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LE XXIV TESI DEL TOMISMO contro la falsa metafisica spiegata da Don Curzio Nitoglia

Ultimo Aggiornamento: 29/11/2012 22:29
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29/11/2012 22:29

Commento alle XXIV Tesi del tomismo: XI Tesi

(Il principio d’individuazione)


d. CURZIO NITOGLIA

5 novembre 2012

www.doncurzionitoglia.com/11a_tesi_tomismo_commento.htm



XI Tesi del Tomismo: Il principio d’individuazione

*

“La materia determinata da questa quantità qui ed ora (facendo astrazione dalle sue dimensioni, ossia superficie e volume) è il principio d’individuazione, vale a dire è il principio della distinzione di individuo da individuo nella stessa specie, il che non avviene nei puri spiriti, i quali non hanno la materia”[1].

*

Nella natura si constata un’unità di specie (specie umana, canina, conifera, aurea) ed una molteplicità d’individui (Antonio, Pluto, un pino, un pezzo d’oro). La specie è individuata e moltiplicata dalla materia compiuta dall’accidente quantità. Per esempio la specie umana è una, ma è moltiplicata ed individuata dai corpi dei quali l’anima razionale è forma sostanziale, senza che la molteplicità degli individui umani (Antonio, Marco, Giacomo …) moltiplichi la specie umana, la quale resta una sola.

Qual è il motivo per cui esistono molti individui distinti l’uno dall’altro, mentre la loro specie resta unica?

San Tommaso risolve la questione con il “principio d’individuazione” che è la “materia determinata da questa quantità qui ed ora, hic et nunc” (“materia signata quantitate”), facendo astrazione dalle sue dimensioni (figura o superficie e volume).

Il principio d’individuazione è ciò che fa di un ente specifico un individuo. Un individuo non è diverso da se stesso ed è distinto da tutti gli altri (per esempio, Marco è Marco, ma è diverso da Antonio, Giovanni, Andrea). Ora ciò che causa l’individuazione della specie (per esempio l’umanità è individuata in Antonio) è la materia determinata dal qui ed ora (hic et nunc), facendo astrazione dalle sue dimensioni (figura o superficie e volume). Infatti due linee identiche quanto alla figura o superficie (▐ ▐) sono individuate e distinte l’una dall’altra dal fatto che una sta qui ed ora a sinistra, mentre l’altra sta lì ed ora a destra. La linea di sinistra è identica a se stessa e diversa da quella di destra non perché abbia dimensioni (figura) diverse da essa (sono le stesse), ma perché occupa adesso uno spazio che non è occupato dall’altra e che l’altra non può occupare perché è già occupato in questo momento da quella di sinistra. Così due lingotti d’oro da 1 chilo che sono identici quanto al volume (10 cm di lunghezza per 5 cm di larghezza per 7 cm di altezza), sono diversi perché uno si trova qui ed ora e l’altro lì ed ora (█ █).

L’individuo è indiviso in sé, eguale a sé e distinto da tutti gli altri. Per esempio Antonio è non diviso in due altrimenti sarebbe un cadavere, è identico a se stesso altrimenti non sarebbe Antonio, ma è diverso da Giacomo, Andrea, Giovanni … La specie è ciò per cui una cosa è quel che è. Per esempio la specie umana è ciò per cui l’uomo è uomo, la specie angelica è ciò per cui l’angelo è angelo. Quindi vi è qualcosa o un principio che distingue numericamente un individuo dall’altro, pur appartenendo essi alla stessa natura specifica.

Se si procede per via di esclusione si può rispondere che l’essenza non è individuata da se stessa. Infatti Antonio non è l’umanità o la specie umana, ma è soltanto un individuo di natura umana. L’essenza non è individuata neppure dall’essere, che è atto ultimo o perfezionante ogni essenza e quindi la presuppone, la perfeziona e non ne è informato, né ricevendola la individua. Non è neppure la forma sostanziale, poiché è proprio questa che dà tale specie alla materia. Per esempio la forma sostanziale anima umana dà la specie umana al corpo che riceve l’anima, ossia Antonio è uomo poiché il suo corpo è informato da un’anima umana che è la forma sostanziale della sua materia corporea. Neppure la sola materia può individuare la specie, poiché essa è ancora indeterminata o senza accidente quantità e non è ancora proporzionata a tale o tale altra specie. Quindi per san Tommaso è la materia determinata dall’accidente quantità, ossia questo pezzo di materia qui (che si trova in questo luogo e non in quello) ed ora (in questo medesimo istante, non prima né dopo) che ricevendo la specie la individua (riceve la natura aurea) e fa sì che sia questo pezzo di oro e non quell’altro. Se per esempio traccio due linee identiche ma di cui una sta qui a destra e l’altra lì a sinistra in questo medesimo istante ho due linee di inchiostro, di gesso, di ferro e una sola natura o specie … (Per esempio ▐ ▐ ▐ sono tre distinte linee una diversa dall’altra pur avendo la stessa materia generica e la stessa specie, ma sono una a sinistra, una al centro e una a destra nello stesso istante). Allora è la materia determinata da questa quantità qui ed ora che individua la specie e rende una linea distinta individualmente dall’altra. Questo è il principio che rende individuo una specie e come individuo lo rende indiviso in sé e diverso da tutti gli altri individui. Allora è la stessa materia (per esempio oro) che dice ordine a questa quantità qui ed ora (una linea che sta a sinistra in questo momento) la quale ricevendo la specie di oro o di argento o di legno rende la specie di legno un individuo (questo pezzo di legno qui ed ora) indiviso in sé e distinto da tutti gli altri.

