Piccoli suggerimenti, basati su esperienze dirette e non, per aiutarvi a creare la figura di un pugile nelle vostre storie...
Innanzitutto tendo a precisare che questa è solo una scheda di costruzione "generica" ( creata per darvi modo di confrontare le vostre idee e congetture sulla figura complessa di un personaggio inventato, basandovi su cosa comporta questa particolare figura nella realtà ). Ovviamente non ho stilàto questa scheda per pretendere di "insegnarvi" qualcosa ma, dal momento che ho provato sulla mia pelle questo particolare stile di vita per un periodo abbastanza importante ( assieme ad altre figure che, nel tempo, passerò in seguito ad illustrarvi ), spero che quanto segue possa esservi di qualche aiuto per approfondire la caratterizzazione di questo personaggio, variandone gli aspetti a seconda della personalità, e gli elementi concreti del suo modo di essere...
Numero Uno - CINEMATOGRAFìA:
Penso sia superfluo dire che il cinema e la televisione, costruendo le storie attorno a personaggi come "Rocky Balboa" o Muhammed Alì & Co., hanno contribuito a dare una prima immagine di ciò che "potrebbe essere" il cuore di un pugile. E' fuori discussione che un personaggio d'eccezione, indipendentemente dalla capacità di saper combattere o meno, deve possedere qualcosa di sé che lo contraddistingue dalla norma. La tecnica e la bravura di un pugile, a seconda dell'allenamento e dell'esercizio, non costituiscono nel 100% dei casi il cosiddetto "campione"...
Da un lato la fantasia gioca molto nel presentare il lato umano del personaggio, con conseguente aumento di forza e determinazione che lo spinge a combattere e a non arrendersi mai; dall'altro contrasta fortemente con quello che costituisce un incontro di pugilato vero e proprio.
E' bene dunque tenere da conto sia le vicende emotive del protagonista ( di grande impatto ai fini di una storia ) ma allo stesso tempo è bene non dimenticare che non è indossando i guantoni e ripetendo a sé stessi cose del tipo: "Non fa male!" "Non fa male!" ( NB. frase celebre di ROCKY ) che si può avere la certezza di NON finire al tappeto e battere l'avversario.
Calcàre troppo la mano su queste cose, ai fini di creare una storia originale ovviamente, costituisce di fatto uno sfruttatissimo stereotipo. Purtroppo, avvicinandosi al mondo del pugilato vero, molti miti crollano ( almeno quelli legati alla folle idea che, dopo aver preso qualcosa come trecentodiciannove cazzotti alla testa, si ha la pretesa che il protagonista possa rialzarsi e avere ancora la lucidità per combattere )
Il pugilato ha delle regole: molte di queste, evolutesi nel corso degli anni, al fine di limitare al minimo i rischi e le tragedie che purtroppo tuttora possono rischiare di verificarsi; perciò è bene non dimenticare che, tra realtà e fantasia, vi è una dimensione dove certe cose semplicemente NON possono cambiare la natura di un corpo umano fatto di carne, sangue, muscoli e ossa...
Numero Due - LA STORIA:
Lasciando da parte le "origini dello sport" ( che presumo non interessino a nessuno e, nel caso, si possono tranquillamente consultare su un'apposita enciclopedia
), passo subito ad illustrare ciò che l'enciclopedìa probabilmente NON sarà sufficiente a spiegarvi.
Quando si parla di pugili, campioni e professionisti, che hanno conosciuto la fame e una vita di stenti, non si tratta di storie completamente inventate al fine di commuovere di più il lettore o lo spettatore. I pugili che hanno sofferto e tuttora soffrono la fame ( quella vera! ) esistono:
prendiamo l'esempio di Primo Carnera, che indossò i guantoni per avere la possibilità di mangiare carne tutti i giorni; oppure le tristi storie dei pugili americani "Rubin Hurricane Carter" e "Cassius Clay/Muhammed Alì"; e molti altri ancora, anche se non sto a menzionarli perché questa scheda è già fin troppo lunga...
La rabbia che spinge un uomo a stringere il pugno nudo ( senza il guantone ), e a scaricarlo sul bersaglio davanti a sé, è la sua frustrazione; il suo "volersi riprendere ciò che la vita gli ha tolto". Molte storie, per quanto diverse tra loro, si assomigliano tutte: storie di ingiustizie, di tragedie, di intollerànza razziàle, di povertà, di odio verso la società, e via dicendo... Non si può inquadrare questa figura attribuendole un unico volto, perché gli occhi da pugile brillano sul volto di centinaia di persone diverse, ognuno con la propria storia alle spalle e un futuro che può costargli solo ulteriori perdite.
