fa nessun altro accenno alla loro presenza, nè il viso li tradisce [Imperturbabilità lvl5] } Voi però reagite bene { Continua, e sembra quasi un complimento. } Ad ogni modo non potreste nuocergli, e nè lui nè gli altri possono fare del male a voi. Sono incorporei, non fosse per quella strana sostanza che lasciano quando entrano in ''contatto'' con qualcosa { Spiega brevemente } Non so bene perchè siano qui... Qualcuno è ancora un po' troppo reticente { Dice, rivolgendo un'occhiata severa al ragazzino } Ma pare che siano centoquarantanove. Che debbano... Espiare qualcosa. E che il loro Comandante non si sia più fatto vedere dopo il Rito di Samhain. { Ecco, grossomodo quelle sono tutte le informazioni che Fehrer ha donato a tutte le sacerdotesse, assieme ad un campione della misteriosa sostanza } Tornando a noi, sappiate che apprezzo molto il vostro lavoro { No, non ci sono valletti. E non c'è niente che, almeno all'apparenza, potrebbe rivelare nella figura asciutta della Sovrana qualcosa della tanto decantata nobiltà. Lei è una figlia del Tempio. Una Custode delle Ombre e dei Morti. La voce di Rhiannon sulla terra. Non c'è spazio per le frivolezze della corte nella sua vita, e quello del Medaglione è solo uno degli altri doveri che si trova a svolgere per Sua volontà. Se c'è stato un tempo in cui ha desiderato il potere, quel tempo è molto lontano, sbiadito tra i ricordi di una vita che - lontana dal Territorio dell'Estate - sembra solo un sogno. Una mano si infila lesta in un sacchetto che porta legato alla cintura, accanto al pugnale rituale e alle rune che mai abbandona. Da essa trae la somma che l'altra richiede, porgendole monete d'oro e una piccola gemma che dovrebbero pareggiare il conto } Il Gran Maestro mi ha detto che per ogni cosa c'è un prezzo { Dice intanto, e no, non sta parlando del vil denaro } Qual è quello che questo veleno andrà a riscuotere? { E se c'è preoccupazione ad agitare i suoi pensieri non lo mostra, facendo ricorso agli insegnamenti del Tempio per nasconderla }
ERINN [Giardini Interni] Inclini il capo di lato, accentuando il tuo aspetto da uccellaccio rapace (naso aguzzo, zigomi appuntiti, pallide labbra sottili), mentre ascolti la Regina parlare. “È… piuttosto strano, devo ammetterlo. Voi potete vederli sempre, i morti?” Le domandi, circospetta. Quindi sposti lo sguardo a osservare in ragazzino bluastro. “Avete scoperto perché ‘loro’ possiamo vederli anche noi? E che cosa è accaduto esattamente a Samhain?” Cerchi informazioni che possano esser utili per la tua futura ricerca. “La prendo bene, forse, perché sono stata avvisata.” Scrolli le spalle, col naso puntato ora verso un’usta diversa da quella del veleno, come il tartufo di una cagna contro la scia di una volpe. Prendi atto delle informazioni che ti dà e domandi ancora: “Ho saputo che quella sostanza perde luminosità molto presto, ma pure che ve ne è che mantiene il proprio lucore. Per caso voi ne sapete qualche cosa?” E lei potrà pensare, se le piace, che cerchi quella strana sostanza per farne veleni. “E magari voi, Vostra Maestà, avete conosciuto un membro di questo… equipaggio… chiamato ‘il Professore’? O voi, magari, Gwydion?” Ti rivolgi prima alla donna e poi al ragazzo spettro, decisamente imbarazzata e incerta su come rivolgerti a un morto. Non sei venuta qui per questo, Erinn… ma tanto vale approfittarne! Ma è la stessa Regina a richiamarti all’ordine, parlandoti di veleni. tu sporgi la mano destra, col palmo verso l’alto e il veleno poggiato sopra, nella sua fiala trasparente e dorata. In cambio, quasi con riverenza accetti i denari che ti porge e – evitando la volgarità di contarli in