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Il nome Geova nelle Bibbie italiane

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2023 15:34
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09/07/2013 09:37
 
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Caro Giovanni,

Scrivi:""""Dalla metà del secolo scorso il nome Geova è stato via via sempre più associato ai suoi Testimoni per cui niente di strano che abbiamo visto sparire il NOME dalle Bibbie anglosassoni e da citazioni poetiche e similari.

Non credo ci siano altri motivi per cui molti dissentono dall’uso di tale nome.

D'altronde, chi metterebbe oggi il nome Benito oppure Adolf ad un bimbo ?""""""




Dai,in tutta onestà, comparare, paragonare una semplice forma, che gli studiosi (non parlo di giornalisti o scrittori o registi... [SM=g27988] ) definiscono errata, ai sentimenti non certo idilliaci che l'umanità, per i noti eventi storici, possa avere per Hitler mi sembra un tantino fuori luogo.
Un caro saluto.

[Modificato da DIEGO.1966 09/07/2013 09:39]
09/07/2013 09:49
 
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Caro Diego,


Dai,in tutta onestà, comparare, paragonare una semplice forma, che gli studiosi (non parlo di giornalisti o scrittori o registi...) definiscono errata, ai sentimenti non certo idilliaci che l'umanità, per i noti eventi storici, possa avere per Hitler mi sembra un tantino fuori luogo



Quello che non ti è chiaro è che cosa voglia dire "errata", se infatti è errata dal punto di vista della pronuncia originale, che come abbiamo detto qui è ininfluente, è assolutamente corretta dal punto di vista della corrispondenza semantica con YHWH. Ripeto, perché dovremmo attribuire tanto importanza alla pronuncia ebraica di 3500 anni fa se noi qui e oggi parliamo in italiano e abbiamo una parola italiana che funziona benissimo?

Questo è incomprensibile, trattare il nome di Dio alla stregua di quello di Hitler o di altri personaggi di cui si vuole cancellare la memoria... cancellare il Nome di qualcuno significa negarne la memoria e la dignità.

Shalom
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09/07/2013 10:43
 
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Caro barnabino,
vorrai perdonarmi ma non capisco come, ancora oggi, dopo tutto quello che è stato scritto sull'argomento sia da me che dal te citato amico Polymetis in altri luoghi, ritorni a riproporre sempre le tue, pur lecite, obiezioni di natura semantica le quali sono ormai datate, analizzate e confutate. ( se vuoi ti posso inviare in MP ampia documentazione)
Ripeto barnabino, dopo tutto ció che ci siamo e che si è scritto sull'argomento ritengo, e sarai daccordo con me, superfluo rimetterci a reimbastire lunghi post con le stesse argomentazioni già ampiamente trattate.
Un caro saluto.

09/07/2013 10:53
 
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Caro Diego,


vorrai perdonarmi ma non capisco come, ancora oggi, dopo tutto quello che è stato scritto sull'argomento sia da me che dal te citato amico Polymetis in altri luoghi, ritorni a riproporre sempre le tue, pur lecite, obiezioni di natura semantica le quali sono ormai datate, analizzate e confutate



Le ripropongo perché non si capisce la pertinenza tra quello che dici sull'origine della forma Geova e il suo legittimo uso in italiano. Che Geova abbai seguito o meno processi fonetici standard che pertinenza può avere con l'uso che ne facciamo oggi? Le considerazioni di natura semantica sono le uniche che qui devono essere considerate, perché quelle fonetiche, in considerazione che qui in ebraico le vocali sono ininfluenti, non hanno alcuna ragione di esser e prese in considerazione, o dimmi tu che importanza possa avere la corretta pronuncia di 3500 per noi oggi: nessuna.


Ripeto barnabino, dopo tutto ció che ci siamo e che si è scritto sull'argomento ritengo, e sarai daccordo con me, superfluo rimetterci a reimbastire lunghi post con le stesse argomentazioni già ampiamente trattate



Hai scritto molto ma nulla che spieghi perché non conoscere la pronuncia di 3500 anni fa dovrebbe obbligarci ad emendare il nome divino in qualunque forma e persino nel testo scritto sostituendolo, per di più, con un titolo che semanticamente non ha nulla a che vedere con il tetragramma... si, hai scritto molto, ma tutto privo di qualunque pertinenza.

Shalom
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09/07/2013 10:57
 
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Re:
DIEGO.1966, 09/07/2013 10:43:


Caro barnabino,
vorrai perdonarmi ma non capisco come, ancora oggi, dopo tutto quello che è stato scritto sull'argomento sia da me che dal te citato amico Polymetis in altri luoghi, ritorni a riproporre sempre le tue, pur lecite, obiezioni di natura semantica le quali sono ormai datate, analizzate e confutate. ( se vuoi ti posso inviare in MP ampia documentazione)
Ripeto barnabino, dopo tutto ció che ci siamo e che si è scritto sull'argomento ritengo, e sarai daccordo con me, superfluo rimetterci a reimbastire lunghi post con le stesse argomentazioni già ampiamente trattate.
Un caro saluto.




