ma si può smetallare qui?
ultimamente sono rimasto affascinato da molto di ciò che si trova con tag
>sludge< la cui definizione è ampiamente controversa anche tra gli esperti. è ancora una volta un crossover, che lascia ampi spazi alla creatività e all'espressione.
qui, alcuni tra gli artisti più seguiti, tra cui anche alcune produzioni del solito mike patton.
per ora sto approfondendo 'the ocean collective' sui loro quattro lavori molto diversi fra loro e influenze anche progressive in previsione di un live in cui saranno fortunatamente headliner.
lasciando perdere lo sludge, in concomitanza del concerto a milano degli zu, suonerà un altro gruppo italiano, morkobot.
riporto para para la fantasiosa? recensione di 'morto' da
>indieforbunnies<
tre tracce per un album
Se fossero i sogni a provocare la febbre, o la febbre i sogni,
Walter Gilman non sarebbe stato in grado di dirlo.
(Howard Phillips Lovecraft - “I Sogni nella Casa Stragata” - (1933)
Esattamente questo. Occhi aperti o chiusi. Le palpebre si movono ma è
come azionare al buio un interruttore rotto. Click. Click. Click.
Click. Nero, nero, nero, nero. Galleggio nell’oscurità invischiato
nelle lenzuola. Febbre alta che inizi a sentire il silenzio friggere,
intorno, ovunque, fino a quando diviene intollerabile. Alla Mente.
Ogni piccolo suono è il tuono nella cacofonia entropica dell’universo
che si espande. Eppure perfino quel ticchettare. Sono i miei nervi,
sotto le palpebre, li sento. Potrei sentire l’aria infinitamente
piccola, planare lieve sulla pupilla, infinitamente grande.
E dentro, dietro l’iride spalancata lucida come una bolla pronta ad
esplodere, ancora il nero. Era già dentro o sta solo colando fuori.
“Morto” dei Morkobot è il viaggio psichedelicamente atemporale verso
l’oscurità venuta dallo spazio. Propulsione due bassi distorti e
ronzanti e una batteria granitica. Se con “Mostro” predecessore e
secondo anello di questa trilogia, i Morkobot si erano spinti in
cerca di nuove idee e suggestioni, con questo ambizioso monolito di
quaranta minuti idealmente separato in 3 parti ma di fatto un unico
brano ininterotto, sembrano trovare la componente finale e più
astratta: l’arte del disegnare labirinti, ovvero saper imparare a
perdersi.
“Morto” è un labirinto sonico, fragorosamente inciso a colpi di basso
e distorsore, in un mandala di grafite nera manufatto alieno tornato
dallo spazio. Tellurico ma capace di generare degli autentici momenti
di stasi onirica, come il silenzio solenne e carico di energia
elettrostatica che rimane dopo il rombo del tuono.
Disco difficilissimo da smontare, sempre che l’operazione abbia in
questi casi una qualche utilità. Inquietante per delle sue logiche
geometriche assolutamente incomprensibili, psichedeliche eppure in
qualche modo ferree, si potrebbe rigirare su se stesso come un quadro
di Escher. Innalza e precipita senza perdere continuità con le
metriche acuminate di una struttura gotica. Fino alla regressione dei
5 minuti finali, smontandosi, sgretolandosi in dettagli minuscoli che
scivolano verso un abbisso di tastiere dissonanti. Solo allora si
alzano i venti della tempesta di polvere cosmica, eppure c’è un
pulsare. Costante. Qualcosa alla fine della morte?
Space-post-metal per viaggiatori siderali.
Morto [Supernaturalcat - 2008]
Similar Artist: Boris, Lento, Earth
Rating: 4/5
1. Morto - Part I
2. Morto - Part II
3. Morto - Part III
___________________________________
« Il problema dell'umanità è che i folli e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi,
mentre le persone più sagge sono pieni di dubbi »
« The whole problem with the world is that fools and fanatics are always so certain of themselves,
but wiser people so full of doubts »
(Bertrand Russell)