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[Torre Arcana] Tormenti e Confessioni

Ultimo Aggiornamento: 31/07/2015 14:30
31/07/2015 10:56
 
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Irina - Shariziah

Riassunto: Irina cerca Shariziah e lo fa direttamente in quella che sa essere la sua casa: la Torre degli Arcani. La trova in Sala Comune, nascosta agli occhi del mondo, mentre riflette sul periodo che sta vivendo. Le due si ritrovano e c’è una certa inquietudine iniziale. Durante l’ultimo loro incontro, infatti, Irina aveva confessato a Shariziah i suoi sentimenti, sentendosi rifiutare. Adesso la donna esige spiegazioni, vuole risposte ai suoi tormenti. La mezza, però, non ha ancora fatto amicizia con quei nuovi sentimenti che la riempiono e quindi cerca con le parole di dar voce a motivazioni che in realtà proprio non riesce ad esprimere. Poi d’improvviso, quando tutto sembra volgere al termine, una stanca Irina confesserà a Shariziah il suo segreto: l’omicidio del marito violento. La prima racconta la sua storia a fatica, la seconda fa appello a tutta la delicatezza che possiede per farle andare oltre quel momento. Le due si ritroveranno, infine, sedute per terra, fianco a fianco, mano nella mano, a promettersi appoggio se le ombre della loro vita dovessero prendere il sopravvento.

Commento: Abbiamo avuto dei problemi iniziali, con le prime azioni del custode, ma abbiamo (entrambe) imparato la lezione e cercato di rimettere le cose a posto. Detto questo, passiamo a quelle due! Credo che non ci siano altre parole per descriverle, se non: wow! Quando credevo che non sarebbero più andate avanti, ecco che prendono una nuova e inaspettata strada. Irina è splendida nella sua austerità e freddezza. Chissà che non le verrà chiesto veramente di fare da testimone di nozze! [SM=g27816]

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IRINA  { . Vicoli - Torre Arcani . } Stride il canto della Sirena nella tua mente. Cumuli di pensieri si aggrovigliano in quella mente, quel confine labile tra follia e raziocinio. Ti muovi Ancella, tra i vicoli con il passo ben cadenzato. Quel corpicino efebico, deambula con la compostezza e l’austerità degna di una Regina. Il crine color del grano, lasciato libero, di manifestarsi sino di bianco vestita sei questa notte, candore della veste che si fonde con la pelle d’alabastro. In un connubio casto e sacrale. La beltà, ancora è stretta a te a mò di vanto. La spilla di congrega in bella mostra. Si, senza dubbio. Quel sodalizio con i Veleni, è un patto che si consolida sempre più forte ad ogni Luna nuova. Quella tetra oscurità che si barcamena in quell’anima avvizzita, ruggisce stanotte con più veemenza. E tu, che sei la personificazione per eccellenza di Persefone, accogli i tuoi mostri come manifestazione ultima della tua essenza, come una Madre che accoglie tra le sue braccia la proprio progenie. Ed eccoti giungere, innanzi alla Torre. Ad accoglierti, ci sarà un uomo. **Sono qui per incontrare Shariiziah** Tuoni sicura, come un Minosse pronto ad eseguire la sua condanna. Lui inclina il cranio e tu fai altrettanto. Bofonchia qualcosa di incomprensibile e a cui non presti la minima attenzione. Prima di procedere, ti verrà chiesto ti lasciare ogni arma. Ma tu non hai nulla con te, per cui, lo segui in silenzio mentre procede, nel condurti al I° piano. Gli zaffiri, saggiano per una manciata di istanti quella che è la figura dell’uomo. Passi in rassegna il crine castano, il fisico prorompente. Senza ombra di dubbio, una mole considerevole. Non un fiato verrà emesso da parte tua, il tragitto verrà dunque eseguito nell’Assoluto ed immacolato silenzio. Tu con gli uomini, non ti ci sai rapportare, Ancella. Sali le scale, con fare meccanico. Il Mezzo, si congederà una volta che ti avrà condotto alla Sala Comune della Torre. Un semplice cenno con il cranio, verrà eseguito in direzione di Koll. Rimani lì, immobile. Rimugini. Troneggi su questa Vita infame, con la sfacciataggine di una Sovrana. Quel viso dai tratti spigolosi, resterà immoto in un cipiglio severo, imperturbabile. [sangue freddo +1] Rintanata in pensieri che svettano come Colossi nel tuo cranio, mediterai sul dal farsi. Sulle parole più opportune da sentenziare quando lei, la Mezza dalle gemme Smeraldo, si paleserà al tuo cospetto. Cosicchè dell'incontro avvenuto quella notte nella Dimora dei Veleni, non ne rimanga che un amaro ricordo. Di quelli che restano chiusi in recessi bui della mente. Sei fuoriscita dal tuo Antro che è divenuta ora la Cella in cui riversare tutte le tue frustrazioni. Quel mausoleo, in cui hai eretto il tuo Credo, votando la tua esistenza nella macabra solitudine, Ancella.

