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L’AMICIZIA SPIRITUALE di AELREDO DI RIEVAULX

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 14:56
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10/08/2013 14:43

Tra chi può nascere l’amicizia

Aelredo: Te lo dico subito. Può nascere tra i buoni, progredire tra i migliori, raggiungere la perfezione tra i perfetti. Fino a quando uno si compiace volutamente nel fare il male, o propone a gente onesta cose disoneste, finché preferisce il piacere alla purezza, la temerarietà alla moderazione, l’adulazione alla correzione, come potrà costui anche solo aspirare all’amicizia, dal momento che essa nasce dalla stima per la virtù? Sarebbe difficile, anzi impossibile, gustarne anche solo gli inizi se non se ne conosce l’origine. È un amore sporco e indegno del nome di amicizia, quello in nome del quale si esige qualcosa di turpe dall’amico che, non avendo ancora vinto le sue debolezze, è spinto dalla necessità a fare qualsiasi cosa illecita gli venga proposta o imposta. Per questo va decisamente rifiutata l’opinione di quelli che ritengono si possa fare per l’amico qualcosa che vada contro la lealtà e l’onestà. Non c’è nessuna scusa per il peccato, anche se è stato fatto per amore di un amico. Il nostro progenitore Adamo avrebbe fatto molto meglio a rimproverare alla moglie la sua superbia piuttosto che assecondarla nell’appropriarsi di ciò che era proibito.
I servi del re Saul furono molto più fedeli al loro signore rifiutando di eseguire il suo ordine di spargere sangue di quanto non lo fu Doeg l’Idumeo che, fattosi interprete della crudeltà del re, uccise con mano sacrilega i sacerdoti del Signore. Anche Ionadab, l’amico di Amon, avrebbe fatto meglio a impedire all’amico l’incesto piuttosto che indicargli come impadronirsi di ciò che desiderava. La virtù d’amicizia non può scusare neppure gli amici di Assalonne che, unendosi a lui nella rivolta, presero le armi contro la collettività. E per parlare di cose a noi contemporanee, ha fatto molto meglio Ottone, cardinale della Chiesa romana, ad allontanarsi da Guido, che pure gli era molto amico, di quanto non abbia fatto Giovanni, che ha aderito a uno scisma tanto grave per l’amicizia che lo legava a Ottaviano. Vedete, dunque, che l’amicizia non può sussistere se non tra chi è buono.
Marco: Ma allora noi cosa abbiamo a che fare con l’amicizia, visto che proprio buoni non siamo?


Aelredo: Quando dico “buono” non intendo dare alla parola un senso assoluto come fanno quelli che ritengono buono solo chi ha raggiunto la perfezione. Dico che è buono quell’uomo che, secondo le capacità della nostra comune natura, vivendo in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà non chiede niente di disonesto ad alcuno né, se richiesto, si presta a fare qualcosa di male. Tra persone così non esito a dire che l’amicizia può nascere, conservarsi e giungere a perfezione. Ma quelli che, purché sia rispettata la fedeltà all’amico e sia evitato un danno alla collettività o una lesione dell’altrui diritto, si prestano ad assecondare le voglie dei loro amici, non li chiamerei sciocchi quanto piuttosto insensati: hanno riguardo per gli altri, ma non per se stessi; si danno da fare per la reputazione altrui, e mettono miseramente a repentaglio la propria.

