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Ci ha salutato un Profeta, Lo Spirito provvederà

Ultimo Aggiornamento: 16/03/2013 01:11
06/03/2013 12:26
 
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Obababibba
48 ore profetiche (datato 28 febbraio....)

Dalla comunicazione della rinuncia di Benedetto XVI all’arrivo a Castel Gandolfo: 17 giorni di attesa, di domande, di parole troppo spesso sparse nel vento come la pula di memoria evangelica. Eppure mai come in queste ultime apparizioni ufficiali di Benedetto XVI si è percepita la forza dirompente della fede che hanno accompagnato l’ultimo passo pontificale: la rinuncia è apparsa ai nostri occhi, velati di tristezza per l’amore che ci è stato donato gratuitamente e con umiltà da questo Papa, con colori nuovi, colori gioiosi e commossi delle bandiere, degli applausi, delle lacrime dei 150.000 di piazza San Pietro nell’ultima udienza; con la deferente solennità dei baciamano dei cardinali del Sacro Collegio che lo hanno salutato in Sala Clementina pronti a mettersi al servizio dello Spirito Santo per scegliere il nuovo Papa; con lo sguardo –che era il nostro sguardo- del suo autista che lo accompagnato nel percorso dal cortile di San Damaso nel palazzo Apostolico sino all’eliporto sulle Mura Vaticane, uno sguardo di un figlio spaesato ma onorato di un Padre così buono e grande nella sua semplice umanità; con le case di Roma, i tetti, le maestose rovine imperiali, le basiliche, i campanili, i quartieri della periferia che sembravano accompagnarlo mentre sull’elicottero si allontanava, ancora Papa per poche ore, per entrare in contatto con la bellezza della natura di Castel Gandolfo, da lui tanto amata; con la folla nella piazza della cittadina dei Castelli Romani, assiepata e pronta ad esplodere in un tripudio di gioia in bilico con lo scivolare nella tristezza per un addio inatteso ma, sinceramente compreso. E quel “semplice pellegrino” si è avviato a smettere l’anello del pescatore, a lasciare il trono pontificio, per recarsi nella più esaltante delle libertà, quella della preghiera, accompagnato dagli applausi e dalla riconoscenza eterna del popolo di Dio, che si è fatto ammaliare, sedurre dalla coraggiosa visione della vita in Cristo Eucaristia che ci ha testimoniato. In queste 48 ore la Chiesa ha avuto una sferzata travolgente d’amore da Benedetto XVI, ogni sua parola, ogni suo gesto hanno avuto nel sorriso timido che lo ha sempre contraddistinto un catalizzatore delle speranze di tutti in una nuova era profetica per la Chiesa. Non si può restare inermi davanti alla testimonianza che ci è pervenuta. C’è forse un punto del Pontificato che è stato vera linea di demarcazione nella scelta incondizionata dell’essere pastore del gregge di Dio spendendosi sino a che le forze le appoggiassero: quando il 12 maggio 2007, nella fazenda di Guarantinguetá in Brasile, incontrò i giovani ed i bambini che vi abitano, provenienti da situazioni familiari terribili ed esperienze di vita sconvolgenti, fu la prima volta che Benedetto XVI fu abbracciato e baciato con spontaneo trasporto da una bambina che lo condusse letteralmente ad aprirsi in un sorriso largo e in una comunione d’affetto interminabile. Un incontro quello con la bambina che ha prodotto un cambio nell’approccio con l’umanità intiera: dalla difficoltà del Papa che veniva visto come il Papa teologo e rigido difensore del dogma, a Padre e Pastore sorridente e umile, con i suoi gesti semplici e non scontati, proprio perché a lui nuovi. Questa svolta, nascosta dentro una cassetta dello smisurato archivio del Centro Televisivo Vaticano è apparsa chiara in tutti coloro che lo hanno incontrato successivamente. Ed oggi, che dalla loggetta del palazzo Apostolico di Castel Gandolfo ha ringraziato per l’amore che gli è stato manifestato, ha avuto un piccolo momento di confusione dando la sua ultima benedizione da Papa: un filo di un cerchio che si chiude, se pensiamo al primo discorso dalla Loggia di San Pietro nel quale, appena eletto, si perse un attimo nell’invocare la protezione della Vergine Maria. Ed ora si metterà a pregare per i cardinali che saranno chiamati ad eleggere il suo successore, al quale ha già comunicato l’obbedienza. E oggi sappiamo che in ogni momento avremo una preghiera verso il Padre per ciascuno di noi.


"Ma noi siamo in tre: io, Smith e Wesson"
Clint Eastwood
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