SHARIZIAH [Sala Comune] Un leone in gabbia. Sono giorni ormai che la tua sensazione principale è quella. Da un lato ci sono preoccupazione e senso d’impotenza, dall’altro la voglia di fuggire via, lontano. L’istinto è un cavallo che la ragione, anche se abile cavaliere, tiene a bada a fatica a volte. Koll si è abituato facilmente a quel tuo stato: sono giorni che ti vede andare su e giù per la Sala Comune. Sono sere che ti vede sparire per poi tornare. Lui ha vissuto, anche se da lontano, il tuo rapporto con Had e la tua vita alla Torre, dovrebbe aver imparato a conoscere il tuo animo solitario. Avete limitato i discorsi al minimo indispensabile: dall’arresto di Had è a conoscenza di tutti i tuoi spostamenti. Sa bene, inoltre, che se arriva qualcuno a cercarti, mentre tu sei lì, ciò che deve fare è condurlo da te, in Sala Comune. La tua stanza del resto, ormai la vedi solo nelle ore prettamente notturne (quando ci sei, ovviamente) e il tempo lo passi invece in quella sala a studiare, scrivere missive, ricevere corrispondenza, pensare e fare l’anima in pena. Ormai in quella Sala ti muovi come se fosse parte di te. Had non apprezza i tuoi modi “selvaggi”. Non ha mai apprezzato il tuo star seduta sulle scale. Adesso che sei seduta per terra, con le spalle poggiate al divanetto e le ginocchia rannicchiate sul petto, nascosta a chiunque si affacci all’ingresso, sorridi a risentire la sua voce nella tua testa “Selvaggia gallina starnazzante!”. Nessuno sa che sei lì, a parte Koll, ovviamente. Lui sa sempre dove trovarti. Inutile dire che il custode è più allerta del solito ultimamente, specialmente avendoti vista stanca e preoccupata di ritorno dal Palazzo, e che la gente la squadra per bene, forse anche meglio del solito. E’ per questo che quando Irina arriva in Torre le chiede di presentarsi e di specificare il motivo della sua visita. Solo dopo aver ricevuto quelle risposte ed aver accertato l’assenza di armi, veleni e pozioni, la condurrà eventualmente da te, in Sala Comune. Tu, dal canto tuo, te ne rimarrai lì, seduta, a pensare. Had è in prigione, Goffredo è partito, Herualdar e Morigah non li vedi da un po’. Sospiri. Tu, animo solitario, viaggiatrice che non ha bisogno di nessuno, perché hai i pensieri così affollati? E poi naturalmente c’è Irina. Inutile dire che il vostro ultimo incontro ti ha lasciato delle perplessità. Quella parola tedesca, lei che rivela i suoi sentimenti e tu che pensi ad altro. Relazioni, rapporti umani. Tu non sei fatta per questa roba. Ma adesso l’orecchio fine dovrebbe captare, come un radar attento, voci provenire da altre parti della Torre.-. senso sviluppato: udito.-. Troppo distanti, forse, per essere riconosciute. Allora ti limiterai ad aspettare e, se Irina dovesse rispondere alle domande di Koll (in maniera convincente) solo una volta arrivati in sala comune, con un agile scatto ti alzerai in piedi e palesando la tua presenza, andrai a guardare in volto colei che ha deciso di farti visita.-. agilità +1.-.

IRINA  { . Sala Comune . } Prima del tuo incontro con la Conoscitrice, ti ritrovi a fornire a Koll le tue generalità **Sono Nadine Irina Eloise Kain, Apprendista dei Veleni** Scandisci con chiarezza ogni singola parola. **Non ho armi, né veleni con me.** Allarghi le braccia con fare teatrale e giri su te stessa. Avrà le sue ragioni Koll, per prendersi tale premura. Attimi che sembrano eterni, consumarsi nell’attesa fino ad esserne annientati. Successivamente, dopo aver probabilmente soppesato con attenzione le sue parole, verrai scortata. Ritta te ne stai Ancella, con la più superba delle espressioni, a contemplare ora la figura delle Mezza che giungendo ti si palesa innanzi, la mente è ottenebrata da ricordi sbiaditi, consunti oramai fino al midollo. Più cresce la frenesia dell’attesa di proferire parola, più essa diventa devastante, sfibrante, snervante. Eppure Irina, resti inchiodata al pavimento, come se una forza invisibile ti tenesse ancorata lì, impossibilitata a muoverti. Continui a respirare poiché è la Vita stessa ad imporlo, così come quel cuore polveroso continua incessantemente a battere. Ti umetti le labbra violacee, saggiando il sapore della tua stessa saliva. Deglutisci. Con la veste bianca e il crine che scende giù sino alle caviglie, sei senza dubbio uno spettacolo maestoso. Quali sono le parole, che le verranno elargite? Quali Irina, verranno scelte in mezzo ad altre? **Venom** Prorompi. Il tono di voce non lascia trapelare incertezza, così come quel viso che è una distesa di apatia in cui le emozioni sembrano non riuscire ad impossessarsi dei muscoli facciali. [sangue freddo +1] Fredda, così come la Madre Russia l'ha vomitata. Tra grida e sangue. **Ti dispiace prestare un pò di tempo a questa donna?** Inquisisce. Non c'è dolcezza in quelle parole, non una nota di colore. Ti barcameni in quell'oceano in cui i sentimenti sono stati impiccati, trucidati, messi alla gogna. Su di essi, la la fredda mano della morte, ha colpito con tutta la sua cupa violenza. Ha spazzato via ogni cosa, fagocitandola e risputandola in questo modo. Eppure, quel paio di gemme smeraldo, riescono per ragioni Ignote, a suscitare qualcosa di brutale. Svegliano la Bestia che con così tanta premura tieni sopita. L'ha congedata, con l'assoluta certezza di non volerla rivedere. Eppure Ancella, adesso sei di nuovo qui. A chiedere di lei ad un uomo che ti sottopone ad un interrogatorio. E glielo hai lasciato fare. Sperando che il solo pronunciare il suo nome ti avrebbe consentito l'ingresso senza troppi preamboli. Anche questo hai concesso, di farti sedere per una manciata di istanti sul banco degli Imputati: per lei. Rinsavisci Ancella. Ma fallo subito. Prima che il peso di questa donna finisca per seppellirti totalmente. Rimembra: Non c'è modo di possedere qualcuno, per quanto disperatamente e brutalmente lo si desideri. Non si può proprio, Ancella.

