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Diario della crisi economica

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2020 11:31
17/02/2015 09:01
 
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Le dichiarazioni di Romano Prodi, uno dei padri fondatori dell'Unione Europea
Tutti sanno che la Grecia non ripagherà mai i suoi debiti. Romano Prodi (Fonte: lantidiplomatico.it - 16/02/2015)

In un'intervista al quotidiano tedesco "Tagesspiegel", l'ex presidente della Commissione Europea Romani Prodi ha dichiarato che "la Grecia non ripagherà mai i suoi debiti e che è più sensato concordare un obiettivo raggiungibile e controllare passo passo le varie tappe dal momento che "la storia ci insegna che non ha senso porsi obiettivi irraggiungibili nell'abbattimento del debito. Questo è stato ad esempio il caso della Germania nel secondo dopoguerra. E' vero che non si può fare un paragone così diretto tra Germania e Grecia", ammette l'ex premier italiano, "ma in ogni caso, allora è stato saggio esentare la Germania dalla gran parte dei suoi debiti alla Conferenza di Londra del 1953: in questo modo la Germania è potuta tornare a crescere". "Il mio più grande timore è che fra tre anni la Grecia si ritrovi nella stessa situazione di adesso: sarebbe meglio prendere una decisione definitiva", ha aggiunto Prodi.
26/02/2015 08:31
 
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Italia: si svende tutto (Fonte: cornicerossa.com - di Claudio Conti - 25/02/2015)

Continua la forsennata e folle dismissione della presenza pubblica nell’economia: l’Ansaldo Breda e l’Ansaldo Sts vanno alla giapponese Hitachi, il 5,7 di Enel messo sul mercato, Mediaset cerca di mettere le mani su Rai Way la società di infrastrutture della tv pubblica, Ferrovie e Poste sono i prossimi bocconi da offrire ai privati. Perseverare nella svendita dei gioielli dello Stato, cioè di tutti, realizzati e sviluppati con il denaro pubblico, significa privare la collettività degli utili che tali imprese sono in grado di produrre, della possibilità di orientare le politiche industriali in funzione del rafforzamento nel nostro Paese della struttura produttiva e dell’occupazione, della presenza nazionale in imprese ad alto contenuto tecnologico ed in settori vitali per il progresso economico e civile dell’Italia.

L’intervista di Pier Carlo Padoan illustra chiaramente obiettivi e programmi del governo Renzi. Omette di dire quali interessi favorisce questa linea di politica economica, ma non si può chiedere a chi svende un patrimonio di confessare che sta facendo il danno dell’espropriato.

Integriamo noi questa parte. Ferrovie e Poste, come servizi di collegamento territoriale e di comunicazione, in tutta Europa – quindi anche in Italia – sono state create dallo Stato, utilizzando la fiscalità generale, perché “il mercato” non ha mai mandato avanti imprenditori interessati ad investire cifre colossali con tempi di ritorno del profitto calcolabili sulla base di decenni. Non chiedersi come mai lo Stato abbia invece fatto questi investimenti, e gestito di conseguenza per oltre un secolo le due reti (oltre a quella telefonica, per esempio) significa consegnarsi mani e piedi legati al primo pirla che soltanto adesso – quando le infrastrutture ci sono e i costi dell’investimento sono praticamente azzerati per un subentrante – si fa avanti dicendo “ve lo faccio vedere io come si gestisce il servizio”.

Non c’è bisogno di una grande cultura imprenditoriale per immaginarlo: via i “rami secchi”, avanti con i soli servizi ad alto ritorno immediato. Tra i “rami secchi”, parlando di ferrovie, ci sono tutte le tratte percorse quotidianamente dai pendolari (alcuni milioni di persone, in questo paese); tratte che presentano già adesso scene dantesche, con folle di lavoratori e studenti più spesso in piedi che seduti, senza aria condizionata, con porte rotte e pericolose, ecc. “In compenso” queste tratte sono frequentabili quotidianamente soltanto perché garantiscono tempi di spostamento comunque più rapidi che in automobili e a un costo minore.

Chiaro che la redditività di queste tratte, per le Ferrovie dello Stato, è bassa se non addirittura in perdita. Ma è la logica dei “servizi pubblici essenziali” quella che domina in certi settori. Lo sa persino la cosiddetta “commissione di garanzia” incaricata di scoraggiare gli scioperi, che non a caso è stata istituita proprio per impedire nei limiti del possibile che dei “servizi pubblici essenziali” venissero minacciati nel loro funzionamento dal normale conflitto sindacale.

Lo sapeva anche Mauro Moretti, ex sindacalista della Cgil improvvisamente diventato amministratore delegato (prima di Rfi, poi dell’intero gruppo Ferrovie dello Stato, ora assiso sulla poltrona di Finmeccanica), che cercava di sbarazzarsi del trasporto ferroviario regionale scaricandolo appunto sulle Regioni, e puntando a far profitto solo con l’alta velocità.

E’ la logica dell'imprenditoria privata, all’opera in Fs anche prima che la privatizzazione fosse soltanto immaginata. Ora Padoan l’annuncia come punto di programma immediato.

Ci chiediamo: qual’è il prezzo giusto per una rete infrastrutturale costruita in oltre un secolo? Quali saranno le garanzie per tutti quei “viaggiatori non per turismo” che ogni giorno devono far ricorso al treno?

Si potrebbe andare avanti a lungo e ogni lettore troverà certamente una domanda in più. Per esempio, quanto verranno svalutati gli immobili attualmente posizionati nei pressi delle stazioni ferroviarie delle linee locali?

Stesso discorso per le forniture elettriche, la cui vendita dipenderà dalle “condizioni di mercato”, perché “è una società quotata, la cessione di un pacchetto di azioni è un’operazione finanziaria da realizzare quando le condizioni di mercato saranno favorevoli. Nel caso di Poste invece si tratta di aprire il capitale per consentire ai privati di dare un contributo a una maggiore efficienza dell’azienda e del settore. L’Ipo sarà varata entro l’anno, ma anche in questo caso le condizioni dei mercati sono una variabile importante”.

Anche per le Poste le domande sono molte. Che fine faranno i risparmi finiti – tramite il deposito negli uffici postali – alla Cassa Depositi e Prestiti? Così, soltanto per curiosità...
[Modificato da marco--- 26/02/2015 08:35]
02/03/2015 21:56
 
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E l'Italia? - Presa diretta del 01/03/2015 (Fonte: rai.tv - 01/03/2015)

Interessante trasmissione in generale, ma date un'occhiata a come stanno realmente le cose in Germania, intorno alla metà del video.
[Modificato da marco--- 02/03/2015 21:57]
05/03/2015 15:31
 
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BANCHE ITALIANE SEDUTE SU UNA BOMBA DA 350 MILIARDI DI CREDITI DETERIORATI
Quindi, mi limito a riportare quanto affermato da Nicastro, aggiungendo solo che il volume dei crediti deteriorati, pari a 350 miliardi di euro (secondo Nicastro), si confronta con i 420/430 miliardi di euro di capitale e riserve del sistema bancario italiano.

