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"Tu cosa vuoi fare?"

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2015 12:39
24/07/2015 12:39
 
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Fehrer & Reinilde
Riassunto: Una chiacchierata in cima alla cordigliera tra i due del Nord, che fortifica il loro rapporto e fa intendere alla donna che esiste, ad Avalon, molto più di ciò che vede.

Commento: Questa breve giocata si colloca temporalmente prima dell'incontro tra Reinilde e Roseline con conseguente inizio dell'"apprendistato" della prima, e serve a dare appunto un maggiore senso logico.

Grazie a te che sai tutto. Ma tutto tutto.


RAGNHILD § Cordigliera § I resti di una cena spartana, consumata in silenzio e lanciandosi vicendevoli occhiate, stanno a poca distanza. Il volto di Feainnewedd ha ripreso colore e lo sguardo è uno sguardo sereno di chi ha ricominciato ad apprezzare le volute della ruota dei mondi, che ha concesso loro di bearsi del giorno e della notte. Il buio fa meno paura se vi è la certezza che sarà seguito dalla luce. Ma non è sul ritorno di questo spicchio d'equilibrio che la mente della giovane si concentra: lei giochicchia con un tocco di carne del quale si intravede l'osso e che ha rosicchiato in modo molto poco femminile fino a poco fa, come quei guerrieri-orso attorno alle fiamme che coloriscono le tradizioni nordiche impaginate in tomi che, quando non sono pieni di polvere, lo sono di tracce di polpastrelli e di memoria visiva di occhi che ne hanno consumato la storia. E' affascinante. Ed è come se il discorso tra i due non fosse mai finito (e in effetti così è) che l'amazzone torna a parlare, guardando le stelle ma dando a intendere che il suo non sia certo un discorso a senso unico, e che ce lo voglia coinvolgere. { Una bambina, quindi. Chi l'avrebbe detto mai. } Lui che si è sempre distanziato dal concetto di famiglia e che sposava invece il folclore dei guerrieri bianchi arroccati in cima a un ideale e a tante altre belle promesse. Ha i capelli sciolti e le ciocche bionde le danzano sul viso, attorcigliandosi complicate in miriadi di filamenti. { C'è una cosa che ti voglio chiedere. }

FEHRER [Cordigliera | Crepaccio] Il mondo ha spento la luce e, sotto lo sguardo cupo di quei titani gassosi che soffiano sulle altitudini di Avalon divorandone le cime e masticandone vertigini, Fehrer e Ragnhild compongono un duo assai inusuale, eppure calzante, tanto appaiono simili e in sintonia. Potrebbero sembrare fratelli, se non fosse che esistono tuttora tanti attriti quanti sono gli anni che li hanno visti separati da un campo di guerra - e di morte - e di atrocità commesse da una parte e dall'altra. Così, mentre la vita puntellava centimetri di barba sul mento di uno e rendeva curve di donna le forme acerbe dell'altra, il sangue faceva la conta delle loro perdite, inasprendo un rapporto che avrebbe potuto essere quello idilliaco di guerrieri uniti nella neutralità. L'uomo dei ghiacci consuma quel che è rimasto da consumare: ha, fra le mani, brandelli di carne assai simili a quelli di Reinilde e, la bocca piena e le dita a strofinarsi su della carta pulita, le cerca gli occhi, annuendo in silenzio. Parlare di bambini con lei è come camminare su un'orda di vetri infranti. Qualcosa, ciò nonostante, lo spinge a credere che la domanda che formulerà di qui a breve non tratterà quest'argomento; così, mandando giù il boccone e mettendo momentaneamente da parte il cibo, si volge verso di lei, una gamba piegata e l'altra distesa, penzoloni nel vuoto profondo del burrone che costeggia la montagna. "Dimmi pure..."

RAGNHILD § Cordigliera § Lo guarda attentamente. E più lo guarda, meno comprende perché mai avrebbe dovuto essergli nemica. Ed è così, con della birra abbandonata poco più in là e cocci della coscienza sparsi nell'animo, che annuisce a se stessa dicendosi d'avere perduto tempo. Anni. E serenità. Ma con ordine. Tira su col naso e si abbraccia le ginocchia, avendo cura di coprire le gambe col tessuto della gonna sfilacciata in un atto di pudore valevole più per lui, conoscendolo, che per lei. { E' freddo quassù. } Bisbiglia sospirando e cercando l'eventuale sostegno della roccia con le spalle. Fehrer le è stato addosso e non è tanto il fatto che l'abbia sopraffatta, ma ciò che ha visto nei suoi occhi: buio. Tanto profondo da risucchiarle quel po' di lucidità che le restava dopo l'immersione nel Voden (//furore nordico). { Tu sei diverso, lupo bianco, e mi hai mostrato una parte di te che... } Continua a fissarlo. Insomma, comprendiamola. Feainnewedd è devota agli dèi e, per i dettagli che le è stato dato di comprendere del cristianesimo che entrambi hanno conosciuto, è venuta a sapere dell'esistenza di un dio che li racchiuda tutti e di un diavolo che contrasti ognuno di loro. E quel diavolo si è affacciato alla finestra dello sguardo dell'uomo. Scuote la testa e agita la mano come ad allontanare un pensiero scomodo, o più semplicemente l'argomento. Perché non è neppure questo il punto. Il punto è che... { La tua Roseline mi ha parlato della Dea di queste terre e ho toccato con mano quanto possa essere tangibile. Perché o quella donna mi ha letto nel pensiero, scoprendo un nome che solo tu su queste terre conosci, o l'essenza dell'isola attraverso la sua bocca mi ha parlato. E io non credo ai tarocchi e alle coincidenze! } E ora rispondi, guerriero. Rispondi!