SHARIZIAH [Sala Comune] Koll accompagna Irina. Tu senti i passi e ti alzi. Ruoti il busto in direzione della porta e la vedi: Irina. Il tuo cervello ci mette un po’ a ricollegare quell’immagine ad un nome. Non perché tu abbia problemi a riconoscerla, quanto per lo stupore di ritrovarla lì. La guardi. Inclini leggermente il capo. Irina. Irina vestita di bianco e con i capelli sciolti. Lunghi, lunghissimi, infiniti. A lei l’accesso in Torre è permesso. Ah come te la rideresti Irina sapendo che a te basta rispondere a qualche domanda per entrare, mentre a Goffredo l’accesso è stato proibito! Ma tu cosa ci fai qui? Perché non sei nella dimora dei veleni? Perché sei venuta a cercarmi nonostante la nostra ultima conversazione? Continui a guardarla mentre lei parla. Ti saluta. Ricambi con un cenno del capo. Poi continua. Le sue sono parole fredde, prive di qualsiasi inclinazione o emozione. La gente del nord: quell’assenza di calore non la capirai mai. Una mezza istintiva e dal cuore mediterraneo come te, quel comportamento non può capirlo. Certo, la vicinanza con Had ti ha aiutato nell’imparare a gestirlo, ma tu quella caratteristica stai ancora cercando di studiarla, da lontano. {Accomodati} dirai indicandole la zona della sala in cui ti trovi. Non le darai una posizione, lascerai che sia lei a scegliere il divanetto che hai davanti o una delle due poltrone che gli sono al fianco. Tu, invece, aspetterai che lei abbia preso posizione prima di scegliere, a tua volta, la tua seduta. {Posso offrirti qualcosa da bere?} Gli onori di casa. Chiedere alla gente di accomodarsi, offrire da bere. No. Non è il tuo ruolo quello. E’ Had che si occupa di chiedere a Koll di preparare le tisane e di portare il vino. Tu ci provi ad essere una cordiale padrona di casa, ma quel ruolo proprio non ti si addice. Quanto tempo ha passato la tua madre adottiva, cercando di insegnarti ad essere una moglie brava e ubbidiente? No, quelle lezioni sono le uniche nella tua vita che non hai mai ascoltato. Intanto continui a guardarla, a studiarla. I tuoi occhi sono interrogativi e pieni di curiosità. Perché sei qui Irina? Cosa ti spinge vicina a me, di nuovo, nonostante ti abbia detto espressamente che non posso offrirti quello che tu vuoi? Ma forse adesso stai solo cercando la dimora della conoscenza. Forse adesso mi cerchi in veste di conoscitrice. Dimmi Irina. Parla. Spiegami.

IRINA  { . Sala Comune . } La bramosia resta strozzata nella gola. L’istinto di far uscire parole diverse da quella notte è forte. Una potenza travolgente e devastante. Ma non puoi proprio permetterlo Irina, hai fatto calare il sipario coscienziosamente. Ed ora non resta che gustarsi lo spettacolo, così come viene. Eppure tu ti prendi tutto, Persefone, senza sincerarti minimamente che ti venga concessa o meno. Ma non ora, non lei. Non te l’aspettavi vero Shariziah? Di vederla vestita come se fosse la manifestazione ultima di una Sposa che si reca all’altare. Come un angelo, sceso su questa terra per accoglierti tra le sue braccia. Ma le apparenze, spesso e volentieri non sono altro che un’arma usata per ingannare il prossimo. Perché si, gli occhi si lasciano ingannare. **Sono qui per sentire le tue ragioni Shariziah, quelle che la scorsa notte non ho avuto la forza di udire. Sono qui, a chiederle ora.** Perentoria, assertiva. Così ti rivolgi a lei Irina. Non senza compiere qualche passo verso la Mezza, con la consapevolezza che quando le distanze si dimezzano tra due persone, un moto d’inquietudine cresce. Tutti esigono i propri spazi. E tu, quei bisogni non fai che distruggerli, provocando, aizzando. Così come gli zaffiri, che si appuntano su Shariziah con il solito modo impudente. Sfacciato. Non ti accomodi ancora, come la Mezza ti invita invece a fare. Con le dita scheletriche strette in una morsa infernale dietro la schiena, inizierai a camminare avanti e indietro. Lentamente. Un portamento impeccabile, nonostante la tua figura efebica; non c’è dubbio che il sangue nordico ti rende imponente come un Colosso. **Vedi, ho avuto modo di riflettere** una pausa, di quelle sature e snervanti, la lasci per un paio di istanti appesa, a sospirare forse che ti pronunci ancora una volta. O almeno, quello è l’intento. **Non ho avuto modo di porti una domanda che mi ronza in testa da un pò..** altra pausa e non attendi che ti permetta di proseguire. Non che non lo fai. **Chi ne è il motivo autentico che ti ha spinto a proferire quelle parole?** Inquisisci ancora. Solo allora, prenderai posto sul divanetto. Non accavalli le gambe ma non ti stravacchi come fare qualche bifolco. Piuttosto rimani con la schiena ben eretta, come se avessi posato le natiche su un Trono, anziché su una più che confortevole seduta. **Prendo quello che prendi tu, grazie** Accetti più per cortesia, perché non hai voglia di bere. La testa è fin troppo concentrata su altre questioni per preoccuparsi anche di questo. La lasci fare Ancella. Sei andata dritta al punto Irina. Chissà se Shariziah farà altrettanto. Tu che ancora puoi vantare ancora esteticamente una certa beltà, non ti crucci di tutto ciò che ''potrebbe essere''. Esigi risposte. Per domare la bestia. Per sanare quei Dubbi infausti che si manifestano a cadenze ripetute ogni notte e contribuiscono a levare il sonno. A provare il fisico, più di quanto non saranno già i Veleni a farlo. Ti mangeranno Irina, eccome se lo faranno. Questo è il prezzo da pagare.