(Reuters) - I crediti deteriorati delle banche italiane sono attesi a 350 miliardi di euro a fine 2015, secondo il direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro."Per la fine dell'anno ci aspettiamo 350 miliardi di crediti deteriorati", ha detto Nicastro in un'audizione al Senato. "Si tratta di 750.000 miliardi delle vecchie lire, è una cifra impressionante che assorbe moltissimo capitale".Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, le banche italiane hanno circa 330 miliardi di crediti anomali, ossia prestiti che saranno rimborsati in ritardo o per nulla.Questa cifra, che corrisponde a circa un quinto del Pil italiano, è triplicata dal 2007

link

[Modificato da pax2you 18/03/2015 10:55]
07/04/2015 12:14
 
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Re: Cos’è la clausola di salvaguardia della legge di stabilità?
marco---, 28/10/2014 14:13:

L’aumento dell’IVA di 3,5 punti % e la clausola di salvaguardia (Fonte: laleggepertutti.it - 27/10/2014)

La notizia di ieri della conferma, da parte della Ragioneria di Stato, dell’aumento dell’IVA è rimbalzata sul web con la consueta velocità della luce (leggi “Confermato l’aumento IVA al 25,5%”). In pratica, la Ragioneria ha “bollinato” il testo del DdL di Stabilità ove è contenuta quella che, oggi, i nostri politici chiamano “clausola di salvaguardia”. Si tratta, in buona sostanza, di una previsione che scatta in automatico se non verranno raggiunti determinati obiettivi di bilancio e di spending review. Ma cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e quante probabilità ci sono che, una volta approvata la classica manovra di fine anno, scatti l’aumento IVA. Il tutto in un clima di allerta. Perché proprio ieri il disegno di legge di stabilità è arrivato alla Camera dei deputati. Nella serata il presidente Giorgio Napolitano ha firmato il Ddl e ne ha autorizzato la presentazione in Parlamento. Da oggi, dunque, avrà inizio ufficialmente la sessione di bilancio di fine 2014 con l’avvio dell’esame della Stabilità e del bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017. Confermate, comunque, anche le clausole di salvaguardia sull’intera impostazione della manovra con l’aumento dell’Iva dal 2016 e delle accise per altri 700 milioni.

Cos’è una clausola di salvaguardia

Un tempo si usava fare, dopo l’approvazione della cosiddetta Finanziaria, anche le manovre correttive, ossia la famigerata Finanziaria-bis, che però riscuoteva scarsissima popolarità tra gli elettori. Tenuto poi conto che i governi, in Italia, reggono spesso solo pochi mesi, la seconda manovra veniva scritta e approvata in un periodo di piena campagna elettorale, divenendo essa stessa inefficace. Così, oggi, si ricorre alle “clausole di salvaguardia” che ipotecano, oggi per domani, i correttivi di bilancio, senza bisogno di tornare a scrivere una nuova legge di stabilità. Purtroppo, al contrario di quanto alcuni commentatori hanno detto ieri, il Governo ha dimostrato in passato che, una volta inserita una clausola di salvaguardia, ad essa poi si fa puntualmente ricorso. Era stato così già per l’ultimo aumento dell’IVA, ma anche per la Tasi e per la mancata previsione di detrazioni fiscali. Dunque, la clausola di salvaguardia è un “se”, ma con un elevato grado di probabilità. Un aumento sconsiderato, che porterà un aumento generalizzato di prezzi, una contrazione della domanda e, soprattutto, costituirà un incentivo ulteriore all’evasione fiscale. Dicevamo, nella legge di stabilità per il 2015 è inserita la clausola di salvaguardia che contiene già tre aumenti dell’IVA, a partire dal 2016 per finire al 2018: se mancheranno o non verranno raggiunti gli interventi programmati di spending review, scatterà dal 2016 la l’aumento delle aliquote Iva del 10% (che arriverà al 13% del 2017) e del 22% (che, partendo da 24% a partire dal 2016, toccherà il 25,5% dal 2018). Aumenteranno anche (ma a queste ci siamo già abituati) le accise sui carburanti. Peraltro, secondo le notizie dell’ultim’ora, a far presagire nulla di buono vi è la sostanziale bocciatura della legge di stabilità da parte dell’UE. In particolare, la Commissione europea ha bollato gli obiettivi della nostra legge di fine anno con queste due, per niente incoraggianti, parole: deviazione significativa. Il che, tradotto in chiaro, vuol dire che la partita tra Bruxelles (dove siamo al passaggio di consegne tra Manuel Barroso e Jean Claude Juncker alla guida della Commissione) e Roma si è appena aperta e che Matteo Renzi ha deciso di giocarla in attacco.

E' giunto il momento di sperimentare le clausole di salvaguardia, oppure quanto ci costerà "disinnescarle"! [SM=g6963]
Ecco le magie del Def di Renzi (Fonte: formiche.net - 07/04/2015)

Lo chiameranno il Miracolo di S. Gennaro di Matteo Renzi. Il Def dovrebbe indicare come e dove tagliare la spesa pubblica per 16 miliardi l’anno prossimo e 22 miliardi in quello successivo. Tutto ciò per evitare che scattino le clausole di salvaguardia (inserite nelle leggi di stabilità a garanzia dell’inadeguatezza delle coperture previste) con forti incrementi dell’Iva e delle accise che, secondo le stime effettuate, si mangerebbero quella modesta crescita del Pil attesa dopo anni di recessione. Il premier continua a dire che non ci saranno nuove tasse e che è finito il tempo dei sacrifici. Chissà se il naso cresce anche agli uomini politici quando dicono delle bugie...
07/04/2015 15:45
 
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Re: Re: Cos’è la clausola di salvaguardia della legge di stabilità?
marco---, 4/7/2015 12:14 PM:

E' giunto il momento di sperimentare le clausole di salvaguardia, oppure quanto ci costerà "disinnescarle"! [SM=g6963]
Ecco le magie del Def di Renzi (Fonte: formiche.net - 07/04/2015)

Lo chiameranno il Miracolo di S. Gennaro di Matteo Renzi. Il Def dovrebbe indicare come e dove tagliare la spesa pubblica per 16 miliardi l’anno prossimo e 22 miliardi in quello successivo. Tutto ciò per evitare che scattino le clausole di salvaguardia (inserite nelle leggi di stabilità a garanzia dell’inadeguatezza delle coperture previste) con forti incrementi dell’Iva e delle accise che, secondo le stime effettuate, si mangerebbero quella modesta crescita del Pil attesa dopo anni di recessione. Il premier continua a dire che non ci saranno nuove tasse e che è finito il tempo dei sacrifici. Chissà se il naso cresce anche agli uomini politici quando dicono delle bugie...




sta' andando tutto come previsto da tempo,
semplicemente scandaloso.



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Comica e dannosa. In due parole, l’Unione Europea.
19/04/2015 10:46
 
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Ci sono due cose infinite, diceva Einstein, l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi
Interessi negativi, sale la depressione (Fonte: opinione.it - di Gerardo Coco - 18/04/2015)

«Ci sono due cose infinite, diceva Einstein, l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi». Di sicuro ce ne sono sempre meno sull’universo economico e finanziario guidato dalle banche centrali e dai governi.

Secondo una stima della J.P Morgan nell’eurozona ci sono più di €1.5 trilioni di debito con più di un anno che danno rendimento negativo. Non solo i governi ora chiedono denaro in prestito ma, pure, che i prestatori si accollino una perdita. Per avere un rendimento positivo bisogna acquistare obbligazioni tedesche e danesi di almeno sei anni, mentre quelle olandesi, austriache, svedesi e finlandesi a cinque anni. E col trend in atto si prevede che il club dei paesi a tasso negativo si allargherà. Interesse negativo significa prestare denaro pagando una penale per avere il privilegio di finanziare i governi. In che buco nero di stupidità siamo entrati? Qualche esperto, involontariamente spiritoso, precisa che se l’inflazione cresce meno velocemente del rendimento dei titoli, si guadagna in termini reali. Reali? Di reale non c’è più nulla, tutto nell’economia è ormai surreale. I titoli, ovviamente si possono vendere realizzando, in caso di aumento dei corsi, un capital gain. Ma è assurdo che il diritto di migliorare il reddito futuro o di accumulare una sostanza per la vecchiaia con i propri risparmi si sia trasformato in azzardo.