Quindi se la materia è ordinata a questa quantità, la forma ricevuta in questa materia quantificata dall’hic et nunc darà luogo ad un individuo distinto da tutti gli altri.

La moltiplicazione numerica nelle sostanze separate o puri spiriti (gli angeli) è impossibile, poiché essi non hanno materia né quantità. Quindi ogni angelo è un specie distinta da un altro angelo o specie angelica a parte (S. Th., I, q. 50, a. 4). Da ciò ne segue che gli angeli non hanno bisogno di moltiplicarsi e crescere (come gli uomini) per perpetuare la specie angelica, che essendo immateriale è incorruttibile, mentre gli uomini composti di anima e corpo sono corruttibili, mortali e si estinguerebbero se non si moltiplicassero e non crescessero.

L’anima umana è individuata dal corpo. Quando Dio crea le anime esse sono identiche. Si diversificano solo quando esse informano un corpo determinato. La mia anima è diversa da quella di Antonio perché informa il mio corpo. Perciò è il corpo che sin dall’origine differenzia le anime e gli individui. L’anima dice forma, di per sé non dice imperfezione, essa è limitata e individuata dalla potenza o materia in cui è ricevuta. Se Carlo è più intelligente o ha più memoria e concentrazione di Antonio è perché la sua intelligenza (che si trova nell’anima come facoltà spirituale) è servita da un corpo meglio adatto. Naturalmente Carlo deve col suo lavoro di educazione e sforzo personale mantenere questa disposizione, altrimenti se dorme sugli allori e Antonio lavora pur essendo in partenza meno dotato, sarà sorpassato da lui. San Tommaso insegna con Aristotele che “coloro i quali hanno un corpo e dei sensi più fini ed adatti sono meglio disposti all’intellezione”. Infatti “nulla entra nell’intelletto se prima non passa attraverso i sensi”. Perciò l’intelligenza è influenzata, ma non determinata dalla qualità del nostro corpo. L’anima e le sue facoltà spirituali (intelletto e volontà) sono influenzate, ma non determinate assolutamente e definitivamente dal corpo. L’educazione, lo sforzo, la vita virtuosa la renderanno relativamente libera dalle influenze negative di un corpo non bene atto. Per esempio un alcolizzato ha un cervello ed un fegato mal disposto e quindi la sua anima, il suo intelletto e la sua volontà sono servite da uno strumento corporeo (il cervello) un po’ imperfetto e dunque è meno disposto a ben capire e ben volere di una persona fisicamente sana. Tuttavia egli può con l’educazione migliorare le sue qualità fisiche ed intellettuali, a condizione che il cervello non sia totalmente devastato. Ma occorre anche dire che la sua opera di educazione non è neppure illimitata: egli deve fare sempre i conti con le tare del suo organismo, le può correggere, migliorare, ma non cambiarle del tutto. Parimenti chi nasce meglio dotato fisicamente non può vivere di rendita ma deve far fruttificare con lo sforzo personale i doni che ha ricevuto.

Il Tomismo spiega le differenze tra un individuo ed un altro a partire dalla natura umana che è composta di anima e corpo. Non è solo corpo come dicono i materialisti, non è solo anima come asseriscono gli spiritualisti. L’anima è più nobile del corpo, ma è ricevuta in esso ed individuata da esso e quindi deve fare i conti con le qualità o difetti che il corpo ha ricevuto dai genitori. Come si vede vi è una gerarchia, ma la parte nobile non può non servirsi di quella meno nobile. L’Apologo di Menenio Agrippa ce lo ricorda: “Una volta le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso, ruppero gli accordi con lui e cospirarono dicendo che le mani non avrebbero portato cibo alla bocca, né che la bocca lo avrebbero accettato, né che i denti lo avrebbero masticato a dovere. Ma mentre cercavano di domare lo stomaco, s’indebolirono anche loro, e il corpo intero deperì. Di qui si vede come il compito dello stomaco non è quello di un pigro, ma che esso distribuisce il cibo a tutti gli altri organi. Fu così che le varie membra del corpo tornarono in amicizia tra loro e con lo stomaco. Così Senato e Popolo, come se fossero un unico corpo, deperiscono con la discordia, mentre con la concordia restano in buona salute” (Tito Livio, Ab Urbe condita, II, 32). Lo stesso vale per anima e corpo.

don Curzio Nitoglia

5 novembre 2012

www.doncurzionitoglia.com/11a_tesi_tomismo_commento.htm





[1] Cfr. Summa c. Gent., lib. II, capp. 92-93; S. Th., I, q. 50, a. 4; De Ente et Essentia, cap. II; In Boet., de Trinitate, q. 4, a. 2.
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