Ma vedi che non c'è nulla da confutare: semplicemente, quell'aspetto non è determinante, perché non siamo superstiziosi.
Il tuo discorso filava se noi avessimo detto: "Geova è il sacro nome, si, si pronunciava esattamente così".
Ma non abbiamo mai detto questo. E, come ti ho detto, se scoprissi che un nome proprio di persona ha subito una sostituzione vocalica nel tempo, e da lì ha ripreso la sua evoluzione, smetteresti di usarlo?
Certo che no.
Ci sono aspetti dove è DAVVERO importante badare alle origini, eppure qui tutto fa brodo: feste paganeggianti, origini legate a false divinità e varie. Qui nessuno ha da obiettare, va tutto bene.
Guardacaso, quando si parla del Nome Divino, tutti diventano improvvisamente fanatici delle vocali originali, come se Dio avesse richiesto l'esatta pronuncia.
Capisci inoltre che ci sono mille modi di pronunciare una vocale e una consonante, a seconda della conformazione fonetica e labiale acquisita da una popolazione: nelle lingue inglese, francese e tedesca, ad esempio, ci sono fonemi - come quello presente nell'articolo "the" - che un italiano non riuscirà a riprodurre (a meno di addestrarsi a imparare la lingua) perché non sono presenti nel suo sistema linguistico.
Quindi, anche avessimo a disposizione le vocali originali:

1) continueremmo a usare la forma italiana più diffusa, anche se avesse vocali diverse dall'originale
2) altrettanto realisticamente, pur avendo le vocali giuste, non pronunceremmo la parola come veniva pronunciata in origine, e ci sarebbe chi direbbe: "Il Nome di Dio non si pronunciava così: non abbiamo registrazioni dell'epoca, la pronuncia originale di quelle vocali e consonanti è andata persa...per questo usiamo Signore".

[Modificato da admintdg3 09/07/2013 10:58]



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2) Usate il tasto Cerca prima di postare, onde evitare di scrivere cose che sono già state scritte in passato.
09/07/2013 10:58
 
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Re:
DIEGO.1966, 09/07/2013 10:43:


Caro barnabino,
vorrai perdonarmi ma non capisco come, ancora oggi, dopo tutto quello che è stato scritto sull'argomento sia da me che dal te citato amico Polymetis in altri luoghi, ritorni a riproporre sempre le tue, pur lecite, obiezioni di natura semantica le quali sono ormai datate, analizzate e confutate. ( se vuoi ti posso inviare in MP ampia documentazione)
Ripeto barnabino, dopo tutto ció che ci siamo e che si è scritto sull'argomento ritengo, e sarai daccordo con me, superfluo rimetterci a reimbastire lunghi post con le stesse argomentazioni già ampiamente trattate.
Un caro saluto.




Semplicemente... la confutazione è stata ampiamente confutata!


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Lord Chesterfield
09/07/2013 11:01
 
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Ma vedi che non c'è nulla da confutare: semplicemente, quell'aspetto non è determinante, perché non siamo superstiziosi.
Il tuo discorso filava se noi avessimo detto: "Geova è il sacro nome, si, si pronunciava esattamente così".
Ma non abbiamo mai detto questo. E, come ti ho detto, se scoprissi che un nome proprio di persona ha subito una sostituzione vocalica nel tempo, e da lì ha ripreso la sua evoluzione, smetteresti di usarlo?



Quoto e sottoscrivo...

Shalom
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09/07/2013 11:07
 
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Re: Re:
Barnaba1977, 09/07/2013 10:58:



Semplicemente... la confutazione è stata ampiamente confutata!




Le confutazioni del Poly sono solo tecnicismi verbali senza sostanza.
Basti pensare a come si contraddice continuamente pur di portare avanti un'idea.
Un esempio riguardo al Nome Divino?
Prima dice che ciò che conta è l'uso nella letteratura.
Allora gli mostri decine di docenti universitari e premi nobel che usano Geova, e che fa?
Salta fuori con la canzone di Elio e le storie tese, dicendo: "Usano Jahveh e non Geova, ciò che conta è la cultura popolare più diffusa negli strati bassi, come nelle canzoni".
Ed ecco che una band di rock demenziale diventa più autorevole di docenti universitari, scrittori e premi nobel.
Siamo passati dagli antichisti alla band di Sanremo messi sullo stesso piano?
Altra contraddizione: "l'omosessualità non esisteva nei tempi biblici, non ne era stato sviluppato l'aspetto psicologico, quindi la Bibbia non può condannare l'omosessualità, perché non esisteva".
Poi però, "l'omosessualità è presente in natura, molti animali lo sono, quindi l'omosessualità non è contro natura".
Ed ecco che gli animali improvvisamente diventano psicologicamente più sviluppati degli uomini dei tempi biblici, pur di tirar l'acqua al proprio mulino.
Immagino animali omosessuali discutere di famiglie di fatto e di adozioni.
Come rivoluzionare continuamente le premesse, pur di ottenere una ragione che però, alla luce di quanto riportato, vale come un pezzo di carta igienica.