L’amicizia fra sollecitudini e preoccupazioni

Marco: Quasi quasi sono d’accordo con quelli che dicono che bisogna guardarsi dall’amicizia, perché comporta innumerevoli affanni e preoccupazioni, non è priva di timori, e porta con sé molte sofferenze. Abbiamo già tanti problemi per conto nostro, è imprudente, dicono alcuni, legarsi agli altri al punto da essere coinvolti in tanti affanni, afflizioni e fastidi. Inoltre ritengono che niente sia più difficile del conservare per sempre l’amicizia, e, d’altra parte, sarebbe molto brutto iniziare un’amicizia per poi vederla tramutata in odio. Per questo pensano che sia meglio legarsi ad una persona, mantenendo la libertà di poterla abbandonare in ogni momento; insomma, “tenere sciolte le briglie dell’amicizia in modo da poterle tirare o allentare a piacere”.
Luca: Avremmo proprio faticato per niente allora, tu a parlare e noi ad ascoltare, se il nostro desiderio di amicizia svanisse con tanta facilità, dopo che tu in tanti modi ce l’hai raccomandata come cosa estremamente utile e santa, tanto gradita a Dio e tanto vicina alla perfezione. Lasciamo pure questa opinione a chi desidera amare oggi in modo tale da esser libero di odiare domani; a chi vuole essere amico di tutti senza essere fedele a nessuno; a chi oggi è pronto alla lode e domani all’insulto; oggi a coccolare e domani a mordere; a chi un giorno regala baci e il giorno dopo insulti: questa amicizia si compra per pochissimo, e basta un’offesa da niente per farla svanire.
Marco: Credevo che le colombe fossero prive di fiele. Comunque, spiegaci come si può confutare questa opinione che dispiace tanto a Luca.
Aelredo: C’è una magnifica risposta in Cicerone: “Tolgono il sole dal mondo quelli che tolgono l’amicizia dalla vita, poiché non abbiamo da Dio niente di meglio, niente che ci renda più felici”. Non è per niente saggio rifiutare l’amicizia per evitare le sollecitudini e gli affanni e liberarsi dal timore, quasi che ci sia una qualche virtù che possa essere acquistata e conservata senza impegno. Forse che in te la prudenza riesce a lottare contro gli errori, o la temperanza contro l’impurità, o la giustizia contro la malizia senza che tu debba fare una grande fatica? Dimmi chi, soprattutto nell’adolescenza, riesce a custodire la sua purezza, o a frenare l’istinto che fa follie dietro tante voglie, senza grande sofferenza? Sarebbe stato stolto dunque l’apostolo Paolo, visto che non volle vivere libero dalla sollecitudine per gli altri, ma, spinto dalla carità, che era per lui la virtù più grande, si fece debole con i deboli, e sofferente con chi soffriva. E in più aveva nel cuore una grande tristezza, una pena continua per quelli che erano suoi fratelli secondo la carne.


Avrebbe dovuto abbandonare la carità se avesse voluto vivere senza tanti dolori e paure, ora per partorire di nuovo quelli che aveva generato alla fede; curando i suoi come una madre, rimproverando come un maestro; ora con la paura che la loro mente si potesse corrompere e allontanare dalla fede; ora lottando per la loro conversione con tanto dolore e piangendo per quelli che non volevano convertirsi. Vedete dunque come eliminano dal mondo le virtù quelli che vogliono evitare la fatica che le accompagna. Forse fu stolto Cusai l’Archita quando, fedele fino in fondo all’amicizia che aveva nei confronti di Davide, preferì l’affanno alla tranquillità e scelse di condividere la sofferenza dell’amico piuttosto che tuffarsi nelle gioie e negli onori offerti dal parricida? Ritengo che non siano uomini, ma bestie, quanti pensano che l’ideale sia vivere senza dover consolare nessuno, senza essere di peso o causa di dolore per gli altri; senza trarre gioia alcuna dal bene degli altri, né amareggiarli con i propri possibili sbagli; stando bene attenti a non amare nessuno né curandosi di essere amati da qualcuno. Non mi sogno neanche di pensare che amino davvero quelli che reputano l’amicizia un affare: dicono di essere amici, ma solo con le labbra, quando hanno la speranza di qualche vantaggio materiale, oppure quando cercano di fare dell’amico uno strumento per qualsiasi infamia.