sua presenza – li infili dentro una sacca capiente della cintura. “Non sono sicura di che cosa vi abbia detto il Gran Maestro, ma credo si riferisse ai Veleni Benefici. Quando creiamo pozioni che apportano un vantaggio a chi li assume, inevitabilmente riemerge l’aspetto velenoso delle nostre pozioni – e a colui che ha approfittato del beneficio spetta anche il contro effetto.” Una pausa, affinché lei possa comprendere le tue parole. “Quando creiamo una pozione dannosa come il Bes, invece, le sostanza venefiche esprimono già la propria natura e non ci sono effetti collaterali.” Approfondisci: “Se il veleno facesse semplicemente dormire meglio, ad esempio, sarebbe un veleno benefico… e come contraccolpo potrebbe verificarsi la mancanza di sonno nelle notti successive. Ma in questo caso il veleno obbliga al sonno, senza seguire il corso naturale della veglia e senza possibilità di reagirvi… è quindi un Veleno Offensivo a tutti gli effetti.” [Diplomazia liv.1] [Composizione Veleni liv.5]
ROSELINE { Giardini Interni }{ FU }{ DI nuovo non batte ciglio nel guardarla, col volto ridotto a una misera maschera di granito; lo scultore, infame, non s'è risparmiato di dar forma alla stanchezza, al digiuno, al sacrificio. Nelle linee scavate del volto allungato e smagrito stanno tutti gli anni che l'hanno vista inginocchiarsi davanti a questo o a quell'altro altare. Alla prima domanda della donna annuisce, e quei Morti di cui Erinn parla le si stringono ancora di più addosso, come se volessero rimarcare la sua appartenenza al loro Regno, nonostante il cuore le batta nel petto con vigore. Gwydion, a quella scena, sfodera la sua spada di legno e scatta in piedi, facendo per trafiggerli e finendo col colpire la spalla sinistra della Decana } Che vi dicevo? { Dice serenamente al Saggio Inventore, mostrandole quella chiazza luminescente. ''Scusa'' fa il ragazzino con aria contrita, levando il disturbo in fretta e furia, mortificato } Tornerà... { Dice infine, scuotendo il capo per nascondere un'aria vagamente divertita che rompe le linee dure del suo volto } Ah, se volete approfittare per i vostri studi... { Offre indicandosi ancora la spalla } Di sostanze che restano luminescenti non so nulla. Il campione che abbiamo avuto noi al Tempio aveva già smesso di brillare quando è giunto, e neppure so dirvi nulla di questo Professore. Vi chiedo però di informarmi se ci sono cose a riguardo che io non conosco: anche il minimo dettaglio potrebbe essere di vitale importanza. Vedete, non mi turba in alcun modo averli qui. Non è nulla che sfugga alla norma dei miei giorni. Ma il popolo... Il popolo è suscettibile. E se tutti possono vederli un motivo ci sarà. Devono pur avere uno scopo, qualcosa che l i leghi ad Avalon, o altrimenti si sarebbero manifestati anche in terraferma { Lì c'è stata, e di quei fantasmi non c'era traccia. Quindi, tornando con la mente al suo incontro con Melisande, cerca di ricordare i dettagli di quel discorso } Ovviamente sono ignorante in materia. Quello che dite ad ogni modo mi solleva { E questo forse l'altra potrà notarlo, perchè la fronte non è più corrugata, ma liscia attorno alla stella nera che è l'unico gioiello indossato. Il più puro e il più prezioso. Le dita sottili si stringono poi attorno alla fialetta, e sollevandola davanti agli occhi la osserva per bene } Ci sono dei problemi per la conservazione? Non so in effetti quando avrò modo di usarlo, e... Quel nome. Perchè? { Chiede, prima di ridursi al silenzio }