Hurt Bryan, Philip Rister, Salvatore Convicini, Pietro Talussi... No, è inutile che cercate questi nomi su WIKIPEDIA - non li trovereste - per il semplice fatto che questi ragazzi NON HANNO MAI AVUTO UN NOME NELLA STORIA DEL PUGILATO
purtroppo è così: tutti loro hanno indossato i guantoni, per passione e per la volontà di sfondare; e da giovani promettenti che erano hanno interrotto la propria carriera, dimenticati da tutti per vari e tristi motivi legati al loro ritiro.
- Hurt Bryan perse l'uso della parola, a seguito del grave trauma cranico, in un incontro del 1936...
- Philip Rister non è più potuto salire su un ring dopo che, al termine del suo terzo incontro, i medici gli diagnosticarono fratture multiple che gli pregiudicarono per sempre l'uso della mano sinistra...
- Salvatore Convicini sarebbe dovuto passare dalla categoria "dilettanti" al professionismo, se non fosse stato implicato in un brutto giro di scommesse clandestine ( spinto dalla fame e dalla promessa di guadagni facili ) trovandosi suo malgrado coinvolto in un regolamento di conti a mano armata nel 1943...
- Pietro Talussi si ritirò invece nel 1951, circa un mese dopo il suo esordio, perché i ripetuti colpi al cervello lo ridussero a poco più di una larva...
E potrei citare molti altri "nomi vuoti" ( nel senso che nessuno li ricorda, ad eccezione di alcuni arzilli nonnetti che frequentano questo ambiente e che sono stati testimoni di numerose disgrazie ). In america, quando uno sportivo è costretto ad abbandonare la carriera per problemi fisici, viene bellamente dimenticato; in Italia invece, nella maggior parte dei casi, molti pugili invalidi non hanno diritto ad usufruìre di alcun sussìdio... Queste sono le storie VERE, che ci crediate o no, non sono film e sono tutte storie comuni a tanti giovani sfortunati che sono passati attraverso esperienze che non li hanno consacrati come "eroi & protagonisti" di questo sport.
Numero Tre - ALLENAMENTO & TECNICHE DI BASE:
E dopo tutto questo sprolòquio, eccoci dunque a ciò che mi riguarda più da vicino.
Parlando ovviamente di boxe "tradizionale" ( escludendo dunque "Full-Contact", "Muei-Tai", ecc. ), teniamo conto che le caratteristiche e le condizioni fisiche giocano un ruolo molto variabile in questo sport:
- si può giocare sulla potenza e sulla resistenza fisica, per investire l'avversario al momento opportuno, e concentrare il proprio stile su una tattica "passìva" che segue i movimenti del proprio opponente per cogliere ogni minima falla nella sua guardia...
- si può giocare sulla velocità e sul gioco di gambe, in modo da sfiancàre l'avversario sulla distanza dei molteplici round, e conservare le energie per buttare giù l'opponente all'ultimo momento...
- si può combinare velocità e potenza ( sottoponendosi ovviamente alla combinazione delle naturali doti di agilità & disciplinato allenamento per accrescere la propria struttura fisica ). In questo caso, è bene sviluppare una massa muscolare "lunga" e "scattànte", piuttosto che "corta" e "pesante" ( quel tipo di muscolatura gonfia e sovrasviluppata che poco si adatta ad uno stile basato sulla velocità e rapidità dei movimenti )...
L'allenamento di un pugile, dentro e fuori dal ring, consiste nel disciplinàre sé stesso con una vita sana ed equilibrata ( niente alcool, vizi, fumo, prestazioni sessuali oltre misura ). Come ogni sport agonistico che si rispetti, occorre farsi un primo esame di coscienza: indossare i guantoni è L'ULTIMA COSA; prima di tutto occorre chiedersi se "le mani nude sono pronte a colpire forte tutto quello che ci viene scagliàto contro".