E' credibile un personaggio del genere?
Alla fine ci giochi un po', ma poi ti stufi perché capisci che bara continuamente sulle premesse, e le cambia a suo piacimento.
[Modificato da admintdg3 09/07/2013 11:18]



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09/07/2013 11:59
 
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Caro admin,

Scrivi:"""""Le confutazioni del Poly sono solo tecnicismi verbali senza sostanza."""""""

[SM=g27993]


Scrivi:"""""Basti pensare a come si contraddice continuamente pur di portare avanti un'idea.
Un esempio riguardo al Nome Divino?
Prima dice che ciò che conta è l'uso nella letteratura.
Allora gli mostri decine di docenti universitari e premi nobel che usano Geova, e che fa?
Salta fuori con la canzone di Elio e le storie tese, dicendo: "Usano Jahveh e non Geova, ciò che conta è la cultura popolare più diffusa negli strati bassi, come nelle canzoni".
Ed ecco che una band di rock demenziale diventa più autorevole di docenti universitari, scrittori e premi nobel. """"""


Ed ecco che torniamo al solito discorso. Si attribuiscono ad altri pensieri che non hanno mai espresso, al fine di poter confutare una affermazione in realtà mai fatta ne da me ne da Poly.
Ripeto il concetto: I biblisti, gli intellettuali, nelle pubblicazioni scientifiche, non ci pensano nemmeno lontanamente di usare la forma Geova!
Attenzione parlo di biblisti , antichisti, di intellettuali che scrivono nelle pubblicazioni specialistiche, non credo si sia mai parlato di intellettuali in generale, giornalisti, registi, né tanto meno genericamente di romanzieri.
Le pubblicazioni specialistiche sono ben altra cosa per chi non lo sapesse.
Sono quei "materiali" che si trovano nelle biblioteche universitarie specifiche.
Che poi si possa trovare una affermazione o una forma in disuso in un vecchio film o magari anche un articoletto su una rivista in edicola tipo focus è altra storia.
Scusami ma questa era una precisazione dovuta.


[Modificato da DIEGO.1966 09/07/2013 12:08]
09/07/2013 12:14
 
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Ancora? Ma vedi che lo abbiamo capito che la pronuncia originale non la conosciamo, e lo abbiamo anche scritto nelle nostre riviste.

Quello che fai finta di non capire è che a noi la pronuncia originale non ci interessa, non la riteniamo fondamentale, quindi gli antichisti (come li chiami) stanno asserendo un'ovvietà che, tuttavia, non intacca il nostro modo di vedere le cose.
La pronuncia originale sarebbe comunque andata persa, visto che non c'erano audioregistratori all'epoca, e non sappiamo se c'era una 'e' se fosse chiusa o aperta o cosa. Stesso discorso per le consonanti, se fossero pronunciate con particolari inclinazioni.
Anni fa ricordo come un docente di Latino disse una cosa molto pertinente: e cioè, che non sappiamo come i latini pronunciassero effettivamente molte parole, e che la pronuncia che noi oggi attribuiamo ad alcune parole latine, non è quella delle origini.
Ora, non per questo smettiamo di pronunciare le loro evoluzioni in italiano solo perché sono sorte da interpretazioni (magari medievali) di come i latini potessero pronunciare quelle parole.
[Modificato da admintdg3 09/07/2013 12:16]



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09/07/2013 12:25
 
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Re:
DIEGO.1966, 09/07/2013 11:59:


Ripeto il concetto: I biblisti, gli intellettuali, nelle pubblicazioni scientifiche, non ci pensano nemmeno lontanamente di usare la forma Geova!
Attenzione parlo di biblisti , antichisti, di intellettuali che scrivono nelle pubblicazioni specialistiche




Ad essere sincero, anche qui ti sbagli, perché la situazione è tutt'altro che definita.

Mai sentito parlare di Buchanan?

Il professor Rainey ha presentato i quattro consueti argomenti a favore della pronuncia del Tetragramma come "Yahweh", ("Come Yahweh era pronunciato", Domande e Commenti, Sept.\Oct. 1994) ma è passato sopra ad alcune importanti informazioni che contraddicono tale usuale congettura.

1) Nei papiri magici il nome appare come iawouhe (Ya-oh-oo-ay-eh), ma è difficile comprendere quanto questa pronuncia abbia a che fare col Tetragramma perchè le preghiere e gli incantesimi di questi papiri mischiano insieme ogni specie di suoni, alcuni significativi, altri assurdi, così che non è sicuro quante di queste sillabe appartenevano al nome. Almeno, comunque, esso ha più di due sillabe, e la vocale centrale non è omessa, come accade con Yah-weh.

2) Clemente di Alessandria scrive il Tetragramma iaoai (Ya-oo-ai), iaoe (Ya-oo-eh), e iao (Ya-oh). In nessun caso la vocale centrale oo o oh è omessa.