ERINN [Giardini Interni] Trovi particolarmente gradevole che la Regina non sia una bellezza. Certo: ha crine biondo e occhi zaffiro, un’altezza da elfa e fiori bianchi tra i capelli. Ma è decisamente troppo magra e ha il volto segnato; gli occhi circondati da occhiaie che fanno da specchio alle tue; le guance smagrite. Non ti senti, per una volta, di una bruttezza estrema dinnanzi a un teatro di opere d’arte viventi. Ed è talmente riposante! Ti sei appena rilassata sulla panca, quando lo spettro del ragazzino tira fuori la spada e la agita vicino alla Regina, fin dentro la sua spalla reagisci irrigidendoti e sgranando gli occhi. Ma non accade niente di male, come del resto lei ti aveva preannunciato. E la donna rimane placida, senza farsi turbare eccessivamente dalla scena, quindi ti sforzi di adeguarti anche tu. Deglutisci un groppo di saliva e stupore e annuisci un po’ stralunata. “Io… sì, ne approfitterei volentieri.” Ti metti a frugare tra le tasche della cintura e tiri fuori una fiale di vetro opaco trasparente, vuota. “Potreste…?” e le porgi anche questa fiala, affinché la riempia con la sostanza che si è trovata suo malgrado addosso. Poi annuisci al resto del suo discorso e rispondi ai suoi dubbi: “Finché terrete la fiala chiusa il veleno rimarrà perfettamente intatto. Dopo che l’avrete aperta, avrete quattro giorni prima che il veleno perda la propria efficacia. Potrete mischiarlo senza problemi anche a cibi o bevande… dovrete solo assicurarvi che venga ingerito tutto.” Ancora: “Bes… è un nome che ho scoperto in un libro in Biblioteca. Pare sia una divinità di qualche culto antico, che non conosco. Secondo quel libro è un dio che protegge il sonno e scaccia gli spiriti maligni.” Capita al momento giusto, insomma! E chiudi il discorso, probabilmente esaurendo l’argomento veleni. A questo punto puoi portare a termine l’altra missione che ti sei proposta di condurre questa sera. Hai scelto la tempistica, Erinn: hai lasciato che il lavoro si concludesse, affinché entrambe poteste concentrarvi su un discorso diverso. Hai mostrato il lato di te di cui sei più sicura, quello che ritieni più degno di valore: la conoscenza dell’Alchimista, la sua capacità, la sua competenza. Solo a questo punto le dici: “Vorrei porvi una domanda, se la notte non è ancora troppo avanzata per Voi e se volete avere la pazienza di rispondermi.” Il tuo tono abbandona la leggera patina di ossequio e questa volta vuole andare a marcarsi una netta serietà, quasi a farle intendere che vuoi intraprendere un discorso importante. E – se verrà il suo assenso - forse la tua domanda le giungerà strana, inaspettata, un po’ stonata con la conversazione fino a questo momento: “Se una dei vostri sudditi sposasse un uomo della terraferma e si trasferisse con lui a vivere a Barrington, Voi la privereste del titolo di Avalonese?” Quindi rimani, quieta, in attesa di una sua risposta. [Diplomazia liv.1]
ROSELINE { Giardini interni }{ FU }{ Ha unghie molto lunghe, Roseline, specchio di quella natura ferina che vorrebbe costantemente emergere, prendere forma, impossessarsi del suo corpo scarno per condurlo sui rami più alti oppure ad ululare alla luna. La presa sulla fiala vuota è tuttavia molto delicata, leggera. La afferra e, avvicinando l'orlo alla veste, cerca di grattare via con il suo aiuto la sostanza luminescente. Una volta raccolta all'interno della fila farebbe per porgerla alla mezzelfa, col viso pallido e smunto illuminato appena un po' di più da quella luminescenza azzurrognola } Ecco a voi. Bes... Bes. Credo venga dall'Egitto, ma non raffigura tra le divinità principali del loro culto antico { Mormora, forse più a se stessa che all'altra [con. religiose +3] Annuisce quindi ancora una volta alle sue spiegazioni: è tutto chiaro. Non le resta che attendere il momento giusto e