Quando le dita si stringono nel pugno, e il braccio si piega all'indietro per preparare il colpo, l'attimo successivo è il suono che quello stesso pugno produce nello scattare in avanti e colpire. All'inizio il dolore sono le mani rosse, scorticate, e i lividi violàcei intorno alle nocche... Ma quando i calli induriscono nel tempo, e il rumore che il pugno produce nell'aria diventa sempre più familiare ( come le note di un ritornello: Uno-uno-due! Uno-uno-due! ), "quello" è lo spirito che accende e infiamma l'anima del vero pugile, schiappa o campione che sia.
La posizione di guardia non è fissa ma, per evitare di essere colti alla sprovvista, il pugile "tecnico" tiene sempre i gomiti aderenti alle costole e la testa piegata contro le spalle, muovendo istintivamente le mani sia per proteggere il volto che per colpire.
La tecnica di offesa principale parte dall'indebolire la struttura dell'addome ( il quale deve essere particolarmente allenato a sostenere ed incassare anche i colpi più duri ), perciò la tecnica si compone di due colpi fondamentali:
- colpo preparatorio all'altezza del ventre, spezzando la guardia avversaria e costringendo l'avversario a piegarsi su sé stesso e a venire in avanti con la faccia per l'improvvisa mancanza di fiato.
- colpo decisivo al volto, come risposta definitiva ad una combinazione in rapida sequenza, questa mossa viene adottata quando l'esecutore mira al "knock-out" invece che ai punti.
ATTENZIONE
Non è tutto così facile come può sembrare, questi sono solo concetti fondamentali che ogni pugile alle prime armi conosce. Le probabilità che un incontro si risolva per K.O. tecnico, soprattutto per l'attuale livello agonistico cui vediamo i praticanti di questo sport, non sono poi così frequenti... o perlomeno non nel senso "spettacolàre" del suddetto "knock-out".
Mi spiego:
Anche se il pugile atterrato non dovesse perdere conoscenza, a seconda delle condizioni e del numero degli atterramenti, il responso dell'arbitro è COMUNQUE sconfitta per K.O.
In genere il livello medio del pugilato moderno si basa sul conteggio e sull'assegnazione dei punti ( stile: toccàta e rientro-toccàta e rientro ) ma, per ovvia conseguenza, questo stile di combattimento toglie molto dello spirito tradizionale legato a questo sport.
Una vittoria ottenuta ai punti, nei termini del regolamento, non si vedrà MAI nel contesto di una storia di pugilato "drammatica" ( di quelle dove nessuno dei due pugili crolla al tappeto, ma alla fine nessuno dei due farebbe a cambio con la faccia dell'altro ).
Perché continuo a ripetere cose ovvie ?!?
Perché lo scopo di questa scheda è quello di sottolineare appunto l'ovvio di quanto è legato a questo sport, onde evitare di trascurare cose a mio avviso fondamentali.
Se teniamo conto di tutto questo gigantesco lenzuolo che ho steso finora ( cercando di estrapolàre quanto di utile eventualmente si presta ai vostri scopi ), alla fine si ha a disposizione una scheda di consultazione gratuita che chiunque può utilizzare per la creazione di un ipotetico "personaggio-pugile" che abbia a che fare con le sue storie.
Logicamente sul BUONO/CATTIVO non posso fornirvi alcuna informazione - l'indole non è legata allo sport ( checché ne dicano tutti coloro che intendono il pugilato SOLO come lo sport violento per eccellenza ). Personalmente su questo punto rispondo così:
la rabbia e l'aggressività, indipendentemente dal sapere la differenza tecnica tra una gomitata e un pugno ( così come non cambia molto con una mazza da baseball usata per una rissa ), esula dalle radici di questa attività che ha come oggetto "lo scontro corpo a corpo, attraverso regole e uguali possibilità per entrambi i contendenti"...
Anch'io ho indossato i guantoni e imparato a portare i pugni, ma non per questo sono sceso brutalmente in strada a picchiare tutti quelli che mi stavano antipatici - certo, si sono verificate delle situazioni ( dei momenti in cui si è resa necessaria la legittima difesa ) ma il fatto che io sia in possesso della forza per mettere al tappeto qualcuno non mi autorizza comunque a farlo senza un motivo più che valido.
Ordunque:
per il momento non mi sovviene nient'altro da aggiungere.
In caso ci fossero domande, dubbi o quant'altro però, sarò ben lieto di rispondere entro i limiti delle mie possibilità.
Alla prossima!
SALUTI TOSCANI
[Modificato da telesette 07/02/2012 16:29]
Madre Natura mi ha dato questa faccia, non è granché ma... Pazienza, a me va bene lo stesso!
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