SHARIZIAH [Sala Comune] Si avvicina. Parla e si avvicina. E’ vero, Irina, Shariziah ci tiene ai suoi spazi. Lei ci tiene a non essere toccata senza che ne abbia dato il consenso. Eppure quella notte, in biblioteca, se ben ricordi, ti ha permesso di avvicinarti. Ha lasciato che tu la scrutassi, senza distogliere mai lo sguardo. Ti ha lasciato studiarla in maniera impertinente, si è permessa di fare lo stesso. Le verdi iridi, adesso, non cambiano espressione e non lasciano l’oggetto delle loro attenzioni. Ma le orecchie a punta, nel frattempo, assimilano ogni singola parola. Vuole sentire le tue ragioni. E il ritmo del suo parlare è serrato: non lascia spazio ad intromissioni. Aspetterai quindi che ella abbia finito. E’ inquieta Irina. Lo dice il suo modo di fare, lo dicono le sue parole.-. empatia +1.-. Tu quell’inquietudine la conosci bene. L’hai studiata molto bene su te stessa. La confusione dovuta a pensieri ed emozioni che non si sanno controllare. Il continuo chiedersi cosa succede a corpo e mente. Domandarsi perché si prende una direzione completamente diversa da quella sempre scelta. Avanti e indietro: la donna cammina. Un giorno questa sala comune avrà un solco in quella zona, a furia di gente che continua ad usarla come pensatoio. Ha una domanda per te. La ascolti. Lo fai con attenzione. Tu rivolgi sempre completa attenzione e curiosità ai tuoi interlocutori. E non è gentilezza o cortesia, ma reale interesse. Lei va dritta al punto. Una schiettezza che lascerebbe senza parole tutti. O quasi. Perché tu a quella schiettezza ci sei abituata e quel mondo scevro di formalità è esattamente quello che brami dai tuoi interlocutori. Infine si siede. Lo fa con quell’eleganza che la contraddistingue. La guardi in quel muoversi e sistemarsi come preferisce. Solo a quel punto prendi posto nella poltrona più vicina al lato del divano da lei scelto. La guardi ancora un attimo. Scuoti il capo, lentamente, una volta soltanto. {Io non bevo nulla, ma se tu dovessi voler qualcosa chiedi pure: una tisana, del vino, un bicchiere d’acqua, scegli tu}. Giusto una frase per completare quelle inutili formalità, prima di entrare nel vivo del discorso. Bene. Piazzi gli occhi sui suoi due zaffiri. {Vuoi sapere chi mi ha spinto a dirti ciò che ti ho detto}. Affermi ripetendo la sua domanda. {Cosa ti fa credere che sia stato qualcun altro?} La guardi, seria. {Si, è vero, c’è qualcun altro nei miei pensieri, ed è questa la motivazione che mi ha spinto a dirti quello che ti ho detto. Ma sono io che ho pronunciato quelle parole, sono io che le ho pensate e formulate. E’ con me che hai parlato, non con altri}. Un nome. Non è un nome che ti interessa Irina. Non è stato quel nome a portarla lontano da te ma ciò che lei prova per il proprietario di quel nome. Il tono è calmo, basso, serio. Sei seduta sul bordo della poltrona, con il busto rivolto a lei ed entrambe le braccia poggiate sullo stesso bracciolo. {Sei venuta a chiedere le mie ragioni, ma non credo di possedere molto di più rispetto a quanto non ti ho già detto}. Le avessi tu le risposte a quelle domande, la vita sarebbe più semplice.

IRINA  { . Sala Comune . } Noi siamo la il rifugio, in questo mare in tempesta Shariziah. Non lo vedi? Non lo capisci? Te ne resti lì Ancella, avvolta ora in un cupo silenzio mentre soppesi la Mezza. Resti lì, perfettamente troneggiante su quel divanetto. A te non importa di quello che è con gli altri. Per te ha valenza quello che fa in tua presenza. Adesso. In questo preciso istante. Eccome se c’è inquietudine nella tua anima Irina. L’inquietudine ti ha preso in Sposa da tempo immemore. Ti ha eretto come sua degna concubina nel quale crogiolarsi tra lenzuola che odorano di ossessioni e bisogni malsani. Non perdere il controllo Irina. Shariziah prende posto e tu ti sinceri che sia ancora lì presente. Perché le parole, tardano ad arrivare. Mediti forse? Resti in quell’attesa che prelude sempre il momento di un confronto tanto atteso. Sono qui, entrambe con i propri disagi contro il resto del mondo. Solo che tu Ancella, li hai portato all’eccesso, senza possibilità di ritorno. Hai intrapreso questa strada tortuosa, confidando in isolamento perpetuo, impedendo così al resto del mondo di avvicinarsi. La ascolti parlare, il cranio di tanto in tanto si abbassa sulla sua figura. C'è una precisione maniacale nel compiere quei gesti. **Non prendo nulla allora** commenti rapida, tanto per restare concentrata su quelle che sono le parole successive che escono dalla bocca della Conoscitrice. Parole che in parte confermano ciò che era già un sospetto. O perlomeno una conseguenza logica tra i mille fatti analizzati. Socchiudi le palpebre per un paio di istanti. Sospiri, come una bestia che si prepara ad attaccare, ti volterai di scatto nella sua direzione. **Sei dunque così profondamente legata, da non aver spazio più per altro** silenzio ora. Tanto per far sì che quelle parole le arrivino chiare all'oto. Ti alzi adesso, andandole incontro. Ti avvicinerai al suo viso, senza tuttavia sfiorarla. **Il tuo vincolo è così forte tale da impedirti di farmi avvicinare più del necessario?** il tono di voce ora non è altro che un sussurro. Di quelli suadenti, che sembrano volerti accompagnare per mano direttamente alle porte degli inferi. Ma con il sorriso trionfante. **E' questo il motivo Shariziah, che ti spinge a tenermi a distanza?** E solamente ora Ancella, tenterai di poggiare l'indice sul mente della Mezza. **Continui a svicolare, fuggire, dirmi non posso. Ma cosa credi che io voglia? Il tuo cuore servito sul piatto d'argento? Oh no bambina. Ti sbagli. Quello puoi consegnarlo a chi desideri, ma probabilmente l'hai già fatto. Quello che io ti chiedo, è quella parte segreta. Quella parte di te, donna, che non hai già concesso in piaceri carnali. Quella parte, che non ti sei lasciata sfuggire in letti in cui hai giaciuto. Io da te bramo solo quel sodalizio, che non ottenebra la mente. Che resta casto, in quanto non ci sono i piaceri della carne a schiavizzarlo? Capisci cosa esigo da te, bambina?** E c'è un modo carezzevole ora in cui l'appelli Ancella. Quel rimarcare sulla parola bambina, si colora di quell'ultimo sprazzo di calore che hai custodito gelosamente per Lei. Guardala Shariziah. Ama pure il tuo Goffredo. Che io da te esigo solo quello che di puro c'è in Te. Quella purezza, che ho scelto volutamente di condannare al Rogo. E' il tuo Atto di Fede Shariziah, non sprecare questa occasione. Non farlo.