FEHRER [Cordigliera | Crepaccio] V'è, sulle spalle di Gwynbleidd, un vello né pregiato né rozzo che accomuna la figura dell'Ishtuk a quella d'un barbaro pure quando il clima non chiede questo riparo. Quel manto di pelli d'animali intrecciate le porge, adesso, leggendo forse nel suo ritrarsi lo scacco che poi effettivamente conferma a parole. "Mettilo" l'invita con un cenno secco, perché se è vero che la primavera lambisce in eterno le caviglie dell'Isola, è vero altrettanto che il vento, qui, non concede requie. Mai. Tu sei diverso, lupo bianco. Gli dice. E soltanto gli dèi sanno quanto debba fremere Reinilde se gli si rivolge nella posa corrente anche nel disegnare di lingua e palato il suo soprannome nordico. Tu sei diverso, lupo bianco. Gli dice. E a quella diversità il Bastardo presta il fianco, ora come nell'adolescenza, quando l'Abietto non era che nelle corde del suo destino e, in Sua assenza, era la condizione di sangue sporco ad allontanarlo dalla 'normalità'. Indica il portone della Loggia, poco distante, levando lo stesso braccio che le ha offerto - sia che l'abbia accettato, sia che no - l'indumento. "Quella è la Casa dei Draghi, Zirael [//rondine: dal passato dei due]; dei draghi, e mia. Scoprirai che ad Avalon non vi sono soltanto cavalieri, e guardiani, e soldati e protettori dei boschi. I draconici onorano la memoria dell'antica stirpe e, in comunione mentale con i loro membri fuor delle nebbie, mettono le ali." Non è facile racchiudere in pochi versi la storia e le leggi della Cordigliera, ma l'Alfiere Nero prova comunque a spiegarle la sua appartenenza alla Lex. "Ciò che tu hai visto non è che un briciolo del potere che mi scorre nelle vene. Nella mia testa è infatti racchiuso il dono fattomi dal Fato. Il dono. E la condanna. Ma questa è un'altra storia e, se lo vorrai, te la racconterò poi. Insieme a tutto il resto." Prima di dormire, possibilmente. Perché il Demonio le culli gli incubi. Potrebbe mostrarglielo qui e ora, ma non è pronta. Non lo era neppure lui dopo aver studiato a capo chino i libri di Sigieth. Le sorride con cortesia all'accenno a Roseline. "Te lo confermo. E non solo: ti avevo avvertito. La Dea non si limita ad esistere e a godere la vanità delle preghiere dei suoi figli, ma ci guarda, ci guida; talvolta ci sceglie. Cosa ti ha detto?"

RAGNHILD § Cordigliera § Se le avessero detto che un giorno si sarebbe ritrovata ad accettare il suo vello e a scambiare chiacchiere di draghi e dèi con lui avrebbe riso, prima, e avrebbe tagliato la lingua degli sprovveduti, poi. Ma il presente ci dice che Feainnewedd accoglie di buon grado il mantello (che le sta grossomodo tre taglie più grande!), che pende dalle sue labbra e che sta zitta zitta come una cucciola d'uomo addestrata alla guerra e alle arti. Non c'è il fuoco ad attizzare le ceneri del loro spirito e la birra non è allungata con spezie allucinogene e chissà quali altre sostanze, ma l'esperienza è la stessa e alla valchiria pare di avvertire la testa girare. Il fatto è che si sente minuscola e preda di quelle entità tanto grandi che vorrebbero sapere tutto di lei. O meglio. Esistono dèi che conoscono tutto di lei, ovviamente, ma sentirseli eventualmente spiattellare in faccia è forse qualcosa cui non è pronta. E il drago. Il drago che gli sta nella mente. Senso di umorismo ne ha avuto sempre poco, e se si limitasse a sottolineare la sua scarsa capacità ci riderebbe su senza pensarci. Ma pare sincero: glielo si dovrebbe leggere nella convinzione del volto e nella limpidezza della voce. { Fehrer, che...? } Si stringe nel mantello e aggrotta la fronte, sapendo di non essere presa in giro ma credendo inizialmente inaccettabile che una bestia delle leggende gli si nasconda dentro. Eppure quegli occhi. Quell'ombra... { Vorrei che me ne parlassi. Coi tuoi tempi. Quando lo riterrai opportuno. } Freme, in effetti. Vuole sondarlo. Capire. Che condivida con lei quel potere di cui va parlando. { Mi ha chiamata "figlia del sole". Mi ha chiesto di fidarmi. Che può aiutarmi a comprendere. La stella di Roseline si è illuminata e io sentivo. Io la sentivo. } Cosa, poi? Non lo aggiunge, certa che lui sappia a cosa si riferisce.