Ma una spiegazione a tutto questo c’è. Nel mondo reale l’interesse negativo esiste solo in caso di guerra o di altri eventi catastrofici, quando per salvare il proprio capitale si è disposti a pagare una penale per tenerlo al sicuro evitando di perderlo completamente. Se, oggi, molti investitori prestano denaro rimettendoci, significa evidentemente, che si aspettano una catastrofe economica. Non c’è altra spiegazione razionale. Quelli che una volta erano strumenti finanziari di massima affidabilità si sono trasformati in una sorta di opzioni call, con relativo pagamento di un premio. Il rischio di un collasso economico viene coperto con l’acquisto di bond svizzeri o di paesi nordici relativamente stabili come Germania, Danimarca e Finlandia su cui, appunto, si paga il premio. I titoli sovrani sono diventati dei derivati e le banche centrali che li acquistano degli hedge funds. Il risparmio gestito è ormai finanza da disperati e la ricerca spasmodica di rifugi finanziari conferma che tutti gli stimoli monetari sono falliti e che il sistema economico globale è in pericolo. Basta, del resto, considerare la deflazione nei mercato delle materie prime e dei prezzi industriali che segnala la fase di crack up del ciclo economico.

L’anno scorso la Banca Centrale Europea ha fatto un capolavoro di stoltezza imponendo un tasso negativo del -0.20% sulle riserve oziose delle le banche, ossia sui depositi che detengono presso l’istituto di emissione. E’ una tassa, tutt’ora operante per incentivarle a prestare denaro. Doveva essere una manovra espansiva ed invece è recessiva. Esempio: supponiamo che un’azienda italiana per acquistare un’azienda spagnola si faccia prestare denaro da Unicredito. L’azienda italiana paga gli azionisti di quella spagnola versando il denaro alla banca Bilbao. E’ possibile che il denaro rimanga in Unicredito dove gli azionisti spagnoli hanno un conto. Poiché il denaro non lascia mai il sistema bancario e dopo essere stato parcheggiato nei conti correnti di queste banche si trasforma in deposito presso la BCE, non può sfuggire alla tassazione del -20%. Dunque, il denaro versato dai nuovi azionisti italiani alla Bilbao o all’Unicredito passando dai conti correnti ai depositi, si trasforma, per le banche, in patata bollente di cui liberarsi subito. Ma se il denaro viene prestato all’industria, come la BCE vorrebbe, ci risiamo, perché si trasforma in deposito soggetto a tassa. Pertanto alle banche non resta che ridurre i loro depositi e per farlo l’unica soluzione è investire il denaro in titoli sovrani acquistandoli direttamente dalla BCE. Insomma tutte le strade portano a Roma: il sistema bancario finisce sempre con l’acquistare i titoli dei governi insolventi e facendo ribassare i tassi, ne facilita l’indebitamento. Invece di dare risorse alle industrie gliele sottrae col risultato di aggravare la depressione. Siccome parte di questi titoli ora dà rendimenti negativi, le banche li offrono alla clientela e comprano strumenti finanziari ad alto rendimento ma a più alto rischio aumentando così quello sistemico. In tutto questo giro non viene creato un euro di ricchezza netta.

Gli interessi negativi stanno provocando tutta una serie di incentivi perversi. Come nell’esempio, invece di incoraggiare le banche a investire nel settore industriale, incentivano ancora di più investimenti finanziari e speculazioni di ogni tipo che un tasso determinato dal mercato non permetterebbe mai. Investitori istituzionali, prudenti come fondi pensione e assicurazioni, in assenza di rendimenti, sono costretti, per finanziare pensioni e premi a diversificare il portafoglio in azioni aumentandone il rischio da cui per statuto dovrebbero rifuggire.


E’ mai possibile che nelle conferenze stampa di Mario Draghi i giornalisti economici non hanno mai il coraggio di fare obiezioni elementari come queste? Perché non gli contestano chiaro e tondo che gli interessi negativi sono una grave patologia finanziaria che demolisce la classe media, destabilizza i mercati e provoca distorsioni enormi? Perché non si fanno promotori di un serio dibattito monetario per spiegare alla collettività il dramma in atto? Altrimenti saranno i professionisti di slogan e del lancio di coriandoli ad attribuirsi il contraddittorio.

Come la pianificazione statalista, anche quella monetaria porta al caos perché provoca sempre effetti esattamente opposti a quelli prefissati. Se lo stato impone un prezzo basso su mele e pere per aumentarne il consumo, non sarà più conveniente produrle e scompariranno dal mercato. Allo stesso modo le banche centrali fanno scomparire il risparmio che deve finanziare l’industria. Il risparmio non è altro che capitale che le banche raccolgono dalla collettività: il suo prezzo, come per le mele e le pere, dipende dalla domanda e dall’offerta e non può mai diventare negativo per il diktat delle banche centrali.

I banchieri centrali fanno errori, non li correggono ma vi perseverano per cui prevediamo che i tassi diventino ancor più negativi. Dopo averci portato nel deserto, come Thelma e Lousie nel film omonimo, premeranno sull’acceleratore verso il precipizio. Il che porta alla domanda finale: come è possibile che la macchina monetaria mondiale resti nelle mani di guidatori come questi?
[Modificato da marco--- 19/04/2015 10:48]
30/04/2015 14:26
 
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Banche europee contro il QE di Draghi: impatto negativo sui prestiti, benefici scarsi per le famiglie (Fonte: investireoggi.it - di Giuseppe Timpone - 30/04/2015)

Analisi negativa della Federazione bancaria europea sul QE di Mario Draghi: non farà ripartire il credito; rischi di bolle finanziarie ed effetti poco benefici per le famiglie.

Mentre il mercato festeggia da settimane l'attuazione del "quantitative easing" (QE) della BCE e nessun governo europeo osa mostrare dubbi sulla sua efficacia, in termini di ripresa dell'economia nell'Eurozona e dei prezzi, non la pensa così la Federazione bancaria europea (Fbe), che pur sostenendo che gli stimoli monetari deprezzeranno l'euro e sosterranno così le esportazioni, avverte che ciò non si tradurrà automaticamente in un aumento del credito da parte delle banche.

L'analisi della Fbe sembra a tratti impietosa sul QE. Essa pone un freno all'ottimismo forse eccessivo di queste settimane, in cui il crollo dei rendimenti dei bond governativi ha fatto sperare in un superamento definito della crisi del debito sovrano di questi anni nell'Eurozona e in una ripartenza delle economie nazionali.

E ieri, stando ai dati della BCE, per la prima volta in 3 anni sono aumentati a marzo i prestiti nell'Area Euro dello 0,1%. Una crescita abbastanza contenuta, ma che aveva provato l'efficacia del QE.

Prestiti banche Eurozona non cresceranno con QE

Tuttavia, la Fbe evidenzia come la compressione dei rendimenti riduce i margini sui tassi delle banche, quindi, l'incentivo a erogare finanziamenti alle famiglie e alle imprese. E se da un lato i ricavi sono schiacciati dai bassi rendimenti del mercato, dall'altro i costi, già scesi ai minimi, potrebbero subire un aumento per le nuove spinte regolamentari previste da Basilea 3, che prevedono maggiori accantonamenti di capitale sui prestiti effettuati.

L'efficacia sembra limitata anche per le famiglie, che da un lato usufruiscono di tassi più bassi sui prestiti, ma dall'altro vedono ridursi il reddito disponibile, a causa dell'aumento dei prezzi provocato dall'abbondante liquidità in circolo. In effetti, l'obiettivo principale della BCE consiste nel far risalire l'inflazione vicino al 2%, ma ciò si traduce in una perdita del potere di acquisto dei redditi delle famiglie.