SHARIZIAH [Sala Comune] Irina ti ascolta. Lei non conosce la tua storia. Non sa chi sei. E tu altrettanto. Perché Irina? Perché la mezza che hai davanti attira tanto i tuoi tormenti? Perché non riesci a lasciarla andare? Perché non la lasci con il suo ingestibile tormento? Lei queste situazioni non è abituata a gestirle. Lei è abituata a gestire se stessa nella sua solitaria armonia. E adesso, in maniera completamente inattesa, si trova in questa situazione. Lei che ha sempre vissuto liberamente e senza costrizioni, adesso vive qualcosa di così totalitario da aver tagliato fuori il mondo. E per lei è un tormento terribilmente inaspettato e dolce. Poi si decide a parlare. Lo fa attaccandoti. No Irina, non c’è praticamente più spazio per altro. Te lo spiegherebbe pure se avesse le parole per descriverlo, per parlartene. Ma per la prima volta in vita sua: non ci riesce! Adesso Irina è così vicina. Ti guarda. Ricambi lo sguardo con una dolcezza che non ti aspetti neanche tu di poter ritrovare nel verde dei tuoi occhi. Parla del tuo cuore. Irina, c’è uno spazio vuoto attorno a lei che non permette a nessuno di avvicinarla. Lei parla così tranquillamente di se, del piacere che prova nell’accompagnarsi a donne e ad uomini. Ma al contempo non permette a nessuno di avvicinarsi tanto da sfiorarle l’anima. Non permette a nessuno di entrare nella sua mente. Perché lei non si lega. Perché lei ha una paura folle di tutto ciò che è irrazionale, di tutto ciò che non controlla. E allora si è costruita quel vuoto intorno che respinge il mondo. Perché nessuno vuole cadere nell’oblio di un mondo che potrebbe non raggiungere mai. Irina, Shariziah sembra non allontanare le persone, ma la verità è che non permette a nessuno di avvicinarsi. Parli di piacere della carne. Ancora una volta parli di qualcosa che non conosci. Non c’eri quando Goffredo si stava abbandonando. Non li hai visti insieme, presenti con il corpo, ma ancor prima con la mente. La senti come parla. E’ così vicina. Perché vuoi cadere in questo vortice Irina? Te ne sta tenendo lontana per proteggervi entrambe. Sospiri mentre continui a guardarla. Ti chiama bambina. Potrebbe essere tua madre, forse tua nonna, Irina. I mezzi non dimostrano la loro vera età, sono condannati ad una mente adulta nel corpo di bambini. {Irina tu non mi conosci. Parli di piaceri della carne come se fossero qualcosa di indispensabile. Ho imparato a nutrire la mente prima del corpo. Servire il mio cuore su un piatto d’argento…} Alzi un angolo della bocca in un sorriso ironico {non sai quanto siano distanti certe frivolezze da me. Non si chiede e non si pretende da nessuno. Le persone che regalano parti di loro su piatti d’argento lo fanno perché non si appartengono abbastanza. Io sono mia e non appartengo a nessuno, non mi regalo a nessuno}. La guardi intensamente. {Parli di esigere qualcosa da me. Forse ciò che ESIGI non esiste o forse lo vediamo in modi diversi. I piaceri della carne non corrompono sempre, a volte esaltano. Non esistono solo il bianco e il nero, Irina, ci sono infinite sfumature nel mezzo e ci sono tonalità intermedie che, una volta scoperte, trovi che siano così belle da accecare}. Tu la vuoi Irina, ma lei non è di nessuno. Ha scelto di aleggiare intorno a Goffredo, provando sensazioni impossibili da racchiudere in un’unica definizione. E poi, perché si sente questa esigenza di definire? Di definirsi? Forse ciò che tu chiami amore non basta per definire ciò che lei prova e forse ciò che tu chiedi è così incastrato nel resto che non puoi scinderlo dal resto del pacchetto. Shariziah è un intero. Non è fatta a compatimenti stagni. Si che la guardi. Si che il suo sguardo, seppur incredibilmente vicino lo reggi. E’ la consapevolezza di ciò che sei, nel tuo ordine e nel tuo caos.

IRINA  { . Sala Comune . } Lasciala parlare Irina. Permettile pure di farlo. Ne ha bisogno. E tu, come un bravo pastore, la condurrai verso pascoli più verdi. Lentamente, senza eccessive forzature. C’è quello sguardo vagamente dolce che ti rivolge, lo accogli con gusto. Resti ancora lì a fissarla. Avvicini ancora di più il cranio a lei, poi cambi posizione, portandoti al suo fianco, la veste che fruscia splendidamente grazie a quel movimento. Ti sporgi lì: verso il suo orecchio, tale che ora, possa essere davvero un sussurro. Sempre che ella non si scosti. **Tu non sei Tua Shariziah, sei stata già presa. Non lo comprendi? Permetti ai tuoi sentimenti di renderti esattamente come tutte le altre. La libertà Shariziah parte da lì. Ma a quanto pare, ti sei fatta già imprigionare e nemmeno ne sei consapevole. ** una pausa, un sussurro **Amare è complesso, ma a lungo andare ti rende schiavo** ti allontani nuovamente da lei. Per poi tornare verso la tua seduta. Così placidamente assisa, ti porterai una mano sugli occhi. **Ascolta Shariziah, questa cosa qui, non la comprendo bene neanche io. Probabilmente mi sta facendo uscire di senno. Di consigli, da una Vedova che ha trucidato il marito non hai bisogno** C’è una cupezza assoluta nel tono di voce. Così come la durezza di quelle parole. Porgi il cranio tra le mani, lasciando che quella brutale confessioni impregni a dovere tutta la Sala. E quel corpo efebico, così dannatamente mortale, sembra ora dover sostenere tutto il peso del Mondo. Tu sei solo una Venefica. Un'Ancella dei Veleni, non sei pronta per sostenere tutto questo. Lascia che le cose si allontanino da te, placidamente. Ruggisce la Bestia che violenta ti rimprovera, per essere giunta qui, per aver proferito quelle parole in sua direzione. Che tu sia maledetta Irina! Si accascia quel corpo adesso, sul divanetto, ti distendi incurante che quella non è la tua Dimora. Non è la tua Cella. Devi riprendere fiato. Solo per un istante.