3) I rabbini spesso deducevano il significato di una parola prendendo ogni parte d’essa separatamente e interpretandola. Un metodo corrispondente potrebbe essere il determinare il significato del termine "insect" (= insetto) dal significato di "in" e "sect" (= setta). Esso potrebbe quindi essere definito come una setta religiosa che si trova in qualche posto. Questa metodologia è chiamata "etimologia" e non è sempre accurata, ma è stata seguita dai rabbini, da Clemente d’Alessandria e da alcuni autori delle Scritture (Gen. 28:10-22; 21:15-34; 26:17-34). Con questa logica Clemente ha dedotto che il Tetragramma aveva le stesse consonanti del verbo "essere", così che significa colui che fa essere le cose, ma egli non pronuncia la parola secondo alcuna forma di tale verbo. La sua congettura era omileticamente e intenzionalmente provocante ma non scientificamente o storicamente corretta. Il verbo "essere" meriterebbe l’estensiva analisi comparativa che gli è stata data solo se fosse dimostrata dalle Scritture la sua relazione col Tetragramma, ma in questo caso ciò non avviene. Risme di carta e galloni di inchiostro sono stati spesi negli anni per giustificare una pronuncia occidentale sulla base della congettura di Clemente. Essa può essere del tutto irrilevante al soggetto. Ci sono altri posti e modi per trovare la corretta pronuncia. Questi sono da ricercare nelle Scritture e sono associati ai testi. I seguenti sono alcuni punti da considerare:

Nelle grotte di Qumran c’era un testo greco che includeva poche parole greche di Levitico (4QLXX Lev), una delle quali era il Tetragramma. Era scritto IAW (Ya-oh). E’ apparentemente formato da due sillabe, ma la seconda sillaba è solo una vocale. Non c’è modo per renderlo "Yah-weh". Esso era una traslitterazione dell’ebraico "Ya-ho"(why). Ha la stessa forma scritta di quella data dal papiro aramaico del V secolo A.C. Solo in aramaico questa parola poteva essere pronunciata sia Ya-hoo che Ya-hoh.

Alcune parole nei rotoli del Mar Morto hanno un suono aspirato, ah, che manca nel testo masoretico. Per esempio, le parole masoretiche hoo (awh) e hee (ayh) sono scritte hoo-ah (hawh) nei rotoli. Gli arabi pronunciano queste parole nello stesso modo in cui sono scritte nei rotoli, ma non scrivono il suono aspirato finale con una consonante. Essi indicano il suono aspirato solo con una vocale che lo segnala e che non era usata nei primi testi biblici. La parola scritta Ya-hoo o Ya-hoh può essere stata pronunciata Yahowah o Yahoowah, ma in nessun caso la vocale oo o oh è omessa. La parola era a volte abbreviata con "Ya", ma mai con "Ya-weh". Questo può essere illustrato dallo studio dei nomi propri della Bibbia che si basavano sul Tetragramma.

L’ebraico del nome "Gionatan" è "Yah-ho-na-than" (Ntnhy), "Yaho o Yahowah ha dato". Quando questo nome veniva abbreviato diventava "Yo-na-than"(Ntnyw), conservando la vocale "oh". Giovanni era scritto "Yaho-cha-nan"(wnxwhy), "Yaho o Yahowah è stato benigno". Il nome Elia era "Eli-yahoo"(whyla), "il mio Dio è Yaho o Yahowah". Gli antichi spesso davano ai loro figli i nomi che includevano il nome della loro divinità. Per esempio, "Ish-baal" è "l’uomo di Baal" e "Baal-ya-sha" significa "Baal ha salvato". In entrambi i casi il nome "Baal" è probabilmente pronunciato in modo corretto nel nome della persona che lo ingloba. La stessa cosa vale per il Tetragramma. Chiunque si preoccupi di controllare le concordanze scoprirà che non ci sono in tutte le Scritture nomi che includono il Tetragramma e che omettono la vocale che è tralasciata nella pronuncia di due sillabe che Rainey sostiene.

Cè ancora un altro indizio per la pronuncia del Tetragramma: la poesia ebraica. Per esempio, dal poema di Esodo 15, si legga ad alta voce i versetti 1, 3, 6, 11, 17 e 18, prima pronunciando il Tetragramma "Yahweh" e poi leggendolo di nuovo, pronunciando la stessa parola "Yahowah". Si noti la rima e il ritmo poetico in entrambi i casi. In questo modo il lettore può valutare qual’è la pronuncia più probabile usata nell’antichità.

Il nome "Yahowah" non era una parola fantasma come Rainey ha affermato. La congettura di Clemente di Alessandria secondo cui il Tetragramma era basato sul verbo "essere" tralascia la pronuncia dei nomi propri della Scrittura che includono una parte del Tetragramma. Clemente non ebbe accesso ai rotoli e potrebbe non aver mai visto il Papiro aramaico. Nondimeno, egli scrisse il Tetragramma in greco usando la vocale centrale che Rainey ha omesso nella convinzione che il nome esatto fosse "Yahweh".