D'altra parte, spiega la Fbe, è difficile ipotizzare che il credito possa ripartire, date alcune difficoltà, come la crescita debole, l'alto indebitamento di famiglie e imprese e l'alto livello dei crediti deteriorati.

Rischio bolle finanziarie

Di più: secondo la Federazione, le banche dell'Eurozona sono indotte a vendere i bond, dati i loro prezzi storicamente elevati, incassando così liquidità sempre più alla ricerca di rendimenti maggiori, anche al costo di assumersi rischi crescenti, investendo in assets meno sicuri. E uno degli effetti del QE, spiega, si traduce nella riduzione dei rendimenti tra le varie scadenze, ma facendo così venire meno la fonte chiave dei profitti delle banche, disincentivate a sostenere il credito.

Infine, la Fbe intravede anche alcuni rischi globali, quali la formazione di bolle per alcuni assets e il minore incentivo dei governi europei ad attuare le riforme, essendo venuta meno la pressione dei mercati finanziari.

L'analisi della Fbe cozza con quelle dei principali analisti dentro e fuori l'Eurozona e deve destare preoccupazione, perché è svolta proprio da un soggetto che rappresenta coloro che si presume dovrebbero ora più che nel recente passato favorire l'economia reale con maggiori prestiti a famiglie e imprese. Per quanto detto sopra, sembra che la ripresa dovrà fare affidamento su altre direttrici.
[Modificato da marco--- 30/04/2015 14:27]
03/05/2015 09:51
 
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Jobs Act: per ora nessun effetto - Quantitative Easing: elevati dubbi sull'efficacia
Cresce a marzo la disoccupazione, in particolare quella giovanile (Fonte: it.blastingnews.com - 01/05/2015)

Ma la Banca d'Italia parla di crescita del Pil grazie al Quantitative Easing.

I dati diffusi oggi dall'Istat sull'occupazione nel mese di marzo, il primo dall'entrata in vigore del Jobs Act, sono a dir poco sconfortanti. La disoccupazione è infatti cresciuta, rispetto al mese precedente, dello 0,2 percento, portandosi di nuovo al 13 percento, rimanendo tra i livelli più elevati dalle rivelazioni Istat. Su base mensile ci sono 52 mila disoccupati in più (+1,6 percento), mentre nei dodici mesi il numero dei disoccupati è cresciuto addirittura del 4,4 percento, pari a 138 mila persone in più, mentre il tasso di disoccupazione è cresciuto dello 0,5 percento.

Rimane preoccupante la condizione dei giovani: la disoccupazione giovanile è risalita oltre il 43 percento, il livello più alto dallo scorso mese di agosto. Il tasso di occupazione generale è dunque pari solo al 55,5 percento. Su base annua l'occupazione è in calo dello 0,3 percento, con 70 mila occupati in meno.

Eppure la Banca d'Italia vede rosa

Il cruccio, non solo di una famiglia, ma di una nazione, è che i propri figli abbiano un'occupazione, senza dubbio. Leggendo quanto scritto dalla Banca d'Italia in un Occasional Paper appena pubblicato, il Quantitative Easing da 60 miliardi al mese lanciato di recente dall'Eurosistema determinerà un impatto sul Pil pari allo 0,5 percento quest'anno e di circa 1,4 punti complessivi nel biennio 2015-2016. Secondo Palazzo Koch, in particolare, la politica monetaria espansiva varata dalla Bce dispensa conseguenze positive non solo sul fronte dei tassi di interesse, ma anche su quello delle aspettative e sul clima di fiducia di imprese e famiglie. La riduzione dei tassi a breve termine e dei rendimenti delle attività finanziarie acquistate dalla Bce - si legge nel documento - influenza la domanda aggregata anche attraverso molteplici canali indiretti. "Modifica i rendimenti delle altre attività finanziarie, riduce il costo e aumenta la disponibilità dei prestiti bancari, deprezza la valuta domestica e allenta le condizioni di finanziamento del settore pubblico ... L'eurozona, e con essa l'Italia, può far conto sul deprezzamento del tasso di cambio e sulla riduzione della spesa per interessi sul debito" (Dino Pesole, Il Qe vale 1,4% di Pil in un anno, Il Sole 24 Ore 30 aprile 2015, p. 8).

L'alleggerimento quantitativo lanciato dalla Banca Centrale Europea sta sicuramente avendo il merito, come ampiamente previsto, di comportare una svalutazione competitiva della moneta - che consente di rilanciare le esportazioni - ed una consistente riduzione dello spread sui titoli di Stato, che consentirebbe di ridurre il peso degli interessi da corrispondere sul debito pubblico, con conseguente abbattimento dello stesso. Ancora una volta le previsioni della Banca d'Italia sono però basate su pure e semplici proiezioni che rischiano di non tener pienamente conto della realtà. Innanzitutto, a pochissimo tempo dalle prime immissioni di liquidità ad opera dell'Eurosistema, gli effetti sullo spread e sul rendimento dei titoli di Stato, spesso addirittura negativo, lascia temere bolle speculative, che ad un certo punto dovranno fisiologicamente sgonfiarsi. Inoltre il Quantitative Easing all'europea non obbliga le banche beneficiarie dello scambio danaro-titoli a concedere nuova finanza all'economia reale (imprese e consumatori), ma si fonda sull'auspicio che il sistema bancario conceda nuovo credito. Cosa non scontata, che dipende da una serie di fattori, oltre alla valutazione del merito di credito ed ai rigidi vincoli di Basilea. Se la liquidità non passa dalla Bce all'economia reale tramite il circuito bancario non ci sarà vera e nuova domanda aggregata e l'economia (e con essa il Pil) ben difficilmente cresceranno.
[Modificato da marco--- 03/05/2015 09:52]
08/05/2015 07:10
 
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Le previsioni ISTAT, prendiamone nota
Istat, Pil Italia +0,7% per il 2015. 2016 e 2017 rispettivamente a +1,2 e +1,3% (Fonte: etribuna.com - 08/05/2015)

Nel 2015 si prevede un aumento del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari allo 0,7% in termini reali, cui seguirà una crescita dell'1,2% nel 2016 e dell'1,3% nel 2017. Nel 2015 la domanda interna al netto delle scorte contribuirà positivamente alla crescita del Pil per 0,3 punti percentuali, quella estera netta per 0,4 punti percentuali.

Nel biennio successivo il rafforzamento ciclico determinerà un apporto crescente della domanda interna (+0,8 e +1,1 punti percentuali) mentre il conseguente aumento delle importazioni favorirà una diminuzione del contributo della domanda estera netta nel 2017.

Nel 2015 la spesa delle famiglie segnerà una variazione positiva dello 0,5% in termini reali, a seguito del miglioramento del reddito disponibile. Nel successivo biennio, si prevede un rafforzamento dei consumi privati (+0,7% e +0,9%) sostenuto da un graduale aumento dell'occupazione.

Gli investimenti torneranno a crescere nell'anno in corso (+1,2%), stimolati dal miglioramento delle condizioni di accesso al credito e delle aspettative associate a una ripresa della dinamica produttiva. Il processo di accumulazione del capitale è previsto riprendere a ritmi sostenuti nel 2016 (+2,5%) e con maggior intensità nel 2017 (+2,8%).

All'aumento dell'occupazione (+0,6% in termini di unità di lavoro) si accompagnerà una moderata riduzione del tasso di disoccupazione che, nel 2015, si attesterà al 12,5%. Nel 2016, il tasso di disoccupazione diminuirà al 12,0% e le unità di lavoro registreranno un aumento significativo (+0,9%). Tale evoluzione proseguirà con maggiore intensità nel 2017, con una discesa del tasso di disoccupazione all'11,4% e una crescita delle unità di lavoro dell'1,0%.