fare appello ad una buona dose di sangue freddo. Quello in fondo non dovrebbe mancarle; non ha forse fatto di peggio? Ah, certo che si. Che madre è una che cede la propria bambina alle Tenebre della Dea, che strappa la mano della spada al proprio compagno? Che razza di donna ha davanti, Erinn dei Veleni? } Chiedete pure { La invita, sotterrando nei recessi più profondi della sua mente qualsiasi dubbio, nascondendosi ancora una volta dietro la stessa espressione enigmatica [Imperturbabilità lvl5] Certo le parole dell'altra in parte riescono a sorprenderla e a lasciarla, almeno in un primo momento, senza una risposta da donarle. } Un quesito singolare { Commenta, sollevando lo sguardo come a voler interpellare le stelle } Vedete, non mi sono mai posta il problema. Avalonesi sono coloro che risiedono più o meno stabilmente sul suolo dell'Isola. Avalonesi sono coloro che considerano quest'isola la propria casa. Nel caso che voi mi proponete di norma comunicherei al Governatore la presenza di un nuovo suddito posto sotto la sua giurisdizione. Certo se ricevessi però richieste di diverso tipo non esiterei a valutarle. Ma qual è il punto della questione, Saggio Inventore? { Domanda tornando a guardarla, questa volta negli occhi }
ERINN [Giardini Interni] Inspiri a fondo, attendendo la sua risposta e osservandola appena da sotto le ciglia. Non conosci bene questa donna, la osservi da pochi minuti appena. Eppure provi a sondarne l’umore, spiandole i tratti del viso, cercando distensione o tensione; cercando i movimenti delle sue mani (che spesso rivelano molto più dell’espressione del volto); ascoltando il tono della sua voce. Guardi le sue unghie lunghe da gatta, mentre con gesti precisi ed essenziali raccoglie la strana bavetta blu e ti porge la fiala piena. La accetti, tappandola con un tappo di sughero, prima di ricacciarla nella cintura che accoglie praticamente qualsiasi cosa. Annuisci alla risposta che lei ti fornisce, ponderandola. Eludi per il momento la sua curiosità e chiedi ancora. “Ma un Vostro suddito non deve per forza vivere nell’Isola? Potrebbe anche vivere altrove, se considerasse Avalon la propria casa?” È un’altra domanda studiata ad arte, la tua, pronunciata con voce volutamente incerta. “E che cosa chiedete a qualcuno che voglia diventarlo… che voglia diventare un Avalonese? Che cosa chiedete ai Vostri sudditi?” Hai deciso di prendere la questione per vie traverse, Erinn, di non affrontarla a bruciapelo, lasciando che la Regina venga guidata piano piano dalle tue parole, secondo i tuoi tempi, fino al cuore del discorso. Quale sia, potrà immaginarlo. Ma invece di scegliere una strada diretta e immediata, scegli un brusco cambio di rotta, come a voler spezzare il filo che avevi creato prima, confondendo le acque: “Voi sapete, Vostra Maestà, del censimento indetto a Barrington?” La domanda è quasi retorica, visto che rispondi tu stessa: “Il governatore” e dove c’erano maiuscole, qui si sente la pesante assenza di una minuscola voluta. “ha deciso di tenere un registro in cui segnare i nomi di tutti gli abitanti della cittadina… e coloro che vi sono iscritti sono tenuti a comunicare i propri spostamenti.” Ti limiti a riferirle l’essenziale, mentre una nota di disgusto si fa palesemente strada nelle tue parole, strisciando sulla tua lingua. “… Come bestiame che viene marchiato e rinchiuso in un recinto, se mi perdonate la volgarità.” Concludi con una sfumatura ironica nella voce, leggermente incrudelita. Poi rialzi lo sguardo e cerchi il suo, provando per la prima volta a guardarla in viso. “Anche ad Avalon siete soliti effettuare simili… controlli?” E la scruti, aspettando una risposta. [Empatia liv.3, Diplomazia liv.1]