SHARIZIAH [Sala Comune] Ti sussurra all’orecchio. C’è una vicinanza tale da permettervi di annusare l’una l’odore dell’altra senza particolari sforzi. Parla e la lasci parlare. Non la interrompi. Ti limiti a seguirla con gli occhi in quei suoi movimenti. Si scosta. Si siede. Ti confida che lei per prima non capisce ciò che prova. La capisci. Non puoi non capirla. E mentre lei afferma che questa cosa la farà uscire di senno, tu chiudi le palpebre per un paio di attimi. Un attimo di buio per ritrovare i pensieri. Ha trucidato suo marito. Riapri gli occhi su di lei. Lo dice con una cupa durezza che lascerebbe sconvolto chiunque. O almeno, che sconvolge te. E poi si accascia sul divanetto a riposare. I tuoi occhi la seguono in tutto quel tempo. Non la lasciano. Prendi fiato. Ispiri profondamente, poi espiri. Quando ella si corica, tu decidi di alzarti dalla poltrona e di avvicinarti al divano. Pochi passi vi separano. Ti siedi quindi per terra, delicatamente, a metà divano, poggiando la schiena sulla seduta del divano e tirando le ginocchia sul petto. Dovresti trovarti con la testa all’altezza del suo busto. {Non ho mai permesso ai miei sentimenti di possedermi. MAI. Li ho sempre controllati, tenuti a bada. La libertà stessa a volte ti rende schiavo}. L’angolo sinistro della bocca si alza leggermente. {Lo so, è un paradosso enorme. Eppure, a volte, per affermare la nostra indipendenza ci priviamo di ciò che non conosciamo}. Alzi le spalle, impercettibilmente. {Ma come si fa a difendersi da un nemico che non si conosce? La libertà, a volte, consiste nel potersi permettere di vivere qualcosa di diverso da ciò che abbiamo sempre vissuto, senza perdere il senso di ciò che siamo}. Ruoti leggermente il busto in direzione del suo volto. Poggi il gomito più vicino nello spazio di divano non occupato da lei e su di esso appoggi il mento. {Sarò prigioniera quando i miei pensieri non saranno più miei. Fino ad allora sarò ancora Shariziah.}. Pensala come vuoi Irina, ma anche sentimenti e istinti possono essere gestiti in maniera completamente diversa da ciò che si vede normalmente in giro. {Io so perché ho smesso di sfuggire a ciò che di irrazionale c’è in questa storia. Tu perché sfuggi dai tuoi sentimenti}. Ferma in quella posizione, rivolgi a lei le verdi iridi, prima perse nei tuoi pensieri. {Perchè hai ucciso tuo marito?} chiedi adesso in un delicato sussurro. La guardi lì, rannicchiata. Tu non giudichi. Non spetta a te giudicare le azioni altrui. Soprattutto non prima di conoscere tutta la verità. Adesso la guardi in cerca di risposte.

IRINA  { . Sala Comune . } Quel che sta avvenendo ora nel tuo cranio solo agli Dei è dato saperlo. Un mare in burrasca si agita, con acque torbide ad offuscare la mente. A renderla confusa. Ti ridesti da quel torpore, quando ti rendi conto di ciò che le hai detto. **Nessuno deve sapere.** Ringhi in sua direzione. **Tu non puoi immaginare cosa io..** e le parole ti si strozzano in gola. Ecco Irina, cosa ancora ti sconvolge. Non riesci proprio a parlarne, non è così? Ma non cederai no, resisti ancora [sangue freddo+1] Sei una donna del Nord e non ti piegherai nello straziante dolore di quel che Fu. Rimetti in ordine i pensieri, per poi tornare con gli zaffiri su Shariziah, aprendo a lei quell’unico spiraglio a cui agli altri viene tassativamente ed imperativamente precluso. **Le tue parole sono vere, ma per me non c'è più spazio per tali sentimenti. Non più.** Poi lei si avvicina, prende posto per terra. Si porta le ginocchia al petto; osservare tutte queste sue azioni ti aiuta a non pensare a te. L’ascolti, attenta. Ha sempre le parole giuste, Shariziah. **Quel che io sono oggi, è il frutto di una serie di eventi che hanno inciso drasticamente sulla mia persona. Rendendomi la donna che sono oggi.** una pausa, espiri ed inspiri, con una lentezza sfibrante. **Ho scelto infine, di essere il carnefice, per puro istinto di sopravvivenza. Non mi pento della mia scelta, né cerco la Redenzione. Sono così adesso e questo mi sta bene** Infine ti porge quella domanda. Lecita. Maledettamente diretta. **Devi sapere, che l'odio di quel cane infame, altri non è che mio Padre, arrivò al punto d'odiarmi tanto, da consegnarmi come carne da macello. In Sposa, ad un uomo, conosciuti da tutti indistintamente per la sua mente incline alla violenza.** Una breve pausa, non ce la fai proprio a snocciolare tutta quella questione di getto. Ti si incrina anche un pò la voce Ancella, strano ma vero. Un respiro e poi prosegui. **Restai incastrata in quel matrimonio per anni. E per anni, subii le sue violenze carnali, le sue percosse. Ed io, vittima inerme persino delle sue perversioni più inaudite.** Da qui si spiega Irina, quegli abiti morigerati. Quei vestiti seriosi. Non è forse così? **Di quell'uomo, rimasi persino incinta, dopo anni in cui non avveniva il concepimento. Lui mi appellava come una cagna sterile. E ne fu totalmente convinto sino alla fino. Ti lascio immaginare, cosa gli frullò per la mente, quando apprese la notizia che Sì, finalmente ero in attesa. A dispetto di ciò che potrai credere, non accolsi quella notizia con gioia.** Ti fermi ora, le lasci il tempo per assimilare. Successivamente riprendi, ha il retrogusto di una tragedia antica, la tua vita Irina. Fa un certo effetto, ripercorrere ad alta voce, una parte dei tuoi anni. **Lui non fu contento, mi accusò di aver fornicato con qualche stalliere, che quella ''cosa'' in grembo non era sua.. Io ci provai, a proteggere il bambino sai..** E' così Irina, ci hai provato. Ma hai fallito miseramente in quell'impresa. **Lui venne a picchiarmi una notte, così violentemente che.. ci fu solo sangue e la Creatura lasciò il mio corpo** tagli corto. **Non credo sia necessario per te capire, perchè lo uccisi, non fu solo Vendetta. Temevo per la mia vita Shariziah** E con questo, hai davvero concluso. Sfinita, stremata, ti rifugerai nel suo silenzio.