Quando il Tetragramma veniva pronunciato con una sillaba esso era "Yah" o "Yo". Quando veniva pronunciato con tre sillabe probabilmente era "Yahowah". Se fosse stato mai abbreviato in due sillabe esso sarebbe risultato "Yaho", ma anche questa forma può essere stata pronunciata con tre sillabe, includendo il suono finale aspirato, perchè gli ebrei non scrivevano le vocali nei tempi biblici. I teologi biblici dovrebbero partire da questi dati e giungere alle loro convinzioni sul carattere della divinità attraverso le descrizioni date nei testi, piuttosto che cercare di dedurlo da una possibile etimologia della parola. Queste informazioni e questa logica non rifiutano l’idea che Dio è uno che "fa essere", ma significa che questa credenza non può essere provata sulla base di parole che si pensa siano parte del nome.

George Wesley Buchanan
Professore emerito, Wesley Theological Seminary
Washington, DC, U.S.A.

[Modificato da admintdg3 09/07/2013 12:26]



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09/07/2013 12:27
 
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Caro Diego,


Ripeto il concetto: I biblisti, gli intellettuali, nelle pubblicazioni scientifiche, non ci pensano nemmeno lontanamente di usare la forma Geova!



Forse non riesci a capire che un piccolo numero di intellettuali e biblisti non significano nulla rispetto alla lingua italiana, che è invece parlata da milioni di persone. Inoltre mi pare che quello che non capisci che che un conto è la scrittura scientifica, che non deve essere letta a voce altra ed è rivolta ad un pubblico di specialisti e un altro conto è la scrittura per un testo letterario, liturgico e rivolto ad un gran numero di persone. Se non riesci neppure a capire queste banali differenza non capisco come tu possa voler discutere di questi problemi. Un biblista magari nell'articolo scientifico scrive YHWH ma poi parlando o scrivendo per un quotidiano dice Signore o Geova o Jahvè... se è Elio.


Attenzione parlo di biblisti , antichisti, di intellettuali che scrivono nelle pubblicazioni specialistiche, non credo si sia mai parlato di intellettuali in generale, giornalisti, registi, né tanto meno genericamente di romanzieri



Appunto, la traduzione della Bibbia non è un articolo specialistico né un testo diretto ad antichisti, biblisti o intellettuali, ma un testo letterario.


Che poi si possa trovare una affermazione o una forma in disuso in un vecchio film o magari anche un articoletto su una rivista in edicola tipo focus è altra storia



Il problema è che se la usano milioni di persone ed è compresa da milioni di persone in italiano non è in disuso, e non c'è biblista che tenga... oppure pensi che milioni di italiani che lo usano abitualmente siano "un vecchio film" o italiani di serie B solo perché, magari, non sono cattolici? Dura da morire l'inquisizione che avete nel cuore, non è vero?

Shalom [SM=g27985]
[Modificato da barnabino 09/07/2013 12:28]
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Re:
admintdg3, 09/07/2013 12:14:

non sappiamo come i latini pronunciassero effettivamente molte parole, e che la pronuncia che noi oggi attribuiamo ad alcune parole latine, non è quella delle origini.



Sai se magari pronunciavano discorsi con un pesantissimo accento romanesco? [SM=g7350]


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Re:
barnabino, 09/07/2013 12:27:



Il problema è che se la usano milioni di persone ed è compresa da milioni di persone in italiano non è in disuso, e non c'è biblista che tenga... oppure pensi che milioni di italiani che lo usano abitualmente siano "un vecchio film" o italiani di serie B solo perché, magari, non sono cattolici? Dura da morire l'inquisizione che avete nel cuore, non è vero?

Shalom [SM=g27985]



E' soprattutto è L'UNICA parola in lingua italiana che fa riferimento al nome divino, in un rapporto di univocità semantica.
Si trovi un'altra parola in lingua italiana, riferita al nome proprio del Dio biblico: non c'è.
Ciò rende di per se inutili gli affanni di chi si prodiga a stendere lenzuolate di post, adducendo stratagemmi retorici come:


Gli intellettuali italiani ormai tendono ad usare nelle loro pubblicazioni la vocalizzazione Yahweh



o improponibili paragoni come:


Col loro metodo si potrebbe tranquillamente dimostrare che “messere” è un forma corrente per dire “signore”



Questo perché "messere" e "signore" sono entrambe forme in lingua italiana, l'una più confinata nel passato e in un campo semantico più ristretto, l'altra più utilizzata ai giorni nostri in contesti più variegati.
Yahweh e Geova, al contrario, non sono forme alternative all'interno della stessa lingua, ma solo Geova appartiene alla lingua italiana, inserita in un discorso di evoluzione linguistica pertinente al nostro paese e territorio.
L'appiglio di "non aver citato la pagina", poi, è francamente esilarante, e un chiaro modo per distogliere l'attenzione dal centro del discorso.
Come se dessi un pugno vincente in un incontro di boxe, e l'avversario non sapendo che pesci pigliare trovasse qualche stratagemma per annullare la gara e se uscisse con "l'avversario ha parlato durante il gong di inizio, tanto che quest'ultimo alle mie orecchie non è risultato sufficientemente forte", quasi a voler annullare la sonora sconfitta in quel modo.
In quanto a Elio che usa Yahweh, avevamo già riportato un'altra canzone italiana che riporta la forma Geova riferendosi a Dio, e senza far riferimento ai testimoni.
[Modificato da admintdg3 09/07/2013 13:19]



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09/07/2013 13:33
 
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Ritornando al discorso originale che io ho aperto circa l’uso del nome Geova nelle Bibbie italiane, voglio testimoniare solo quello che ho toccato con mano.