Le amicizie false e le amicizie autentiche

Marco: Visto che sono molti quelli che si lasciano ingannare da quella che è solo un’amicizia apparente, mostraci, per favore, quali amicizie dobbiamo evitare, e quali invece desiderare, coltivare e conservare.
Aelredo: Una volta chiarito che l’amicizia non può sussistere se non fra i buoni, dovrebbe esserti facile capire che non si deve accettare alcuna amicizia che non si addica a chi è buono.
Luca: Ma si dà il caso che nel discernere ciò che conviene da ciò che non conviene noi ci perdiamo nella nebbia.
Aelredo: Farò come volete, e dirò in breve quali, fra le amicizie che ci si presentano, si debbano evitare. C’è un’amicizia puerile, suscitata da un sentimento capriccioso: si offre a chiunque le passi accanto, non conosce ragione né equilibrio; non valuta né l’utilità che può offrire né il danno che può arrecare. Questo sentimento per un po’ ti sconvolge, crea un legame fortissimo che attrae in modo seducente. Ma il sentimento senza la ragione è un moto puramente istintivo, pronto a qualsiasi manifestazione illecita, anzi incapace di distinguere tra il lecito e l’illecito. E se è vero che per la maggior parte di noi il sentimento precede l’amicizia, tuttavia lo si deve seguire solo a patto che sia guidato dalla ragione, moderato dall’onestà e dalla giustizia. Quindi, questa amicizia, che abbiamo definito puerile perché è soprattutto nei ragazzi che domina il sentimento, visto che è inaffidabile, instabile e frammista ad affezioni impure, deve essere sempre evitata da quelli che sono affascinati dalla bontà dell’amicizia spirituale.
Questa non è un’amicizia, ma piuttosto il veleno dell’amicizia, dato che in essa non si può mai conservare la giusta misura di quell’amore che lega un animo all’altro, infatti, quella onestà di fondo che anch’essa possiede è offuscata e corrotta dalla passionalità; cosi, abbandonato lo spirito, si è trascinati verso desideri impuri. Per queste ragioni l’amicizia spirituale deve avere come base iniziale la purezza dell’intenzione, la guida della ragione e il freno della temperanza. La gioia profonda che si aggiungerà ad esse sarà certamente sperimentata come dolcezza, senza per questo cessare di essere un affetto ordinato.


Un altro tipo di amicizia è quello che unisce i malvagi per la somiglianza dei comportamenti: di questa non parlo proprio, perché, come ho già detto, non è neppure degna del nome di amicizia. C’è inoltre un’amicizia che si accende per la speranza di un qualche guadagno, e molti ritengono che proprio per questo motivo debba essere desiderata, coltivata e conservata. Se questo fosse vero, quante persone verrebbero escluse da un amore di cui pure sono veramente degni, solo perché non hanno niente, non possiedono niente, e non possono sperare di ottenere alcun vantaggio materiale. Se però metti tra i vantaggi il consiglio quando sei nel dubbio, la consolazione quando soffri per qualche avversità, e altre cose del genere, questo è sicuramente quello che uno ha il diritto di aspettarsi da un amico, ma sono cose che devono seguire l’amicizia, non precederla. Davvero si può dire che non ha ancora imparato cosa sia l’amicizia chi va alla ricerca di una ricompensa che non sia l’amicizia stessa. Una ricompensa che sarà piena per chi ha coltivato l’amicizia, quando essa, interamente trasfigurata da Dio, porterà alla gioia della contemplazione di lui quelli che prima ha unito.

L’amicizia come premio a se stessa

Anche se l’amicizia fedele dei buoni porta con sé tante cose buone, sono sicuro che non è dai vantaggi che nasce l’amicizia, ma il contrario. Non penso che la generosità con cui Barzillai il galaadita accolse Davide che fuggiva dal figlio parricida, gli diede assistenza e lo trattò da amico, abbia fatto nascere l’amicizia fra quei grandi uomini. Piuttosto questi favori manifestarono ciò che già c’era. Non c’è nessuno, infatti, che osi pensare che prima di quell’occasione il re possa aver avuto bisogno di quell’uomo. D’altra parte, che lui, già molto ricco, non si aspettasse niente in cambio di quello che aveva fatto per il re, risulta chiaro quando si considera che, essendogli state offerte tutte le ricchezze della città, non volle accettare niente, accontentandosi delle sue cose. Lo stesso possiamo dire del legame stupendo fra Davide e Gionata, reso perfetto non dalla speranza di un futuro vantaggio, ma dall’ammirazione per la virtù, anche se poi ne venne una grande utilità ad entrambi, poiché per l’impegno di uno fu risparmiata all’altro la vita e per la bontà del primo non fu distrutta la discendenza del secondo.