ROSELINE { Giardini interni }{ FU }{ Roseline dell'Inverno ha imparato a conoscere la pazienza. Ha imparato ad attendere, come il ragno che tesse la tela per ingabbiare il moscerino, ai piedi della statua d'ebano che raffigura la vecchia. Eppure il discorso di Erinn sfida la placida calma in cui naviga il suo animo, così che il lamento delle bestie diventa ancora più insistente. Non ci vuole molto tuttavia ad imbrigliarle nuovamente, asservendo l'istinto alla ragione [volontà +3] Lo sguardo intanto non smette di indagare il volto della venefica, cercando ogni traccia, nei suoi gesti e nella sua voce, delle reali intenzioni che la spingono a fare quel discorso [empatia +3] } I figli dell'Isola devono rispettare le leggi immutabili e non scritte della Dea come quelle degli uomini. Devono sapere che la parola di una Sacerdotessa vale come quelle stesse leggi, e tanto quanto quelle di un Guardiano { Il tono con cui risponde si fa appena più duro, lo sguardo si fa di vetro tagliente } Il popolo non ha il dovere di difendere l'equilibrio, per quello ci sono uomini e donne che servono diversi ideali con lo stesso fine, ma mai, e ribadisco, mai, è perdonato l'agire in nome e in favore del caos { E si badi bene, certo la Sovrana non si riferisce ai sedicenti cavalieri che vivono, o vivevano, in Terraferma. Il tono adesso si addolcisce un poco diventa più morbido, la voce si allenta } I cittadini di Avalon sono tenuti a rispettarsi l'un l'altro, a prescindere dal ruolo che li contraddistingue. Sia Cavaliere o sia barcaiolo non importa: l'ingiustizia non viene tollerata { Ecco, parla da Regina. Dice ciò che deve, ma dentro la sua anima si combatte una battaglia silenziosa, chè tutto ciò che di spietato vive in lei si ribella e fa sentire la sua voce, chiamando dal profondo dell'Abisso. Ma è una voce che la donna si impone di ignorare. Parlavi di contraddizioni, venefica: in questa figlia dell'Inverno ce ne sono altrettante } Certo, so del censimento. Ne è stato indetto uno anche sull'Isola, ma temo che i lavori siano ancora in alto mare. Ammetto di non essere particolarmente interessata però agli spostamenti dei cittadini { Insomma, ci mancherebbe solo questo. E non ci vorrebbe certo un veggente - e si da il caso poi che lei lo sia - per comprendere che non ci sia poi troppo rispetto o amore per il Governatore, da parte della mezzelfa } Non intendo pronunciarmi sulle scelte del Klausen { Dice con voce leggera e lo sguardo che torna alla luna } La vostra vita appartiene alla Casa dei Veleni, immagino. E immagino anche che non possiate separarvi dal territorio di Barrington { Riflette ad alta voce, tirando le fila di quel discorso } Posso comprendere, credo, il sentimento di ribellione { Può davvero una donna che ad ogni dettame della Dea, anche quello più infame, ha sempre chinato la testa? } Ma concedetemi del tempo per pensare. { Non c'è bisogno di chiedere, Erinn dei Veleni. Le tue parole hanno raggiunto egualmente il loro scopo } Nel frattempo, vi invito a restare qui per la notte. L'ora è tarda, e anche se credo che non incontrerete nessuno se non ronde e fantasmi è inutile mettersi in cammino fin da ora { Si alza quindi, aspettando che l'altra faccia altrettanto. Rifiuterà l'offerta oppure la seguirà all'interno del Palazzo? Sia quel che sia, il sipario scivolerà presto sulla serata }