Il tasso di crescita del Pil per l'anno corrente è stato rivisto al rialzo di 0,2 punti percentuali rispetto al quadro previsivo diffuso a novembre 2014. Le previsioni incorporano le misure descritte nel quadro programmatico contenuto nel Documento di economia e finanza diffuso ad aprile 2015.
09/05/2015 20:20
 
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RIPRESA? La "rotta" economica del governo riporta l'Italia in crisi (Fonte: ilsussidiario.net - 09/05/2015)

Tutti i dati economici sfornati i questi giorni mostrano quanta fatica faccia l'Italia a uscire da tre anni di recessione. La produzione industriale a marzo è cresciuta dell'1,5%. Tenendo conto del giorno lavorativo in più, il rialzo sarebbe formalmente di quattro punti e mezzo. Un buon risultato, il migliore dall'agosto 2011. Terrà il passo anche nei prossimi mesi? L'Istat nelle sue sue previsioni per il prossimo biennio sostiene che il Pil italiano crescerà dello 0,7% nel 2015, cioè 0,2 in più rispetto alle stime precedenti. Ma le proiezioni verso il futuro riusciranno a superare la prova dei consuntivi? Nel recente passato non è mai successo, speriamo che cambi. L'occupazione stenta a migliorare e la disoccupazione resta alta; sempre l'Istat ci dice che per tornare al 10% dovremo aspettare addirittura il 2019. E in questo caso speriamo che gli statistici abbiano torto, perché altrimenti avremo un'altra generazione perduta.

Quel che più inquieta in tutta questa danza dei numeri è che la minicrescita italiana è spinta quasi esclusivamente da fattori esogeni riconducibili in ultima istanza alla politica monetaria della Bce. L'impatto macroeoconomico dell'acquisto di titoli viene stimato dalla Banca d'Italia in uno 0,5% di Pil per quest'anno e in uno 0,9% l'anno prossimo. Ciò lascia pochi decimali di punto ai fattori endogeni, anch'essi a loro volta stimolati dalle condizioni monetarie favorevoli...
[Modificato da marco--- 09/05/2015 20:20]
25/05/2015 18:34
 
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Un nuovo modo geniale per massimizzare rendimento conti

Perché accontentarsi di depositare i propri risparmi presso una banca che offre solo l’1% di interessi se è possibile farlo in un istituto di credito che offre il doppio dei rendimenti? E’ con questa idea che è nata WeltSparen/SavingGlobal, start-up tedesca che rischia di cambiare il modo di gestire il denaro del vostro conto di risparmio e guadagnarci il più possibile.

I fondatori, ex dipendenti di McKinsey, Deutsche Banke e Goldman Sachs, hanno notato che il sistema bancario europeo è tutt’altro che uniforme quando si parla di tassi di interesse. Dal tasso più basso a quello più alto, la differenza tra i vari paesi può arrivare ad essere quasi doppio (si veda foto a sinistra). Un esempio per tutti, tra Spagna e Italia c’è un differenza di quasi un punto percentuale, il che rappresenterebbe un incremento del 100% circa.

Perché dunque si chiedono i fondatori di SavingGlobal, un risparmiatore dovrebbe tenere i propri risparmi i Spagna? Tanto più che la legislazione europea offre ai consumatori il diritto di aprire conti bancari in qualsiasi parte continente. Così SavingGlobal ha sviluppato un sito web che consente alle persone di registrarsi e depositare i loro soldi presso qualsiasi banca in qualunque paese in Europa, almeno per un anno, sfruttando il differenziale dei tassi. (mt)


wsji
www.savingglobal.com/customer-proposition/
(Currently, our offers are only available to German residents.) [SM=g7628]
[Modificato da pax2you 25/05/2015 18:38]
26/05/2015 08:32
 
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Crisi Grecia il caso dell'Islanda.
No question, Iceland had a very tough time. There were massive capital outflows from its over-extended banking sector, and its currency, the krona, depreciated by 40%. The economy contracted sharply, the IMF was called in and capital controls were introduced.

But, as Bootle and Hinds note, Iceland has bounced back. It has grown in every year since 2011 and national output is just about back to pre-crisis levels. The inflation caused by the depreciation of the krona has been tame and growth prospects are rosy.

The fall in the krona was important, since it made exports cheaper and provided a boost to tourism, where the number of visitors has risen by 60% to 800,000 a year between 2008 and 2014.


guardian
[Modificato da pax2you 26/05/2015 09:00]
04/06/2015 23:59
 
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Padoan, in tempi rapidissimi misure su banche
Il governo si appresta a mettere mano a misure a sostegno del sistema bancario del Paese. Lo ha fatto sapere il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. "Nelle prossime settimane - ha spiegato - il Governo avvierà "delle misure per aiutare il sistema bancario". Padoan ha fatto sapere che i tempi saranno "rapidissimi".

"Il sistema bancario ha superato senza grandi scossoni tre anni di recessione e dieci punti di Pil perso. Il governo lo sta aiutando con delle misure che saranno adottate presto per trattare delle sofferenze", ha aggiunto il ministro, reagendo alle osservazioni dell'Ocse sulle difficoltà ancora presenti in Italia nella disponibilità di credito.


ansa

..probabilmente faranno la bad bank in cui far confluire i mutui in sofferenza e ripulire i bilanci fallimentari delle banche e poi li pagheremo noi con le imposte.
Da notare che le sofferenze nel nostro paese sono date per la maggior parte da debiti contratti previo consenso esclusivo della classe dirigente bancaria e per cifre tali che la gente comune non chiede. Si tratta di cifre sopra i 500.000 euro per singolo mutuo contratto e che sicuramente non e' la giovane coppia che cerca il bilocale che puo' aver contratto. [SM=g7626]

Unicredit in borsa nonostante i bilanci fallimentari ha fatto +100% in soli due anni.
Yfinance
[Modificato da pax2you 05/06/2015 00:38]
09/06/2015 16:00
 
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Banche, in Italia prestiti continuano a non arrivare nonostante gli aiuti della Bce
Nonostante l’avvio, il 9 marzo, del programma di acquisto di titoli di Stato (quantitative easing) messo in campo dalla Banca centrale europea, in aprile i prestiti concessi dalle banche a famiglie e imprese italiane hanno continuato a calare. La diminuzione, stando ai dati diffusi martedì da Bankitalia, è stata dell’1,4% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un dato identico a quello registrato in marzo. In particolare, i prestiti alle famiglie sono scesi dello 0,2% (contro il -0,3% di marzo) e quelli alle imprese del 2,2%, come il mese prima.

...

Il presidente dell’Adusbef Elio Lannutti e quello di Federconsumatori Rosario Trefiletti ricordano in una nota che le banche europee hanno anche ricevuto “prestiti Bce per 129,8 miliardi di euro a tassi super-agevolati dello 0,15% nell’ambito del nuovo piano di maxi finanziamenti (Tltro) avviato nel settembre”, soldi “finalizzati, teoricamente a rilanciare il credito all’economia reale”. Ma invece, sostengono, “le banche italiane continuano ad imbottire il loro portafoglio di Btp, Cct, Bot e altri certificati del Tesoro, pari ad aprile 2015 al valore di 415,498 miliardi di euro, 15 miliardi di euro in più di fine dicembre 2014″.