Le prime Bibbie che acquistai quando conobbi i Testimoni di Geova alla fine degli anni 60 erano piene di riferimenti sprezzanti sul nome Geova, mentre negli ultimi anni noto un ritorno all’uso, anche nel testo, della grafia YHWH, che probabilmente definiscono neutra. A cosa sarà dovuto questo ripensamento dal momento che le gerarchie vaticane hanno posto il veto all’uso del nome divino nella liturgia ?

Quì faccio uso della mia esperienza privata di 40 anni di suonate di campanelli e bussate alle porte (mia moglie è Pioniera regolare da 36 anni, ovvero 90 o 70 ore al mese di dialoghi sul nome divino).

Capita sovente che nel parlare ai cattolici, o chi per loro, facciamo notare le iscrizioni del nome divino in chiese e monumenti usando foto o altro. I Testimoni come me sanno bene quante persone hanno detto a questo punto: “Adesso vado dal prete e gli chiedo come mai loro non lo usano !!”

Con migliaia di persone che bussano alle chiese e fanno questa obiezione, non sarà che, loro malgrado, si stanno adeguando ?

Però a questo punto nasce un problema: ora che riconoscono il giusto posto da dare al nome divino, come mai non lo hanno fatto prima ?


[SM=g1944981]
09/07/2013 14:21
 
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Re:
Giovanni-11, 09/07/2013 13:33:

Ritornando al discorso originale che io ho aperto circa l’uso del nome Geova nelle Bibbie italiane, voglio testimoniare solo quello che ho toccato con mano.

Le prime Bibbie che acquistai quando conobbi i Testimoni di Geova alla fine degli anni 60 erano piene di riferimenti sprezzanti sul nome Geova, mentre negli ultimi anni noto un ritorno all’uso, anche nel testo, della grafia YHWH, che probabilmente definiscono neutra. A cosa sarà dovuto questo ripensamento dal momento che le gerarchie vaticane hanno posto il veto all’uso del nome divino nella liturgia ?

Quì faccio uso della mia esperienza privata di 40 anni di suonate di campanelli e bussate alle porte (mia moglie è Pioniera regolare da 36 anni, ovvero 90 o 70 ore al mese di dialoghi sul nome divino).

Capita sovente che nel parlare ai cattolici, o chi per loro, facciamo notare le iscrizioni del nome divino in chiese e monumenti usando foto o altro. I Testimoni come me sanno bene quante persone hanno detto a questo punto: “Adesso vado dal prete e gli chiedo come mai loro non lo usano !!”

Con migliaia di persone che bussano alle chiese e fanno questa obiezione, non sarà che, loro malgrado, si stanno adeguando ?

Però a questo punto nasce un problema: ora che riconoscono il giusto posto da dare al nome divino, come mai non lo hanno fatto prima ?


[SM=g1944981]




Scusa ma ti sbagli. Non stanno proprio ritornando a niente

Anzi è proprio il contrario.

Secondo recenti disposizioni del Vaticano, risalenti a fine giugno e contenute in una Lettera alle Conferenze Episcopali sul nome di Dio, l’impronunciabile nome ebraico di Dio (rappresentato dal tetragramma “YHWH”) non può più essere usato nelle preghiere e nella liturgia, dato che poco si adatta alla natura divina di Cristo affermata dal cattolicesimo.

Infatti, rassicurano le autorità vaticane, per fare in modo che “la Parola di Dio, scritta nei sacri testi, possa essere conservata e trasmessa in modo integrale e fedele, ogni traduzione moderna del libro della Bibbia punta ad essere una trasposizione fedele ed accurata dei testi originali”.
Pare infatti che in anni recenti prenda sempre più piede la tendenza ad utilizzare il termine ebraico per designare Dio, cosa di cui si dolgono le autorità vaticane, che sanciscono: “Nelle celebrazioni liturgiche, nelle canzoni e nelle preghiere il nome di Dio nella forma di tetragramma ‘YHWH’ non è da usare né da pronunciare”.
Per la traduzione della Bibbia il tetragramma deve essere invece reso con altre espressioni, quali Lord, Signore, Segingeur, Herr, Senor.
Questo cambiamento linguistico, apparentemente ozioso, si inserisce nel disegno generale di Benedetto XVI volto al ritorno ad una rigorosa tradizione e ad una riaffermazione della centralità dell’istituzione Chiesa.

09/07/2013 17:11
 
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Io non sarei così scettico Felix. D’altronde mi pare che la giusta interpretazione della direttiva vaticana del 2008 sia riferita solo alla LITURGIA ovvero all’uso del nome di Dio durante le funzioni religiose. Nulla toglie che qualche buon linguista cattolico (e credo che ne esistano di ben preparati) possa produrre una traduzione biblica (non di uso liturgico) col tetragramma nel posto che gli spetta, senza violare le direttive del 2008.