ERINN [Giardini Interni] Roseline parla e tu ti lasci guidare dalla sua voce: ne segui le evoluzioni e ne ascolti il morbido velluto, abituandoti anche al modo di arrotondare alcune lettere, intuendo l’origine della donna che parla come parlava il Narciso. Abbassi lo sguardo, corrugando le sopracciglia tra cui si forma una piccola ruga di concentrazione. Ti culli nella testa i concetti che ti consegna, valutandoli. Parla di leggi della Dea, rispetto delle Sacerdotesse, dei Guardiani e degli altri isolani. Parla del caos. Sono gioghi anche questi, Erinn: sono vincoli e catene a cui legarti. Ma forse si tratta di gioghi più accettabili rispetto a quelli che altri vogliono importi. E questi, bada bene Mezza, li sceglieresti tu. Lei tira le fila e tu la segui, annodando i tuoi nodi e accostandoti con grazia alla trama che scegli lei. La Regina sceglie di essere diretta e tu acconsenti. “Sì, io sono legata alla Casa dei Veleni. E quando ho scelto i Veleni, mi sono trovata vincolata a una città e a un governo, senza saperlo.” Scrolli le spalle, quasi a scrollarti di dosso il fastidio. “Non ho scelto Barrington. Ma, a quanto pare, non è possibile non fare una scelta, anche quando lo si vorrebbe.” Nelle tue parole c’è l’amarezza del popolo che subisce le scelte di una classe sociale con cui non ha niente in comune e di cui non condivide i privilegi. “E se devo scegliere, io vorrei scegliere Avalon.” Dici con estrema semplicità, senza infiocchettare una verità molto banale. “Perché penso di trovare l’Isola più affine alla mia natura… e credo di poterne seguire le regole. E ritengo questo possa essere determinante anche per i Veleni.” Ecco, adesso le proponi l’argomento finale del discorso, una verità in cui credi, ma che hai scelto di esporre per calcolo. “I Veleni devono essere neutrali – ma come possono esserlo davvero se tutti i suoi membri sono legati a una gerarchia?” Le esponi, vagamente turbata, un dubbio che tortura te per prima. “Il popolo non è tenuto a difendere l’equilibrio. Ma un Maestro dei Veleni è tenuto a cercare la neutralità superiore a se stesso, la neutralità della congrega.” Ti infastidisce che la capo congrega abbia accettato una carica nel governo di Barrington e lo stesso abbia fatto Irina, è vero. Ma è anche vero che stai mostrando a Roseline la possibilità di legare all’Isola un Maestro dei Veleni – quando tutti gli altri appartengono alla Terraferma. Quando lei si alza, tu ti alzi con lei, imitando i suoi gesti. “Avete tutto il tempo che vi occorre, Roseline dell’Inverno.” Pronunci per la primissima volta il suo nome, prima di seguirla. “Nel frattempo, accetto volentieri la vostra ospitalità… ve ne ringrazio.” [Diplomazia liv.1]
ROSELINE { Giardini interni }{ FU }{ Torna a guardarla dall'alto verso il basso, ma senza alcuna presenza di quella alterigia che troppo spesso le colora lo sguardo altrimenti spento. La osserva da pari, in quegli abiti da uomo e sotto quei capelli spenti, mescolando i suoi occhi bui a quelli altrettanto opachi, privi di scintillii luminosi, della mezzelfa } La neutralità è un concetto multiforme, Erinn dei Veleni, e per certi versi inafferrabile. Guardate me: io appartengo al Tempio e alla sua neutralità. Alla neutralità della Dea e al Suo equilibrio. Sappiamo tutti che al mondo esistono lupi ed agnelli, ma per quanto io da Regina abbia il dovere di difendere gli agnelli, so bene da Sacerdotessa che uccidere tutti i lupi sarebbe infrangere la Sua parola e la Sua legge. Non si può non scegliere, per quanto la scelta possa essere dura. Possiamo solo seguire il percorso che riteniamo più giusto { Ah, questioni filosofiche. Di nuovo all'ombra dei Veleni. Che ti siano d'ispirazione, Signora del Vespro? } Venite. Parleremo ancora, ma non questa notte { Dice, e sarà in silenzio che la condurrà personalmente al primo piano del Palazzo, lì dove sono stanze vuote che potranno accogliere la Chimera. }