Secondo me invece vanno qui:
ftse/mib ha toccato quota 23861....


ftse/mib
ilfattoquotidiano

[Modificato da pax2you 09/06/2015 16:00]
09/06/2015 17:45
 
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Crediti deteriorati delle banche italiane
Banche, i crediti deteriorati nel 2014 valgono 133 miliardi di euro

Non smettono di crescere i crediti deteriorati, che aumentano del 5,5% ripetto al 2013. La somma degli incagli, delle sofferenze, dei crediti ristrutturati e dei crediti scaduti supera in totale i 133 miliardi, 30 dei quali non coperti da alcuna garanzia. Le sole sofferenze, ovvero i crediti inesigibili, che dovranno essere molto probabilmente svalutati nei bilanci futuri, ammontano a 57 miliardi. L’incognita maggiore è però costituita dagli incagli, cioè i 58 miliardi di crediti congelati per temporanee difficoltà finanziarie dei creditori. Il problema sarà il modo in cui questi creditori usciranno dalla crisi: in che misura gli incagli si trasformeranno in sofferenze. Non è questione di poco conto, perché un aumento dei crediti inesigibili avrebbe inevitabili ripercussioni sulle perdite su crediti.

infodata
10/06/2015 08:01
 
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ITALIA: I CREDITI INESIGIBILI RAGGIUNGONO I MASSIMI? CI PENSANO LE BANCHE A TROVARE LA SOLUZIONE!
I crediti inesigibili delle banche Italiane raggiungono il record di 197 miliardi di dollari mentre i prestiti bancari si contraggono come mai verificatosi per 33 mesi consecutivi.

www.thenextwave.it/home/italia-i-crediti-inesigibili-raggiungono-i-massimi-ci-pensano-le-banche-a-trovare-la-so...
16/06/2015 15:07
 
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«Perché la Grecia non ha niente da perdere se dice no ai creditori» (Fonte: ilsole24ore.com - di Wolfgang Munchau - 15/06/2015)

Alla fine ci siamo arrivati: Alexis Tsipras deve prendere o lasciare. Che cosa dovrebbe fare il leader di Syriza? Le prossime elezioni in Grecia non sono previste prima del gennaio 2019, e qualsiasi linea d'azione deciderà di assumere dovrebbe portare frutti nell'arco di tre anni, o anche meno. Prima di tutto mettiamo a confronto i due scenari estremi: accettare l'offerta finale dei creditori o abbandonare l'Eurozona. Accettando l'offerta dei creditori, Atene acconsentirebbe a un aggiustamento di bilancio dell'1,7 per cento del prodotto interno lordo nell'arco di sei mesi.

Il mio collega Martin Sandbu ha calcolato l'effetto che avrebbe un aggiustamento di queste proporzioni sul tasso di crescita del Paese. Io ho allargato quei calcoli includendo l'intero programma di aggiustamento richiesto dai creditori nell'arco di quattro anni. Basandomi sulle stesse ipotesi che fa Sandbu sull'interazione tra politica di bilancio e Pil, un processo bidirezionale, arrivo a una botta complessiva sul Pil del 12,6 per cento in quattro anni. Il rapporto debito/Pil della Grecia comincerebbe ad avvicinarsi al 200 per cento. La mia conclusione è che accettare il programma della trojka rappresenterebbe un doppio suicidio: per l'economia greca e per la carriera politica di Tsipras.

L'estremo opposto, la cosiddetta Grexit, garantirebbe un risultato migliore? Ci potete scommettere, e per tre ragioni. La prima
, e più importante, sarebbe che la Grecia si libererebbe finalmente di questi deliranti aggiustamenti di bilancio. Dovrebbe comunque puntare a un piccolo avanzo primario, che potrebbe rendere necessario un aggiustamento una tantum, ma solo questo.

La Grecia dichiarerebbe lo stato di insolvenza nei confronti di tutti i creditori ufficiali – il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e il Meccanismo europeo di stabilità – e sui prestiti bilaterali ricevuti dai suoi creditori europei. Ma continuerebbe a rifondere tutti i prestiti privati, con l'obbiettivo strategico di riguadagnare accesso ai mercati nel giro di qualche anno.

La seconda ragione è la riduzione del rischio. Dopo un'uscita dall'euro, il rischio di ridenominazione valutaria non rappresenterebbe più un deterrente. E le possibilità di un default totale sarebbero molto ridotte, perché la Grecia avrebbe già dichiarato lo stato di insolvenza nei confronti dei suoi creditori ufficiali, e dunque sarebbe smaniosa di riconquistarsi la fiducia degli investitori privati.

La terza ragione è l'impatto sulla posizione esterna dell'economia. A differenza delle piccole economie del Nordeuropa, quella greca è un'economia relativamente chiusa. Circa i tre quarti del suo Pil sono interni; di quel quarto che non lo è il turismo costituisce la fetta maggiore, e il turismo beneficerebbe della svalutazione. L'effetto complessivo della svalutazione non sarebbe certo importante come per un'economia aperta quale l'Irlanda, ma in ogni caso sarebbe positivo. Dei tre effetti che ho elencato, il primo è il più importante sul breve termine, mentre il secondo e il terzo diventeranno preponderanti nel lungo periodo.
18/06/2015 16:01
 
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Si mettessero almeno d'accordo
Se Grecia manca scadenza rimborso Fmi è "in arretrato", non default - Padoan (Fonte: it.reuters.com - 18/06/2015)

LUSSEMBURGO, 18 giugno (Reuters) - Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha detto oggi che la Grecia non entrerà in default se non pagherà al Fmi la tranche del debito entro il 30 giugno, ma soltanto si pone "in arretrato" di un pagamento. Alla domanda dei giornalisti, entrando alla riunione dell'Eurogruppo di Lussemburgo, su cosa accadesse se la Grecia non pagasse il Fondo monetario internazionale entro fine giugno, ha risposto: "Tecnicamente va in arretrato. Per arrivare al default ce ne vuole". Padoan è poi tornato ad escludere il rischio che la crisi del debito greco possa propagarsi all'Italia. "L'Italia è assolutamente solida. L'euro è assolutamente solido. Non siamo assolutamente nel 2012. La situazione è molto più solida", ha detto.
Grecia, Lagarde avverte: nessun periodo di grazia per Atene. Senza rimborso default il primo luglio (Fonte: firstonline.info - 18/06/2015)

E' intervenuta senza mezzi termini Christine Lagarde, numero uno del Fondo Monetario Internazionale, nella questione greca: "Ho una scadenza il 30 giugno. Se il 1° luglio non è pagata non è pagata". Il Fmi ribadisce che non ci sarà un periodo di grazia per la Grecia. Nel mese di giugno Atene avrebbe dovuto far fronte a quattro diverse scadenze, rimborsando 1,6 miliardi di euro al Fondo Monetario internazionale. Il premier Tsipras ha chiesto più tempo per fronteggiare il rimborso e la quattro tranche sono state unificate in una sola, fissata al 30 giugno. La data fatidica si avvicina, ma l'accordo tra Atene e i creditori è ancora lontano. Così nel dibattito sulla crisi greca è intervenuta Lagarde con un aut aut molto chiaro: se la Grecia non pagherà il rimbordo da 1,6 miliardi di euro non ci sarà nessun periodo di grazia per la Grecia, il primo luglio sarà in default. Lagarde è categorica e sottolinea: "non c'è alcun slittamento di uno o due mesi come ho sentito dire".
[Modificato da marco--- 18/06/2015 16:10]
19/06/2015 01:09
 
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Greece faces banking crisis after eurozone meeting breaks down
The German leader Angela Merkel, French president François Hollande and Greek prime minister Alexis Tsipras agreed to stage an emergency EU summit on Monday as a last critical attempt to prevent Greece going bankrupt. A representative of the European Central Bank told the meeting it was unsure whether Greek banks would have the funds to be able to open on Monday.

guardian

Scusate se e' in inglese ma nei media italiani non si trova alcunche'... [SM=g7840]
[Modificato da pax2you 19/06/2015 01:12]
28/06/2015 14:31
 
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Grexit? Dimenticate tutto: la Francia sarà la prossima a voler uscire dall’euro (Fonte: forexinfo.it - di Erika Di Dio - 25/06/2015)

Ultimamente c’è stata molto confusione sul perchè la Germania e l’Eurozona siano così rigide nel negoziare con la Francia e riluttanti a concedere anche la minima richiesta da parte greca. Il problema ora risiede soprattutto nella Francia, dove la favorita per prossimo presidente, Marine Le Pen del Fronte Nazionale, ha appena messo in guardia che non solo il Grexit sarà inevitabile, ma anche che la Francia seguirà a breve...