Così è stato fatto un tentativo alla fine anni ’80 con la Nuovissima Versione e mi pare si stia preparando una versione cattolica col tetragramma nel testo.

Staremo a vedere se il buon senso prevarrà anche in ambito cattolico.
09/07/2013 17:30
 
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Qualcuno ha un link di questo documento? Anche a me pareva di ricordare un divieto piuttosto ferreo ai traduttori, probabilmente tranne che per i lavori scientifici, ma quelli sono scritti di nicchia.

Shalom
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09/07/2013 19:05
 
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Giovanni-11, 09/07/2013 17:11:

Io non sarei così scettico Felix. D’altronde mi pare che la giusta interpretazione della direttiva vaticana del 2008 sia riferita solo alla LITURGIA ovvero all’uso del nome di Dio durante le funzioni religiose. Nulla toglie che qualche buon linguista cattolico (e credo che ne esistano di ben preparati) possa produrre una traduzione biblica (non di uso liturgico) col tetragramma nel posto che gli spetta, senza violare le direttive del 2008.

Così è stato fatto un tentativo alla fine anni ’80 con la Nuovissima Versione e mi pare si stia preparando una versione cattolica col tetragramma nel testo.

Staremo a vedere se il buon senso prevarrà anche in ambito cattolico.



Leggi qui

jwfelix, 09/07/2013 14:21:

Per la traduzione della Bibbia il tetragramma deve essere invece reso con altre espressioni, quali Lord, Signore, Segingeur, Herr, Senor.

09/07/2013 19:07
 
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barnabino, 09/07/2013 17:30:

Qualcuno ha un link di questo documento? Anche a me pareva di ricordare un divieto piuttosto ferreo ai traduttori, probabilmente tranne che per i lavori scientifici, ma quelli sono scritti di nicchia.

Shalom



www.gliscritti.it/blog/entry/202


CONGREGATIO DE CULTU DIVINO ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM
Prot. No. 213/08/L


Lettera alle Conferenze episcopali sul 'Nome di Dio'

Eminenza/Eccellenza,

Su direttiva del Santo Padre, in accordo con la Congregazione per la Dottrina della Fede, questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ritiene conveniente comunicare alle Conferenze episcopali quanto segue, riguardo alla traduzione e pronuncia, in contesto liturgico, del Nome Divino significato nel sacro tetragramma, ed un certo numero di direttive.

I. Esposizione

1. Le parole della Sacra Scrittura contenute nell'Antico e nel Nuovo testamento esprimono verità che trascendono i limiti imposti dal tempo e dallo spazio. Esse sono la Parola di Dio espressa in parole umane e per mezzo di tali parole di vita, lo Spirito Santo introduce i fedeli alla conoscenza della verità completa ed intera in modo tale che la Parola di Cristo viene ad abitare nel fedele in tutta la sua ricchezza (cf. Gv 14:26; 16:12,15).

Affinché la Parola di Dio scritta nei sacri testi sia conservata e trasmessa in maniera integrale e fedele, ogni traduzione moderna del libro della Bibbia mira ad essere una trasposizione fedele ed accurata dei testi originali. Un tale sforzo letterario richiede che il testo originale sia tradotto con la massima integrità ed accuratezza, senza omissioni o addizioni per quel che riguarda il contenuto, e senza introdurre glosse esplicative o parafrasi che non appartengono al testo stesso.

Riguardo al Nome di Dio, i traduttori devono usare la più grande fedeltà e rispetto. In particolare, è dichiarato nell'Istruzione Liturgiam authenticam (n. 41): in accordo con una immemore tradizione, già evidente nella versione dei 'Settanta' sopra menzionata, il Nome di Dio Onnipotente espresso dal tetragramma ebraico e reso in latino con la parola Dominus, deve essere tradotto in qualunque vernacolo da una parola di significato equivalente [Iuxta traditionem ab immemorabili receptam, immo in (...) versione “LXX virorum” iam perspicuam, nomen Dei omnipotentis, sacro tetragrammate hebaraice [sic] expressum, latine vocabulo “Dominus” in quavis lingua populari vocabulo quodam eiusdem significationis reddatur.”].

Nonostante questa chiara norma, in anni recenti è invalsa la pratica di pronunciare il Nome proprio del Dio di Israele, conosciuto come santo o divino tetragramma, scritto con quattro consonanti dell'alfabeto ebraico nella forma [testo ebraico: Yod-Hay-Vav-Hay], YHWH. La pratica di vocalizzarlo si trova sia nella lettura dei testi biblici che nel Lezionario, come anche nelle preghiere e negli inni, e ricorre in diverse forme scritte e parlate, come, per esempio, “Yahweh,” “Yahwe”, “Jahweh,” Jahwe,” “Jave,” “Yehovah,” etc. Pertanto, con la presente lettera, è nostra intenzione esporre alcuni fatti essenziali che soggiacciono alla norma menzionata e stabilire alcune direttive da osservare in questa materia.