Riepilogo

Poiché dunque nei buoni è sempre l’amicizia che viene prima dei vantaggi, si può dire con certezza che la nostra gioia non nasce tanto dal vantaggio che ci viene procurato dall’amico, ma dal suo amore. Giudicate voi, ora, se basta quanto ho detto sul frutto dell’amicizia, se sono stato chiaro nel precisare tra quali persone essa può nascere, conservarsi e giungere a perfezione, se sono riuscito a smascherare quelle forme di adulazione che s’ammantano falsamente del nome di amicizia e se sono stato preciso nell’indicare le mete cui deve tendere l’amore tra gli amici.
Marco: Non mi pare che tu abbia approfondito bene quest’ultimo punto.
Aelredo: Ricorderete, credo, come ho confutato l’opinione di quelli che affermano che l’amicizia possa congiungere le persone anche nel crimine, e anche di quelli che ritengono si possa giungere fino all’esilio e a qualsiasi nefandezza purché non ne vengano danni a terze persone. E a dire il vero ho confutato anche quelli che misurano l’amicizia in base ai vantaggi ottenuti. Invece non ho ritenuto neppure degne di essere menzionate due delle opinioni riferite da Marco.

Non c’è infatti idea più goffa che intendere l’amicizia come un rendere esattamente all’amico il servizio e gli elogi ricevuti da lui, quando invece tutto tra loro deve essere comune, dato che sono un cuor solo e un’anima sola. Ed è anche brutta e sbagliata l’idea che uno debba provare per l’amico gli stessi sentimenti che prova per sé, quando invece ciascuno dovrebbe avere di sé un’umile opinione e una stima altissima per l’amico. Dopo aver respinto come falsi questi confini dell’amicizia, ho scelto di fissare il vero confine ricavandolo dalle parole del Signore che dice che per gli amici non si deve arretrare neppure davanti alla morte. Tuttavia, affinché non si pensi che, se dei malvagi arrivassero a morire l’uno per l’altro avrebbero per ciò stesso raggiunto la vetta dell’amicizia, ho precisato tra chi essa può nascere e giungere alla perfezione. Quanto a quelli che ritengono di doverla evitare per le molte preoccupazioni che comporta, ho concluso che sono semplicemente stolti. Infine ho mostrato in modo sommario da quali amicizie i buoni devono stare lontani. Da ciò che si è detto appare chiaro quali siano i confini certi e veri dell’amicizia spirituale: niente cioè si deve negare all’amico, tutto si deve sopportare per l’amico, anche la perdita della vita del corpo, che l’autorità del Signore ha stabilito si debba offrire per chi si ama. D’altra parte, poiché la vita dell’anima è di gran lunga più preziosa di quella del corpo, ritengo che all’amico si debba assolutamente negare ciò che può portare alla morte dell’anima, il che poi altro non è che il peccato, che separa Dio dall’anima, e l’anima dalla vita. Per quanto riguarda il resto, non c’è il tempo per spiegare quale misura vada osservata, e con quale cautela ci si debba comportare in ciò che si deve fare per l’amico o sopportare per lui.
Luca: Ammetto che Marco mi è stato di grande aiuto. Provocato dalle sue domande, hai riassunto in un breve sommario il succo di tutto il discorso e ce l’hai tratteggiato perfettamente dinanzi agli occhi. Ora, per favore, continua a spiegarci quale misura vada osservata nei servizi che rendiamo agli amici e con quale cautela debba essere messa in atto.
Aelredo: Queste, e tante altre cose abbiamo da dire sull’amicizia. Però è tardi, voi stessi vedete che quelli che sono appena arrivati ci aspettano con impazienza perché hanno altri interessi.
Marco: Me ne vado, ma di malavoglia. Sta sicuro che tornerò domani, non appena ne avrò l’occasione. Spero che Luca venga presto domani mattina, così non potrà accusarci di essere pigri e neppure noi dovremo rimproverargli il ritardo.

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