E Bruxelles sta ascoltando. Le Pen, 46, è la favorita del primo turno dei sondaggi sulle elezioni presidenziali della Francia, in testa rispetto al presidente Francois Hollande, l’ex leader Nicolas Sarkozy e il Primo Ministro Manuel Valls. Questa non è esattamente una buona notizia per l’Eurozona, perchè la favorita è l’unica dei quattro a richiedere l’uscita della Francia dall’euro, appoggiandosi sull’esasperazione della gente con la crisi greca e la proposta di referendum del Regno Unito di uscire dall’UE.

Inutile dire, senza la Francia non esisterà più alcuna Unione Europea e sicuramente nessuna moneta comune.

Quali sono le richieste della Le Pen?

La Le Pen sta richiedendo una rottura ordinata della moneta unica, con Francia e Germania in testa per smantellare l’unione monetaria in vigore da 15 anni
...
[Modificato da marco--- 28/06/2015 14:31]
28/06/2015 22:08
 
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Padoan: dichiarazioni rassicuranti
Secondo me dichiarazioni preoccupanti, se un problema non esiste, non se ne parla.
Grecia, Padoan: non si possono escludere shock, ma la Bce ha strumenti potenti per contrastarli (Fonte: ilsole24ore.com - 28/06/2015)

«Se ci saranno shock sul mercato finanziario, cosa da non escludere, questi shock saranno limitati e, in ogni caso, la Bce dispone di strumenti potentissimi per contrastare questi shock. I fondamentali dell'economia italiana, sia in termini di crescita sia di finanza pubblica, sono molto più solidi». Lo ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, al Tg1, ricordando che la Grecia ha abbandonato unilateralmente il tavolo. Il ministro ha sottolineato che «dobbiamo utilizzare questi giorni per trovare una soluzione positiva»...

...«la Grecia rimane nell'eurozona. Ci sono ancora gli spazi per uscire da questa situazione difficile. La palla sta adesso alle autorità greche, che, come ricordo, hanno deciso unilateralmente di abbandonare i colloqui con le istituzioni europee». Per Padoan «la zona euro, nel suo complesso, è molto più solida e robusta di qualche anno fa, quando ci fu una crisi seria. L'Italia è molto più solida e robusta anch'essa: c'è crescita e il debito sta scendendo. Siamo sicuramente ben protetti di fronte a shock di questo tipo»...
[Modificato da marco--- 28/06/2015 22:10]
29/06/2015 21:19
 
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Domanda provocatoria, ma intelligente, di un radio ascoltatore intervenuto stasera a Zapping 2.0 su Radio Uno.
Posto che è improprio affermare che i 340 miliardi si sono "bruciati", nel senso che qualcuno in qualche maniera ha guadagnato, ne bastavano 15 di miliardi alla Grecia per risolvere la crisi e disinnescare questo caos internazionale e dunque, perché mai questa scelta?
Il caos greco brucia 340 miliardi (Fonte: 7per24.it - 29/06/2015)

La Grecia affonda le Borse e mette le ali allo spread fra Btp e Bund tedeschi che sulla paura di un’uscita da Atene dalla moneta unica arriva a sfiorare quota 200 punti (197) prima di ritracciare in area 150, contro i 123 di venerdì scorso. Il rendimento del debito italiano sale al 2,3%, ai massimi dall’inizio di novembre dello scorso anno: una corsa che rischia di minare anche la tenuta dei conti italiani. Basti pensare, infatti, che 100 punti base si traducono in un aumento del costo del debito – per l’Italia – di circa 4 miliardi di euro l’anno...
[Modificato da marco--- 29/06/2015 21:19]
30/06/2015 18:23
 
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Jobs Act
Disoccupazione: si sgonfia effetto Jobs Act, -63 mila occupati a maggio (Fonte: finanzaonline.com - 30/06/2015)

Non trova seguito il boom di occupati registrato in Italia ad aprile. I dati di maggio diffusi oggi dall'Istat evidenziano addirittura un passo indietro con -63 mila occupati, lo 0,3% in meno rispetto al mese precedente. Stabile al 12,4% la disoccupazione che a maggio si è confermata ai livelli del mese precedente. Il consensus Bloomberg prevedeva invece un calo al 12,3%. La battuta d'arresto di maggio risulta inattesa poichè si attendeva un ulteriore sostegno alle assunzioni dalla riforma del mercato del lavoro. Aprile era stato il primo mese completo dall'entrata in vigore del Jobs Act, che si è andato ad aggiungere alle decontribuzioni sulle assunzioni a tempo indeterminato che sono in vigore da inizio anno...
[Modificato da marco--- 30/06/2015 18:23]
07/07/2015 21:40
 
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D'Alema: gli aiuti alla Grecia sono andati a banche tedesche e francesi
D'Alema: gli aiuti alla Grecia sono andati a banche tedesche e francesi

[Modificato da marco--- 08/07/2015 09:26]
08/07/2015 09:14
 
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Cina
In queste ultime settimane la questione Grecia, forse, sta oscurando qualcosa di più pericoloso.
Cina, è panic selling sui mercati (Fonte: teleborsa.it - 08/07/2015)

(Teleborsa) - Nonostante le misure messe in atto dal governo cinese il fine settimana scorso per tentare di stabilizzare il mercato non si arrestano i sell-off sulla piazza asiatica, travolgendo tutte le altre borse orientali, Giappone in primis.

Dopo aver perso oltre il 30% del proprio valore nelle ultime tre settimane, mostrando il calo più incisivo degli ultimi 25 anni, la borsa di Shanghai ha lasciato oggi oltre il 6% noncurante delle rassicurazioni giunte dal primo ministro cinese, Li Keqian.

Gli investitori internazionali stanno riscattando gli investimenti fatti in Cina, in scia al rallentamento della crescita economica, causando così lo scoppio di quella bolla speculativa già da tempo preannunciato.
28/07/2015 09:31
 
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20 anni per tornare ai livelli pre-crisi
La previsione non tiene conto delle riforme... farebbe sorridere se non per il fatto che penso che la situazione sia davvero grave.
Fmi all'Italia: occorrono 20 anni per tornare ai livelli pre-crisi (Fonte: tgcom24.mediaset.it - 27/07/2015)

"Senza una significativa accelerazione della crescita, ci vorranno 10 anni alla Spagna e quasi 20 anni a Portogallo e Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi". Lo afferma il Fondo monetario internazionale, sottolineando che la disoccupazione nell'area euro è "alta" e "probabilmente lo resterà ancora per qualche tempo". La ricetta del Fmi - "Aumentare l'efficienza del settore pubblico e migliorare quella della giustizia civile". Sono alcune delle raccomandazioni del Fmi all'Italia, che dovrebbe anche "migliorare la flessibilità del mercato del lavoro e aumentare la concorrenza nei mercati dei prodotti e dei servizi". E' necessario, sempre secondo il Fmi, "adottare e attuare la prevista riforma della P.a, che dovrebbe includere riforme all'approvvigionamento dei servizi pubblici locali, delle gare pubbliche e della gestione delle risorse umane". Il Mef: "Stime non tengono conto delle riforme" - La stima dell'Fmi secondo la quale occorrerebbero 20 anni in Italia per riportare l'occupazione ai livelli pre-crisi è basata su una metodologia che non tiene conto delle riforme strutturali che già sono state introdotte. Lo precisa in una nota il ministero dell'Economia.
[Modificato da marco--- 28/07/2015 09:34]
05/08/2015 09:11
 
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Leggete, o ascoltate per chi conoscesse il tedesco, con attenzione, dovrebbe fare riflettere, non si tratta delle solite sparate ad effetto all'italiana ma mi sembra una riflessione seria e in gran parte condivisibile.