2. La venerabile traduzione greca dell'Antico Testamento, chiamata Settanta, mostra una serie di appellativi divini tra i quali vi è il sacro Nome di Dio rivelato nel tetragramma YHWH ([Hebrew text: Yod-Hay-Vav-Hay]). Come espressione dell'infinita grandezza e maestà di Dio, fu ritenuto che fosse impronunciabile e perciò fu sostituito nella lettura della Sacra Scrittura mediante l'uso di un nome alternativo: "Adonai", che significa "Signore."

La traduzione greca dei Settanta, datata all'ultimo secolo prima dell'era Cristiana, ha regolarmente reso il tetragramma ebraico con la parola greca 'Kyrios', che significa 'Signore'. Poiché il testo della Settanta ha costituito la Bibbia della prima generazione dei cristiani di lingua greca, nella cui lingua furono scritti tutti i libri del Nuovo Testamento, anche questi cristiani dal principio non pronunciarono mai il tetragramma divino. Qualcosa di simile succedeva anche per i cristiani di lingua Latina, la cui letteratura iniziò ad emergere dal secondo secolo, come la Vetus Latina prima e la Vulgata di San Girolamo poi, affermano: anche in queste traduzioni il tetragramma era regolarmente sostituito dalla parola latina "Dominum", corrispondente sia all'ebraico "Adonai" che al greco "Kyrios". Lo stesso accade per la recente Neo-vulgata che la Chiesa utilizza nella Liturgia.

Questo fatto ha avuto importanti implicazioni per la stessa Cristologia del Nuovo Testamento. Infatti, quando San Paolo, riguardo alla crocifissione, scrive che "Per questo Dio lo ha sopraesaltato ed insignito di quel Nome che è superiore a ogni altro nome" (Fil 2,9), egli non intende altro che il nome "Signore", per cui continua: "ogni lingua proclami, che Gesù Cristo è Signore" (Fil 2:11; cf. Is 42:8: “Io sono il Signore; questo è il mio nome").

L'attribuzione di questo titolo al Cristo Risorto corrisponde esattamente alla proclamazione della sua divinità. Il titolo, infatti, diventa intercambiabile tra il Dio d'Israele e il Messia della fede cristiana, anche se non è di fatto uno dei titoli utilizzati per il Messia d'Israele. In senso strettamente teologico questo titolo si trova già, per esempio, nel primo Vangelo canonico (cf. Mt 1:20: “L'angelo del Signore apparve a Giuseppe in sogno") e qui appare come una regola per le citazioni dell'Antico testamento nel Nuovo (cf. At 2:20: “Il sole si trasformerà in tenebre … prima che venga il giorno del Signore" (Gl 3:4); 1 Pt 1:25: “la parola del nostro Dio rimarrà in eterno (Is 40:8)). In ogni caso, in senso propriamente cristologico, a parte il testo citato in Fil 2,9-11, si ricordano Rom 10:9 (“se tu professerai con la tua bocca Gesù come Signore, e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato da morte, sarai salvato”), 1 Cor 2:8 (“non avrebbero crocifisso il Signore della gloria”), 1 Cor 12:3 (“nessuno può dire: «Gesù Signore», se non in virtù dello Spirito Santo”) e la formula frequente che si riferisce ai cristiani che vivono "nel Signore" (Rm 16:2; 1 Cor 7:22; 1 Tes 3:8; etc.).

3) Da parte della Chiesa, evitare di pronunciare il tetragramma del nome di Dio ha, perciò, le sue ragioni. A parte il motivo puramente filologico, c'è anche quello di restare fedeli alla tradizione della Chiesa degli inizi, che mostra come il tetragramma sacro non fu mai pronunciato nel contesto cristiano, né tradotto in nessuna delle lingue in cui la Bibbia è stata tradotta.

II. Direttive:

Alla luce di quanto esposto, dovranno essere osservate le seguenti direttive:

1) Nelle celebrazioni liturgiche, nei canti e nelle preghiere, il nome di Dio nella forma del tetragramma YHWH non deve essere né usato né pronunciato.

2) Per la traduzione dei testi biblici in lingua moderna, destinata all'uso liturgico della Chiesa, dev'essere seguito quanto già prescritto nel n. 41 della Istruzione ' Liturgiam authenticam', cioè che il tetragramma divino venga reso col suo equivalente Adonai/Kyrios: “Lord”, “Signore”, “Seigneur”, “Herr”, “Señor”, etc.

3) Traducendo, in contesto liturgico, testi in cui siano presenti, uno dopo l'altro, sia il termine ebraico 'Adonai' che il tetragramma YHWH, il primo deve essere tradotto con 'Signore' e il secondo con 'Dio', similmente a quanto avviene nella traduzione greca dei Settanta e nella traduzione latina della Vulgata.

Dalla Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, 29 giugno 2008

Francis Card. Arinze, Prefetto
Albert Malcolm Ranjith, Arcivescovo, Segretario

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