SHARIZIAH [Sala Comune] Ti ringhia contro intimandoti di non dire a nessuno ciò che ti ha detto. La tua espressione non muterà, mentre con un cenno del capo cercherai di rassicurarla sulle tue intenzioni di non parlarne. Adesso Irina ti racconta la sua storia e la tua attenzione è tutta per lei. E’ una storia terribilmente cruda. Piena di violenze, assassini, percosse. Trasali nel sentirgliela raccontare. I tuoi occhi adesso la osservano. Irina sembra così piccola. Ti chiedi come abbia potuto reggere il peso di quegli anni. Il peso di una vita passata sotto le mani del proprio aguzzino. E’ persino rimasta incinta e ha perso il bambino. Ricordi vagamente che, la sera del vostro incontro in biblioteca, notasti come si accarezzava il ventre. E tu Irina, ti porti dietro questo passato senza confidarlo a nessuno? La guardi esterrefatta. C’è una forza in quel racconto che non ti saresti mai aspettata da lei. E la forza non è presente solo negli avvenimenti raccontati, ma nel risicare a farlo e nel riuscirci con una lucidità tale da levarti il fiato. La guardi e quello sguardo ha in se così tante parole non dette e inespresse che è difficile decifrarlo. No, non è compassione o pietà. C’è stima per quella forza, paura per l’imprevedibilità dell’animo umano, e tanto, tantissimo altro ancora. Dovresti dire qualcosa adesso. Dovresti forse far uscire dalla bocca qualche parola. Ma ti vengono in mente solo inutili frasi che sicuramente non gioverebbero a lei e che risulterebbero vuote e inutili. La guardi ancora, mentre si rannicchia sfuggendo nel suo mondo. Tu alzi una mano. La avvicini tentennante ai suoi capelli. L’intento è evidentemente quello di carezzarle la testa. Ma è altrettanto evidente la tua difficoltà nel gestire quella situazione. E allora la mano che , tremante, stava per arrivare alla sua testa, si ferma indecisa, per poi tornare indietro. {Scusa} è l’unica parola che riesci a sussurrare guardandole. Le chiedi scusa per aver richiamato a lei quei ricordi, per aver riportato a galla quel dolore. {Adesso è finita, lui non c’è più}. E saranno le tue parole che cercheranno di arrivare a lei come una dolce carezza. Ti ripensi per un attimo rannicchiata sul tuo letto, svuotata, con gli occhi fissi nel nulla. Quella volta fosti fortunata, ma nonostante tutto non ci sarebbe stata persona al mondo che avresti voluto al tuo fianco.

IRINA  { . Sala Comune . } Da quella notte, da quel che è accaduto, da quello che hai commesso, hai perso il sonno. Come ci si può coricare beatamente? E’ pressoché impossibile. La tua indole oscilla tra brutalità e senso d’inquietudine. Necessiti di Dominare, per far sì che non sia tu a venir dominata. **Per questo, se posso evito di parlare con gli uomini. Non gradisco la loro compagnia, a meno che non ci siano motivazioni che impongono la loro presenza al mio cospetto. Sono stata sola per molto tempo e oramai questo si è tramutato in bisogno. Però, ogni tanto, se ne hai voglia e la mia compagnia non ti arreca disturbo, quando non saranno i Veleni ad occupare il mio tempo. Potrei venirti a trovare.** Provi un senso di vergogna forse a proferire quelle parole, la sola certezza è che ti fidi di Lei. E sai, che custodirà questa piccola finestra su di te con cura. La fredda Signora nel Nord, sembra ritornare nuovamente a Vita propria. E sarà ora, che tornerai con gli zaffiri sui meravigliosi smeraldi di Shariziah. Ti accorgi di quella mano che cerca di carezzarti i capelli. Scivolerai anche tu, prendendo posto sul pavimento accanto a lei, come se fosse il gesto più naturale di questo mondo. Anche se non è da te Irina, difatti verrà lasciato qui, custodito in questa Notte. Come tutto il resto. Cercherai dunque di prendere la sua mano, cingendola lievemente, qualora lei te lo consentisse. **Non preoccuparti, te l'avrei confessato comunque. Solo, non sapevo come** Il tono di voce è basso, ancora una volta fuoriesce sottoforma di sussurro. **Vorrei proteggerti Vorrei poter essere quell'ombra oscura che si batte contro le forze che ti turbano, che ti tormentano lo spirito. Io posso farlo, posso essere la tua Sposa silenziosa, se lo desideri. Se hai bisogno, chiedi e ti sarà concesso.** Scandisci con estrema cura ogni sillaba. Poi la mano sinistra, -quella eventualmente rimasta libera- andrà a massaggiare le tempie. Forse è tempo che tu faccia presto ritorno in quella che è Casa tua, Ancella. Che la tua mente, questa notte è stata messa a dura prova.