Shock al Bundestag: Il potere in Europa è in mano al governo federale tedesco (03/08/2015)

[Modificato da marco--- 05/08/2015 09:13]
22/08/2015 17:06
 
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Nuova Cdp, missione 'svolta', spingere la ripresa
ANSA) - ROMA, 19 AGO - La certezza e' che nulla sara' piu' come prima, ma l'identikit della nuova Cassa depositi e prestiti comincera' a delinearsi soltanto in autunno. Per il momento il nuovo presidente Claudio Costamagna e l'amministratore delegato Fabio Gallia, che hanno consolidati rapporti di amicizia oltre che professionali, hanno avviato a pieno ritmo la macchina delle riunioni e degli incontri piu' o meno formali con il management che hanno come obiettivo avere un quadro chiaro della situazione. Poi, una decina di giorni fa, e' arrivata la pausa per le vacanze estive.

L'aspetto piu' delicato riguarda la missione affidata alla Cdp. E' chiaro che il presidente del Consiglio Matteo Renzi vuole farne uno strumento di politica industriale. Anzi, lo strumento per eccellenza a disposizione del governo. La necessita' e' di fare scelte che possano rappresentare per il Paese una svolta, contribuendo in misura decisiva a dare una spinta forte alla ripresa, tanto attesa quanto difficile da concretizzare. Lo schema organizzativo attuale della Cdp si presta a raggiungere l'obiettivo? La domanda e' retorica perche' ci saranno cambiamenti importanti. Il cardine e' la capogruppo, che funziona da holding, e societa' specializzate: dal Fondo strategico industriale al Fondo italiano d'investimento (Fii), per la piccola e media impresa, fino alla presenza in F2i, sul fronte delle infrastrutture. In piu' e' in arrivo la societa' di turnaround, che seguira' il rilancio di aziende in crisi ma attiva in settori di carattere strategico.

Nessuno, a partire da Costamagna, mette in discussione le capacita' professionali degli uomini che le guidano. Il tema all'ordine del giorno, molto delicato, e' se il sistema e' davvero adatto per interventi d'emergenza in uno scenario dove la debolezza del capitalismo familiare italiano risulta sempre piu' evidente. Pirelli ha un nuovo, importante azionista cinese. Italcementi si e' fusa con il leader tedesco del settore. Lo shopping in Italia di Germania e Francia procede rapido e indisturbato. Cosi' il numero delle grandi aziende italiane sopravvissute alla crisi e' sempre piu' ristretto. Come proteggere quelle rimaste?
Come far crescere quelle che hanno saputo trovare la strada dello sviluppo? E, soprattutto, qual e' il modello da seguire per mettere Cdp nelle condizioni di essere lo strumento con cui dare la scossa al sistema?

Una possibilita' e' ispirarsi alle scelte fatte da francesi e tedeschi con societa' dello stesso genere. Ma ogni Paese ha specificita' che non e' il caso di ignorare, per cui l'impressione e' che si vada verso un modello originale. Una priorita' e' rappresentata dagli interventi per gli investimenti nella creazione della rete nazionale in fibra ottica, che significa anche il rapporto con Telecom Italia, il nodo che tante difficolta' ha creato al predecessore di Costamagna, Franco Bassanini. Nel frattempo in Telecom sono arrivati i francesi di Vivendi, diventati l'azionista di maggior peso. La scelta del presidente Vincent Bollore' e' di muoversi con passi felpati, ma e' chiaro che la presa e' ferrea e se ne vedranno presto le conseguenze. Telecom Italia diventera' sempre piu' francese? Quale sara' il ruolo della nuova Cdp nelle telecomunicazioni? C'e' spazio per investimenti comuni nella fibra ottica? Come verra' garantita l'italianita' d'infrastrutture vitali per il Paese e su cui, non a caso, francesi, tedeschi e spagnoli non mollano la presa?

La seconda questione di fondo che richiede risposte adeguate e' l'equilibrio del conto economico della Cdp. Alla base di sono circa 230 miliardi di raccolta fatta da Poste italiane tramite buoni fruttiferi e libretti, regolata da una convenzione pluriennale rinnovata nei mesi scorsi. Il problema e' che Poste italiane incassa da Cdp circa 1,5-1.6 miliardi di commissioni, pari allo 0,6-0,7%, cui va aggiunto il rendimento da riconoscere ai risparmiatori. Negli ultimi anni i tassi d'interesse sono crollati e i margini di manovra per Cdp si sono praticamente azzerati. Ne' e' stato possibile ottenere la riduzione della commissione pagata alle Poste, che hanno problemi di far quadrare i conti e sono in via di privatizzazione. In piu' c'e' un disallineamento strutturale tra i tempi della raccolta (che e' a vista, cioe' tramite prodotti che i risparmiatori possono liquidare nel breve termine) e gli impieghi (soprattutto finanziamenti agli enti locali, che hanno scadenze a lungo termine). Questo significa che, per evitare sorprese e avere la certezza di far fronte a ogni emergenza, circa due terzi della raccolta, cioe' 140-150 miliardi, vengono tenuti come stock a disposizione del ministero dell'Economia, ma il rendimento e' molto basso. E, anche in questo caso, non ci sono margini adeguati. Il problema, che Costamagna dovra' tentare di risolvere, e' come uscirne.(ANSA).


www.a-realestate.it/news/curiosita/150819__cdp.html

....si apprestano a rischiare investendo i soldi dei piccoli risparmiatori nelle catapecchie di società italiane...okkio!!!Sono anni che vi avviso!!
30/08/2015 09:11
 
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Derivati sul debito, Unimpresa: “Perdite potenziali salite a 37 miliardi” (Fonte: ilfattoquotidiano.it - 29/08/2015)

Un'analisi del centro studi dell'organizzazione evidenzia che il valore dei contratti sottoscritti dallo Stato con le banche d'affari per tutelarsi da rischi (come un aumento dei tassi di interesse) nell'ultimo anno è aumentato del 30%. In totale, i derivati del settore pubblico e privato valgono 166,6 miliardi, 13,6 in più rispetto a dodici mesi fa.

Le perdite potenziali per lo Stato italiano legate ai derivati sul debito pubblico sono salite a quasi 37 miliardi di euro. E’ quanto emerge da un’analisi del centro studi di Unimpresa, in base alla quale nell’ultimo anno “la massa di derivati finanziari in passivo nei bilanci dello Stato si è allargata di quasi il 30% ed è arrivata a quota 36,8 miliardi”. In aprile il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan ha annunciato che il governo ha avviato un processo di ristrutturazione dei contratti in essere con le banche d’affari, che sono stati sottoscritti perlopiù per tutelarsi dal rischio di un aumento dei tassi di interesse ma in seguito alla loro progressiva diminuzione si sono in diversi casi trasformati in un boomerang...
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