FEHRER [Cordigliera | Crepaccio] °Ogni volta che un bimbo dice: 'Io non credo alle fate', c'è una fatina che da qualche parte cade a terra morta.° Leggeremo quest'assioma nei secoli a venire, ma nel frattempo è innegabile che sia possibile applicarlo all'attualità delle cose. I novelli dell'Isola, stupiti dalle storie dei draghi e d'una dea dai tre volti in grado di apparire ai mortali, hanno il potere, Gwynbleidd talvolta crede, di indebolire l'essenza stessa di Avalon con la stoica sufficienza che tendiamo a dare alle cose incomprensibili, distanti dalla nostra concezione di 'vero'. C'è passato pure lui, del resto: troppo pragmatico e affezionato al tangibile per affiliarsi ai concetti astrali di questa porzione di mondo. Reinilde è diversa, grazie agli dèi e, quanto alla sua preparazione, vi baderà personalmente. A partire da adesso. E' serio e, sebbene non indichi più la Loggia, il lungo istante in cui ne osserva il portone incastonato nella roccia prima di tornare alla donna è eloquente. "Tre vie per tre specie di draghi. L'ordine dei draconici non solo ne onora pelle e scaglie, ma - per quanto siamo ormai in pochi - si occupa di proteggere Avalon o, meglio ancora, la sua ideale bilancia fra ordine e disordine. Il bene e il male fanno parte del presente così come il cielo e la terra, ma il Caos, quando si radica, va estirpato. L'equilibrio concede ai draghi di esistere e, a differenza degli uomini, di volare, e ciò risiede nel potere e nella loro fede incrollabili. Fede è avere le ali, Reinilde. Ecco. Il Caos sarebbe in grado di contestare anche questa affermazione inconfutabile." Si fa indietro col corpo fino ad affiancarla, se possibile tendendosi verso di lei, le mani sulle sue ginocchia o sui suoi polpacci, a seconda di come ha disposto le gambe. "In pochi, se non nessuno o quasi, hanno avuto la tua fortuna. La Dea non si manifesta per puro diletto, Zirael, ma in questo caso l'ha fatto. Ho smesso di credere alle coincidenze. Tu cosa vuoi fare?"

RAGNHILD § Cordigliera § Quando Fehrer parla della sua vita tra queste rocce Reinilde ha idea che non possa provare maggiore entusiasmo nelle altre storie conosciute sulla vita di guerriero o semplicemente di abile linguista. Perché è questo che ha ritrovato: non l'uomo di poche parole abituato al silenzio e alla gravità di un'azione, o almeno non soltanto; ma assieme l'individuo che con una dialettica convinta riesca a condividere saggezza, passione e fascino degli ideali che racconta. Glielo dovrebbe leggere in viso osservandolo zitta mentre lui vola sulle ali della coscienza e di quei draghi cui va nuovamente parlando. Il momento le suggerisce di non chiedere ulteriormente e di lasciarsi avvincere per ora dalle sue ragioni. Che le bastino, dannazione. Annuisce pian piano e se lo figura a cavallo di una bestia scagliosa, lancia in resta e armatura scintillante. Distoglie lo sguardo indirizzandolo a quella loggia che genera in lei l'attrazione dei particolari misteriosi e ancestrali e, quando torna al lupo bianco, lui è vicino e le ha appoggiato le mani sulle gambe. Solleva un sopracciglio e fa cadere gli occhi sugli arti, non per imbarazzo ma per accertarsi che siano realmente i suoi e che non si sia fatto prestare le dita da un viandante giunto provvidenzialmente. { Il Caos. D'accordo. } Mormora rimanendosene con le braccia attorno alle ginocchia, senza divincolarsi dalla sua presa. { Ascoltare il mio cuore. } Gli rivela in confidenza, ripensando al fuoco dei bracieri del Tempio e dicendosi che sì, per una volta si fermerà. E che sia quel che sia. { Tornerò dalla tua donna e Rhena di queste terre e mi offrirò come allieva della Sua casa.} E che si riferisca a Roseline o alla Dea, questo è affidato ai posteri.



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