SHARIZIAH [Sala Comune] Annuisci comprensiva alla sua confessione riguardo il suo rapporto con gli uomini. {Lo so che non è ciò che vorresti che ti dicessi adesso, ma ti assicuro che esistono uomini diversi da quelli che hai incontrato}. La guardi e ripensi a ciò che ti disse su Goffredo. Decisamente l’uomo sbagliato con cui confrontarsi Irina, in questo momento. Meglio che tu non sappia, adesso. Non potresti capire e forse sarebbe solo sale su ferite aperte. Annuisci di nuovo alla sua richiesta. {Quando io sarò qui, questa Torre ti accoglierà come ha già fatto stasera. Essere soli non è mai un bisogno, è uno stato al quale ci si abitua}. Ti scivola al fianco. E’ strano vederla seduta per terra. Lei con la sua composta austerità. Ti prende anche la mano e glielo lasci fare. Tu che non permetti alla gente di toccarti senza preavviso. Gli occhi per un secondo scendono su quelle mani legate delicatamente. Poi tornano sugli zaffiri che appartengono alla russa. {Non si può proteggere nessuno da se stesso, Irina. Non si può proteggere nessuno da ciò contro cui decidere di non combattere}. E adesso stringerai delicatamente la sua mano. {Non ho bisogno di una protezione, ma sappi che il tuo segreto qui sarà custodito gelosamente. Semmai avrai bisogno di un rifugio dai tuoi tormenti e dalle tue ombre, cercami. Non posso garantirti la salvezza, ma almeno posso offrirti un rifugio temporaneo}. Le rivolgi un debole sorriso. No. Tu non prometti mari e monti. Tu non prometti amore e sentimenti. Ciò che tu offri ha in se la schiettezza di quello che puoi darle. Un giorno, forse, anche lei smetterà di combattere i demoni che nella sua mente rappresentano i sentimenti. E tu mezza non glielo dici, ma dentro di te formuli l’auguri che Irina, un giorno, possa capire ciò che a te ha sconvolto l’esistenza, riempiendoti completamente cuore, mente e anima. Adesso si massaggia la tempia. Sembra stanca, sembra incredibilmente stanca. {Adesso sarai esausta. Forse è meglio che tu vada a riposarti}. Le sussurri quelle parole quasi come una nenia che vorrebbe accompagnarla in un riposo ristoratore. {Ti offrirei un posto qui in Torre, ma al momento la situazione è… particolare. Se lo desideri, posso scortarti fino alla dimora dei veleni}. Non la stai cacciando. Forse le tue parole potrebbero sembrarlo, ma ormai la donna dovrebbe essere abituata ai tuoi modi non convenzionali di esprimerti e di essere, a tuo modo, “ospitale”.

IRINA  { . Sala Comune - Vicoli > Casa Veleni . } Le hai concesso molto questa notte Irina, più di quanto tu stessa potevi solamente immaginare. Sei stordita da quel che è avvenuto questa Notte. Oltremodo confusa, è bene che i tuoi Mostri, tornino a reclamare quell’anima a brandelli quanto prima. Gli altri, sono in attesa nella tua Cella. Pronti ad accogliere la loro Signora. Sei pronta dunque, per lasciare questo palcoscenico come una Sovrana, senza nemmeno aspettare gli applausi per questa rappresentazione. Che se li tengano pure. Non sbagli Shariziah, di Goffredo ora è meglio non proferire parola. Sei pronta per accomiatarti da questa Torre, persino da quegli occhi di smeraldo. Ascolti le sue parole. **Quando smetterai di combattermi e mi lascerai fare?** L’ammonisci, come si farebbe un bambino. C’è un modo di fare, tra di Voi che comincia a farsi strada. Ed è ugualmente complesso. Spiazzante. E tu Irina, non riesci a venirne a capo. E la cosa sembra non turbarti più. Abbandoni quella mano, con lentezza, la lasci semplicemente scivolare via, come sabbia tra le dita. **Non è necessario, farò ritorno alla Dimora dei Veleni da sola ma ti ringrazio ugualmente, potrai venirmi a trovare se lo desideri, solo mandami una Missiva prima. Noi non abbiamo qualcuno che possa accoglierti e avvisarmi della tua presenza. Nè avresti la possibilità di venirmi a cercare all’interno della Dimora stessa, poiché come Ospite, non puoi andare oltre le Sala Comune. Troveresti solo porte chiuse e a meno che non ci sia qualcuno di passaggio, finiresti per rimanere da Sola in Sala Comune. E ricorda, se hai bisogno di qualunque cosa, ti basterà venire da me, rammentalo. Così come io terrò a mente le tue parole** Calca la mano, sull’ultimo concetto, la nostra Ancella. **Venom, Shariziah** Questo il tuo congedo ultimo. Lascerai la Sala Comune, la veste bianca che sapientemente fruscia sotto i tuoi movimenti. Percorrerai quel tragitto a ritroso, rigettandoti nei Vicoli, con la sicurezza di una Predatrice. Non devi augurarle niente Shariziah, poiché Irina, esiste a questo mondo proprio grazie alla sua forza. Dei sentimenti, spesso e volentieri si può fare a meno, poiché si punta in direzione di un disegno più Ampio. Che la notte accompagni entrambe.







Memento audere semper


31/07/2015 14:30
 
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Quanto amo queste due, mamma mia ! [SM=g27836]

Sempre stupendo giocare assieme a te, ormai lo sai [SM=g27821]
{ I R I N A }





** L'Ancella dei Veleni **

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